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Autore: _Wonderwall_    19/11/2014    1 recensioni
Lysander Scamander, oramai arrivato al suo ottavo anno ad Hogwarts, poteva affermare che aveva tutto e che, molto probabilmente, era la persona più felice in quel dannatissimo castello.
Lorcan Scamander era tutto quello che non voleva essere.
Ted Lupin era soddisfatto della sua vita.
Alice Paciock era diversa. Era totalmente diversa da suo padre sia per aspetto fisico che per carattere e sua madre le aveva conferito giusto qualche tratto del viso.
James Sirius Potter era stanco. Era stanco ed aveva cominciato a stancarsi alla tenera età di quattordici anni.
Axel Lovegood era strano. Era tutto ciò che ci si potesse aspettare da qualcuno appartenente a quella famiglia.
Louis Weasley era normale.
***
Una generazione che ha avuto tutto senza dover fare nulla, figlia di eroi, ma normale, dannatamente umana.
E se si trovasse davanti ad un pericolo peggiore del precedente? Una generazione senza eroi sarà in grado di vincere o perlomeno sopravvivere?
“Ognuno di noi è un eroe”
“Gli eroi non esistono”
“Vedi, Lily, in una guerra non ci sono né vincitori né vinti, solo morti e sopravvissuti”
“Vivere senza di te è come morire”
(Nella mia storia gli anni passati ad Hogwarts non sono più sette, ma nove)
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alice, Paciock, Alice, Paciock, Jr, James, Sirius, Potter, Lorcan, Scamandro, Louis, Weasley, Lysander, Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 4

 

 

Shailene prese con velocità la sua sacca e si chiuse la porta alle spalle, lasciando la sua camera da prefetto nel disordine più totale. Quella mattina si era svegliata vergognosamente tardi, dopo un sogno popolato da gorgosprizzi e nargilli che l’aveva distratta più del consentito.

Sbadigliò, senza nemmeno coprirsi la bocca, mentre evitava due primini e correva verso l’uscita della torre dei Corvonero. La porta si aprì davanti a lei e la ragazza corse velocemente, andando a sbattere contro più di una persona e rivolgendo loro un veloce ‘scusa’ urlato durante la sua folle corse.

Inciampò più volte nei suoi stessi piedi e si maledette per essere così fastidiosamente distratta e per non essere stata completamente immune ai geni della famiglia Lovegood. Perché Shailene Sara Ricci non poteva certo essere definita normale, ma non era una pazza completa come sua zia e suo cugino Axel, che tra l’altro adorava.

Cercò di correre più veloce, mentre addentava una mela che aveva afferrato prima di uscire e con l’altra mano si sistemava la tracolla sulla spalla. Quel movimento brusco le fece andare i capelli davanti agli occhi e le coprirono la visuale per dieci secondi, che bastarono per travolgere qualcuno davanti a lei e cadere sopra questa sconosciuta persona, sbattendo la testa sul petto solido e facendo cadere la mela sul pavimento.

<< Diamine, quella era la mia colazione >> si lamentò ad alta voce, osservando la mela rotolare sul corridoio e poi cadere verso il vuoto.

Se avesse preso qualcuno in testa, l’aver saltato la colazione non sarebbe stato il suo più grande problema.

Solo in quel momento si ricordò che saltare la colazione non era il suo più grande problema. Si mise a sedere velocemente, borbottando un ‘cazzo’ tra i denti e imprecando una seconda volta quando, nel tentativo mal riuscito di alzarsi, scivolò nuovamente e ricadde come un peso morto sul corpo sotto di lei che, questa volta, si lasciò sfuggire un gemito di dolore.

Shailene non era mica un peso piuma.

<< Oh, scusa, mi dispiace, ma sono davvero in ritardo a lezione per la terza volta in una settimana e questa mattina non ho preso il mio caffè, quindi sono particolarmente distratta. Mi disp… >>

<< Va bene, va bene, ho capito >> ribatté scocciata una voce profonda e leggermente familiare.

Solo allora Shailene alzò il viso ed incontrò gli occhi nocciola di James Sirius Potter che la fissavano scocciati e infastiditi, ma anche divertiti.

