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Autore: Margo Malfoy    20/11/2014    1 recensioni
«Maggie, no!» gridò con la voce tremante.
Mi liberai dalla sua presa e continuai la mia corsa tra le mura strette. Ancora pochi passi, e avrei raggiunto i miei due amici. So che loro sarebbero stati fottutamente arrabbiati con me, ma non potevo abbandonarli. Un Velocista non l’avrebbe fatto, e io sapevo di voler diventare come loro.
«Fermati!» di nuovo Newt.
Le sue parole furono le ultime che sentii.
Poi le porte si chiusero alle mie spalle, segno che sarebbe iniziata la fine.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'She Belongs To Him'
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Giorno 7
Era passata una settimana dal mio arrivo alla Radura e avevo provato tutte le postazioni. Quel giorno mi avrebbero detto quale sarebbe stato il mio lavoro all’interno del Sistema. So che era pericoloso e tutto, ma speravo davvero di diventare Velocista. Si potevano studiare delle vie di fuga e in più sarei stata con Thomas e Minho ed erano davvero forti. Mi avrebbe fatto schifo lavorare con qualcuno di antipatico o, ancora peggio, che non spiaccicava parola. Invece con Thomas e Minho non correvo questo rischio, ne ero sicura. Quella mattina mi svegliai alle sette e, un po’ indolenzita, mi avviai verso la cucina per prendere la mia colazione.
«Buon giorno» disse Newt spuntando dietro di me nella fila. Newt era un altro dei pochi con cui sapevi che ti saresti divertito, anche lui era forte.
«Ciao Newt» replicai sbadigliando.
«Allora, oggi ti sarà assegnata una postazione, com’è?»
Entrambi avevamo preso i nostri vassoi e ci stavamo dirigendo verso un tavolo.
Una volta seduti dissi: «Sinceramente spero di diventare Velocista»
Sul volto di Newt si dipinse un sorriso. «Sei forte Maggie,» disse «ti ci vedo al fianco di Minho e Tommy»
«Ciao pive» la voce di Minho interruppe la nostra conversazione.
«Parlando del diavolo...» disse Newt sorridendo.
«Stavate parlando di me?» chiese Minho sedendosi con fare altezzoso.
«Si, ma non montarti la testa amico, non saprai mai cosa stavamo dicendo» disse Newt scherzando.
Io sorrisi. Sì, Minho, Newt e Thomas era senz’altro i miei preferiti. Poco dopo ci raggiunse anche Thomas, che si sedette vicino a me.
«Agitata? Oggi saprai qual è la tua postazione» disse tirandomi una gomitata.
«Già» dissi. In realtà ero davvero un po’ sotto pressione. Magari nessun Intendente mi avrebbe voluta al suo fianco, magari mi volevano più postazioni e mi avrebbero mandata in quella che mi faceva più schifo.
«Andiamo Tommy,» disse Minho alzandosi «le porte si stanno aprendo» indicò con un dito le porte Occidentali e poi se ne andò salutandoci con un cenno, lasciando me e Newt di nuovo da soli.
«Tranquilla Maggie, torneranno stasera» disse lui.
«Come?» chiesi soprapensiero.
«Li guardi come se non tornassero mai più. E poi non puoi negarlo, so che noi tre siamo i tuoi preferiti» disse con un sorriso smagliante.
«Ops, mi hai scoperta» alzai le spalle con un sorrisetto innocente. In effetti era brutto passare la giornata da sola quando, durante i pasti, con la loro compagnia mi trovavo così bene.
Durante la giornata girovagai un po’ tra i boschi e verso l’ora in cui si chiudevano le porte mi avvicinai ai muri. Avviandomi vidi che già un grande gruppo di Radurai era accerchiato di fronte al corridoio che portava nel Labirinto. Mi feci spazio tra i ragazzi e raggiunsi la prima fila, dove c’erano Newt, Alby, Gally e Chuck.
«Che succede?» chiesi riferita a Newt.
Fu Gally a rispondere. «Minho e Thomas» disse con voce dura.
«Cosa?» dissi.
«Sarebbero dovuti rientrare ore fa» disse poi Newt con più gentilezza, ma comunque spaventato.
