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Autore: Margo Malfoy    19/11/2014    1 recensioni
«Maggie, no!» gridò con la voce tremante.
Mi liberai dalla sua presa e continuai la mia corsa tra le mura strette. Ancora pochi passi, e avrei raggiunto i miei due amici. So che loro sarebbero stati fottutamente arrabbiati con me, ma non potevo abbandonarli. Un Velocista non l’avrebbe fatto, e io sapevo di voler diventare come loro.
«Fermati!» di nuovo Newt.
Le sue parole furono le ultime che sentii.
Poi le porte si chiusero alle mie spalle, segno che sarebbe iniziata la fine.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'She Belongs To Him'
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CIAO CIAO! ECCO IL TERZO CAPITOLO ;) SE FOSSE STATO POCO CHIARO, I FRAMMENTI DI RACCONTO SONO ALTERNATI TRA MINHO E MAGGIE, E SONO INDICATI DAI GIORNI. SPERO CHE VI PIACCIA LA STORIA, FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE, MI PIACEREBBE MOLTO.
BUONA LETTURA :*
3
Giorno 751 ca.
Il mio orologio squittì alle sette.  Mi rigirai tra le coperte accartocciate del mio sacco a pelo. Mi stropicciai gli occhi e sbadigliai.
«In piedi, pive. Andiamo nel Labirinto» scrollai Thomas, ancora addormentato.
«Ancora cinque minuti» disse mettendosi la testa sotto il cuscino, come se avesse potuto fermarmi.
«Amico, non so come ti sei abituato a dormire con Chuck, ma con me i “cinque minuti” non esistono. Alza quelle tue chiappe del caspio e svegliati» 
Si mise seduto guardandomi scocciato e fece un grande sbadiglio.
Poco dopo stavamo camminando verso la cucina, per racimolare un po’ di provviste da portare nel Labirinto.
«Buon giorno Frypan» dissi sbadigliando.
«Ciao pive, volete le provviste?» disse il cuoco armeggiando tra i fornelli.
«Grazie» disse Thomas.
Frypan scomparve per un attimo nella cucina, e ritornò subito dopo con un paio di buste contenenti snek e pasti per la giornata.
Io e Thomas eravamo pronti ad entrare nel Labirinto, di nuovo. Da quando Thomas era venuto a salvare me e Alby dai Dolenti, il mese prima, lo avevamo nominato Velocista.        
Eravamo di fronte all’entrata, stavamo aspettando che le porte si aprissero.
«Minho! Thomas!» da lontano si avvicinava correndo Maggie. Indossava una mia camicia azzurra che la rendeva ancora più piccola di quello che era, ma le donava.
«Maggie» disse Thomas avvicinandosi a lei.
«Ehm... volevo chiedervi una cosa» disse tentennando.
«Dicci» le dissi incrociando le braccia.
«Quando potrò provare a diventare Velocista?»
«Non so, quante postazioni hai provato ieri?»
«Macello, cucina, Medicali e FacceMorte» disse tirandosi su le maniche ingombranti.
«Maggie non lo so» dissi io.
«Già. Bisogna avere della volontà per restarci una giornata intera. Devi avere due polmoni che, cacchio, devono essere perfetti. E una buona resistenza, soprattutto nelle gambe. E una ragazza non è mai entrata là dentro. Può essere pericoloso» aggiunse Thomas.
«Andiamo ragazzi. Fare la Velocista è l’unica cosa che mi attiri tra le postazioni. Fatemi almeno provare»
«D’accordo, ne parlerò con Newt e Alby» dissi serrando la mascella.
Un forte tonfo interruppe la nostra conversazione e le porte iniziarono ad aprirsi. Io e Thomas guardammo Maggie.
«Ci si vede dopo Maggie» disse Thomas.
«Siate raggianti» disse lei.
Poi io e Thomas scomparimmo tra i muri di pietra.
 
Giorno 752 ca.
La mattina del giorno seguente Thomas mi svegliò prima dell’orario prestabilito.
