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Autore: sku    28/10/2008    1 recensioni
Vent'anni prima Allanon aveva svelato a Shea la sua discendenza reale e lui aveva sconfitto il Signore degli Inganni. Adesso un nuovo nemico minaccia le Quattro Terre e il druido torna a calcarle per fermarlo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allanon, Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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20.
Leian vide il pugnale venirle incontro e non trovò la forza di muoversi. Non provava alcun desiderio di salvarsi, di spostarsi; quello che aveva visto l'aveva turbata fino a quel punto. Chiuse gli occhi e aspettò.
Non successe niente. Nessuna lama che penetrava la sua carne, nessun dolore, solo tristezza. Aprì gli occhi.
Dreiden era caduto ai suoi piedi, una macchia di sangue che si espandeva fuoriuscendo dalla ferita al torace dove il pugnale si era conficcato. Rimase senza fiato. Si inginocchiò, si mise la testa dell'uomo in grembo e lo guardò negli occhi e lui ricambiò quello sguardo, cercò di dire qualcosa ma non ci riuscì. Leian sentì le lacrime sgorgare silenziose e rigarle il viso. Fissò ancora Dreiden, lo sguardo dell'uomo sembrava dirle tante cose insieme.
Non piangere. Ti amo. Non ti lascerò. Andrà tutto bene.
Ma Leian sapeva che non sarebbe andato tutto bene, Dreiden stava morendo e lei non poteva aiutarlo in alcun modo. Sentiva la vita dell'uomo scorrere via insieme al suo sangue che veniva assorbito dal tappeto. Come lei aveva desiderato poco prima. Ma era il sangue sbagliato, era quello dell'uomo che amava, non quello dell'uomo che odiava. Quel momento le sembrò eterno, mentre la vita abbandonava  a poco a poco la guida e lei sentiva il calore del suo corpo scaldare le sue mani gelate, sentiva il peso della testa sulle gambe e pensò che non avrebbe mai dimenticato quella sensazione.
Rentro osservò i due giovani guardarsi ed ebbe una sensazione di déjà vu. Poi ricordò dove aveva visto uno sguardo identico e la sua rabbia si amplificò, non voleva pensare a quello che gli ricordava. Possibile che quella sera dovessero tornare a galla tutti i ricordi che aveva seppellito faticosamente? Osservò il sangue sgorgare e vide l'uomo morire e provò un senso di soddisfazione.
Leian vide gli occhi di Dreiden perdere ogni scintilla di vita, sentì il suo cuore smettere di battere e restò schiacciata dal dolore che provava. Poi appoggiò delicatamente la testa dell'uomo per terra e si alzò. Fissò Rentro come se lo vedesse per la prima volta  e provò una furia gelida, implacabile. Lasciò che la sua magia si scatenasse, senza porle alcun freno.
Gli uomini avevano osservato la scena immobili, quasi senza capire cosa stesse succedendo. Videro Leian alzarsi con il viso invecchiato e incattivito. Allanon le si accostò. - No... - Fece per metterle una mano sul braccio ma poi si bloccò e scosse la testa. Gli occhi della ragazza erano fissi sull'assassino.
Rentro non si accorse di nulla, guardava la ragazza senza capire cosa stesse succedendo, come era accaduto agli altri poco prima. Poi sentì qualcosa. Sete. La pelle che tirava. Gli occhi che che si seccavano e gli dolevano quando muoveva le palpebre. La bocca asciutta. Faticava a respirare, come se i suoi polmoni non riuscissero a muoversi, bloccati. E mentre tutto questo accadeva sempre più velocemente un dolore crescente si spandeva nelle sue membra.
Avvenne tutto in pochi secondi. Gli uomini inorriditi videro Rentro raggrinzirsi sotto i loro occhi, sempre più, fino a diventare una mummia, mentre cercava di urlare senza riuscirci. Cadde in ginocchio e poi si rannicchiò a terra, le mani sul viso. Poco dopo era morto, di una morte orribile e dolorosa, oltre che incomprensibile.
Leian era pallida, le dita e le labbra bluastre. Allanon le mise il mantello sulle spalle, la solita espressione impenetrabile leggermente scalfita.
- Non avresti dovuto. - le sussurrò. - Cosa hai visto di importante nei suoi ricordi? - le chiese poi in maniera sbrigativa.
- Un libro.Grande e antico, con il titolo fregiato in oro sulla copertina di pelle marrone chiaro. Diceva che era importante per sconfiggerti. - rispose meccanicamente. Si inginocchiò ancora accanto a Dreiden e gli accarezzò il viso che al contatto con le sue mani gelate sembrava scottare.
- Ti sbagli Allanon, ho dovuto. - Gli chiuse gli occhi e scostò una ciocca di capelli, poi si chinò e gli diede un leggero bacio sulle labbra. - Addio. -
Allanon si diresse da Suor. - Cerca lo studio privato di Rentro, dobbiamo trovare un libro. -
- Ti sembra il caso druido? Il palazzo brulica di guardie messe in allarme da Adael. Quanto pensi che possiamo resistere qui dentro? Abbiamo già perso molto tempo. -
Allanon lo osservò per un secondo poi si avvicinò a Leian. - Dobbiamo andarcene senza il libro. Cos'altro hai visto? -
Leian aveva gli occhi fissi sul cadavere di Dreiden e il corpo scosso dai brividi. - Una grotta sotterranea nel deserto dell'Angluk con una... presenza credo. -
- Ce lo faremo bastare. Sour esci e controlla che i corridoi siano liberi e cerca un'uscita. - L'uomo uscì e sentirono i suoi passi allontanarsi. Nur sbarrò la porta poi vi si piazzò davanti.
Brennar osservava l'elfa che accarezzava la testa della guida e pensò alla sua famiglia, ai suoi compagni che erano morti in battaglia accanto a lui e al suo popolo che rischiava di essere spazzato via dalla follia di Rentro. Il nano continuava a guardarla, immobile, la testa inclinata di lato e gli occhi fissi e spenti. Si sentiva spaesato, c'era qualcosa in lei che non riusciva a cogliere in pieno e mentre camminava su e giù per la stanza come era sua abitudine, ci rimuginava. Aveva ucciso Rentro, non sapeva in che modo ma ne era certo. Così come era sicuro che il druido non avesse gradito. E l'uomo era  morto in maniera atroce, la sofferenza era ancora visibile sul viso rattrappito, sulle mani strette convulsivamente, sulla bocca aperta a lanciare un grido che nessuno aveva potuto sentire. Il nano aveva sempre creduto di essere uno che non si spaventava facilmente ma ora non ne aveva più la certezza, vedere morire qualcuno inspiegabilmente aveva minato la sua fiducia. Guardò il gruppo che era con lui e si sentì solo, senza nessuno con cui poter parlare dei suoi dubbi. Non c'era più neanche Adael, l'elfo che lo irritava così tanto fino al giorno prima, col suo modo di fare, così sicuro delle sue azioni e dei suoi pensieri; ora era solo. Non poteva certo confidarsi con lo gnomo, i Nani diffidavano dagli Gnomi per natura e lui non sarebbe stato certo il primo a infrangere quella legge non scritta. Col troll non ci pensava neanche, si può parlare con qualcuno che non ti risponde?
Sospirò e si avvicinò ad Allanon, che stava ad occhi chiusi nel mezzo della stanza.
- Cosa pensi di fare? -
- Andarcene. -
- E poi? -
 Allanon mosse la mano come a scacciare un cattivo pensiero ma Brennar non intendeva demordere.
- E poi? - La voce bassa manteneva l'autorità che aveva conquistato in anni di lotte contro gli Gnomi. - Poi cosa faremo, druido? Non abbiamo ottenuto nulla, è stata solo un enorme perdita di tempo; se si esclude la morte misteriosa di un pazzo. Ma avremmo potuto organizzare una controffensiva, avvisare i Nani, la Frontiera, gli Elfi! Invece siamo qui a morire. -
- Brennar. - sussurrò Allanon come monito, cercando di diffidarlo dal continuare su quella strada.
- Cosa? Siamo chiusi qua dentro, è questione di minuti prima che ci trovino e ci passino per le armi e non potremo fare più niente! Capisco che adesso che Rentro è morto non c'è più niente da temere ma... -
- Adesso basta. - esclamò Allanon facendo sobbalzare il nano. - Tu pensi davvero che Rentro da solo avrebbe potuto organizzare tutto questo? Pensi davvero che i governanti delle città fossero solo burattini nelle sue mani? Sei solo uno sciocco! -
- Non darmi dello sciocco! - Il viso di Brennar era rosso per l'eccitazione e la rabbia, stringeva i pugni come se dovesse scagliarsi contro il gigante da un momento all'altro.
- E credi veramente che adesso che Rentro è morto tutto vada a posto? E che le bestie scompaiano così come se nulla fosse mai accaduto? Ci sono così tante cose che ignori che non puoi arrogarti il diritto... -
- Spiegacele allora, aiutaci a comprendere! -
L'espressione del druido divenne impenetrabile. - Quando sarà il momento giusto... -
- Adesso ricordo! - disse Garvo ridendo e interrompendoli. - Ricordo tutto! Al momento giusto... E' il suo motto, vero ragazza? - continuò avvicinandosi a Leian. - Me l'hai detto tu una sera, mentre mi sistemavi una fascia. - L'elfa annuì.
La tensione si era spezzata, Brennar si allontanò sedendosi su una sedia, distante da tutti; Allanon rimase dov'era, perfettamente immobile. Garvo diede una pacca sulla spalla alla ragazza e si sedette accanto a lei.
- Evitato uno scontro suicida. - le disse poi. La osservò. Era strano pensare a come fosse bizzarro il funzionamento la memoria, fino ad un attimo prima non ricordava alcunché di quella particolare compagnia, mentre ora gli tornavano alla mente la riunione a Culhaven, il lungo viaggio, i pericolo che avevano incontrato. La spalla della ragazza era gelida e il suo viso era pallido in maniera sospetta. Stava male, ma non poteva essere solo per la morte che l'aveva colpita così da vicino.
"O forse sì, è giovane; quante altre persone può aver visto morire, soprattutto tra le sue braccia? E' logico che sia sconvolta. Anche se io alla sua età ero già abituato a questi spettacoli..."
Sour bussò alla porta e sussurrò il suo nome. Mentre gli uomini impugnavano le armi per sicurezza Nur tolse la barra che teneva sigillata la stanza e lo fece entrare. Tutti si rilassarono quando videro che era solo.
- La situazione è un po' caotica, il palazzo brulica di guardie. -
- Cosa proponi? - gli chiese Allanon cogliendo una nota di soddisfazione nella sua voce.
- La maggior parte dei soldati si concentra nei piani inferiori soprattutto verso la parete sud; nei piani più alti c'è solo qualche sparuto gruppetto che pattuglia.
- Quindi? - lo aggredì Brennar al limite dell'esasperazione.
- Quindi direi di uscire dall'entrata principale. - propose, un'espressione di divertimento e arroganza sul viso.

