Yami:
Avverto
anche qui che, dopo una lunga meditazione a riguardo,
abbiamo
deciso che la categoria Sovrannaturale non era esattamente la migliore
almeno per
la grande quantità di contenuto vamp che possiede…
Quindi
resta sempre sotto I Sovrannaturali,
ma nella categoria
più specifica dei Vampiri.
Grazie
della vostra attenzione!
Mi
piace annoiarvi XD
Come
al solito, ringrazio i lettori e mi scuso a nome di
entrambe noi autrici per l’interruzione.
Ora,
postando questo 16° capitolo, vi posso informare che al 25°…
Forse…
Tutta
questa storia avrà una fine.
Leggete
questo capitolo,
il prossimo verrà postato
a fine settimana!
Bacioni
Yami
Capitolo 16: “ Killing Lies”
Sivade non sapeva perché se n’era andato.
In realtà, si sentiva incapace di ragionare, sentendo quei discorsi privi
di senso.
Alla sola idea che Ixal cercasse di prendersi Crystal,
qualcosa si muoveva dentro di lui: un desiderio sempre più bruciante di svanire
nel nulla e dimenticare tutto.
Percorse il corridoio buio in tutta la sua lunghezza.
Alle pareti, quadri d’ambienti irreali, di città con
strane costruzioni in metallo, statue che occupavano un’intera isola davanti ad
una metropoli. Sembravano foto d’altri tempi, forse già passati, forse
prossimi a venire.
Si diresse verso l’ultima porta del corridoio, aprendola dopo un sospiro
d’esitazione. Subito, gli saltò in braccio San, che aveva atteso con ansia il
ritorno di quello che ancora credeva suo fratello.
Abbracciandola con dolcezza, Sivade alzò lo sguardo su gli altri presenti
nella stanza: Goito, con nuovi abiti più consoni, e un gatto nero dagli
splendidi occhi verdi, che lo guardavano con attenzione.
« Ciao, Heloim…» salutò Sivade con un sorriso tirato.
« Si.» fu l’unica risposta, seccata, del felino.
« Improvvisamente mi sembra che tu sia molto…restio a vedermi..» osservò il moro, chiudendosi la
porta alle spalle.
«Si.» ribattè l’altro
con aria annoiata, muovendo di qua e di là la coda.
Il mago si ritrovò a sorridere mestamente, per poi sedersi sull’unico letto
presente nella stanza, coperto di soffici coperte color
ametista. Un istante dopo, vi era disteso, lo sguardo fisso al soffitto.
« Non capisco più chi sono…»
Il ragazzo dagli esili lineamenti scolpiti nell’alabastro si ritrovò ad
osservare in accorto silenzio la dipartita di Sivade.
L’aveva lasciato là, da solo, in balia di quella che il mago considerava la
sua insegnante. In fin dei conti non gli era stato
spiegato nulla:
il perché la sua presenza era stata richiesta, il perché di
certi atteggiamenti ostili nei confronti di quella donna ed il perché stava per
intromettersi in una situazione che, almeno lui, credeva non appartenergli.
Gli occhi dalle iridi ancora turchesi, tornarono a posarsi su quella donna
seduta composta davanti a sé:
«Non ho ancora avuto l’onore di chiederle personalmente il nome, sebbene mi
fosse già stato riferito da altri. Credo possiate ben
immaginare chi. Per forza di cose certe informazioni possono sfuggire di bocca,
dopotutto» spiegò, stranamente eloquente, Tom che andava ad occupare il posto precedentemente preso da Sivade.
«Ixal De Ramutz. Maga a servizio del…» la donna
trattenne un risolino «…no…Maestra del signorino
Sivade. Null’altro.» Fu una risposta
alquanto incerta, ma poco le importò, in quel momento.
«Capisco…e posso chiederle…da quanto tempo…?» proseguì, un sorriso innocuo
stampato sulle labbra pallide e sfiziose, Tom che gli lanciò un’occhiata
perplessa mentre cercava di occupare più spazio possibile sulla poltrona in pelle.
Ixal cercò di non esibire un’espressione troppo divertita: « Da quando i
suoi genitori l’hanno ripudiato.» disse
tranquilla, un sorriso cordiale sul volto. Le mani andarono ad unirsi sul suo
grembo, come per nascondere il divertimento che la stava ricolmando.