«Amico, che hai? È ancora presto»
«Sì, ma abbiamo detto a Maggie che avremmo parlato con Alby e Newt per farle provare la postazione. Se vogliamo entrare quando si aprono le porte dobbiamo parlare con i ragazzi adesso»
Mi girai contrariato nel letto. Avevo sentito dire che le ragazze erano delle rompiscatole...
«Okay» dissi mettendomi in piedi. «Andiamo»
Newt e Alby erano seduti su una delle panchine del parco Settentrionale.
«Guarda un po’ chi c’è» disse Newt accennando a noi.
«Ciao ragazzi» disse Thomas.
Mi sedetti di fianco a Newt e abbassai la testa sfregandomi le mani. «Sentite, dobbiamo chiedervi una cosa» esordii appoggiando un gomito allo schienale della panchina.
«Chiedi pure» mi disse Alby.
«Maggie ci ha chiesto se un giorno sarebbe potuta venire con noi nel Labirinto, e io volevo portarcela oggi. Credi si possa fare?»
Newt era titubante. Ci pensò un po’ prima di rispondere, al posto di Alby.
«Dovete fare molta, moltissima attenzione. Sennò vi spacchiamo quelle facce del caspio, sono stato chiaro?»
«Amico, stai parlando con l’intendete dei Velocisti, so come muovermi» dissi io.
«Si, si d’accordo. Vedete di sbrigarvi allora, perché le porte stanno per aprirsi»
Io e Thomas iniziammo a correre verso il dormitorio di Maggie. Stava dormendo profondamente quando io e lui arrivammo. Facemmo tutta l’attenzione, mettendoci la massima cautela per non fare rumore. Poi, una volta arrivati di fianco a lei, io a sinistra e Thomas a destra, iniziammo ad urlare: «Maggie!!!» finchè lei non si svegliò.
«Che cacchio state facendo?» chiese coprendosi gli occhi con le mani.
«Fagio, se vuoi venire nel Labirinto con noi, devi spagliarti» dissi.
«Dici sul serio?» all’improvviso Maggie diventò seria e ci guardò negli occhi.
Feci cenno di sì con la testa, con un mezzo sorriso.
«Forza, muoviamoci» disse Thomas lanciandole uno zaino con le provviste. Poco dopo le porte si erano aperte e noi eravamo a correre nel labirinto.
Maggie guardava le enormi mura che ci sovrastavano come fossero delle opere d’arte. Seguiva il passo mio e di Thomas a ritmo sostenuto, senza chiederci mai di fare una piccola pausa. Fu io ad esordire dicendo di fermarci per il pranzo. Regnava il silenzio, eravamo tutti molto concentrati a fagocitare il cibo. Quando Maggie finì la sua razione appoggiò la schiena ad uno dei muri.
«Da pazzi» disse guardandosi intorno.
«Cosa?» chiesi ingoiando l’ultimo boccone della mia razione.
«Che qualcuno sia così crudele da averci messo qua dentro»
«Si, beh, benvenuta nel club» disse Thomas appoggiandosi al muro.
«Ok pive, torniamo a casa» ogni volta che lo dicevo ad alta voce mi suonava strano. Ma era così: la Radura era casa nostra.
Mentre ripercorrevamo i corridoi al contrario notai che finalmente Maggie dava a vedere un po’ di fatica. Boccheggiava e di tanto in tanto si fermava, si metteva le mani sulle ginocchia e respirava profondamente.
«Okay, fermiamoci» dissi appoggiandomi al muro con tutto il corpo. «Stai bene Maggie?»
Lei annuì. «Sì, l’aria fa un po’ fatica ad entrare, ma è tutto a posto. È solo che c’è molto caldo»
«D’accordo, quando vuoi fermarti basta dirlo» poi ripresi a correre, seguito sia da Tom che da Maggie.
Rientrammo alla Radura un’ora prima che le porte si chiudessero, e ci avventammo sulle tavole imbandite di cibo.
   
 
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