Fanfic su attori > Jonathan Rhys-Meyers
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Autore: Lois Lane 89    17/11/2014    0 recensioni
Siamo a Londra, capitale inglese. Abby è una ragazza che lavora come guida alla National Gallery. La sua vita totalmente ordinaria si incrocia con quella del bellissimo attore Jonathan Rhys-Meyers.
Sarà possibile la storia d'amore tra un'attore di Hollywood e una ragazza comune?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un pomeriggio arrivai fino a casa sua per vedere se per caso era tornato, dato che non rispondeva a nessuna telefonata o messaggio.

Vidi che al piano di sotto, dove c'era il salotto, la luce era accesa.

Arrivai alla porta, e suonai il campanello.

Mi aprì una ragazza: bionda, occhi azzurri, fisico mozzafiato; molto probabilmente era una modella.

Quello che mi fece infuriare, fu il fatto che era a casa di Jonathan, indossando solo la biancheria intima.

“Che cosa desideri?” domandò lei.

“Veramente stavo cercando Jonathan; questa è casa sua.” risposi io.

“E' dentro. Vieni anche tu, ci divertiamo.” rispose la ragazza.

“No grazie. Non è necessario.” dissi io.

Così dicendo, mi allontanai dalla porta e me ne andai.

Nel momento in cui voltai le spalle, sentì la porta chiudersi.

Tornai a casa con le lacrime che sgorgavano senza alcun freno.

Alla fine, anche Jonathan mi aveva tradito; mmi sentivo malissimo, come se lui mi avesse infilato un pugnale dritto nel cuore.

Mentre stavo letteralmente inondando il mio cuscino di lacrime, il mio cellulare squillò.

Lo tirai fuori dalla tasca, e vidi il nome Jonathan sul display; ignorai la chiamata, così come quelle successive, e alla fine spensi il telefono.

Non avevo nessuna voglia di sentirlo mentre mi rifilava una serie infinita di scuse totalmente inutili.

Quando riuscì a smettere di piangere, mi accorsi che era già diventato buio.

Andai in bagno, e mi guardai allo specchio; avevo un aspetto orrendo: i miei occhi erano arrossati.

Credo di aver esaurito la mia riserva di lacrime.

Aprì il rubinetto, e mi bagnai il viso con abbondante acqua fredda.

Mentre avevo l'asciugamano tra le mani per asciugarmi la faccia, qualcuno bussò alla porta.

Guardai dallo spioncino: Jonathan era dall'altra parte della porta.

Volevo proprio sapere chi era il genio che lasciava il portone aperto in modo che chiunque potesse entrare.

Mi sedetti per terra, con la schiena contro la porta.

“Abby, so che sei li e che mi stai ascoltando. Quello che hai visto oggi pomeriggio non è affatto come pensi. Ero tornato da Dublino stamattina; stavo per chiamarti, ma alcuni dei miei amici mi sono piombati in casa con delle modelle, compresa la ragazza che ti ha aperto. Quando è tornata dentro ha detto di aver parlato con una ragazza che mi stava cercando, e che se ne è andata subito. Ho capito immediatamente che quella ragazza eri tu. Mi ci è voluto un po', ma ho cacciato tutti di casa e sono corso qui da te. Ti chiedo solo di perdonarmi e di credermi.” disse Jonathan.

Mentre parlava, delle lacrime cominciarono nuovamente a sgorgare dai miei occhi; evidentemente la riserva di lacrime non era esaurita del tutto.

Dal suo tono di voce sembrava sincero; fece qualche pausa: come se le parole gli si bloccassero in gola.

Quando finì di parlare, aspettai qualche secondo, e mi alzai da terra.

Aprì la porta e lui era ancora lì: doveva aver pianto perchè aveva gli occhi lucidi.

Ci guardammo per un momento che sembrò non finire mai.

“Quello che hai detto poco fa, era vero?” domandai io.

“Dalla prima all'ultima parola. Io ti amo Abby. Ti amo davvero. E ci è mancato poco che ti perdessi per colpa di alcuni idioti.” rispose Jonathan.

Strinsi la mano intorno al bavero della sua giacca e lo tirai dentro casa; lui non oppose resistenza e quando fu dentro, con una mano chiuse la porta mentre l'altra era sulla mia schiena.

“Mi dispiace. Ho espresso un giudizio senza conoscere i fatti.” dissi io.

“E'stato tutto un brutto malinteso. Ma ora abbiamo risolto tutto.” rispose Jonathan.

“Infatti. Perchè ti amo anch'io.” dissi io.

Così dicendo, lo baciai facendo in modo che i nostri corpi fossero l'uno contro l'altro.

Lui prese il mio volto tra le mani, che poi scesero lungo la mia schiena.

La sua bocca passò sul mio collo, permettendomi di respirare.

Finimmo a coccolarci sul letto; rimanemmo vestiti, e togliemmo solo le scarpe.

Jonathan era ancora stanco dal viaggio, dato che non aveva potuto riposarsi a causa di quello che era successo.

Poco dopo, Jonathan si addormentò: non volli svegliarlo, e soprattutto non volevo che se ne andasse.

Lo coprì con il lenzuolo, e mi addormentai accanto a lui.



TO BE CONTINUED...

   
 
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