Perché aveva chiamato Crystal?
Oh, molto semplice.
Per irritare a morte Sivade.
Per farle vedere cosa significava essere donna.
Rise, la maga, al pensiero di Sivade chiusa nel suo corpo maschile,
incapace di accettare un rapporto con qualsiasi altra persona.
Solo perché ancora persa in una casta, fanciullesca verginità.
« Sivade non ha mai avuto buoni rapporti con nessuno, se non con le
battaglie…Io ho fatto quello che potevo, naturalmente.
Ma non abbiamo un buon rapporto…colpa anche di un giovine
di Amestris. » concluse annoiata.
Tom, gambe completamente stravaccate, si ritrovò ad osservare la donna con
un moto di perplessità ancora maggiore: Crystal si prese l’incarico di chiarire
quel miscuglio di informazioni appena ricevute.
«…per quale motivazione ha deciso d’offrirmi tali
informazioni…?».
Lo sguardo languido ancora concentrato su quella donna:
gli occhi che accarezzavano con assoluta calma i lineamenti
di lei, le mani posate elegantemente sui braccioli della propria poltrona.
Ixal lo guardò dritto negli occhi, sprizzando allegria da tutti i pori:
« Perché tu non sai niente di lui, proprio
niente!» rise ancora, incapace di trattenersi.
«Ne sono ben conscio» rispose prontamente, sorridendo di rimando senza
sentire il bisogno di aggiungere altro.
L’altra, alzandosi in piedi, si diresse verso la finestra che Tom aveva
tanto osservato, sorridendo: «…per esempio…» cercò lo sguardo di Crystal « i
suoi genitori erano i precedenti sovrani di Amestris.»
.
A quella notizia alquanto inattesa, l’espressione di Tom si contorse in un
paio di smorfie che non riuscì a nascondere. Portò una
mano al berretto, voltando il viso dalla parte opposta del gemello, abbassando
il frontino in un gesto elusivo.
Da parte sua Crystal non mostrò alcuna emozione,
gli occhi ancora posati su Ixal come a volerla fronteggiare a viso aperto.
Era un vampiro, creatura della notte che tutto sapeva controllare:
conosceva ogni cosa, sapeva comprendere ogni gesto ed ogni
allusione.
Una mano si contrasse nervosamente, uno spasmo che non seppe trattenere.
«…Sivade principe di Amestris, dunque…» sussurrò
soltanto, socchiudendo per un breve istante gli occhi, interrompendo il
contatto visivo creatosi.
Ixal lo guardò, piacevolmente soddisfatta dell’espressione dipinta sul viso
d’entrambi: « Non lo sapevate, messer Crystal?» chiese con una cortesia
sarcastica, gaudio che traspariva anche dagli occhi.
Il vampiro si sistemò con movimenti accorti, gli occhi che si riaprirono
mostrando un lampo di sadismo, le labbra che s’incurvarono nuovamente in un
sorrisetto di disumana crudeltà:
«No Madama, non ero a conoscenza di tale…» alzò per un breve istante gli occhi
al soffitto trattenendo una risatina «…omissione…».
La donna parve compiaciuta di quella reazione, attraversando la stanza per
arrivare alla rampa di scale, tamburellando sul corrimano di legno laccato.
« Cosa vuoi?»
Sivade era apparso praticamente dal nulla. La
fissava con un disprezzo tale da stonare totalmente con l’espressione spersa di
San, che si guardava intorno senza capire com’erano giunti là.
« Volevo solo dirti che ho finito di conferire con questi due signori…»
disse divertita la donna, notando Goito ed Heloim giungere come nebbia dietro
il ragazzo. Il gatto si limitò ad osservare i due di sotto, poco interessato.
«…signori…» ripeté poco convinto il felino, abbassando un orecchio nero.
Sivade ignorò quell’osservazione, cercando d’apparire controllato:
« Avrai fatto di certo del tuo meglio per distanziarli. Ti sono grato di
aver divulgato i miei affari senza prima consultarmi,
maestra.» disse stringendo i pugni.
Crystal si mise in piedi con gesto fluido, aggraziato e tranquillo, lo
sguardo completamente indifferente alla presenza dei “nuovi arrivati”.