<< Potresti alzarti? Mi stai schiacciando le costole >> si lamentò, spingendola delicatamente per le spalle.

La ragazza annuì con forza facendo sbattere il mento sulla fronte del castano che si lamentò di nuovo del dolore e così Shailene gli rivolse un’altra ondata di scuse che lo travolsero completamente.

<< Scusami, scusami di nuovo Jamie. I nargilli devono essere parecchi oggi, non senti anche tu l’aria un po’ pesante? >>

Il ragazzo alzò un sopracciglio preso alla sprovvista, sì dalle stronzate che quella pazza stava blaterando, ma soprattutto dalla confidenza che si era presa.

<< Jamie? >> chiese con un’espressione scettica, facendo sorridere la castana.

Lui e Shailene si erano a malapena parlati quando erano piccoli e comunque la loro ultima conversazione risaliva almeno a cinque anni fa, prima che la sua trasformazione allontanasse tutti quanti. Non che avesse allontanato lei, considerando che non erano mai stati vicini.

<< Oh, sì, Lily ti chiama sempre così, credo di essermi abituata >> sorrise ancora << Io sono Shailene Sara Ricci >> gli tese un mano che il ragazzo afferrò leggermente confuso.

Perché doveva utilizzare nome e cognome? Perché quella ragazza doveva essere così strana?

Beh, non per niente è amica di Lily ed Hugo.

<< So chi sei >> rispose solamente, continuando a guardarla << Cosa ci fai ancora in questa ala del castello? >> chiese, dimenticandosi completamente la sua maschera di menefreghismo.

Nemmeno conosceva quella ragazza, non sapeva niente di lei, eppure non riusciva a fingere. Probabilmente le ricordava troppo sua sorella. Effettivamente però Shailene non aveva niente di simile a Lily. I suoi capelli erano castani lunghi e mossi e anche se avevano qualche riflesso ramato, non potevano essere paragonati a quelli rosso fuoco e lisci della piccola Potter, gli occhi erano color miele ed oscillavano tra un nocciola e un verde poco deciso in contrasto con quelli scuri di sua sorella e le labbra erano piene. Lily poi era decisamente più alta.

Ma il loro carattere per alcuni tratti si somigliava davvero e quello spingeva il grifondoro ad avere una confidenza ed una naturalezza mai conosciute prima di allora.

<< La sveglia non ha suonato >>

<< Sveglia? >>

<< Oh, sì, è un oggetto babbano che squilla quando è l’ora di alzarsi, figo no? >> un sorriso più grande le illuminò il viso e contagiò anche il ragazzo.

Solo in quel momento James Potter si era reso conto di essere ancora seduto a terra con quella strana ragazza a cavalcioni su di lui e sorrise ancora, quando lesse la stessa consapevolezza negli occhi della corvonero.

Aprì la bocca per fare una battuta, ma Shailene si alzò di scatto, facendo appello a tutto il suo equilibrio per non cadere nuovamente e con le guance rosse per la vergogna ricominciò a correre come una pazza per il corridoio, urlando un ‘ciao, Jamie’ al ragazzo che ancora la fissava sbalordito.

James Sirius Potter la osservò correre via mentre sentiva il peso della sua maschera gravare nuovamente sul suo viso, ma alleggerito da un sorriso divertito e rispose al saluto, pur essendo consapevole che lei non sarebbe mai riuscita a sentirlo.

<< Ciao, Shai >>

 

 

Lorcan gettò con noncuranza i libri sul banco dell’aula di pozioni, ignorando le lamentele del professore e sedendosi vicino ad un Albus che lo guardava contrariato, ma anche divertito.

<< Di nuovo in ritardo Lor? >> chiese ironico, restando con gli occhi fissi sul libro che una loro compagna di casa stava leggendo.

Il biondo aprì il proprio libro e finse di ascoltare la lezione mentre disegnava ghirigori al bordo del testo e con la testa vagava tra i mille pensieri che lo tormentavano e, tra tutto quanto, l’unico punto fisso era proprio lui, Albus Severus Potter, seduto al suo fianco, il suo migliore amico di fianco a Scorpius Malfoy che proprio in quel momento gli stava rivolgendo un’occhiata complice mentre un areoplanino di carta planava sul suo banco.

