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Autore: anhotpenguin    17/11/2014    2 recensioni
Credo che quando tutto finisce ogni cosa torna alla mente come dei flash. Avete presente, no? È come un caleidoscopio di ricordi; tutto torna indietro. Ma non davvero. Penso che una parte di me sapesse che sarebbe accaduto già nell’istante in cui l’ho visto. Non è qualcosa che ha detto o che ha fatto - è stata una sensazione che è arrivata in quel momento. La cosa folle è che non so se mi sentirò mai di nuovo così. Ma non so se dovrei. Sapevo che il suo mondo si muoveva troppo velocemente e bruciava troppo luminoso, ma ho pensato: ‘quanto può essere diabolico essere attratti da qualcuno che sembra così angelico quando ti sorride?’ Forse ne era consapevole quando mi ha vista. Mi chiedo se ho semplicemente perso il mio equilibrio.
Credo che la parte peggiore di tutto questo non sia stata perdere lui, ma perdere me stessa.
Genere: Sentimentale, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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"Riparare
Cosa vuoi riparare in me
Cosa c'è in me che si può riparare?
Cosa c'è in me che non si può riparare?
Ed io...io voglio davvero essere riparata?"

>><<

Faith'POV.

Inutile dire che io sia altamente alterata, lo si vede anche solo dal rossore sul mio viso e dal tono di voce che sto attualmente usando con la preside. Essere mandati in presidenza il primo giorno di scuola, non era nel mio programma di "nuova vita", ma cercherò di rimediare durante l'anno; anche perché non ho di certo la voglia di studiare costantemente ogni giorno per colpa dei miei comportamenti alquanto stupidi. Voglio rimanere nella lista delle persone che studiano e basta, senza rompermi il collo a furia di alzarlo e abbassarlo per leggere un dannato libro. E credo sia altrettanto inutile la mia presenza fisica qui, nell'ufficio ordinato e profumato della preside; la mia mente è totalmente lontana dal pensare alle parole della signora bassa e robusta, seduta di fronte a me su una sedia nera troppo grossa per lei.

"Ancora non riesco a capire perché io sia qui. Non voler fare educazione fisica è una motivazione valida? Neanche fosse una materia importante." Credo di aver ripetuto questa domanda sei volte. Anzi, sette.

"È davvero testarda, signorina Thompson. Ora le risponderò invece con un'altra domanda: perché non voleva fare educazione fisica?" Sbuffo rumorosamente per poi incrociare le dita.

"Mi sono rifiutata di fare gli esercizi. Quello è un maniaco sessuale, nessun professore farebbe fare solo alle ragazze quel genere di esercizi" dico scocciata.

"Signorina Thompson!" mi riprende "il professor George è una brava persona. Non voglio ascoltare altro, fuori da qui!" Indica la porta con un dito, alzandosi dalla sedia. "E sei stata fortunata, avrei potuto dire a George di metterti una nota" canticchia il nome del professore chiudendo gli occhi.

Intanto io esco tranquillamente dall'ufficio strusciando le scarpe sul pavimento e creando un suono abbastanza sgradevole al mio udito. L'ora di educazione fisica non è ancora finita e non mi va di tornare in palestra, quindi preferisco fare un altro mini tour della scuola fino a quando non sentirò il suono della campanella. Esco nel cortile ora vuoto e, dopo essermi seduta su una delle panchine qui presenti, mi godo l'odore primaverile che circonda la città. Alzo le maniche della maglia fino ai gomiti, per poi poggiarli sulle mie cosce. Le mani reggono il peso della testa mentre strofinano con leggerezza le tempie. Chiudo gli occhi sospirando rumorosamente e portando poi la testa indietro.

"Fefi."

"Vai via" ordino duramente.

"Com'è stare nell'ufficio della preside, eh?"

"Perché sei qui? Non è ancora finita l'ora." Alzo il viso stanco verso di lui tenendo ancora gli occhi chiusi. Solo quando sento una pressione sulla panchina capisco che si è appena seduto affianco a me.

"Perché voglio aggiustarti" sussurra più a se stesso che a me.

"Cosa?" Chiedo sorpresa rivolgendogli uno sguardo curioso e stupito.

"Cosa è successo ieri?" Mi irrigidisco appena prova ad avvicinarsi a me, ma mi riprendo subito.

"Non mi piace quando mi rispondono con un'altra domanda" dico io seccamente.

"Non mi piace quando non rispondono alle mie domande." Usa lo stesso tono di voce, e dopo aver visto la mia reazione -ovviamente ho sbuffato- ridacchia per poi passarsi una mano nei capelli.

"Ascolta: tu non mi piaci. Io non ti piaccio. Tu non mi conosci, io non ti conosco. Tu mi stai sul cazzo, io ti sto sul cazzo. Sommando tutto esce un bel "non rompiamoci le palle a vicenda". Semplice no? Io non ti parlo, tu non mi parli, okay? Ed è abbastanza strano che siamo riusciti a non prenderci a schiaffi, ma molto probabilmente lo farò io se continuo a starti vicina." Riprendo fiato alzandomi, e ricomponendo i pezzi mi accorgo di aver dimenticato una cosa. Mi giro, e lo trovo ancora lì, intento a fissarmi con occhi indagatori.

"Ah, una cosa: qui l'unico ad essere solo sei tu."

