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Autore: CassandraLeben    29/10/2008    14 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Eclipse ed è stata elaborata prima dell’uscita di BD.
HO AGGIORNATO!!!!!!!
In breve: un racconto alternativo, avventuroso e romantico, nonché triste, di ciò che avevo immaginato potesse accadere dopo il fatidico “Sì” tra Edward e Bella.
Il ritorno dei Volturi, di Jack, Alec e Jane sconvolgeranno la vita dei novelli sposi
ATTENZIONE, PUò CREARE ASSUEFAZIONE E PROBLEMI CARDIACI! XD
< Isabella. > Una voce familiare risuonò nella camera. Sobbalzai. Non mi ero accorta della presenza di qualcuno nella stanza.
< Bella! Quanto tempo, desideravo con ansia rivederti. > Aro mi si avvicinò e mi prese la mano. Con gentilezza, me la baciò. Notai i suoi occhi guizzare sulla mia fede e poi incontrare i miei. Mi sorrise tranquillo e mi fece accomodare sul divano.
< Prego cara, siediti. Non avere paura. Non devi preoccuparti. > Sapevo che non potevo rifiutare. Tanto valeva stare al gioco. Magari sarei riuscita a sopravvivere un po’ più a lungo.
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qui!!!
Prima di tutto, volevo dirvi che alla fine in matematica sono riuscita a prendere uno strimizito 6+... estremamente ben accetto!!! EVVIVA!!!
Quindi, per la legge di muffin, latino deve essere andato malissimo ma, come si dice in giro, non si può avere tutto dalla vita, men che meno dalla scuola XD
Grazie per i vostri messaggi!
Volevo salutare tutte voi che recensite con costanza e anche quelle che recensivano e non lo fanno più. spero che continuiate a seguirmi lo stesso.
Scusate se questo capitolo è un po' di transizione ma ho dovuto scriverlo nei ritagli di tempo e non ho potuto dedicargli la soltia cura...
Anzi, visto che domani c'è sciopero, oggi ho un po' di tempo per scrivere e devo cominciare subito se voglio fare in tempo per venerdì....
Un bacio gigante a tutte voi!!!
                                                                                                    Vostra, Cassandra...
PS: Bella ed Edward in questa storia sembrano dei pervertiti, ma poverini, almeno loro, lasciamo che si divertano XD Dalla prossima volta, si daranno una calmata.(ne saranno costretti...)
In fondo, avevano un sacco di arretrati da recuperare!!!
PPS: Domani, ESCE BREAKING DAWN!!!! Così potrò cominciare a postare la storia su una nuova coppia che nasce in quel libro... volevo aspettare che BD uscisse in italiano prima di cominciarla! Buona lettura!!! Speriamo che in Italiano non lo abbiano rovinato troppo... sarebe un peccato. In inglese è comunque un'altra cosa XD E poi, vi aiuta molto con la lingua! Esperienza personale!!! Ciao e a Venerdì (tra l'altro, Venerdì parto per Lucca, dopo essere stata dal dentista.... il mio compleanno lo trascorrerò dal dentista e in treno... Uffa... Vabbè, pazienza XD)
Un abbraccio a tutte!!!

Bella's POV

Uscii in giardino e mi sedetti affianco ad Edward. Lui, che teneva la bambina in braccio, la appoggiò nella sua culla da viaggio e mi cinse le spalle con un braccio. Chiuse gli occhi con un sorriso beato dipinto sul volto. Mi appoggiai a lui che cominciò a riempirmi di baci. Afferrò con delicatezza la mia mano e se la portò al volto. Elizabeth emetteva degli strani gorgoglii mentre si ciucciava la mano.

< Bella… ti fa male? > < Cosa? Come scusa? > < I polsi… ti sei ferita. > < O quelli… sono solo graffietti. Poco più che una sbucciatura. > Arrossii e poi cercai di giustificarmi: < Sai, ieri sera in giardino era buio… sono inciampata… > < Me ne sono accorto quando dormivi. Prima ero distratto… da altre cose. > E mi sorrise baciandomi la mano. Quella sinistra me la ero portata al petto. Lui la prese e sollevò la manica. Sfiorò le vecchie cicatrici e poi mi sussurrò: < Non è necessario che tu le nasconda. > Ritraendomi gli confessai: < Mi fanno sentire a disagio. >
Lui annuii e poi rimise a posto la manica. Baciò la fede e mi accarezzò la guancia.

