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Autore: BrokenArrows    17/11/2014    1 recensioni
Immaginate due sorelle a Mystic Falls, ignare di cosa le aspetta. Cosa riserverà loro il futuro? Intrighi, lotte, amori e speranze... I due Salvatore tornano in città, sconvolgendo le loro vite.
Nuove storie e sentimenti a Mystic Falls.
Fanfic scritta a 4 mani.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Andare a scuola con uno squartatore nei paraggi non era un'idea molto sicura, ma Alexandra era scortata da due vampiri, sua sorella e Caroline, una strega, Bonnie e nel caso avessero avuto bisogno di aiuto, Damon le avrebbe soccorse.
Appena arrivate la bionda si diresse subito a lezione di anatomia con Caroline e Bonnie al seguito, mentre Jacqueline si recò verso i campi da football, dove si era data appuntamento con Ashley, una ragazza del terzo anno che le aveva chiesto di entrare a far parte delle cheerleader. Percorse il parcheggio guardandosi intorno, ultimamente aveva sempre l’impressione che qualcuno la stesse osservando. Aumentò il passo, e quando arrivò nel luogo dove si erano date appuntamento, notò che Ashley non era ancora arrivata. Attese qualche minuto, ma di lei nessuna traccia. Fece un giro dietro gli spalti, interrompendo un ragazzo e una ragazza “indaffarati”. Li oltrepassò tranquillamente. Continuò a camminare finché non cominciò a sentire uno strano rumore. Non era esattamente un rumore, era solamente un ronzio che continuava ad aumentare mano a mano che camminava.
Girò all'angolo della palestra e i suoi occhi furono subito attirati da una scena macabra. Stava accendendo quello che temeva: Stefan si trovava sotto un albero a poca distanza da lei e tra le aveva braccia una ragazza bionda, le stava bevendo con bramosia sangue dal collo.
-Alexandra!- esclamò gettandosi sul vampiro, irriconoscibile. Ma non appena si avventò su di lui si accorse che quella che aveva tra le braccia non era sua sorella, bensì Ashley. Tirò un sospiro di sollievo, ma cercò comunque di trarre la ragazza in salvo. Si accorse che Stefan la stava guardando con occhi carichi d’odio.
-Smettila! Così l’ammazzerai- cercò di convincerlo.
-E perché dovrebbe interessarmi?- chiese, gettando Ashley a terra.
Jacqueline vide com’era conciato: era sporco di sangue fino al collo e sulla camicia c’erano macchie di varie dimensioni. Sentì caldo alla gola alla vista della ferita della studentessa. Le diede velocemente del sangue, facendo rimarginare la ferita che aveva al collo e poi le fece dimenticare tutto. Quando sparì dalla loro vista ripresero a parlare.
-Che cavolo stai facendo?- domandò, sapendo il rischio a cui andava in contro. In quel momento Stefan non era sé stesso, si comportava come un pazzo.
-Ti sto mostrando la nostra vera natura, Jacque- passò un dito sul mento, pulendosi del sangue che gli era rimasto.
-No Stefan, tu non sei così-
-Sono un mostro, un squartatore. Io sono questo-
-Non posso accettarlo, ho visto la tua parte migliore e devi combattere per ritornare com’eri-
Il ragazzo improvvisamente scattò in avanti, prese Jacqueline per il collo e la sbatté contro il muro. Osservò gli occhi impauriti della ragazza -Non mi interessa nulla ora come ora- disse questo prima di baciarla, Jacqueline poté sentire il gusto del sangue sulle labbra. Cercò di ritrarsi, disgustata. Che diavolo sta accadendo? si chiese mentre lo spingeva via.
Il ragazzo indietreggiò, sorridendo sfrontato -Quasi dimenticavo… preferisci Damon-
Lo guardò con disprezzo per quel gesto impulsivo, seguendolo con gli occhi mentre s’incamminava verso l’ingresso della palestra.
 
