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Autore: Angel_R    29/10/2008    3 recensioni
Gabriella, dopo vari trasferimenti, arriva ad Albuquerque, dove incontra la studiosa Taylor, la pianista Kelsi, e l’amante della danza Martha. Troy è il capitano della squadra di basket e il ragazzo più ammirato della scuola. Sharpay è la Regina di Ghiaccio alla quale non si deve mai dire di ‘no’, mentre Ryan, suo fratello gemello, si rifugia sempre nel suo posto preferito, il teatro… Sembra tutto normale, ma se Troy non fosse carino e gentile? E se Gabriella non lo vedesse di buon occhio? E se Sharpay non amasse il teatro ma i pom-pon? E se Ryan non fosse morbosamente attaccato alla sorella? E se… e se volete saperne di più… leggete!! Questa è la mia primissima long, quindi recensite in tanti!! Anche i commenti negativi sono ben accetti, servono a migliorare, sempre che non siano offensivi… Grazie in anticipo!!^^.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7: Perché mi stai dicendo queste cose?


Di sicuro avevo fatto un grandissimo sbaglio accettando l’invito di Erika, ma, ormai, non avevo altra scelta.
Arrivammo al parco e subito la piccola Bolton corse verso un gruppetto di bambini poco lontano.
Io mi sedetti su uno dei sedili dell’altalena.
“Non sei l’unica che non riesce a resistere alla faccia da cucciolo”, mi disse Troy sedendosi nel sedile vuoto accanto al mio.
Io lo ignorai e cominciai a fissare un punto non ben definito davanti a me.
“Che c’è? Fai finta di non sentirmi? Non è molto maturo”.
Senti chi parla di maturità!!
“No, non faccio finta, lo faccio davvero”, risposi senza neanche guardarlo in faccia.
“Sei ancora scossa per l’incidente di ieri sera?”.
“Non è stato un incidente, e tu lo sai benissimo. Sempre che non ti capiti spesso di baciare la prima ragazza a portata di mano”.
“No, non spesso. Solo ogni tanto ”, disse come se fosse la cosa più normale del mondo.
Mi alzai di scatto e mi avvicinai a Erika, che stava correndo verso di noi.
“Quei bambini sono antipatici, voglio stare con te”, disse afferrandomi la mano. Cominciammo a passeggiare per il parco.
“Tu e mio fratello siete amici?”.
“No, ci conosciamo solo di vista”.
“Allora non siete fidanzati?”.
Fidanzata con quell’animale?! Non voglio neanche essere una sua conoscente, figurati essere una cosa importante come la fidanzata!! Fosse l’ultimo ragazzo sulla faccia della Terra!! Mettermi con quello sarebbe stato come togliermi il cervello dalla scatola cranica e buttarlo nel cestino della spazzatura.
“No”, le risposi, invece.
“Lo odi?”.
L’ingenuità e la spontaneità di quella bambina avevano un effetto disarmante.
“N- no, diciamo solo che se non stiamo troppo vicini è meglio”.
“Ah… Beh, fai bene. I maschi sono stupidi. Però mamma dice che non lo sono tutti, alcuni, anche se pochi, si salvano”.
“La tua mamma ha ragione”.
“Lei dice anche che Troy è uno degli stupidi perché davanti agli altri fa quello duro, che poi non ho capito bene cosa vuol dire, mentre quando non lo vede nessuno non lo fa. Però io, anche se è stupido, gli voglio bene lo stesso, perché con me è gentile, e poi fa tutto quello che voglio… Beh, quasi”. Sorrise divertita al pensiero.
Avevo capito male o Erika stava dicendo che in quella macchina d’allenamento senza cervello di suo fratello c’era un briciolo di cuore?
Sì, dovevo di certo aver capito male…
All’improvviso Troy arrivò correndo e prese di peso sua sorella reggendola per le gambe e dietro la schiena.
“Stavate sparlando di me?”.
