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Autore: ___Page    21/11/2014    1 recensioni
"Ricorda per sempre il cinque novembre, il giorno della Congiura delle Polveri.
Non vedo perché, di questo complotto, nel tempo il ricordo andrebbe interrotto."
Ispirato moooolto liberamente allo spettacolare "V per Vendetta" (il film) ecco una FF senza pretese con protagonista il mio eroe preferito.
[Aggiornamenti molto lenti]
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aokiji, Cipher, Pool, 9, Kaya, Koala, Nico, Robin, Sabo, Usop
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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 -Ma cosa è successo?! Credevo fossi uscito per noleggiare un dvd!-
Il piccolo Chopper lo osservò a occhi sgranati attraversare lo spazio che corrispondeva al salotto del loro rifugio, diretto in camera, con Kaya tra le braccia.
-È una lunga storia, Chopper! Sappi solo…- gli disse il moro, chinandosi in avanti per depositare la bionda sul proprio letto -…che l’ho salvata!- concluse, voltandosi verso di lui con le mani sui fianchi, in una posa trionfale.
Non era poi così necessario specificare che era successo tutto per caso e che se non fosse stato per lei Nero li avrebbe di certo raggiunti e catturati.
Così come non era necessario riferire alla renna parlante che era stato lui a farla svenire e che i dvd non li noleggiava ma li rubava, insieme agli snack che poi sgranocchiavano durante la visione.
Non era necessario e soprattutto sarebbe stato un durissimo colpo per Chopper, che stravedeva per lui e i suoi, a suo dire, impareggiabili coraggio e integrità morale.
E infatti, come da manuale, proprio in quel momento il peloso amico del sedicente eroe lo stava osservando con gli occhi luccicanti ed espressione adorante.
-Oooooh Sogeking! Sei così forte e coraggioso!- proruppe con voce acuta e intrisa di emozione.
-Oh ma figurati!- minimizzò il moro, con un gesto della mano, prima di cominciare a spogliarsi del mantello -È stato un gioco da ragazzi!-
Depositò cappa e tracolla su uno sgabello, aprendo la sacca per recuperare i dvd e mostrarli all’amico, e stava già per togliersi anche la maschera che un mugugno soffocato lo fece voltare di scatto verso il letto.
Kaya stava riprendendo conoscenza e subito Chopper si precipitò verso di lei, salendo sul letto e inginocchiandosi al suo fianco, gli zoccoli appoggiati alle zampe ripiegate sotto il sedere. 
Lentamente le palpebre della ragazza si sollevarono, rivelando uno sguardo confuso e leggermente appannato, il quale prese a esaminare la stanza fino a focalizzarsi su un naso blu al centro di un musetto che la fissava curioso, a capo piegato di lato e occhi spalancati.
-Ciao!- la salutò Chopper, sorridendole –Ti sei svegliata!- esclamò felice.
Kaya aveva visto parecchie stranezze nella sua vita ma una cosa così davvero le superava tutte.
Quella creatura, qualsiasi cosa fosse, sembrava il peluche di un procione, con le corna da renna, un cappello a cilindro rosa in testa e, soprattutto, l’uso della parola.
Sbatté le palpebre un paio di volte, prima di portare l’indice di una mano a strofinare con il lato del dito gli occhi, per liberarli completamente dal sonno.
Poi, inspirando a pieni polmoni per risvegliarsi completamente, si tirò su a sedere, appoggiando la schiena alla testata del letto.
-Dove mi trovo?!- domandò, calma e per niente turbata.
L’ultima cosa che ricordava era la voce di Sogeking che la chiamava e l’istinto le diceva che, ovunque fosse, era al sicuro.
-Siamo nel mio rifugio!- la informò il ragazzo mascherato, avvicinandosi a lei e sedendosi su letto, dal lato opposto rispetto a Chopper -Stai bene?! Vuoi qualcosa da mangiare?!- le chiese premuroso.
Kaya sorrise, incantandolo, prima di annuire.
-Sto benissimo!- affermò in un sussurro.
-Se vuoi posso prepararti qualcosa! Sogeking mi ha detto che ti hanno aggredita! Se sei sotto shock avrai bisogno di reintegrare!- intervenne convinto il piccolo Chopper, mettendosi in piedi sul letto.