- Non posso credere che stiamo facendo questa pazzia. - sussurrò Brennar a chiunque lo stesse ascoltando.
Il gruppo procedeva in fila indiana nel corridoio deserto, Sour davanti e Nur a chiudere la fila, spingendo Leian ad affrettarsi. Era stato difficile convincerla ad abbandonare il cadavere di Dreiden; ci erano riusciti solo grazie a Nur che l'aveva sollevata di peso e se l'era caricata in spalla. Lei non si era ribellata, apatica, gli aveva permesso di farlo senza controbattere in alcun modo.
Sour si bloccò e fece loro segno di fermarsi e appiattirsi il più possibile al muro; poi girò l'angolo e lo sentirono ridere forte.
- E così vi siete spaventati per così poco! Sono solo io! -
- Non si può mai essere sicuri! - Sentirono lo sfregare del metallo mentre rimettevano le spade nel fodero. - Ci sono strani inquietanti visitatori, per non parlare dell'elfo che è riuscito ad eludere la sorveglianza e a penetrare nelle profondità del palazzo. -
- Dovete essere più audaci! Capisco che siate giovani ma questo non vi autorizza ad aver paura della vostra ombra! Adesso continuate la ronda! -
- Sì, signore. -
- Non da quella parte. - li fermò - Ci sono già passato io ed è tutto a posto; proseguite per il corridoio che va verso est e occhi aperti!