Lorcan lo guardò incuriosito e lo aprì, sentendo gli occhi del suo compagno di banco puntati sul foglietto.

Scorpius aveva disegnato Lorcan che seduto al suo banco era impegnato a fare una pozione che subito dopo esplodeva ricoprendo la sua faccia di una sostanza verde non identificata. Albus trattenne a stento una risata, mentre il gemello fece una smorfia disgustata per nascondere un sorriso.

Scorpius non avrebbe mai smesso di prenderlo in giro per quell’unica sola volta in cui una pozione non gli era riuscita, ma, Lorcan ne era sicuro, non era stata colpa sua. Quell’imbecille di Malfoy aveva aggiunto di nascosto dell’acqua raggia e quando Lorcan aveva scaldato la pozione il tutto era esploso, non solo ricoprendolo di schifosa roba verde, ma facendogli guadagnare un Troll nell’unica materia che mai gli fosse riuscita.

All’inizio si era arrabbiato, ma dopo una settimana passata ad ignorare Scorpius e le continue suppliche di Albus aveva ceduto e l’aveva perdonato. Dannatissimi occhi cerulei e dannatissimo Potter.

Ora, dopo quasi quattro mesi, riusciva quasi a riderci sopra. Quasi.

Lorcan, che solitamente riusciva ad affrontare l’ora di pozioni senza sforzi troppo grandi, quella mattina cominciava a sentirsi oppresso e infastidito dall’aria umida e scura di quella stanza. Cazzo, era praticamente senza nemmeno una finestra. Lui era una serpe, abituato a vivere sottoterra, ma non riusciva più a sopportare quell’ambiente chiuso. Chissà come facevano i grifoni o i corvi a restare per ore intere in quel covo senza tentare prima il suicidio. Per i tassi non doveva essere troppo difficile, accettavano il tutto senza troppa difficoltà.

L’unica persona che gli impediva di lasciare la stanza in quel momento era seduta proprio accanto a sé e prendeva il nome di Albus Severus Potter.

Albus Severus Potter che, in quel momento era impegnato ad osservare il profilo della nuova arrivata. Una francesina veela del cazzo, che oltre ad essere insopportabile non faceva altro che scuotere i capelli e giudicare tutti dall’alto in basso.

Albus Severus Potter che afferrò una penna e scrisse qualcosa su un foglietto che poi lanciò in direzione della ragazza che, dopo averlo letto, lo guardò maliziosa.

Rispose con un areoplanino che questa volta Loran riuscì a leggere.

‘Stasera alle otto, sala comune’. A Lorcan venne da vomitare.

Albus Severus Potter che si girò verso il suo migliore amico e gli fece l’occhiolino mimando un ‘stasera me la scopo’ con le labbra.

Lorcan non si sforzò nemmeno di sorridere. Prese la sua sacca e si diresse verso la porta di uscita ignorando le grida di Lumacorno che blaterava di togliere i punti alla sua stessa casa e uscì sbattendosi la porta alle spalle.

 

Lorcan aprì con forza la porta del bagno maschile al terzo piano e si avvicinò allo specchio. Guardò il suo riflesso sentendo una crescente rabbia dentro di sé. Stava rovinando tutto.

Quel maledettissimo amore stava lentamente distruggendo tutto quello che Lorcan aveva costruito con fatica nella sua vita. Gli impediva di studiare, non gli permetteva di concentrarsi sul campo da quidditch e presto avrebbe rovinato anche la sua amicizia con Albus, allontanandolo definitivamente da lui. E Lorcan questo non voleva accettarlo, ma non sapeva come evitarlo. Non sapeva come avrebbe dovuto affrontare la cosa e l’unica soluzione possibile sembrava quella di lasciare che la vita proseguisse il suo corso senza nemmeno rendersi conto che lo stava ferendo. Perché sì, Lorcan stava soffrendo.

Un nuovo sentimento di rabbia si impossessò di lui quando le parole di Albus si fecero di nuovo chiare nella sua testa. Sentì il respiro farsi pesante e un peso premergli sul petto.

