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Autore: BehindInfinity    28/10/2008    2 recensioni
Inaspettatamente, Deidara, creduto morto per mano di Sasuke, ritrova Sasori, anch'esso creduto deceduto da tempo, in una città sconosciuta. entrambi sono scappati dal passato, ma c'è qualcosa di più strano del solito nel comportamento di Sasori...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akasuna no Sasori , Deidara
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Passai gran parte della notte a meditare sull’incontro, avvoltolato un una coperta di pessima lana, che non faceva che pizzicarmi le braccia, col risultato che ogni riflessione che iniziavo era puntualmente interrotta dalla mia ricerca di una posizione più comoda su quello che non era neppure un letto, ma una specie di giaciglio che usavamo nei nostri villaggi. Non ho sbirciato in tutte le camere, ma sono convinto che lui aveva uno di quei moderni letti alti e comodi, ci avrei scommesso…

L’idea della scommessa venne tempestivamente associata a quella dei soldi e, come immediata conseguenza, alla nuova idea che il mio ex compagno d’avventure (in senso buono, s’intende) si era fatto del suo ex nemico numero uno, il denaro, e colui che lo rappresentava a pieno nel nostro gruppo. Mi ricordo di una volta, mentre aspettavamo che iniziasse una delle nostre riunioni “strategiche”, a cui ero talmente interessato che riflettevo sul tempo atmosferico piuttosto che ascoltare, che qualcuno, non ricordo chi, aveva portato un nuovo soprannome per Kakuzu, uno strano nome da una strana frase che, personalmente non avevo mai sentito: “Non puoi servire sia Dio che Mammon”. Mi venne spiegato che Mammon era considerato il dio denaro e, in quel preciso istante, ricordo perfettamente l’intervento di Sasori a proposito: “è vero” aveva detto: “L’arte per me è come un dio e non mi piegherò mai alla volontà del denaro, mai, mai”.

Mi ricordo anche che ogni volta che si parlava del tempo, lui usava ripetere parole come “mai” e “sempre”, come un poeta nei suoi scritti che ripete le parole per sottolineare un concetto; io non sono mai stato un appassionato di poesia, ma capii subito che questa ripetizione gli derivava dal fatto di volere che tutto ciò che lui faceva fosse considerato eterno. Probabilmente non si è mai accorto che queste continue ripetizioni facevano pensare agli altri di avere davanti un imbecille piuttosto che un vivace sostenitore dell’eternità.

Non so quando mi addormentai, so solo che quando riaprii gli occhi, la luce scarlatta del sole cominciava a scivolare nella stanza; era piuttosto presto e mi stupii non poco della cosa, di solito non mi sveglio mai all’alba, è un’impostazione personale che non ho mai avuto. Poi capii il motivo del mio risveglio improvviso; sentii dei passi sul balcone davanti alla mia stanza, poi un’ombra si allungò sulle piastrelle che riflettevano una luce macabra, che ricordava terribilmente il colore del sangue. Mi avvicinai alla finestra e lo vidi, seduto sul bordo del balcone con le gambe che ciondolavano nel vuoto del secondo piano; aprii la finestra e uscii, raggiungendolo con cautela, ma lui si accorse quasi subito del mio arrivo: “Perché in piedi a quest’ora?” mi chiese, senza voltarsi: “Mi hai svegliato. Stai tentando di suicidarti?” non so perché, ma mi sembrava che continuasse ad avanzare sul bordo, come se volesse cadere. Scrollò la testa: “Incontrarti ieri è stato un errore” mi disse, sconcertandomi. Che finalmente si era deciso a parlare?

Si batté una mano sulla guancia: “è terribile come mi ero illuso di poter cancellare la mia esistenza precedente, invece è stata lei che è venuta a cercare me” lo lasciai parlare, senza interromperlo: “Perché continuare ad avere legami con una vita che disprezzi? Quella vita non mi appartiene più, la mia non- morte è stato un segnale di rinascita, che mi ha detto Svegliati! Questa non è la vita che devi condurre! “ sospirò: “Forse non è stata neppure quella che meritavo, era come se mi stessi scavando la tomba da solo” “Per questo che ora non sei più com’eri un tempo?” annuì. Effettivamente mi ha stupito, è più riflessivo e contemplativo di quello che mi aspettavo e il suo ragionamento non è del tutto errato, ma, forse è un antico principio di inimicizia che mi spingeva a fare il contrario di quello che lui credeva giusto, non ero d’accordo con lui, non volevo fare la sua stessa fine, chiudermi in una casa in una realtà inventata al momento per non avere più nulla da spartire con la mia vecchia vita:

“Questo fa di te un incostante” gli dissi: “Hai predicato per anni tutte quelle belle cose che secondo me erano solo, scusa il termine, vaccate e ora, appena ne hai l’opportunità, rinneghi tutto. Scommetto che quando ti stuferai di giocare a Poison Ivy, rinnegherai anche tutte le tue idee sulla natura” Mi guardò: “Poison Ivy è un’eco terrorista, amava a dismisura le piante” dissi, anticipando la sua domanda.