Rimanemmo in giardino per un po’, finché Esme non mi avvisò che c’era Charlie al telefono. Mi alzai e, dando con la mano un bacio ad Edward, entrai in casa.

Parlai con lui del più e del meno per quasi un’ora. Voleva sapere della bambina e commentare le foto che gli avevo mandato. Diceva che Elizabeth era splendida e che gli sarebbe piaciuto vederla prima o poi. Poi mi parlò di Forks e dei gemellini avuti da Emily. Li descrisse come se fossero figli suoi. Quando ebbe finito di raccontarmi il colore dei vestitini che i gemelli indossavano all’ospedale, mi chiese di passargli Esme. Rimasero al telefono poco e, quando Esme mi ripassò Charlie, questo voleva dirmi soltanto che mi voleva bene e che gli mancavo. Ci salutammo e poi riattaccai con le lacrime agli occhi. < Cosa ti ha detto? > Chiesi a mia suocera mentre riponevo il telefono al suo posto. < Mi voleva dire che l’inchiesta sulla tua sparizione è stata archiviata. Tutti credono che tu sia stata uccisa e che abbiano occultato il tuo corpo. Hanno smesso di cercarti… Così tesoro, anche per i tuoi genitori sarà più facile andare avanti… > E mi accarezzò la guancia. Deglutii a fatica quando mi disse che ci sarebbe stata una messa in mio ricordo. Esme mi venne vicino e mi abbracciò stretta. < Lo sai che è necessario… > Cercando di trattenere le lacrime, annuii e poi mi rifugiai nuovamente tra le sue braccia fredde ma accoglienti.
Quando mi fui ripresa, mi disse che sarebbero andati alla funzione in mio ricordo lei e Carlisle, insieme a Rose ed Emmett. Avrebbero detto che Edward ed Alice erano ancora troppo sconvolti. Che Jasper non facesse un passo senza Alice era scontato anche per gli abitanti di Forks.

< Quando partite? > < La funzione verrà celebrata fra una settimana, in concomitanza con l’anniversario del tuo… rapimento. >

Dato che mi sentii mancare l’aria, portai la mano alla gola e cercai di respirare più tranquillamente. Esme mi accompagnò al divano e mi fece sedere. Mi prese la mano e mi disse: < Noi partiremo la sera del vostro anniversario di nozze, così potremo farvi gli auguri di persona ma… non interferire con la vostra vita privata… Torneremo presto. Non ci fermeremo più di un paio di giorni. Vedrai, non succederà niente. > Dato che le mie mani tremavano, lei me le accarezzò. I ricordi si fecero strada prepotentemente nella mia testa. Non poteva essere passato già un anno. Mi sembrava di essermi appena sposata… di essere appena scappata. Quelle mura fredde mi parevano così vicine…

Improvvisamente, tutto mi parve offuscato. La paura, l’ansia, l’orrore suscitati dai ricordi svanirono nel momento stesso in cui Jasper apparve alla porta. Mi venne incontro e si inginocchiò davanti a me. Mi prese le mani e  mi rassicurò: < Bella, non ti succederà niente. Percepisco quello che provi e ti assicuro: Nessuno verrà a portarti via. Sei al sicuro. > Io annuii cercando di convincermi. Sentii le lacrime formare scie calde e bagnate sulle mie guance. L’angoscia però si fece più opprimente. Nella mia mente rividi l’auto con cui mi portarono via, sentii il dolore della puntura e il sapore dell’anestetico sulla mia bocca. Rividi il buio della mia prigione e gli occhi di Aro. Mi parve di sentire il freddo delle loro luride dita mentre tentavano di svestirmi. Mi accorsi di ansimare e di essermi portata le mani al petto. Un attimo dopo Edward era vicino a me mentre La culla da viaggio con dentro Elizabeth era appoggiata sul tavolo. Jasper guardava Edward confuso. Tra le lacrime intravidi Carlisle avvicinarsi. Edward mi prese la mano destra mentre Carlisle la sinistra. < Bella, fai dei respiri profondi. > Mi disse mio suocero con tono autoritario. Volevo fare come mi diceva ma non ci riuscivo. Fu Edward a prendermi tra le braccia…