Tom trattenne un ghigno alzandosi dalla poltrona a sua volta, le mani
nuovamente in tasca mentre camminava spavaldo verso l’uscita:
«…Il principe e la concubina reale…?» commentò sadico riferendosi
chiaramente a Goito con estrema nonchalanche, una tecnica chiaramente imparata
dalla disinteressata maestria del fratello. Un modo come un altro per
sdrammatizzare.
Sivade lo guardò, cercando di trattenere un gemito:
« Non starò mai con nessuno finchè
sarò…» aprì le braccia per far cenno al suo corpo «…così.». Chiuse gli occhi,
sospirando. Avrebbe voluto sfogarsi, colpire Ixal.
Odio cresceva nelle sua mente.
Guardò Crystal, gli occhi vacui: « Odiami.»
Il vampiro si esibì in una leggera scrollata di spalle seguita da una breve
risata di Tom che fece il verso a Sivade: «Odiamiiih!»
esclamò, con vocetta tremula, gli occhioni sbarrati, dondolandosi sulle gambe.
Goito alzò un sopracciglio:« Volentieri,
piccoletto.» disse, prendendo per un braccio Sivade,
cercando di assorbirne la frustrazione.
Lui la scansò, scendendo le scale. Giunse al livello di Ixal,
fissando imperterrito Crystal, per poi chiudere gli occhi e lanciare
un’occhiata tagliente alla donna che aveva raggiunto: « Hai informato i qui
presenti di qualcos’altro?» chiese, allusivo.
La maga sorrise soddisfatta: « Solo che sei
un principe ripudiato.»
Sivade chiuse gli occhi a quelle parole, cercando di trattenere il riflusso
che Goito tentava di tenere a bada grazie al legame che aveva col suo creatore.
« Capisco…».
« Andiamo » disse a quel punto Crystal interrompendo ogni genere di
discussione, senza aggiungere “con chi” e “dove”.
Che lo seguissero tutti, a lui non importava.
Che lo lasciassero andare solo, non cambiava
nulla.
Voltò lo sguardo sulla donna che lo aveva, per così dire, “illuminato”
sulla situazione: «la ringrazio per la cortese ospitalità» fece un profondo
inchino, miseramente imitato da Tom che accennò ad un saluto portando una mano
al frontino, ignorando completamente il commento della rossa.
Ixal s’inchinò leggermente a Crystal: « Felice di avervi conosciuto. Credo
che avrete molto altro da scoprire, comunque…»
« Finiscila.»
La donna si voltò verso Sivade, che non era più riuscito a mantenere la
calma faticosamente conquistata.
« Dico solo…»
« Dici solo cose che fanno soffrire, zia Ixal…» spuntò fuori San, correndo
al fianco di Crystal, afferrandolo per un braccio: « Sei cattiva. Loro sono
amici e tu vuoi dividerli.» disse facendo il broncio.
Vedendola, Goito rimase a dir poco interdetta, tanto quanto il felino in
cima alle scale. Sivade, d’altro canto, rimaneva immobile, incapace di
decidere.
“Andiamo” comprendeva anche lui?
Si sentì stringere lo stomaco ed alzò lo sguardo su San, che gli sorrise con calore.
« Siva, devi fare pace, devi venire con noi!»
disse la bimba sorridendo con innocenza immacolata.
Il vampiro abbassò lo sguardo sulla ragazzina al suo fianco, gli occhi che
non esprimevano altro se non il nulla. Le scompigliò i capelli con un gesto
vago, il gemello che spalancò la porta di colpo: «…ma che aria viziata qui…uhuh».
«Se ti lavassi forse…» fu il commentò di Goito.
Sivade guardò questa passargli a fianco e uscire dalla porta con aria
annoiata, guardando il cielo sopra la casa in cui stavano. Si voltò a guardare
Sivade, tranquilla, poi chiuse gli occhi: « Andiamo
comprende anche la miglior concubina dei Regni Alleati?» chiese con vago
sarcasmo al rasta, provocatoria.
Tom storse leggermente le labbra, la fronte corrucciata in un espressione falsamente pensosa: «…beh…forse concubina è
un aggettivo troppo fine… “Cortigiana” va già meglio…» abbassò lo sguardo su di
lei sorridendo malizioso «e di poca classe pure…» ghignò « troppo pallida,
magra, sgraziata e volgare » si avvicinò a lei, un sorriso disumano in volto.