“Credi che tutti parlino sempre e solo di te? Ho di meglio cui pensare. Tu non sei al centro del Mondo. Beh, di certo non del mio. Fattene una ragione”.
“Ci proverò, ma sarà molto difficile”.
Egocentrico.
Erika ridacchiò e Troy la mise giù. Lei, appena toccato il suolo, corse nuovamente verso lo scivolo.
“Ma com’è possibile che quella bambina sia la sorella di uno come… te?”, chiesi.
“Le combinazioni e i misteri della genetica, suppongo”, rispose sorridendo, come suo solito. “E poi che abbiamo di così diverso?”.
Inarcai un sopracciglio. “Devo farti la lista?”.
“Ci risiamo col sarcasmo. Mamma mia quanto sei acida! Meglio non starti troppo vicino, o si rischia di andare a male”.
“Ah- ah! Se non mi vuoi attorno, tanto meglio, io non ci tengo proprio”.
“Sicura? Eppure ieri sera mi è sembrato che ti piacesse stare in mia compagnia”.
Non ci credevo!! Avevo davvero sentito quelle parole uscire dalla sua bocca?!
“Stupido! Cretino!”.
Incominciai a prenderlo a pugni sul braccio sinistro.
“Ehi! Vacci piano. Se vai avanti così, mi farai saltare la partita la settimana prossima”.
Con un gesto rapido e preciso mi bloccò le braccia a mezz’aria stringendomi i polsi.
“Però! Mi hai colpito sempre nello stesso punto, complimenti. Palestra?”.
“Rabbia”, risposi semplicemente senza staccargli gli occhi di dosso.
“Una gattina come te che tira pugni? Sono colpito”.
“Non chiamarmi così”.
“Va bene, va bene”.
Rimanemmo in quella posizione assurda per qualche secondo, poi Troy abbassò le braccia, continuando, comunque, a mantenere salda la presa sui miei polsi.
“Lasciami”.
“Non ci penso proprio. Se mollo la presa, potresti attaccarmi di nuovo”.
Stava sorridendo. Sempre Quel sorriso.
“Non dirmi che hai paura, Wildcat”, cominciai a sorridere anch’io.
“Guarda che lo faccio per te, non vorrei mai che ti spezzassi un’unghia”.
“A me non importa proprio niente delle unghie. Mettiti bene in testa che io non sono come quell’oca che ti porti a letto!!”.
Troy spalancò gli occhi per un secondo, per poi far riapparire la solita espressione da schiaffi.
Forse avevo esagerato davvero troppo.
“Oca. L’hai chiamata così anche l’altra volta, nel giardino della scuola. Mi piace”.
Quella volta fui io a rimanere sorpresa.
“Cosa?”, chiesi quasi senza fiato.
“Mi piace”, ripeté semplicemente con un'alzata di spalle.
“Ti rendi conto che stai parlando della tua ragazza?”
“Sì, è vero, è la mia ragazza, ma chi ti ha detto che ci tenga davvero a lei?”.
“In una relazione normale sarebbe… beh, normale”.
“Relazione normale? Tu credi che quest’espressione possa esistere se di mezzo c’è Sharpay Evans?”.
Beh, in effetti…
“Non è sempre oro quello che luccica”, disse Troy sospirando.
“Fai anche il filosofo, adesso?”.
“Volevo dire che non è detto che se sto con Sharpay significa che provo qualcosa per lei. E’ solo una relazione d’interesse: io ho la borsa di studio assicurata e lei ha la fama che cerca. E’ come un rapporto d’affari”, finì con una scrollata di spalle. “Solo con un po’ di divertimento in più”, aggiunse sogghignando.
“Che tristezza”.
“Dici? Sì, può essere. Comunque non credere a tutto quello che vedi”.
“Cosa vuoi dire?”.
“Tu credi che tutti quelli che si definiscono miei ‘amici’, lo siano davvero?”.
“Perché parli così?”.
“Perché è la verità. C’è molta più possibilità di riuscita a essere il braccio destro del capitano”.
“Io credevo che almeno tu e Danforth foste davvero amici”.
“Beh, forse con lui è un po’ diverso, ma con gli altri è così di sicuro”.
“Come fai a esserne certo?”.
“Credi stiano sempre con me perché sono simpatico e disponibile?”.