"Tu non sai nulla di me" ribatte sbattendo i pugni sulla panchina.

"Anche tu non sai nulla di me" dico io a mia volta. Lo vedo alzarsi e avanzare verso di me lentamente, con gli occhi scuri e le labbra piatte.

"Ragazzina," prende il mio polso stringendolo "non giocare con me. Non ti conviene." Stringe la presa. Non riesco a ritrarmi, non riesco a muovermi. Semplicemente sono rigida, ferma ad ascoltare le parole che escono da quelle labbra assaporando il dolore della stretta della sua mano.

"Ti piace giocare?" Gli chiedo senza rendermene conto. La presa sul mio polso diventa più forte, ed io sto bene.

"Si." Avvicina il volto al mio. "Ma a te non piacerà giocare con me." Il dolore si stabilizza e sento il polso vuoto, mi ero quasi abituata al calore che emanava la sua mano. È come se ora avessi freddo. Lo vedo salire le scale dell'ingresso con le braccia lungo il corpo, e lo sguardo dritto. E io? Perché io sono qui a guardarlo?

Michael's POV.

"Calum, non voglio fare chimica. È noiosa" mi lamento per l'ennesima volta con il mio compagno di banco. Lui non mi risponde, non era una domanda e la risposta neanche la voglio. Siamo all'ultimo banco a sinistra, vicino alla finestra. Il professore sta spiegando, e anche se mi sono messo in testa che devo migliorare, chimica non riesco proprio a seguirla. Riesco a capirla, ma non mi interessa. Poggio la nuca al muro e guardo fuori dalla finestra; la scena mi colpisce. Vedo Faith su una panchina. Perché non è a lezione? Alzo la testa di scatto quando vedo Luke avvicinarsi a lei. Osservo attentamente ogni movimento che fanno; giuro che se succede qualcosa spezzo la testa a quel cretino. Parlano, stanno parlando. Luke si siede accanto a lei, prova ad avvicinarsi. Si stanno guardando, parlano ancora. Faith si alza improvvisamente dalla panchina camminando verso l'entrata. Poi si ferma e gli dice qualcos'altro.

"Cosa guardi?"

"Zitto Cal. Dopo ti spiego" gli dico avvicinando la testa alla finestra. Vedo Luke sbattere i pugni sulla panchina e poi alzarsi.

"Clifford, vuole riassumere lei la scissione omolitica ed eterolitica? Vedo che è molto attento." Distolgo immediatamente lo sguardo dalla finestra, e annuisco.

"Cal, aiutami. Non ho capito un cazzo di quello che ha detto" sussuro al mio amico mentre il professore attende la mia spiegazione.

Luke's POV.

Come mi è venuto in mente di dirle una cosa del genere? 'Voglio aggiustarti'. Ho sbagliato a seguirla, ora sono più nervoso di prima.

Salgo in camera e mi stendo subito sul letto. Osservo il soffitto, aspettando il suono della campanella che sfortunatamente non arriva. Ho sempre desiderato poter osservare le stelle al posto del muro, la notte, ma non ne ho mai avuto l'occasione. Mi piacerebbe vedere come splendono; sono dei piccoli punti luminosi in uno sfondo scuro. Il telefono squilla, la mia orrenda suoneria -che non ho avuto tempo di cambiare- riempie l'intera stanza, e il rumore dei miei passi pesanti rimboma nelle mie orecchie. Prendo il cellulare e lo porto alle orecchie toccando contemporaneamente lo schermo, senza nemmeno guardare chi sia.

"Pronto?"

"Pronto, Luke?" Sento la voce robotica vibrarmi nelle orecchie, e la riconosco immediatamente.

"Ciao papà. Tutto bene?" Cammino verso il letto sedendomi.

"Si si, tutto bene. A te? La scuola sta andando bene?"

"Hem, si. Va bene. Come mai mi hai chiamato?" Chiedo neutro.

"Oh, nulla. Volevo solo sapere come stavi...ah! Giusto, ti avviso che in questo mese verrò a trovarti."

"Ah."

"Non sei felice? È da molto che non ci vediamo" dice entusiasta, o almeno lo sembra.

"Mmh mmh."

"Bene Luke, non posso intrattenermi ancora. Il lavoro prende molto del mio tempo. Ci sentiamo, figlio mio."

"Ciao papà" rispondo chiudendo la chiamata. Mi sdraio di nuovo incrociando le mani sul mio petto. Il telefono, però, squilla un'altra volta. Sbuffo controllando il numero, ma è uno sconosciuto. Accetto la chiamata.

"Pronto?"

"Hey Luke."

N/A:

Hello everyoneCome state? Solo oggi sono riuscita ad aggiornare la storiama sono stata male per un pò di giorniSpero che non vi allontaniate  per miei ritardi...mi farebbe stare maleessere sincera.  Non vi nascondo che mi è passato per la mente di cancellarlama poi ho pensato voi che la leggetepoisono solo all'inizio.  Può darsi che dopo aver scritto un pò diventerà "famosahahahadire il vero è il mio sogno portare questa storia ad alti livellise vogliamo chiamarli così lolComunqueprovvederò ad aggiornare anche l'altraSpero che vi piaccia tutto per orache la state raccontando ad altre personeMi farebbe felice! Okay, ora vado. A PRESTO BELLE!
Love ya all xx

  
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