< Ha un attacco di panico. Portiamola fuori… deve prendere aria. >

Io appoggiai la mano sulla spalla di Edward e gli dissi: < Non preoccuparti. Va tutto bene. Adesso passa… >

Lui mi guardò scettico mentre mi sforzavo di regolarizzare il respiro. Mi prese la testa tra le mani e appoggiò la sua fronte sulla mia. Il suo respiro mi sfiorava la pelle e penetrò nella mia bocca dalle mie labbra dischiuse. Un venticello leggero e fresco mi accarezzò i capelli. Chiusi gli occhi e mi concentrai sul respiro. Si avvicinò abbastanza da appoggiare la bocca sopra la mia. Mi toccò appena ma tanto bastò per ricordarmi che lui era lì, era reale, era mio… Mi rimise sul divano e mi accarezzò i capelli.

Quando il mio cuore smise di battere forsennato, si allontanò dal mio viso. Aprii gli occhi e notai che Esme e Carlisle erano dall’altra parte della stanza, intenti a coccolare la bambina che nel frattempo si era addormentata. Jasper invece restava dietro Edward. Riuscivo a sentire l’effetto del suo potere su di me. Non mi sfuggì la finestra prima chiusa ed ora aperta. Esme cercava di venirmi incontro in tutto, come una madre.

Cercai di alzarmi ma Edward me lo impedì tenendo le sue mani sulle mie spalle. < Edward, lasciami alzare… > Lui mi osservò, mi studiò e poi mi chiese: < Bella, sei sicura? Perché non ti un stendi un attimo? Magari… > < No, non ho intenzione di  sdraiarmi. Mi devi ancora finire di spiegare quel pezzo. > E gli sorrisi indicando il pianoforte. Lui mi carezzò le guance e mi prese in braccio. Un attimo dopo ero seduta sulle sue gambe al pianoforte. Da quando ero bloccata in casa, per cercare di non sprecare il mio tempo, avevo cominciato a studiare pianoforte oltre che alcune delle materie che avrei voluto seguire all’università. Edward era il maestro migliore di tutti. Al piano non ero neanche lontanamente come brava come lui, ma ad Edward non sembrava importante. Diceva che miglioravo a vista d’occhio. Quelle lezioni erano a dir poco fantastiche. Seduta sulle sue ginocchia, cercavo di seguire le sue istruzioni. Lui accompagnava le mie dita poggiandoci sopra le sue. Non so come mai ma di solito mi ritrovavo girata verso di lui a baciarlo. Le sue mani sul mio bacino mi costringevano a restargli vicina ed io non avevo nessuna intenzione di fare altro se non restare ferma appoggiata a lui. Anche quella volta, come mi aspettavo infatti, rimasi alcuni minuti attenta alla sua spiegazione ma poi, rapita dai movimenti aggraziati delle sue dita sui tasti, sentii il mio cuore battere sempre più forte. Le sue labbra dal mio collo si spostarono sulle mie guance e mi fecero completamente perdere la testa. Quando ricominciai a connettere, scoprii di essere a cavalloni su di lui, sciolta contro il suo petto. Le mie gambe avvinghiate dietro la sua schiena. Le nostre bocche intente a muoversi in sincronia. Le sue mani accarezzavano la pelle della mia schiena.

< Come va adesso? > Mi chiese malizioso, giocherellando con il gancetto del reggiseno.
< Mai stata meglio. > Gli confidai prima di ritornare a mordicchiargli le labbra…
Le sue mani intanto si erano infilate sotto la gonna e risalivano le mie cosce fino ad arrivare ai miei slip.
All’orecchio mi mormorò: < Se ne sono andati tutti… > e poi scostò un po’ il filo laterale degli slip.
Con un risolino, mi avvicinai a lui e, provocante, gli dissi: < E allora che ci facciamo ancora qui? >
< Ottima domanda… > e un attimo dopo, affondavo nelle lenzuola, avvolta dalle sue braccia. I nostri vestiti giacevano ormai abbandonati ai piedi del letto. 