Tra una lezione e l’altra Jacqueline chiamò sua sorella, che la raggiunse dopo qualche minuto accanto alla presidenza, dove a quell’ora non vi era molta gente. Da lontano, vide che accanto a Jacque c’era Damon. Non doveva essere nulla di buono.
-C’è un problema- disse Damon -E questo problema si chiama Stefan. L’avete già visto oggi?-
-Doveva presentarsi alla prima ora, ma non si è fatto vivo- rispose Alexa.
La sorella maggiore abbassò lo sguardo, pensando a cosa dire -Io sì, l’ho incontrato mentre aggrediva una studentessa. È davvero fuori controllo-
-Cosa ti ha detto?- intervenne la bionda.
Jacqueline cercò le parole giuste -Mi ha detto che lui non è più lo stesso, è un predatore e lo dobbiamo accettare per quello che è. Poi mi ha fatto capire che non gli interessi più- disse rivolgendosi alla sorella, alla quale si spezzò il cuore -Inoltre…- ora non sapeva chi guardare -Sì beh, mi ha baciato-
Damon era spiazzato -Ha fatto cosa, scusa?- chiese minaccioso.
-Lo so, lo so. Ma l’ho spinto via subito. Scusatemi-
Sua sorella non disse nulla, sempre più sconfortata dall’andamento delle situazioni -Tu non hai colpe, è lui che è uno stronzo-
-Oh oh Alexandra, così mi offendi- intervenne una voce canzonatoria.
I tre si voltarono simultaneamente con un’espressione preoccupata. Stefan sorrise alla faccia accigliata di  Damon -Non preoccuparti fratello, Jacqueline è tutta tua-
-Ti prego Stefan, esci dalla mia vista. Non ti sopporto così- enfatizzò Alexa.
Stefan si avvicinò alla bionda minaccioso, ma prontamente i due vampiri si frapposero. Damon lo spinse indietro -Non le farai nulla-
-Non puoi più dirmi cosa fare- rispose mettendo in mostra i canini affilati. In un attimo eluse le due difese di Alexa, attaccandola da dietro. Tutto accadde in un battito di ciglia. Damon e Jacqueline erano spiazzati da ciò che stava accadendo e non reagirono abbastanza velocemente, che lo squartatore con un movimento secco e deciso, spezzò il collo ad Alexandra.
L’ultima cosa che la ragazza vide furono le espressioni sconcertata di Jacqueline e quella furiosa di Damon.