La ragazza si voltò verso di lui, senza smettere di sorridere di sorridere, sorpresa dal tono professionale che aveva usato.
-Beh in effetti…- mormorò portando una mano sul ventre.
-Volo!!!- esclamò la renna, balzando giù dal letto e precipitandosi fuori dalla stanza.
Lo osservarono correre via, sorridendo affettuosi.
-Soggetto particolare…- mormorò Kaya, riportando lo sguardo su Sogeking.
-Sì lo è! Vuole diventare un medico e studia parecchio per questo! Non so nemmeno come faccia, quei libri sono pieni di termini impronunciabili!- commentò il riccio, con una nota di orgoglio nella voce, girandosi di nuovo verso la porta fuori dalla quale la piccola renna era scomparsa poco prima.
Una sensazione calda e improvvisa gli fece spostare l’attenzione sulla propria mano, trovando le candide e affusolate dita di Kaya posate sulle proprie in un’immobile e delicata carezza, che lo fece deglutire a vuoto, mentre, dietro la maschera, il rossore gli mandava a fuoco la faccia.
-Grazie ancora per avermi salvata- soffiò a mezza voce la bionda, facendogli sollevare lo sguardo e mandandolo in tilt.
Kami se era bella!
Bella e sensualmente innocente, senza contare che lo guardava con un’intensità da mandare chiunque fuori di testa.
Si sentiva terribilmente accaldato e molto vicino a perdere il controllo ma, per quanto l’istinto gli dicesse di affidarsi ai sensi, gettando al vento la prudenza, la sua parte razionale gli ricordò che non doveva, non poteva togliere la maschera.
Non sapeva niente di Kaya ed era già stato un incosciente a portarla nel suo nascondiglio.
E se fosse stata una spia del governo?!
Certo per quanto riguardava l’ubicazione del suo rifugio non c’era da preoccuparsi, era svenuta al loro arrivo e sarebbe bastato portarla fuori da lì assicurandosi che non vedesse la strada ma, se avesse rivelato la propria identità, allora tutto sarebbe stato perduto.
Lo avrebbero trovato, lo avrebbero sbattuto in carcere e quasi certamente torturato, prima di giustiziarlo ed esporre il suo cadavere sulla pubblica piazza.
Un brivido di puro terrore lo percorse a quel pensiero, facendolo alzare di scatto e allontanarsi bruscamente dalla ragazza, che non poté impedirsi di osservarlo perplessa.
-Tutto a posto?!- domandò, corrugando le sopracciglia.
-C-certo che sì!- esclamò agitato, portando una mano a grattarsi la nuca -io…- esitò, cercando qualcosa da dire, spaventato all’idea di perdere il controllo.
-È pronto!- la voce di Chopper li raggiunse attraverso la porta aperta, levando Sogeking dall’impiccio e facendolo sospirare sollevato.
Il cigolare delle molle lo avvisò che Kaya si era alzata dal letto e si premurò di puntare lo sguardo altrove ma non poté nulla contro la zaffata di vaniglia e odore di pulito che lo raggiunse, quando la ragazza lo affiancò, posandogli un palmo sul braccio.
-Vogliamo andare?!- propose sorridendo.
Il giovane si limitò ad annuire, seguendola poi con gli occhi mentre lo precedeva e usciva dalla stanza, con passo aggraziato e leggiadro.
Sospirò riscuotendosi, prima di seguirla in salotto, dandosi dello stupido per essersi ficcato da solo in un simile casino.
 

§
 

Ringraziò con un cenno del capo, accettando il bicchierino di plastica contenente una brodaglia scura che si supponeva fosse caffè, proveniente da chissà quale thermos portato lì da chissà quale agente.
Aspettò che il poliziotto si fosse allontanato prima di accostare il naso e inspirare una zaffata di aroma, gettando poi il liquido in terra e accartocciando il bicchiere con un unico movimento della mano.
Kuzan Aokiji, ispettore della polizia di Raftel, odiava poche cose, ma le odiava con estrema cura.
Odiava venire svegliato nel cuore della notte.
Odiava il caffè scadente.
Odiava le ingiustizie.
