Fanfic su attori > Jonathan Rhys-Meyers
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Autore: Lois Lane 89    18/11/2014    0 recensioni
Siamo a Londra, capitale inglese. Abby è una ragazza che lavora come guida alla National Gallery. La sua vita totalmente ordinaria si incrocia con quella del bellissimo attore Jonathan Rhys-Meyers.
Sarà possibile la storia d'amore tra un'attore di Hollywood e una ragazza comune?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando la mattina dopo mi svegliai, vidi che Jonathan si era già alzato.

“Scusa se mi sono addormentato. Non sarei dovuto restare.” disse Jonathan.

“Eri stanco, e hai fatto bene a dormire. E puoi rimanere a dormire qui tutte le volte che vuoi. Non sarò certo io a impedirtelo.” risposi io.

“Che impegni hai per oggi?” domandò Jonathan.

“Oggi non devo andare al lavoro. È il mio giorno libero. Non ho nulla da fare.” risposi io.

“Fantastico. Allora passeremo insieme l'intera giornata, e stanotte resterai da me.” disse Jonathan.

Così dicendo, misi in una borsa i mie vestiti da lavoro, il pigiama, le scarpe che uso alla galleria e i miei prodotti cosmetici: deodorante, profumo, spazzolino, dentifricio, spazzola e trucchi.

Dopo di che, uscimmo di casa insieme.

La sera precedente, Jonathan era venuto in macchina; così misi la mia borsa nel bagagliaio, salimmo in macchina e partimmo.

Jonathan fermò la macchina in uno di quei parcheggi a pagamento; il nostro era nel distretto di Westminster.

Uscimmo a piedi dal parcheggio e cominciammo a girare per Londra.

Facemmo un giro sulla London's eye, la ruota panoramica.

Era stata sistemata proprio sulla riva del Tamigi, e quando arrivammo in cima, ci godemmo lo splendido panorama della città di Londra.

Per fortuna nella cabina eravamo soli.

Per tutto il giro, Jonathan mi tenne stretta a se: io mi sentivo protetta e al sicuro tra le sue braccia.

Dopo il giro sulla ruota panoramica, prendemmo qualcosa da mangiare in un locale che vendeva i suoi prodotti solo take away.

Nel pomeriggio, girammo ancora un po' per Londra; dopo aver assistito al cambio della guardia a Buckingham Palace, ci recammo al parcheggio.

Dopo averlo pagato, salimmo in macchina e tornammo a casa di Jonathan.

Non entravo in quella casa dalla sera in cui Jonathan confessò di essere innamorato di me.

Ma quella sera non sarei scappata; Jonathan era mio, e nessuno me lo avrebbe portato via.

Arrivammo a destinazione, e Jonathan parcheggiò l'auto.

Scendemmo, e dopo aver preso la mia borsa dal bagagliaio, entrammo in casa, chiudendoci la porta alle spalle.

Posai la borsa con i miei vestiti e quella con cui ero andata in giro per Londra nell'ingresso, e seguì Jonathan in salotto.

Decidemmo di guardarci un film: la scelta cadde su Dirty Dancing, e ci accoccolammo sul divano dopo aver spinto il tasto play.

Eravamo circa a metà del film quando suonò il campanello.

Avevo io il teleccomando, e spinsi il tasto pausa.

“Aspetti qualcuno?” domandai io guardando Jonathan.

“No. Aspetta qui.” rispose Jonathan, alzandosi dal divano.

Andò alla porta e l'aprì; oltre a quella di Jonathan, sentivo delle altre voci provenire dall'ingresso.

La porta si chiuse e Jonathan si sedette nuovamente accanto a me.

“Chi era alla porta?” domandai io.

“I miei amici. Quegli idioti di ieri. Volevano che stasera uscissi con loro. Avevano intenzione di andare in giro per locali; probabilemnte per rimorchiare qualche ragazza. Ho detto che potevano andarci da soli. Io una ragazza ce l'ho già. E ho intenzione di tenermela stretta.” rispose Jonathan, intrecciando la sua mano con la mia.

Feci ripartire il film, e finimmo di guardarlo.

Quando finì, spinsi stop, e spensi sia la tv che il lettore dvd.

Ci accorgemmo che fuori si era già fatto buio.

Nessuno dei due aveva molta fame, così saltammo la cena.

Jonathan mi sollevò il viso con due dita, e proprio nel momento in cui stava per baciarmi, il campanello suonò di nuovo.

“Non è possibile.” dissi io, posando la testa sulla spalla di Jonathan.

Questa volta ci alzammo tutti e due dal divano, ma fu sempre Jonathan ad andare alla porta.

Sentì delle voci, e la porta chiudersi poco dopo; Jonathan rientrò in salotto che aveva un'espressione arrabbiata.

“Chi era stavolta?” domandai io.

“Sempre quegli idioti. Credevano che avessi cambiato idea. Ora ho chiuso la porta a chiave.” rispose Jonathan, circondando il mio corpo con le sue braccia.

“Credi che riusciremo a non essere più disturbati e a rimanere soli?” domandai io, posando le mani sul suo petto.

“Si. Anche perchè prima stavo per fare una cosa e sono stato interrotto.” rispose Jonathan.

Così dicendo, Jonathan sollevò il mio viso con una mano, e finalmente riuscì a baciarmi.

Le sue labbra erano morbide e calde sulle mie.

Quando si staccò, mi prese in braccio, tenendo un braccio contro la mia schiena e l'altro sotto le mie ginocchia.

Tenendomi tra le sue braccia, Jonathan salì al piano superiore ed entrò in quella che doveva essere la sua stanza.

L'unica fonte luminosa era la luce della luna, che filtrava dalla finestra aperta.

Jonathan mi posò sul letto, e venne sopra di me, stando attento a non gravarmi addosso con il suo peso.

Anche nella penombra, i suoi occhi azzurri risaltavano ancora di più.

“Quello che provo da quando sto con te, non l'ho mai provato con nessun'altra. Tu mi fai letteralmente impazzire.” disse Jonathan.

Io mi limitai a sorridere.

Jonathan mi prese la mano e iniziò a sfiorare l'interno del mio polso con le labbra.

Salì lungo il mio braccio, e si soffermò a lungo sul mio collo.

Mentre cercavo di mantenere la lucidità, riuscì a slacciargli i bottoni della camicia, a toglierla e a farla finire sul pavimento.

Jonathan si tolse da sopra di me, e ci mettemmo a sedere sul letto.

Feci scorrere le mie mani sui suoi bicipiti scolpiti, e lui prese la mia maglia e la tolse, gettandola sopra la sua camicia.

Poco dopo, togliemmo il resto dei vestiti; Jonathan facceva scorrere una mano lungo il mio corpo, mentre l'altra stringeva una delle mie.

Ci addormentammo.



TO BE CONTINUED...

   
 
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