                                                

Una settimana dopo, seduta in sala sul divano davanti al pianoforte, assaggiavo una fetta della torta preparatami da Alice. Avevo appena sentito i miei genitori al telefono. Mia madre era stata felicissima di sentirmi ed era stata sul punto di piangere quando dovette riattaccare.
< Buona? > Mi chiese mia sorella. Io a bocca piena cercai di risponderle:
< Squiscita… Scei una maga, Alisce… > Lei mi sorrise e si sistemò meglio mia figlia tra le braccia.
Emmett guardò mia figlia e, dopo averle accarezzato la fronte con un dito, le disse: < Allora Liz? Questa sera sarà esattamente un anno da quando quei maialini dei tuoi genitori hanno… > Edward lo incenerì con lo sguardo prima che potesse continuare prese Elizabeth dalle braccia della sorella e, tenendola da sotto le ascelle, la avvicinò a sé.  Lei si era limitata a sorridere ed emettere versetti di gioia, felice che tutta l’attenzione fosse focalizzata su di lei.
Edward le sfregò il nasino con il suo e lei rise, poi appoggiò le sue manine spalancate sulle guance del padre, sfiorandogli la pelle e cercando di aggrapparsi ai capelli.

All’inizio, quando era appena nata, sorrideva se vedeva un volto. Carlisle mi aveva detto che era il sorriso cossiddetto sociale…
A due mesi e mezzo invece aveva cominciato a sorridermi deliberatamente. Dischiudeva le labbra ogni volta che mi vedeva, quando i nostri occhi si incontravano, quando sentiva la mia voce. Adesso pareva riconoscere anche gli altri, soprattutto il padre. Quando lo sentiva, si osservava intorno in cerca delle sue mani fredde.

< Beh, magari questa sera… potreste provare a vedere se riuscite a darle un fratellino… magari il 13 agosto vi porta fortuna! > Fece Emmett, distogliendomi dai ricordi.
< Il 13 forse sì, ma spero che domani non succeda niente. > Dissi mesta, poggiando il piatto sul tavolino e passandomi una mano sulla gonna. Mi alzai e seppi di avere gli occhi di Edward fissi sulla mia schiena. Respinsi le lacrime e mi voltai a sorridergli. Poi mi rivolsi ai miei suoceri: < Grazie per la festa… è stato un bell’anniversario. > Entrambi mi abbracciarono e, dopo aver dato un’occhiata al pendolo, mi dissero: 
< Ora dobbiamo andare altrimenti non ce la facciamo ad arrivare per la… cerimonia… > e poi riabbracciarono tutti. Rosalie mi prese le mani e me le strinse. < Allora, ci vediamo fra quattro giorni. Mi raccomando, sta serena. Ci sentiamo domani. > Io annuii
e la abbracciai di slancio. Persino Emmett restò serio, per una volta, almeno per un po’... Mi augurò un buon fine di serata e proseguimento di anniversario, poi, per non smentirsi mai, si chinò per dirmi all’orecchio: < Ti ho comprato un altro paio di cosine carine… le ho nascoste sotto ai tuoi vestiti… quelli che ti ha preso Alice a Forks. Sono certo che gli piaceranno. L’ho visto osservarli attentamente mentre sfogliava una rivista di Rose. > E mi fece l’occhiolino. Subito dopo però mi strinse la spalla con la sua mano enorme e mi scompigliò i capelli. < Vedi di non demoralizzarti troppo. Quando torno, voglio vederti allegra. E mi raccomando, non stressarti. Non ti aiuta di certo. > Poi anche lui mi strinse in un abbraccio affettuoso.

Vedendoli andare verso l’auto, sentii lo stomaco contrarsi. Strinsi le braccia intorno al petto e, dopo averli salutati con la mano mentre la macchina si allontanava, tornai in casa. Alice mi venne incontro saltellando e mi sventolò un pannolino davanti agli occhi.

Un po’ demoralizzata, mi appallottolai sul divano e le dissi: < Cambiaglielo tu. >

< No. Non ti permetterò di deprimerti. E il modo migliore è tenerti occupata. Le madri di solito non hanno tempo per crogiolarsi nell’autocommiserazione. Sono troppo occupate a badare ai figli. Fra poco comincerà a piangere e vorrà essere cambiata. > Le sue parole furono dure e mi ferirono, soprattutto perché, dopo avermi accarezzato la schiena e scoccato un bacio sulla guancia, lasciò la stanza lasciandomi rannicchiata sul divano, senza dirmi niente. Elizabeth, era tranquilla nella culla che Edward aveva sistemato nella stanza del piano. Emmett era stato ben felice di costruirgliene un’altra. In effetti, era comodo averne una anche lì. Mia figlia si addormentava meglio se accompagnata dalle note del padre…

Poco dopo Elizabeth cominciò a vagire. Cercai di ignorarla e mi tappai le orecchie, ma le sue grida erano troppo acute perché riuscissi ad ignorarle. Il senso di colpa si faceva lentamente strada dentro di me. Non potevo lasciarla lì tutta sola. Quello non era il pianto tipico di quando faceva i capricci perché non voleva restare sola… era il pianto di quando era a disagio. Sperai che Edward o Alice si occupassero di lei ma invece parvero ignorarla. Alla fine, sconfitta, mi alzai ed andai da lei. La portai in bagno e la lavai, la cambiai e poi l’allattai. Mentre lei restava attaccata al mio seno, io, appoggiata alla finestra, la osservavo. Quando Edward mi baciò la testa, mi colse di sorpresa. Alzai il capo e lui non mi diede il tempo di parlare. Mi baciò appassionatamente e poi mi mormorò:

< Alice e Jasper dopo vanno a caccia… che ne dici di … > E poi fece scorrere un dito dal mio labbro inferiore lungo il mio mento,lungo il mio collo, fino ad arrivare al seno. Invece che rispondergli mi appoggiai a lui che, colto di sorpresa, mi abbracciò. Asciugò le mie lacrime e poi mi sussurrò: < Un anno fa, tutto avrei pensato fuorché credere che adesso ci saremmo trovati qui, con una figlia… Chi lo avrebbe mai detto che la nostra notte di nozze avrebbe avuto questo risultato. >

Cercai di ridere e poi lui aggiunse: < Potremmo dare retta ad Emmett e vedere se questo giorno porta fortuna… magari tra un anno di bambini tra le scatole ce ne saranno due. >

Alzai lo sguardo e i miei occhi resero inutili le mie parole. Quindi, non ero ancora incinta, nonostante tutte le volte che ci avessimo provato fino a quel momento… 

< No, Alice non ha visto niente… Non ancora. Ma sono certo che è solo una questione di tempo. Ne ho discusso a lungo con Carlisle. Nelle coppie, capita che i bambini si facciano attendere… Non è detto che sia io a non poter avere più figli.

Che ne dici se riproviamo… Tentar non nuoce. Oggi mi sento particolarmente… >

< Edward… non devi pensare che voglia un figlio a tutti i costi. Io voglio amarti. Certo, se dovessi restare incinta, non mi spiacerebbe di certo.  Te lo ho già detto un milione di volte! > e sorrisi, facendo finta di allontanarmi da lui. Si chinò a baciarmi e poi mi disse: < Spero non ti sia offesa prima. Alice non voleva ferirti. Lo sai. Cerca solo di spronarti ad essere forte. > Io Annuii e poi mi divincolai dalla sua presa protettiva. Riposta Elizabeth nella culla in camera nostra, tornai da mio marito.

Mi fece entrare in sala da pranzo, che per tutto il giorno era stata per me off limits, e a me mancò il fiato. Le candele illuminavano la stanza piena di rose rosse. Mi accomodai a tavola e mi godetti il mio primo anniversario di nozze sola con mio marito. Una piccola oasi di felicità in un mondo che in certi momenti era stato davvero duro con me…

Sebbene la serata si fosse presto spostata in camera nostra, terminò tra le braccia protettive di Edward dove mi feci consumare dalle sue carezze dolci e premurose. Niente di più…

Quella sera mi sentivo troppo spossata per pensare ad altro se non a riposare tranquilla coccolata dalle sue mani. Le sue dita gentili e discrete accarezzavano la mia pelle accompagnandomi, insieme alla sua voce, nel mondo dei sogni.

I tre giorni successivi furono molto delicati per me. Edward cercò di tenere impegnata la mia mente per evitare che pensassi troppo a cosa fosse successo un anno prima.

Affidammo Elizabeth alle cure premurose di Alice per un giorno, dopo che mi fui assicurata che avesse abbastanza latte. Edward dovette trascinarmi via di casa perché trovavo ogni scusa per rimanere. < Bella, non staremo via molto… torneremo questo pomeriggio. Ora per favore, vieni… > 
< Ma Edward… guardala poverina. Come faccio a lasciarla… e se poi si sente male? o se non vuole mangiare? > Non mi ero mai allontanata da lei. neanche per poche ore... 
< Bella, ti prometto che anche solo se starnutisce ti telefono… va bene? > Mi aveva detto Alice spingendomi verso la porta. Edward, dopo aver salutato sua sorella e nostra figlia, mi infilò la giacca e mi strinse tra le braccia. Alice venne sull’uscio a salutarci. La bambina, appoggiata al suo petto, protese le braccia verso di me ed io, tenuta per mano da Edward e già con la giacca, mi avvicinai a lei e le baciai la guancia.
< Ci vediamo dopo, Amore mio… > Le bisbigliai accarezzandole la testolina coperta da una cuffietta rosa. Edward sbuffò e, dopo avermi tirato verso di lui, fingendo di
essere sconvolto, mi disse: < Mi tradisci con lei? >
< Ma come puoi pensare questo? Dovrò farti capire che ti sbagli... > Gli sussurrai cingendogli il collo con le spalle e mettendomi in punta di piedi per baciarlo.

Prima che le nostre labbra si sfiorassero, riconobbi il suo sorriso sghembo e gli accarezzai il capo. mi accarezzò il palato con la lingua ed io inarcai la schiena. Lui mi baciò il collo per poi tornare alla bocca. Un attimo dopo, mi fece salire sulla sua schiena. Mi tenni stretta a lui che sfrecciò velocissimo verso il bosco. Una manciata di secondi dopo stavamo praticamente volando attraverso la foresta. I miei capelli lunghi svolazzavano per la forte velocità. Piccoli ramoscelli e foglioline vi si incastrarono ma non vi feci caso. Appoggiato il capo alla sua spalla, osservai il mondo sfrecciare ai miei lati. La presa di Edward sul mio corpo si fece più stretta e lui mi sussurrò: < Ti amo. >
Senza rispondergli, cominciai a baciargli il collo, senza dimenticarmi neanche un minuscolo lembo della sua pelle marmorea.
Quando arrivammo a destinazione, Edward mi lasciò scivolare delicatamente sull’erba soffice. Mi sfilò la giaccia e mi ci fece sdraiare sopra.
Subito dopo si fece cadere al mio fianco e poi rotolò fino a raggiungermi. Quando mi sfiorò, mi disse: < Ho una cosa per te… >
< Cosa? > Mi misi seduta a gambe incrociate e lui, poggiandosi sui gomiti, mi sorrise.

Alla luce del flebile sole, la sua pelle risplendeva come fosse costituita da centinaia di cristalli sfavillanti e creava dei disegni meravigliosi sul terreno… rimasi ammaliata ad osservarlo. Ero come rapita… i suoi occhi fissi nei miei erano splendidi. Il vento gli scompigliava i capelli rossi che gli incorniciavano il viso perfetto. Non riuscii a trattenermi. Allungai la mano e gli sfiorai la guancia, come avevo fatto anni prima, la prima volta che lui era stato se stesso in mia presenza. Anche allora ci trovavamo in un bosco che pareva incantato…

< Mmm… lo vuoi vedere? > Mi chiese entusiasta, facendomi ridestare dal sogno magico in cui mi ero persa... Un po’ preoccupata per il suo sguardo troppo emozionato, annuii. Subito dopo fu alle mie spalle. Poggiò le sue mane gelide sui miei occhi.