Quindi l’offerta, per quanto gentile, di quello schifoso intruglio era solo il coronamento della nottata che stava trascorrendo, dopo essere stato svegliato alle quattro del mattino da una telefonata dell’agente Tashiji, che richiedeva la sua presenza sul luogo di un delitto.
La vittima era un uomo sulla cinquantina, corti capelli neri e un viso piuttosto anonimo, se non fosse stato per il trucco verde ed esagerato sugli occhi e il rossetto rosso.
Lo avevano trovato riverso su alcuni sacchetti di pattumiera, accatastati accanto ai cassonetti dell’immondizia di un vicolo della periferia, il corpo crivellato di colpi.  
Kuzan lo osservò con sguardo impassibile mentre sistemava meglio il cappellino di lana blu sulla testa, senza lasciar trasparire alcuna emozione, incrociando le braccia al petto per nascondere il tremore alle mani.
Sapeva a pelle, con certezza assoluta che, qualunque cosa avesse fatto quell’uomo, qualunque fosse stato il losco affare in cui si era invischiato per finire così, era solo una vittima innocente di qualcosa molto più grande di lui.
Lo sentiva nelle viscere e gli si ritorcevano le budella all’idea che l’infame bastardo che lo aveva ridotto così girasse a piede libero per la città.
-Ispettore Aokiji!- lo chiamò una voce, a metà tra un saluto e una richiesta di attenzione.
Si voltò verso Tashiji, la sua migliore e più giovane agente, trovandola a fissare in attesa uno dei cassonetti su cui erano accatastati dei sacchetti.
Kuzan sospirò, passandosi pollice e indice sugli occhi.
-Tashiji. Sono qua- mormorò asciutto, facendola voltare sorpresa verso la fonte del suono.
La guardò assottigliare lo sguardo, rendendosi infine conto di avere gli occhiali da vista in testa e rimettendoseli sul naso mentre un lieve rossore le imporporava le guance.
-Oh! Mi… mi scusi ispettore!-
Con un gesto della mano le comunicò che non c’era nessun problema, mentre la mora gli si avvicinava.
-Hai scoperto qualcosa?!-
Tashiji annuì, spostandolo sguardo sulla vittima.
-Si chiamava Bon Chan Kurei. Lavorava al Sabaody Centre come truccatore. Incesurato. In tasca aveva questo scontrino- disse, allungandogli un piccolo sacchetto di plastica contenente un pezzetto di carta stampato -È del Raoul’s Corner, un bar che rimane nel quartiere di Rogue Town. Ci si è recato sul tardi, verso le dieci e mezza, undici e ha consumato un paio di drink. Per ora è tutto ciò che ho-
Kuzan la osservò impassibile, senza lasciar trasparire l’ammirazione che provava per quella zelante e dinamica ragazza, destinata a diventare una grande ispettrice, almeno a livello teorico.
-Oppure ne ha consumato uno solo in compagnia- considerò il moro, voltandosi di nuovo verso il cadavere.
-Pensi che possa essere uscito con il proprio assassino?!-
-Io non penso niente Tashiji. Io analizzo ciò che vedo. E ciò che vedo assomiglia molto a…-
-Un regolamento di conti. Non potrei essere più d’accordo-
L’ispettore chiuse un attimo gli occhi, in un gesto infastidito, all’udire quella voce.
Perché, se c’era qualcosa che odiava sopra tutte le altre, quel qualcosa era Rob Lucci, il capo della CP9, e le ingerenze del suo corpo speciale in ogni singola indagine di cui si occupava la polizia di Raftel.
-Lucci- lo salutò, atono voltandosi verso di lui.
-Aokiji- rispose con altrettanta impassibilità l’uomo, squadrandolo prima di avvicinarsi -Chiunque fosse, non era di certo uno stinco di santo per finire così-
-Potrebbe anche essersi semplicemente trovato nel luogo sbagliato al momento sbagliato- fece notare con freddezza Kuzan.
Lucci lo guardò di striscio, con aria scettica.
-Da quando in qua si scarica un’intera mitragliatrice su un innocente spettatore?- domandò asciutto il capo della Ciper Pool.
-Da quando in qua il capo della CP9 in persona viene mandato sul luogo di un banale regolamento di conti?- lo provocò Kuzan, sentendo che cominciava a perdere il controllo.
