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Autore: AndreMCPro    22/11/2014    2 recensioni
Konnor Stevenson, 17 anni, Tiratore Scelto della città di Everground, Equestria. Da sette anni il potere è in mano al tiranno Shadow, che sfrutta i suoi sudditi per appagare la sua sete di ricchezza. Ma la Rivoluzione è imminente e il suo Regno sta per finire. Nel frattempo, però… beh, staremo a vedere ;)
Genere: Fantasy, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Alaysia’s Chronicles
L’alba di un Impero

Cap.8 Il Pontefice Massimo

 
Fiume Pan, Porta Fluviale Nord di Panem, circa le 17. 17/05, anno VII del Regno di Shadow
Konnor tratteneva il fiato mentre l’enorme cancello fluviale della città si alzava lentamente. Il robusto legno era rinforzato da bande di acciaio verticali e orizzontali, che formavano uno stretto reticolato e che continuavano anche sotto il pelo dell’acqua, dove il legno invece non c’era. Le mura, alte almeno duecento metri, erano fatte di mattoni di pietra e, a intervalli regolari, delle torri alte più o meno dieci metri in più completavano il complesso difensivo. Vari soldati appostati sopra la porta salutavano la nave e il suo equipaggio con tale clamore che sembrava fossero i superstiti di una chissà quale disperata guerra. Poi il ragazzo si ricordò che in effetti era proprio così, almeno per lui.
La porta si era finalmente aperta, e la barca aveva ripreso la navigazione, diretta al porto fluviale di Panem. Ad aspettarli su una delle banchine più vicine alle mura c’era una discreta folla, capitanata da una figura che indossava una tunica bianca orlata d’oro.
È lui, non ci sono dubbi! Quello è il Pontefice Massimo, il famoso Sheldon!
La nave attraccò. L’asse fu calata sulla banchina. L’uomo con la tunica si avvicinò e rivolse una preghiera a Sabìr, benedicendo l’imbarcazione e tutti i suoi passeggeri. Poi i Licantropi iniziarono a scendere in fila indiana, inchinandosi davanti ad esso. Tutto andava ad avvalorare la tesi di Konnor, certo che fosse davanti al suo futuro compagno di battaglia. Così iniziò a scendere, seguito da River, ma lei capì al volo quello che pensava e parlò per prima, evitandogli così una pessima figura.
“Salve, Jarvan. È un piacere rivederla” Disse la ragazza inchinandosi. Konnor la imitò immediatamente quando si accorse del suo gesto.
“Anche per me, River” Rispose quello. “È passato molto tempo dalla tua ultima visita. E come allora sei qui per portarci buone notizie, suppongo…”
“Sì, ma stavolta ne ho anche di cattive. La Profezia di Manfurax si è avverata”
La folla fu pervasa da grande stupore. Evidentemente la notizia era già nota ai più. Konnor non capiva come Sheldon avesse potuto permettere che un’informazione del genere venisse divulgata: e se fosse giunta alle orecchie del Re?
“Ahimè, mi dispiace per la povera Everground” Rispose il Sacerdote, chinando il capo. “Era una delle città più belle e fiorenti di tutta Equestria. