066. The pounding of a heart
Il battito di un cuore
“Quante
volte sei rivenuta
nei cupi abbandoni dei cuore,
voce stanca, voce perduta,
col tremito del batticuore:”
La Voce, Giovanni Pascoli
«Colonnello».
Una voce lontana lo chiama, con insistenza.
«Colonnello».
La voce si avvicina. È sempre più forte, sempre
più carica di tensione.
«Colonnello!».
Un urlo disperato.
«Roy Mustang! Roy!».
Roy conosce quella voce che lo chiama. È stata
quella voce a guidarlo mentre cauterizzava la ferita al fianco. È stata quella voce
a fargli pompare il sangue nel cuore, impedendogli di smettere di battere. È sempre
stata quella voce, da che se ne ricorda, a riportarlo alla vita.
Dopo non sa quanto tempo, anche lui si mette a chiamare
quella voce: «Riza… Riza!».
Non la chiama tenente. La chiama per nome, come fanno
quando sono soli.
La chiama e sente una mano stringersi alla sua. Piano
piano emerge dall’oscurità, dall’intontimento dei farmaci, dal dolore dell’ustione,
dall’affaticamento del corpo e della mente. Apre gli occhi e vede Riza. Ha gli occhi
stanchi, ma pieni di sollievo, sembra invecchiata e poi ringiovanita nel giro di
una notte.
Lui pronuncia di nuovo il suo nome, trattenendolo un
poco sulla punta della lingua, a ritmo con il battito del suo cuore, con calma.
Vuole essere sicuro di pronunciarlo bene, quando è vigile, non strascicarlo nello
stordimento del letto d’ospedale. «Riza…».
«Roy…». Con la mano libera lei gli posa una carezza
sul viso, non rasato e liscio come al solito.
E poco importa che ci sia Havoc nel letto affianco
e che nessuno dei due sappia se è sveglio o dorme. Il cuore di entrambi aveva smesso
di battere ed ora ha ricominciato e vogliono, più di ogni altra cosa, godere di
quei battiti, prima lenti, poi accelerati quando Riza si china a baciare Roy.