La ragazza si terse un indice con la lingua, per poi passarlo sulle labbra
di Tom: « Pagami…e gemerò per ogni parola che proferisce dalle tue
labbra…amore…» mugolò appena, dando un piccolo assaggio.
Il biondo ghignò, indicando al fratello la rossa: «osserva la mia arte.
Solo osservandomi gode» disse gasato mentre Crystal si esibì in un’espressione
alquanto…schifata: «…la malizia altro è se non volgare espressione
d’inadeguatezza ».
Goito sorrise cortese a Crystal: « Mi
trovo a concordare con te.» guardò vagamente Tom negli
occhi: « Illuso.» disse solo, stringendogli con una
mano i “gioiellini”, per poi allontanarsi verso il viale.
«Donnaccia!» le urlò dietro il biondo con vocetta strozzata, Crystal che si
limitò a sospirare scuotendo il capo esasperato, seguendo la rossa con passo
adeguato alla velocità della piccola al suo fianco.
Goito li attendeva al cancello, poco incline a badare Tom, guardando Sivade
in attesa. Il giovane sospirò, facendo un cenno al
felino, per poi uscire a sua volta. Lanciò un’occhiata a Tom quando gli passò a
fianco:
« Lo so, bisognerebbe metterle un cartello con
scritto: “Attenzione, morde.”» sorrise forzatamente, affiancandosi a Crystal
facendo finta di niente, San tra loro due. Come all’inizio.
Il moro, leggermente infastidito dall’andatura troppo lenta di San, si
chinò per accoglierla fra le sue braccia, in modo tale che egli potesse
aumentare di un minimo la velocità. Dopotutto si trovava affianco di umani e non poteva correre più di tanto. Portò una mano
sotto alle ginocchia di San, sussurrando un semplice
“Reggiti…”, vicino al suo orecchio.
Tom abbassò lo sguardo a terra, improvvisamente silenzioso, come a voler
lasciare privacy.
« Bambino, hai bisogno anche tu di essere preso in braccio per muoverti?»
chiese di lontano Goito, voltando la testa. Non che volesse
sembrare gentile. Semplicemente, condivideva almeno in parte i pensieri
del rasta.
Alla fine, erano loro gli unici ad essere di troppo. Ma
lasciare San da sola con quei due…in quella situazione…non era proprio il caso.
Tom calciò debolmente il sasso, scuotendo le spalle, silenzioso:
«non abbisogno di simili attenzioni, grazie per il pensiero» rispose
soltanto, vacuo.
Sivade aprì il cancello con un gesto
della mano, cercando di trovare modo per evitare il più possibile di parlare.
Goito dal canto suo sbuffò innervosita, andando a prendere con entrambe le
mani Tom, nervosa. Lo sollevò di peso sopra la testa, portandolo fuori:
« Odio i rasta.» sbuffò, per niente femminile.
Tom ghignò tirando un urletto falsamente
spaventato:
«palpatrice di culi!»
esclamò dimenandosi sopra di lei, muovendo il bacino con maggior vigore.
Crystal osservò la ragazza e il gemello, senza aprir bocca.
Non sarebbe stato lui il primo a parlare.
Sivade, d’altra parte, era ostinato quanto lui.
Solo San sembrava incline a parlare, infatti si
voltò verso i due poco avanti, osservandoli per un lungo momento: « Vi amate?»
chiese innocentemente.
Goito si voltò a guardarla, stringendo violentemente la presa su Tom: « DA
MATTI GUARDA.» ringhiò
furibonda, spaventando persino Sivade.
Tom sentì un nodo alla gola, il viso dolorante:
«ho capito che ti piace il mio culo
sodo ma insomma!!» urlò con voce stridula «mettimi giù o m’arrabbio».
« Ok.» sbottò
lei,lasciandolo cadere per terra senza curarsi di lui, incamminandosi
rapidamente verso il sentiero che si apriva tra gli alberi.
«Ma vaffanculo!» ringhiò lui, tornando clessidra argentea, spostandosi
sulla testa di lei colpendo ripetutamente, nervoso,
sempre più forte.
L’altra lo lasciò fare, intristendosi:«…scusa…»
sussurrò appena, accelerando il passo.
La clessidra smise improvvisamente di sfogare i suoi istinti, limitandosi a
galleggiare al suo fianco. Segno che avrebbe lasciato
correre.