Rimanemmo in silenzio e io capii che avevo, in qualche modo, mosso qualcosa nella sua mente, così continuai nel mio lavoro: “Fino a cinque minuti fa ti credevo la persona più vicina ad un filosofo, con le tue belle storie sul rifiuto della vita passata e compagnia bella, ma ora penso che tu sia solamente un incoerente, un vigliacco incoerente, anzi”. Sussultò un poco, poi calò di nuovo il silenzio.

Capii che avevo detto tutto quello che c’era da dire; magari una persona si sarebbe prodigata di più, cercando di convincerlo a tornare, ma io credo che sia abbastanza adulto da decidere per conto suo, almeno credo: “Ti disturbo?” “Sì” a questa risposta mi voltai e rientrai in casa, la mia tattica per andarmene aveva funzionato alla perfezione.

Mentre in camera raccattavo la mia giacca e sistemai un poco il mio giaciglio, il mio sguardo cadde su un grosso libro con una titolo aspro e duro a sentirsi : Sturm und qualcosa c’era scritto e quelle parole mi fecero venire in mente un aspetto che avevo tralasciato e che anzi, forse avrei dovuto citargli subito all’inizio della nostra discussione appena conclusa.

Andai in quella che sembrava la cucina e frugai ovunque alla ricerca di un foglio e qualcosa con cui scrivere; la matita la trovai in un cassetto insieme a dei coltelli, dimmi tu cosa ci faceva lì, ma il foglio dovetti ricavarlo da un libro che c’era sul tavolo. Sì, gli ho distrutto un libro, ma per una buona causa. Iniziai a scrivere in fretta, cercando di controllare che non arrivasse all’improvviso:

 

Facciamo così. [scrivevo raramente e non avevo idea di come si iniziasse una lettera o una qualsiasi altra forma di scrittura] facciamo che io e te ieri non ci siamo mai trovati. Facciamo che siamo rimasti a come eravamo due giorni fa, persone che erano a stretto contatto, ma che non si conoscevano, persone che si erano appena sfiorate pur vivendo quasi tutta la loro giornata insieme.

Facciamo così e rimediamo all’errore del nostro incontro, cancelliamo dai ricordi questo incontro; questi istanti non esisteranno, mai, mai come dicevi tu. Facciamo che questi siano stati istanti bui nelle nostre vite, come una specie di coma. Così il ricordo non ti disturberà più.

Ma prima di concludere questo momento [girai il foglio] avrei un’ultima cosa da dirti. Ho visto la mia tomba e non ti dico che effetto mi possa aver fatto, ma tralasciamo; un’anima buona ha provveduto a piantare un sasso anche per te e qualcun altro ha messo pure dei fiori. Non so chi siano (o chi sia) stato, so che non ti interessa nulla, ma volevo solo dirtelo perché anche solo per questa singola azione non vale la pena di buttare via una vita e crearne una finta.

Ah, giusto: qualcun altro, non ho riconosciuto la grafia, ha avuto la sensibilità di scrivere un epitaffio, cosa che a me non è stata concessa. Sulla tua lastra c’è scritto una frase che, visto le tue nuove idee, personalmente cancellerei: “Fur immer und eben”, penso significhi per sempre e sempre, ma non ne sono del tutto sicuro.

[cominciavo ad avere poco spazio e ancora troppo da dire, così accorciai] anche se il nostro incontro non esisterà più nelle nostre memorie, volevo solo farti presente che io mi recherò a quel sasso per ricordare un “amico” che, a quanto pare, è morto, insieme a tutte le sue idee.

 

 

                                                                                                                                              FINIS

 

 

 

Ciao a tutti! Vi ringrazio per aver letto il racconto e, in particolare, Kamusa e kiara_chan per le loro recensioni. Grazie mille, le ho apprezzate moltissimo!! X3

Questa storia è nata non solo come continuazione ideale per “Dance of Death”, ma anche per provare a dare ai due personaggi una dimensione (specialmente introspettiva) diversa dal solito; lo ammetto, non mi piacciono molto come personaggi, ma perché non debbano avere un po’ più di anima intuitiva rispetto a quella che viene loro attribuita usualmente, specialmente nel manga e nell’anime?

Ciao^^

  
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