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Autore: bibersell    19/11/2014    0 recensioni
On the road è la storia di due ragazzi destinati a non incontrarsi mai. Loro sono come due rette infinite e parallele, come due alberi piantati l'uno al fianco dell'altro: troppo lontani per toccarsi ma abbastanza vicini da sfiorarsi.
Le terre meridionali d'Italia fanno da sfondo al loro amore impossibile e destinato a finire che presto si tingerà di mistero e colpi di scena.
Personaggi con vizzi e virtù daranno vita alle pagine virtuali di questa storia che spero entrerà nel cuore di molti.
Un estratto del nono capitolo vi darà un breve assoggio della storia.
"Manuel si avvicinò ancora di piú e poggiò le mani sul muro, proprio ai lati della testa di Lisa. Puntò lo sguardo in quello di lei e quando incrociò i suoi occhi dentro ci lesse inconsapevolezza. Lei non aveva la piú pallida idea di quello che sarebbe successo, ma non aveva paura. Non di lui. E questo spinse Manuel ad andare oltre. -Sei scappata dalla tua vita come adesso vuoi scappare da me- il volto di Manuel si avvicinò maggiormente a quello della ragazza. -ma io non te lo lascerò fare-"
Questa storia è gia stata pubblicata e poi cancellata una volta.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo..

L'uomo crede di volere la libertà. In realtà ne ha una grande paura. Perchè? Perchè la libertà lo obbliga a prendere delle decisioni, e le decisioni comportano rischi.
-Erich Fromm

Anche quella sera Lisa guardava le stelle.
Il freddo vento invernale le pungeva la pelle, ma a lei non importava, come non le importava che era il 27 di Febbraio, il giorno del suo diciottesimo compleanno.
Se ne stava là, sotto lo scuro cielo illuminato da una pioggia di stelle che brillavano come diamanti mentre il marmo della panchina a contatto con la sua schiena la facava rabbrividire.
Le mani erano poggiate dietro la nuca e le gambe piegate all'insù.
Il parco pubblico di Milano era ormai vuoto e la ragazza si sentiva più sola che mai, proprio quella sera in cui aveva ottenuto la sua libertà Lisa si sentiva sola.
Ma del resto con chi avrebbe potuto condividere quel momento? I genitori biologici non gli aveva mai conosciuti, o meglio, non aveva mai conosciuto suo padre. La madre era morta dandola alla luce e l'uomo che aveva contribuito alla sua creazione l'aveva abbandonata sui gradini di un orfanatrofio con un biglietto d'addio. In quello stesso orfanatrofio aveva trascorso i primi cinque anni di vita, poi l'avevano adottata. Maria e Gianni Gildio sono i suoi 'nuovi genitori' da tredici anni.
Aveva anche dei fratelli (altri ragazzi adottati) due maschi più grandi e una ragazzina di appena dodici anni.
Maria e Gianni erano i classici coniugi che adottano solo per ricavarne danaro. Lasciano fare quello che vogliono ai figli, possono anche non andare a scuola se vogliono, l'importante era ricevere i soldi del mantenimento.
Non erano cattivi tutori, non avevano mai picchiato i ragazzi nonostante Gianni avesse problemi con il gioco d'azzardo e l'alcol. Spesso tornava a casa ubriaco, ma pareva preferire sfogare la rabbia sulla televisione o sul tavolo o sul qualsiasi oggetto che gli capitasse sotto mano che sfiorare un essere umano.

Maria non era sicuramente il prototipo della casalinga perfetta. A casa i servizi li facevano Lisa e la "sorellina" Gemma.
La "madre" si passava lo smalto rosso sulle unghie dei piedi mentre loro lavavano i bagni o rassettavano le camere da letto. Non che fossero costrette ma a loro non andava di vivere in una casa puzzolente e disordinata.

Leonardo e Davide, i fratelli più grandi, erano le pecore nere della famiglia.
Entrambi ventenni e con problemi di droga si erano conosciuti in casa Gildio e da allora erano inseparabili, sembravano fratelli di sangue.
Al liceo avevano intrapreso una brutta strada, avevano iniziato con dei graffiti sui muri dei bagni scolastici fino a far diventare le loro braccia dei fogli da disegno strapieni di tatuaggi.
Il passo successivo era stato abbandonare la scuola e bighellonare nei bar fino le prime ore del giorno.
Poi c'era stata la prima canna. E da lì tutto era andato a rotoli.

Nonostante siano più che maggiorenni nessuno dei due se n'era ancora andato da quella casa. Ma Lisa non voleva seguire il loro esempio. Ricordava ancora la prima sera in cui aveva messo piedi in quella casa tredici anni prima, quando era poco più di una bambina. Se ne stava rannicchiata in quello che sarebbe stato il suo nuovo letto con le mani chiuse a pugno che stringevano il piumone di Pluto.
Ricordava le lacrime amare che le scorrevano sul viso bagnando la federa del cuscino e i singhiozzi che interrompevano il silenzio pesante di quelle quattro mura.
Aveva alzato gli occhi al soffitto e aveva immaginato di vedere il cielo stellato invece dell'intonaco bianco. Ricordava di aver immaginato e desiderato di essere anche lei una stella.
Di essere libera come una stella.
Libera di poter brillare e di poter abitare un cielo talmente immenso.
Libera di poter osservare le cose dall'alto senza esserne coinvolta.

Se Lisa avesse avuto l'opportunità di rinascere in un' altra vita, avrebbe voluto essere una stella. Magari una della costellazione di Idra.
Si era ripromessa di andare via quando non sarebbe più stata vincolata dalla legge e aveva intenzione di mantenere quella promessa fatta con se stessa.

Anche quella sera, mentre rifaceva la promessa, Lisa stava osservando le stelle. Questa volta però, non erano frutto della sua immaginazione, c'erano davvero.
Sentì l'orologio della chiesa principale rintoccare. Contò ogni rintocco. Erano le tre di notte.
Era libera da tre fottute ore.
Si alzò di scatto dalla panchina e prese lo zainetto di cuoio che aveva poggiato a terra, se lo mise in spalla e lasciò che le sue gambe la guidassero. Il piede destro superò il sinistro e poi il sinistro il destro finché la camminata non si trasformò in corsa.
La corsa verso la libertà.
La sua libertà.
La libertà di Lisa

 
Note
Salve popolo di EFP, come sta scritto nella presentazione della storia, questa storia l'avevo già pubblicato una volta, ma non aveva riscosso particolare successo, così ho deciso di cancellarla e ripubblicarla con lo stesso nome ma di essere più veloce con gli aggiornamenti e di prestare più attenzione ai capitoli prima di pubblicarli.
Detto questo, spero che il prologo vi abbia incuriosito e sia vogliosi di scoprire dove questo viaggio porterà la nostra Lisa, e che insieme a lei possiate piangere, ridere, riflettere, e perchè no, scoprire anche una parte di voi che non conoscevate. Beh, non so che altro dirvi.
La storia si evolverà e prenderà pieghe a volte strane, ma che serviranno a comprendere meglio ogni lato del carattere dei personaggi.
Se avete correzioni da fare, consigli da dare, fatelo. Ho davvero bisogno di una mano, e come Lisa, una strada da seguire.
Sono particolarmente affezionata a questa storia e questi personaggi per un motivo ben preciso e che vi dirò solo nelle note dell'ultimo capitolo ( se ci arriverò).
Detto questo, ora ho davvero finito.
Al prossimo capitolo che si chiama Prime fermate.
-bibersell xx
  
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