Nonostante i timori fondati di Brennar riuscirono ad uscire dal palazzo. Sour li guidò per il resto della notte prima verso ovest, poi con un improvviso cambio di direzione verso sud; senza fare soste per mettere maggior terreno possibile tra loro e i nemici. Verso l'alba arrivarono ad un casotto da caccia.
- La guida mi aveva parlato di questo posto. Rentro l'ha fatta costruire anni fa, ma da molto non è stata più usata. Dovremmo essere abbastanza al sicuro per riposarci e decidere il da farsi. -
Entrarono, la polvere si alzava ad ogni loro passo sulle travi scricchiolanti. La mancanza di cure era visibile in ogni dettaglio, dai mobili impolverati alle fessure che lasciavano passare l'aria attraverso i muri. Sour controllò ogni angolo, poi estrasse la sua coperta e il mantello e si sdraiò addormentandosi all'istante, imitato anche da Brennar e Nur. Garvo si mise davanti alla porta dando le spalle ai compagni e rimanendo di guardia.
- Hai ancora freddo? - chiese Allanon all'elfa che annuì.
- Cerca di dormire, poi ti sentirai meglio. - Si alzò e si sedette in un angolo appoggiando la schiena al muro e fissandoli tutti dall'oscurità del suo cappuccio.
Leian si strinse nel mantello sedendosi lontano dagli altri.

Era mattina, lei e Dreiden avevano dormito abbracciati per tutta la notte dopo l'attacco del soldato di Rentro e quello che ne era conseguito.
Leian si era voltata verso l'uomo e si era sorpresa nel trovarlo già sveglio, immobile per non svegliarla a sua volta.
- Perché mi fissi così? -
- Perché sei bellissima. -
Era arrossita.
- Non lo pensi davvero. -
- Hai ragione, non sei bellissima. -
- Era meglio prima. - aveva replicato leggermente offesa.
Lui aveva riso, l'aveva baciata poi si era alzato per prepararsi al viaggio verso il villaggio dei Nani. Quando stavano per mettersi in cammino l'aveva presa per le spalle e l'aveva guardata coi suoi occhi così scuri.
- Io penso davvero che tu sia bellissima e nessuna cosa che potrai mai dirmi mi farà cambiare idea. -

Garvo le si avvicinò. Tutti gli altri dormivano, anche il druido, anche se non potevano esserne sicuri.
- Quando siamo andati via da quella stanza ho pensato che non era giusto che tu non avessi niente di suo. - Si girò ed estrasse dal suo zaino i pugnali che Dreiden le aveva già prestato una volta. - Questo mi sembrava la cosa più indicata per te. -
Si alzò e tornò al suo posto di guardia ma poté comunque sentire il grazie che la ragazza aveva sussurrato.

***

Grazie a tutti quelli che leggono.
A presto,
sku
  
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