 
-Alexandra!-urlò Jacqueline, afferrandola prima che cadesse -Alexandra parlami, oddio no… Ti prego, fa che non sia successo- la tenne in braccio e guardò Damon, sperando che l’aiutasse. Ma anche lui sembrava non reagire. Colta da un momento di lucidità, Jacqueline portò via il corpo privo di vita della sorella, dirigendosi al parcheggio. Per fortuna nessuno la vide, non avrebbe saputo cosa inventare.
Neanche due secondi e fu raggiunta da Damon, il quale aveva una macchia di sangue sul collo della camicia.
-Stefan è scappato prima che potessi fermarlo. Ora la nostra priorità è quella di portare a casa Alexandra. Dimmi che Klaus o mio fratello le avevano dato del sangue- cercò rassicurazione mentre si metteva alla guida della Jaguar.
- Figurarsi se il vecchio Stefan gli avrebbe dato del sangue- rispose Jacque tra un singhiozzo e l’altro -E Klaus… Non lo so, potrebbe essere, ma non ne sono completamente certa-
Imboccarono la strada principale superando di gran lunga il limite di velocità e poco dopo raggiunsero la residenza. Jacque prese la sorella e la portò nel salotto, appoggiandola sul divano.
-Tra un paio d’ore nostra madre sarà a casa. Cosa faremo?- chiese a Damon, sedendosi accanto a lui, nel divano di fronte a quello di Alexa.
Il ragazzo sospirò, già stanco di quella giornata -Vuoi che la porti via io?-
-No, voglio restare con lei- rispose fermamente.
-Non potete scappare tutte e due, lascia che sia io a occuparmi di lei- Damon non vedeva altra soluzione, ma lei non voleva demordere.
-Staremo qui piuttosto, anche a costo di spiegare a nostra madre cosa sta accadendo- non era sicura di ciò che aveva appena detto, ma dopotutto le sembrava la via più semplice. In più avrebbero messo Arleene in guardia da Stefan. Si distese, appoggiando la testa sulle gambe.
-Tranquilla, non vi lascerò sole-
La promessa di Damon le fu di sostegno.
Sembravano passare anni, ma Alexandra non dava segni di vita. Jacqueline continuava a sperare che dentro di lei ci fosse del sangue di vampiro, ma più il tempo passava, più questa possibilità sembrava lontana.
-Potrebbero volerci giorni- le disse Damon, capendo ciò che stava pensando.
-O potrebbe non succedere mai...- ammise con le lacrime agli occhi –Cosa farò se morirà davvero? Cosa dirò a mia madre?- chiese istericamente, alzandosi dal divano.
-Ehi- la tranquillizzò il ragazzo –Se dovesse essere così, troveremo una soluzione. Stai tranquilla-
-Una soluzione per cosa?-
Una voce che non era né di Damon che di Jacqueline, invase la stanza. Entrambi si girarono di scatto, non credendo a ciò che avevano sentito. Ma gli occhi aperti e il respiro di Alexandra confermarono il loro stupore. Passò una frazione di secondo e Jacqueline si fiondò tra le braccia della sorella –Oh dio, Alexa! Non sai come sono felice! Ormai avevo quasi perso le speranze-
La bionda sembrò non capire e guardò li guardò con aria interrogativa.
-Non ricordi?- le domandò Damon, facendosi serio.
-No- disse lei –Mi ricordo solo che eravamo a scuola e c’era Stefan e...-
La ragazza s’interruppe all’improvviso, ricordando lo strano comportamento del ragazzo. Si portò le mani al collo, ora intatto –Mi ha uccisa, vero?- continuò, realizzando l’accaduto con estrema calma.
Sua sorella annuì, accarezzandole i capelli con fare materno –É impazzito, Alexa-
-Lo so. Ed è colpa mia-
-Non dire cazzate!- esclamò Damon con una smorfia di disapprovazione –Mio fratello è l’artefice della sua stessa pazzia! Se fosse in grado di controllarsi quando succede qualcosa... Beh, non sarebbe certo finita così-
-Non è finita, Damon- intervenne Jacqueline –Lo riporteremo indietro. Quando si renderà conto di ciò che ha fatto ad Alexa, ricorderà chi è veramente-
Una chiave girò nella serratura e attirò l’attenzione dei tre ragazzi.
-Ragazze?- urlò una voce dal corridoio d’entrata -Ho comprato la cena al ristorante cinese!-
Arleene entrò nel salone e rimase sorpresa di vedere Damon –Oh, ciao Damon! Vuoi mangiare qualcosa con noi? Ho preso fin troppe cose...- gli propose, mostrando la borsetta piena di confezioni e scatolette.
-Si figuri. Non vorrei dare fastidio e...-
-Fastidio?- lo interruppe la donna –Altroché! Non mi capita spesso di parlare con i ragazzi delle mie figlie. A proposito, non c’è Stefan? É così un bravo ragazzo...- disse pensando tra sé e sé. La signora Van der Wegen aveva sempre avuto un debole per Stefan.
-Mamma!- la richiamò la sorella maggiore, guardando prima lei e poi Damon, che stava sorridendo per la reazione della signora.
-Che maleducata! Scusatemi, ragazzi- disse, prima di sparire dietro la porta della cucina.
-Non c’è niente di cui scusarsi, Arleene. Mio fratello fa sempre quest’effetto-
 