Sivade osservò la scena.
A guardare Goito, la tristezza lo pervase del tutto.
Se lei era abbattuta, la situazione era a dir poco…tragica.
Il ragazzo si rese conto che non c’era verso.
Ad aspettare, non sarebbe cambiato nulla.
Dopo l’ennesimo sospiro, si decise: « Mi era stato detto che la Regina ti
aveva riferito alcune cose…» disse con un filo di voce.
«E dunque? Con questo?» rispose seccamente
Crystal, accarezzando lieve i lunghi capelli neri di San.
« Non ti aveva detto delle mie origini?»
«NO».
« Allora l’ha fatto apposta. Lo sapeva anche lei…» cercò di sviare,
titubante.
«Non scaricare la colpa su altre persone».
« Mi hanno tolto la carica di principe, non potrò
mai avere parte nella vita di corte se non come comandante dell’esercito…».
« Felice per te» rispose soltanto Crystal, la voce sempre più bassa e
severa, le mani che continuavano imperterrite ad accarezzare San.
« Ma non cambio solo perché sono figlio di re!»
esclamò esasperato l’altro, portandosi entrambe le mani ai capelli: « Sono
sempre io!».
«Immagino» aggiunse Crystal, socchiudendo leggermente gli occhi,
bloccandosi in mezzo al sentiero appena imboccato.
Sivade cercò di trattenere i tremiti che lo percorrevano. Non era né
tristezza né rabbia. Era solo pura confusione che lo stava debilitando
nell’animo.
«Ciò detto, cambierà soltanto il mio atteggiamento nei vostri confronti,
mio Principe» continuò calmo il vampiro.
Un gemito proruppe da Sivade a quelle parole, che lo guardò
completamente sconvolto: « TI HO DETTO CHE NON SONO UN PRINCIPE!» ribattè stridulo.
Il vampiro si mise in ginocchio, a terra, spingendo San ad andare avanti, a
raggiungere la ragazza ed il suo gemello poco più avanti di loro, silenzioso.
Quella sembrò capire l’implicito messaggio, correndo rapida a giocare con
la clessidra che sembrava non gradire simili attenzioni, lasciando soli i due.
Sivade roteò gli occhi evitando di guardare Crystal inchinato davanti a
lui.
« Ti prego…» lo supplicò, coprendosi gli occhi.
Il moro alzò gli occhi su di lui limitandosi a commentare quel gesto, in tutta
tranquillità: «…tipica reazione femminile…» sussurrò, ora lo sguardo nuovamente
a terra, come le mani ed il ginocchio sinistro.
L’altro lo guardò terrorizzato, facendo un passo indietro: « Non è vero! ».
«Non sono certamente gli uomini che nascondono il viso con le proprie
mani…» poi sembrò bloccarsi, ridestandosi all’istante «ah…vero…ma lei è un
Principe…perdonatemi… la vostra altro non è se non misurata eleganza».
L’altro colse la palla al balzo: « Sì, è quello. Proprio quello.» disse affrettato.
«Scusate la scortesia» ripeté Crystal con un grosso
sospiro « non era mia intenzione offendervi con i miei commenti
spropositati».
Sivade lo guardò, per poi inginocchiarsi a sua volta davanti a Crystal.
«…per favore…» lo supplicò solamente, un’espressione triste sul volto.
Il moro si passò una mano ai capelli, la fronte ora posata al proprio
ginocchio:
si sentiva completamente…sconfitto.
«Per favore…cosa…» ribatté debolmente.
«Non smettere di darmi del tu…» spiegò il mago, posando una mano sulla
spalla destra del vampiro.
«Io sono estremamente stanco d’essere all’oscuro
di tutto» spiegò, senza muovere un muscolo, solo il suo petto che s’alzava ed
abbassava al ritmo del proprio respiro « quella che cerco è un’esistenza
tranquilla, da anni lavoro per ottenerla. Non credo di poter più sopportare
simili colpi bassi» concluse alzando,ora il viso.
Sivade sentì qualcosa trafiggergli lo stomaco a quella frase, cercando di
non lasciar trasparire nulla: «…uno in più…?» propose appena.
Crystal si limitò a fissarlo negli occhi, eloquente.
L’altro non distolse lo sguardo, cercando di non tradirsi: «…è solo…un
indizio…».