Allentò la cravatta, ma non era abbastanza. Sbottonò i primi bottoni della camicia, ma ancora una volta non era abbastanza.

Un rumore di vetri infranti si disperse per la stanza e Lorcan si accorse di aver tirato un pugno allo specchio solo quando guardò la sua mano sanguinante. E il dolore arrivò, ma non era abbastanza. Lorcan era arrabbiato.

Tirò un altro pugno ed un altro ancora e caricò il quarto quando una mano gli bloccò il braccio ed una voce profonda e sorpresa arrivò alle sue orecchie.

<< Sei forse impazzito? >> Louis Weasley guardava il biondo come se fosse appena uscito da un manicomio.

La sua giornata non faceva altro che peggiorare. Si era svegliato di umore nero e la situazione non era certo migliorata quando aveva preso un’enorme e decisamente poco gradita D in erbologia. Tutti quelli della sua casata erano dannatamente bravi in quella materia e lui si sentiva dannatamente stupido ogni volta che dovevano anche semplicemente piantare un seme. Ma almeno per quell’aspetto poteva considerarsi diverso dagli altri, non in modo positivo, certo, ma per lo meno non rientrava nella media.

E chi se lo sarebbe mai aspettato di trovare Lorcan Scamander intento a dare pugni ad uno specchio del bagno maschile.

<< Che vuoi? >> gli ringhiò contro il serpeverde, spingendolo indietro.

Louis fece due passi indietro a causa della forte spinta del biondo, ma non si lasciò intimorire dalla voce rabbiosa né tantomeno dall’espressione minacciosa.

<< Cosa è successo? >> non si avvicinò, credendo che almeno in quel modo avrebbe potuto calmare un po’ il ragazzo che si limitò a rivolgergli un’occhiata indifferente.

<< Non sono affari tuoi, vattene >>

Ma Louis lo sapeva Lorcan non lo stava cacciando, gli stava chiedendo aiuto. Lo osservò. La camicia sbottonata e la cravatta allentata,  l’espressione ferita e la mano sanguinante. E Louis in quel momento seppe cosa fare.

In quel momento ringraziò di essere un tassorosso nella media e di non essere scappato davanti alla richiesta muta di aiuto. Ringraziò di non essere diverso dai suoi leali compagni di casa. Ringraziò di essere gentile e premuroso, come tutti.

Si avvicinò a Lorcan e gli afferrò una mano, poi prese dei tovaglioli di carta, trasfigurandoli in una benda e la poggiò sul lavandino. Sciacquò la mano insanguinata e tolse con grazia i vetri che erano rimasti incastrati nella pelle e la fasciò sotto lo sguardo incantato e sorpreso di Lorcan.

Louis era poco più alto di lui e aveva i capelli più tendenti al dorato, con due grandi occhi grigi, il naso piccolo e la bocca piena, sembrava gridare al mondo che un ottavo del suo sangue non era umano. Poi ripensò al suo atteggiamento ad Hogwarts. Louis sembrava nascondersi, al contrario di Dominique e di Victoire prima di lei.

Louis girò gli occhi verso Lorcan e fissò l’azzurro cielo che infuriava ancora arrabbiato, ma decisamente più calmo. Non poteva sapere che in quel momento Lorcan tutto pensava di lui fuorché fosse nella media. Perché non tutti l’avrebbero aiutato e non tutti si sarebbero fermati ad osservarlo con il semplice scopo di assicurarsi che stesse bene.

Lorcan Scamander non pensava che Louis Weasley fosse mediocre.

<< Grazie >> sussurrò, continuando ad osservarlo negli occhi.

Louis sorrise e alzò le spalle.

<< Figurati. Ci si vede in giro >> e uscì dal bagno.  




Angolo Autrice

Ciao a tutte :) Ecco il quarto capitolo dove incontriamo Louis, Lorcan, Shailene e James!

Spero davvero che vi piacia! Non ho molto da dire se non ringraziare tutti e pregare per una reensione in modo da migliorare :)

Provo a lasciarvi le foto dei personaggi

James:

James

Shailene: 

Shailene

 

Lorcan:

Lorcan


Louis:

Louis

  
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