Lucci gli lanciò un’altra occhiata, più lunga della precedente.
-Sai benissimo che il presidente Spandam tiene molto alla sicurezza dei suoi concittadini-
-Almeno quanto tiene alla propria- non poté impedirsi di commentare sarcastico, facendo trattenere il fiato e sgranare gli occhi a Tashiji.
Lucci si girò completamente verso l’uomo, per niente intimidito dai quasi due metri di statura dell’ispettore, con un ghigno quasi sadico sul volto.
-Attento Aokiji. Non tutti hanno la pazienza di Sengoku- mormorò sottovoce, riferendosi al capo della polizia, ormai abituato ai metodi poco ortodossi dell’ispettore -Tuttavia, hai ragione- riprese l’agente speciale, dopo un attimo -Il mio primo e più importante compito e assicurarmi che la vita del presidente non sia in pericolo, senza contare che la mia presenza qui sembra essere superflua. Ragion per cui attenderò con ansia il rapporto completo sul caso. Potete farmelo recapitare nel mio ufficio a Enies Lobby- concluse voltandosi verso Tashiji, la quale distolse lo sguardo, incapace di sostenere le iridi chiare e glaciali dell’uomo.
-Molto bene, Lucci. Tashiji se ne occuperà personalmente- lo informò, obbligandolo a lasciar stare la sua sottoposta -Ma non credo sarà una lettura emozionante. Come hai detto tu, si è chiaramente trattato di un regolamento di conti-
 Trattenne a stento un ringhio, nel vedere un sorriso soddisfatto disegnarsi sul suo volto, sottolineato da quel suo stupido pizzetto.
-Vedo che una volta tanto siamo d’accordo. Il presidente sarà felice di sapere che c’è un criminale in meno in giro per Raftel e lo sarà ancora di più quando catturerete quello che lo ha ridotto così. Mi premurerò di parlare di te al presidente personalmente, quando il caso sarà risolto- aggiunse mellifluo, facendo fremere di rabbia l’ispettore che si limitò ad annuire, non fidandosi della propria voce e del proprio autocontrollo qualora si fosse arrischiato ad aprire bocca.
Senza aggiungere né una parola né un saluto, Lucci tornò da dov’era venuto, camminando con passo pacato e deciso e lasciandosi inghiottire dal buio della notte che stava ormai volgendo al termine.
Kuzan lo osservò allontanarsi prima di tornare a concentrarsi sulla ragazza di fronte a sé.
-Domani andrò personalmente a interrogare il proprietario di quel bar. Tu intanto chiama Crocus e digli che l’autopsia di questo caso ha la massima priorità. Io vado al distretto a fare delle ricerche, ci vediamo direttamente lì più tardi-
Tashiji lo osservò a occhi sgranati, spiazzata da quell’improvvisa urgenza nei confronti di un caso che all’apparenza sembrava già essere stato archiviato.
-Ma… Hai detto che…- cominciò, indicando dove poco prima si trovava la schiena del capo della CP9.
-Quello che ho detto a Rob Lucci è solo un problema tra me e Rob Lucci, Tashiji. Tu preoccupati di fare ciò che ti ho chiesto e anche di andare a casa e concederti una dormita prima di venire al lavoro. Mi servi sveglia e in forma- le disse, autoritario, cogliendola alla sprovvista per quell’inaspettata premura verso di lei -Mi serve solo un ultimo favore prima che tu vada. Ho bisogno che ti assicuri che tutti i reperti siano stati catalogati con cura. Voglio il numero esatto di bossoli presenti sulla scena-
La mora annuì, sempre più perplessa e con le sopracciglia corrugate.
-Cos’hai in mente?!- domandò sottovoce.
Kuzan la osservò qualche istante con i suoi occhi scuri ma freddi come ghiaccio e determinati, prima di sospirare e decidere di confidarsi almeno con lei, l’unica di cui si fidava davvero.
-C’è sotto qualcosa- fu la sua lapidaria e irrevocabile risposta.
-E tu come lo sai?!-
-Istinto, Tashiji. Istinto- mormorò allontanandosi sotto lo sguardo lievemente allibito dell’agente, stringendosi nel parka per proteggersi dal vento freddo che aveva iniziato a soffiare.
 
  
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