Erano riuniti attorno al tavolo della sala da pranzo e nessuno osava parlare.
-Alexandra, tesoro, non mangi?- chiese ad un certo punto la madre.
-Non ho molta fame, a dire la verità-
-Oh... Ti senti poco bene?-
-Sono solo stanca...-
-É stata una lunga giornata a scuola- s’intromise Jacqueline.
Arleene si rabbuiò per un secondo –Quasi dimenticavo... Ieri mi ha chiamo la scuola e mi hanno detto che avete saltato parecchie lezioni ultimamente. È vero?-
Le due sorelle si guardarono preoccupate –Ehm... Abbiamo avuto degli impegni con l’organizzazione del ballo la settimana scorsa e il torneo di football di fine anno ci occupa abbastanza ore- spiegò Jacqueline improvvisando qualche scusa.
-Se davvero è così, cercate di essere più presenti. Perché da come mi parlava il preside sembrava che aveste saltato le lezioni per uscire da scuola-
-Si saranno spiegati male, mamma-
La donna si girò verso Damon, che aveva già bevuto il terzo bicchiere di vino –Non ti ho mai chiesto che lavoro fai-
-Sono da poco entrato nel consiglio dei fondatori. Non è un vero e proprio lavoro, ma mi occupa molto tempo. Poi, quello che mi rimane lo trascorro con sua figlia- disse appoggiando una mano sulla spalla della ragazza con fare romantico, che si domandò come facesse a sembrare così credibile.
-Oh, Damon- disse Arleene, toccata da quel gesto –Magari mio marito fosse stato così! Invece se n’è andato lasciandomi con due bambine piccole e una casa sulle spalle-
Le due sorelle abbassarono lo sguardo. Quando Arleene parlava di loro padre un senso di tristezza le assaliva.
A spezzare la tensione arrivò il suono acuto del campanello. Alexandra fece per alzarsi, ma la madre le disse di restare comoda e andò ad aprire.
-Guardate chi è arrivato!- esclamò qualche secondo dopo, rientrando nella stanza. Accanto a lei c’era Stefan, con uno sguardo più arrogante che mai.
Damon e Jacqueline serrarono la mascella con il fare minaccioso tipico dei vampiri. Alexa, dal canto suo, non riusciva a distogliere lo sguardo da quello felice della madre, inconsapevole di chi aveva accanto.
Stefan mosse qualche passo e si avvicinò alla ragazza, stampandole un leggero bacio sulle labbra. Alexandra rimase di pietra, spavento da quello che le avrebbe potuto fare. Non sapevano cosa stesse succedendo, ma di certo stava interpretando qualche ruolo di un gioco. Un gioco che probabilmente non sarebbe finito bene.
Jacqueline parlò senza pensare –Stefan, vieni un secondo con me, per favore?-
Il ragazzo la seguì con lo sguardo mentre usciva dalla sala da pranzo e dopo essersi scusato con fin troppa teatralità, le andò dietro. Uscirono dalla veranda del salone e s’incamminarono nel grande giardino in stile inglese.
-Devi dirmi qualcosa o vuoi ricreare la situazione di stamattina?-
Jacqueline lo fulminò con un’occhiata carica di odio –Hai veramente stancato con questo tuo comportamento. Bere sangue umano solo per il divertimento di uccidere? Presentarsi a scuola coperto di sangue? Uccidere Alexandra? Questo non sei tu, Stefan!-
-Non mi sembra che sia morta, no? Per fortuna Klaus, oltre a qualcos’altro, le ha dato anche il sangue...-
-Stai dicendo che tu non lo sapevi? E l’hai uccisa comunque-
-Certo! Se l’avessi saputo dove sarebbe stato lo spasso?-
Jacqueline voleva assolutamente rompere qualcosa –Tu ami Alexandra! Come hai potuto farlo? Tu non sei così. Tu sei buono!-
-Tu non sai cosa sono o cos’ho fatto in passato- sussurrò avvicinandosi minacciosamente –Ho distrutto interi villaggi solo per il gusto di farlo e non puoi nemmeno immagine come ci si senta! Tutto il potere che si acquisisce, Jacqueline, tu non puoi capirlo!-
Adesso stava urlando e la ragazza era spaventata da quella reazione.
-Ti prego, smettila. Non la riavrai indietro facendo così- gli disse, riferendosi alla sorella e indietreggiando di qualche passo.
-Non capisci, non posso fermarmi! Sapere cos’ho fatto a Alexa mi ferisce e non riesco a sopprimere il dolore. Solo il sangue può!- prese fiato dopo quella sfuriata di emozioni –Mi odio per quello che le ho fatto, Jacque... Mi odio-
Improvvisamente qualcosa era cambiato. Stefan stava cominciando a capire che la mancanza di Alexa era più forte della sua dipendenza. Lei lo capì, e ne approfittò per farlo emergere da quella situazione –Ti senti ferito, Stefan. E quando lo senti, significa che puoi amare... L’amore, quella è la soluzione- gli disse. Fece alcuni passi verso di lui, e gli alzò il volto, guardando nei suoi occhi pieni di lacrime -Sì, Stefan. Lascia che sia l’amore a guidarti... L’odio può solo portarti alla solitudine-
Sperò con tutta sé stessa che quelle parole lo facessero ragionare. Notò come piano piano la sua espressione stava cambiando.
Poi il ragazzo fece un gesto che la stupì: l’abbracciò. Allora era davvero finita. Stefan era tornato in sè e stava versando lacrime di redenzione.
-Torniamo dentro. Ti stanno aspettando- gli disse con un sorriso –Alexa ti sta aspettando- lo prese per la mano, per condurlo dentro.
-Non so se...- si fermò, indeciso.
-Sì che lo vuoi!- lo interruppe bruscamente –Sta attraversando una brutta situazione e ha bisogno del tuo aiuto-
 
 
 
 
Nel prossimo capitolo...
-Baciami- sussurrò lei.
E il ragazzo obbedì all’ordine, trovando la salvezza in quelle labbra morbide che le erano così tanto mancate.
 
 



 
  
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