Quasi non mi accorsi del freddo che sentivo sul petto, cercai di aprire gli occhi e, quando appoggiai la mano sinistra sulle sue per poter liberare i miei occhi, sentii qualcos’altro di freddo sfiorarmi il polso.
< Edward… ma che diavolo… ? >
< Sht, non dire niente. > E poi liberò la presa delle sue mani sulla mia testa.
Rimasi interdetta un attimo, senza capire cosa fosse cambiato poi, notai un luccichio all’altezza del seno.
Un ciondolo splendido era appeso ad una catenina certamente d’oro. Brillava. Un fiore dalle mille sfaccettature splendeva nella mia mano.
< Ti piace? > Lo presi tra due dita e notai anche il braccialetto, vicino a quello regalatomi da Jake.
< Quello è un diamante… mentre il braccialetto è d’oro bianco. >

Notai la scritta… recava la data del nostro matrimonio e quella del nostro anniversario… poi, con una grafia elegante, vi era scritto: “Grazie per aver dato un senso alla mia esistenza.”
< Oddio Edward… è bellissimo. Davvero… Ma ti sarà costato una fortuna! Scusa... io non ti ho dato niente... >
< Non dire scemenze… Mi hai donato te stessa. Il tuo amore. Più di quanto meritassi e avessi mai potuto sperare. > Mi disse appoggiando la mano sul mio viso.  Continuò dicendomi: < E poi, c’è questo… È per Elizabeth, quando sarà un po’ più grande…>
E mi porse un pacchettino di una gioielleria. Il velluto era vecchio e consunto. Pareva molto antico. Dentro c’era un ciondolo a forma di cuore come quello che mi aveva regalato tempo prima.
< Anche questo è un regalo riciclato? >  gli chiesi ironica. Lui scrollò le spalle con
nonchalance.
Liquidò la risposta con un < Dettagli. Comunque, sì... mia madre aveva molti ciondoli così...
> prima di appoggiare le labbra sulla mia spalla. Seguendo la sottile catenina d’oro, raggiunse il fiore di diamanti e poi mi fece sdraiare. Poggiò il capo sul mio seno e rimase a lungo ad ascoltare il battito del mio cuore… Battito che accelererò dato che quella posizione così naturale ma allo stesso tempo romantica e dolce, suscitò in me desideri non molto casti. Mi limitai però a poggiare le mie braccia intorno al capo di mio marito e a baciargli i capelli che mi solleticavano il volto.

Quando il mio stomaco brontolò, lui sorrise e mi preparò la tovaglia per il pic-nic.
< Da dove lo hai tirato fuori quello? > Gli domandai indicandogli il cestino con dentro il cibo.
< Ce lo ha portato Jasper prima. Tu non te sei accorta… > Arrossii probabilmente, percependo il mio stato d’animo, aveva capito quello che avrei voluto fare. < Bella, per una volta che non stavamo facendo niente di male o di sconcio, non dovresti aver nulla di cui vergognarti… a meno che… > E poi sorrise malizioso poggiando il dito sul mio petto e facendolo scorrere fino al mio mento per poi sfiorare il mio labbro superiore.
< “A meno che” cosa? > < A meno che i tuoi pensieri, che come ben sai io non posso vedere, non fossero così innocenti come appariva dalla tua espressione… >
Cercando di apparire scandalizzata, mi alzai in piedi e mi allontanai ma lui mi cinse la vita e mi fece ricadere a terra tra le risa di entrambi.
< Non leggerò i tuoi pensieri, ma so interpretare ogni tuo battito, ogni tuo sospiro… >
E poi le sue mani presero ad esplorare nuovamente il mio corpo, facendo scivolare i miei vestiti, insieme ai suoi, lontano da noi...
L’erba fresca accarezzava la pelle della mia schiena facendomi il solletico mentre il freddo trasmessomi dal corpo di Edward mi faceva fremere di piacere ed impazienza...
Il piccolo cestello da pic-nic finì dimenticato ai piedi di un albero…
Nella mia mente trovava spazio solo Edward,i suoi movimenti, i suoi gesti accompagnati dalle sue parole…

L’unica cosa su cui riuscivo a concentrarmi era la sua voce e il suo profumo.  Il dolce peso del suo corpo sul mio…

  
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