Il panico iniziò a salirmi nel corpo, dallo stomaco alla gola. Il mio cuore iniziò a battere più velocemente. Ricordavo bene ciò che mi aveva detto Alby a proposito di rimanere una notte nel Labirinto. E mi ricordavo ciò che Minho mi aveva detto sui Dolenti.
«Beh, mandate qualcuno a cercarli» dissi sempre rivolta a Newt.
«Non si può» intervenne Alby. Il suo tono era freddo, distaccato. Il suo sguardo incollato sul corridoio.
«Minho non è così stupido da perdersi,» disse Gally alzando le braccia, quasi rassegnato «saranno sicuramente morti»
Morti.
«Adesso non diciamo stupidate, Gally» disse Newt rimproverandolo.
Avevo il cuore in gola. Non volevo credergli, ma Gally aveva ragione: Minho era troppo sveglio per perdersi.
Con un tonfo le pareti iniziarono lentamente a muoversi verso l’interno, rimpicciolendo sempre di più il corridoio.
«Oh no» disse Chuck dietro di me.
«Andiamo, dovremmo fare qualcosa!» gridai guardando i Radurai dietro di me. Alcuni di loro avevano già incominciato ad andarsene, a tornare ai loro lavori. Davvero questi ragazzi mollano così facilmente?, mi chiesi.
«Laggiù!» gridò un Raduraio che non conoscevo, puntando l’indice verso due puntini che si avvicinavano quanto più velocemente possibile.
La fessura che li separava da noi si faceva sempre più stretta ogni secondo che passava.
«Coraggio Minho!» gridavano alcuni.
«Potete farcela!» dicevano altri.
Ma nessuno di loro li stava aiutando per davvero. Guardai prima Newt e poi Alby, ma entrambi avevano lo sguardo fisso nella fessura, non riuscivano a vedere la paura che mi riempiva gli occhi.
Chuck, dietro di me, era in panico.
«Non ce la faranno, vero?» mi chiese prendendomi un braccio.
«Ce la faranno.» dissi «Devono farcela.»
Mentre la fessura si chiudeva sempre di più lasciai la mano di Chuck e mi voltai verso il Labirinto. Quell’enorme trappola che avevo attraversato al loro fianco. Al fianco di due degli unici tre ragazzi che mi facevano sentire “a casa” alla Radura. Al fianco di due Velocisti. Loro erano preparati su ciò che dovevano fare. Doveva essere successo qualcosa.
Solo quando furono un po’ più vicini riuscii a vederlo: Minho stava zoppicando. Per quello andavano così piano. Mi girai di nuovo verso Newt, in cerca di uno sguardo di conforto. Questa volta mi vide, ma in lui vidi solo ciò che riempiva gli occhi di tutti gli altri Radurai: paura.
Mi girai verso Chuck. «Ce la faranno» gli ripetei.
La fessura era davvero piccola. Uno spiffero. Ancora pochi secondi e le porte si sarebbero chiuse, fagocitando Minho e Thomas. Seguendo l’istinto mi buttai. Attraversai parte dello spiraglio. Newt cercò di fermarmi, tirando la camicia che, una settimana prima, proprio Minho mi disse di indossare.
«Maggie, no!» gridò con la voce tremante.
Mi liberai dalla sua presa e continuai la mia corsa tra le mura strette. Ancora pochi passi, e avrei raggiunto i miei due amici. So che loro sarebbero stati fottutamente arrabbiati con me, ma non potevo abbandonarli. Un Velocista non l’avrebbe fatto, e io sapevo di voler diventare come loro.
Eravamo almeno in venti là fuori, tutti fermi a gridare loro di tenere duro o a produrre versi di sorpresa e terrore. Ma dovevamo salvarli, e l’unico modo era agire praticamente. E anche se il mio non era esattamente un gesto pratico stavo agendo.
«Fermati!» di nuovo Newt.
Feci pochi altri passi e arrivai di fronte a Thomas e Minho. Le parole di Newt furono le ultime che sentii.
Poi le porte si chiusero alle mie spalle, segno che sarebbe iniziata la fine.
   
 
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