“Già, come no”.
A quel punto mi accorsi di quanto potesse essere finta e triste la vita di Troy. Forse era per proteggersi da quello che aveva messo a punto Il Sorriso.
Ero senza parole. Non avevo mai pensato a queste cose, e neanche che io potessi assomigliare tanto a uno come Bolton…
Anch’io avevo sempre avuto delle amicizie effimere, e il più delle volte queste relazioni erano una risposta alla necessità di non sentirmi sola, e non un vero e proprio legame come quello che lega degli amici veri, il che, era più o meno l’equivalente dell’espressione che aveva usato Troy: ‘interesse’.
“Non fare quella faccia, per me è normale”.
“Non stavo pensando a te, ma…”, non riuscii a finire la frase.
“Ok, adesso basta confessarsi, non siamo in chiesa”.
“ Perché mi hai detto tutte queste cose?”.
“Guarda che non sono confidenze del tipo ‘caro diario’, sono cose che sanno tutti”.
“Ma io…”.
“…tu non le sapevi”.
“Già”.
“Erika!”. Troy chiamò sua sorella e, sciogliendo la stretta dai miei polsi, si diresse verso lei. Capii che l’argomento era chiuso.
Ci avviammo verso l’uscita del parco.
Erika ed io camminavamo chiacchierando mano nella mano, mentre Troy ci seguiva pochi passi più indietro.
“A me la mano non la tieni?”, mi chiese lui sarcastico affiancandoci.
“Se hai paura di perderti la prossima volta porto un guinzaglio”.
“Ci sarà una prossima volta?”.
“Non volevo dire quello. Era una battuta, se non l’hai capita te la spiego”.
“Perché? Non mi vuoi vedere più?”, chiese Erika dispiaciuta.
“Certo che ci rivedremo! Io non voglio rivedere lui, tu sei molto più simpatica”.
“Di sicuro!”.
“La smettete di parlare come se non ci fossi?”.
“Ti senti trascurato?”.
Erika lasciò la presa dalla mia mano per poi afferrarmi l’altra, dopodiché allungo la mano rimastale libera e prese quella di suo fratello.
“Ecco, così nessuno si sente solo”.
Ero un po’ in imbarazzo, ma per non ferire i sentimenti della bambina, non dissi niente.
“Noi siamo arrivati”, disse Troy fermandosi davanti al cancello di una villetta.
“Bene, allora io vado a casa”, dissi abbassandomi e abbracciando Erika.
“Non si usa salutare tutti dalle tue parti?”, mi schernì Troy.
“Cosa c’è? Carenze d’affetto Bolton?”.
“No, no, hai ragione tu. Se mi tocchi, potresti attaccarmi la tua naturale acidità da vecchia zitella”.
“Grazie per i complimenti, ci si vede”.
Mi avviai verso casa mia.
In meno di una giornata mi erano capitate tantissime cose: il pigiama- party, il bacio, la ‘chiacchierata’ con Bryce, l’incontro con Erika, la scoperta della sua parentela con Troy e le ‘confessioni’ di Bolton al parco…
Certo che Albuquerque, seppur piccola, offriva davvero molte sorprese…



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Fine settimo capitolo.

Grazie mille a romanticgirl e lovejero per le recensioni dello scorso capitolo, ma anche a chi legge solo.
Spero commentiate anche questo nuovo!! Ci tengo molto!! Mi raccomando!!

Arrivederci alla prossima!!!^^

Nella prossima puntata:
“Dovresti dirglielo”, gli suggerii una volta usciti dal teatro.
“Cosa?”.
“A Kelsi. Dovresti confessarle i tuoi sentimenti, invece di continuare a fissarla in continuazione”.
“Te ne sei accorta?”.
“Sì, e non sono l’unica. Non vorrei sembrare troppo indiscreta, ma chiunque lo noterebbe. Beh, tutti tranne Kelsi”.
“Ah… Comunque non credo di farcela, non ho il coraggio. Lei mi piace, è vero, ma non è reciproco. Per lei sono solo un amico”.
“E chi te l’ha detto? Se non ci provi, non lo saprai mai”.


Angel_R
  
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