Il vampiro respirò profondamente, tornando a rizzarsi in piedi:
«la ringrazio per l’avvertimento mio Signore».
Sivade si riportò le mani ai capelli, incapace di reagire altrimenti: « Non
ho niente più di te!» cercò di ribattere, scosso da tremiti che sfogavano i
suoi sentimenti costantemente repressi. Sapere di essere uno
“scarto reale”, uno scherzo della società, una donna senza la sua natura…
Lo stava debilitando sempre più.
«…Perché t’interessa tanto la mia…“compagnia”?» domandò il vampiro, non
sapendo in che altri termini definire quelle…suppliche a lui rivolte?.
Sivade lo guardò, rendendosi conto che non poteva comportarsi in quella
maniera. Scostò per un attimo lo sguardo, alzandosi in piedi. La mente cercava
una risposta razionale, scansando i sentimenti che premevano per urlare la
loro.
Ma non sembrava esserci alcuna alternativa.
Il mago tornò a guardare il vampiro: « Non posso…?» chiese
sperduto.
L’altro chiuse gli occhi, respirando profondamente.
Poteva…?
«…Non è la…condizione migliore per…te» rispose passandosi una mano dietro
al collo, nervoso e teso.
« Non hai risposto alla mia domanda.» lo seccò il
mago, i medesimi sentimenti che stavano ricolmando via via
anche lui.
Crystal scosse leggermente le spalle, continuando a
massaggiarsi il collo con leggero nervosismo. Riprese a
camminare, tornando a fissare terra:
«la scelta è tua».
« Voglio la tua compagnia.» gli disse Sivade, certo
almeno in quell’affermazione.
Crystal abbozzò un leggero sorriso: «che genere di compagnia…?» chiese,
rimembrandosi istantaneamente della frase detta da lui stesso, poco prima.
Si trovava evidentemente a disagio.
L’altro alzò gli occhi al cielo, cercando risposta a quella domanda dal
sapore ambiguo. Sorrise, dando una gomitata al moro per sdrammatizzare:
« Morbosa e assidua tesoro…» ridacchiò.
Crystal si ritrovò a sorridere divertito, apparendo davanti al mago per poi
prenderlo per la vita con un braccio che lo sosteneva, l’altro ai capelli di lui: «ne sei certo…?» sussurrò al suo orecchio,
sensuale.
«…A-hem…» l’altro si trovò ad arrossire
leggermente: «…sì…?» rispose esitante.
Il vampiro accarezzò il collo dell’altro con le proprie labbra: «perché è
questo che io…definisco …“morboso”…» proseguì vago, la voce estremamente
bassa.
Sivade rise nervosamente: « Il bello è che sembra piacerti…» osservò,
stringendo i pugni per mantenersi calmo.
«…Non dovrebbe…?» sorrise ambiguo, una mano che scese ad accarezzargli le
braccia con studiata lentezza. Un’altra cosa era certa: perché avrebbe dovuto dispiacergli?
Rise sottile.
A quell’espressione canzonatoria, Sivade si ritrovò a rabbrividire
violentemente: «…Stop…?» propose posando la testa alla spalla di Crystal.
«…Peccato…» sussurrò di rimando il vampiro, prodigandosi a baciare più a
fondo il collo del ragazzo che stringeva a sé. Intenzionato a lasciare,
perlomeno, un piccolo segno rosso. Rise ancora, cristallino.
L’altro aveva chiuso gli occhi. Non che potesse fare altro,
data la presa che il vampiro esercitava sul suo corpo: « Mi spieghi…che
stai facendo…?» chiese in un gemito, cercando di calmarsi.
«…Marco il territorio…?» sussurrò sul suo collo, decisamente
compiaciuto, massaggiandogli la nuca con calma «…dato che devo
fermarmi…principe…».
«…Ah…» sibilò l’altro in difficoltà, incapace di comprendere.
Fine sedicesimo
capitolo.
GLI
HA FATTO UN SUCCHIOTTOOOO!! (ride)
L’ho
riletto prima di postarlo, tanto per quel che cambia,
leggerlo per la
40esima o 41esima volta
non mi cambia molto.
XD
Alla
prossima, con il ritorno al tempio e una delle solite scenate Tom-Goito!
=_=
quei due sono cane e gatto…