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Autore: inibizione    18/11/2014    2 recensioni
Che certe volte mi ami cosi forte che potremmo risolvere tutte le guerre del mondo e invece non basta nemmeno per 24 ore con noi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Harry

 

 

Un altro giorno perso, un altro giorno vuoto. Trascinato, come quando ti alzi dal letto e ti porti dietro il piumone. Ora capisco perché Lux fa i capricci senza la sua copertina grigia, comunque. Vuoi mettere la promessa rassicurante di una certezza? Vuoi mettere avere sempre appresso qualcosa che ti ricordi che sei ancora sveglia, ancora viva, che ti faccia compagnia durante la notte, che vegli su di te e mandi via gli incubi? Soprattutto se non ci sei tu.

Il maglione rosso che hai lasciato sulla sedia è la mia ancora nei giorni in cui mi sembra di impazzire, mi ricorda che c’eri e stavi con me. E’ brutto da morire da quando non ci sei, da quel “non capisci mai un cazzo” e le porte sbattute. Sta con me sotto il cuscino e sul bracciolo del divano, quando studio me lo metto addosso anche se mi sta cosi grande che le maniche mi coprono la mani. Ma io faccio finta che siano le tue e mi tengo al caldo, o mi tengo e basta. Cerco di trattenermi in questo maglione sformato che mi pizzica la pelle e la arrossa e cerco di non pensare ai tuoi baci. Mi trattengo anche se non è bello, non è facile e l’aria nel polmoni arriva sempre troppo lentamente. Spaccata a metà e tu nel centro. Ho riattaccato con lo scotch le foto che hai strappato e ogni giorno combatto con l’impulso di bruciarle nel caminetto. Non riesco a capire come tu senta la necessità di mettere tutti questi chilometri e tutti questi giorni  tra di noi per un litigio da niente, come può una singola parola mettere in crisi tutto e portarti via da me. Non me lo spiego e ci perdo il sonno. E se invece parlassi con me e rimanessi potrei imparare a non ferirti più. Potrei capire ed evitare di stare cosi. Harry, farei qualsiasi cosa per non sentirmi mai più cosi. Mi chiedo se mi pensi mai e se non hai voglia di tornare, se ti manco io che “sei ossigeno”. Stamattina ho pensato di venire a prenderti, ho preso le chiavi della macchina e le scarpa da ginnastica, ma tu dove sei? Dove devo venire? Dove stai andando? Dove siete tu e questa maledetta incapacità al perdono e la tolleranza? Perché devi punirmi in questo modo? E tu? Adesso ti senti meglio? Adesso che hai costruito il tuo muro, per tenermi fuori?, per tenere te dentro?, cos’hai risolto? Cosa fai li nascosto e chi sa se ogni tanto manca un po’ l’aria o forse manco io.

Ho cercato di mettere ordine in casa, l’ho fatto per te, per i tuoi spazi, i tuoi muri, le cose che non riesco a capire. Ho aperto tutte le tende e il balcone della cucina, per fare chiarezza. E’ strano come sia tutto a posto, tutto li dov’era ma manchi tu e sembra improvvisamente vuoto, come se avessimo traslocato. Prendo il telefono e compongo il tuo numero, mi strofino gli occhi sporcandomi le dita di trucco e sospiro. E’ un’altra chiamata a vuoto a cui non risponderai.

“Sai cosa c’è, Harry?” stringo la cornetta con due mani, incurante del fatto che dall’altra parte squilla ancora. “Mi hai stancato. Tu e i tuoi cazzo di silenzi. E’ facile girarmi le spalle e dire che non capisco, ma tu quante volte hai provato a mostrarmelo, a spiegarmi? Cosa pretendi esattamente da me? Cosa vuoi che ancora non ti ho dato? Prenditelo, Harry, maledizione, prenditi tutto. Mi hai esclusa, tagliata fuori. Sto elemosinando, e mi sento un’idiota, un po’ del tuo tempo, della tua pazienza, puoi farlo? Puoi rispondere per favore e dirmi quello che hai da dire? Puoi far finta solo per un attimo che non sia cosi dannatamente stupida e parlare con me?”. Il mio respiro echeggia nel telefono, sono le sette di sera e ho ancora voglia di piangere. “Ti prego, Harry”, sto davvero pregando la tua segreteria? Ma le segreterie singhiozzano?

“Harry?”

Sento il tuo respiro affettato e ti immagino con le spalle chine poggiato al muro di una stanza quasi vuota. “Harry, torna a casa. Per favore. Mi senti?”

“Si”, tiri su col naso.

“Dove sei?”

“Non importa”

Ti supplico.

“Sto tornando”

“Mi manchi, Harry”.

 

 

   
 
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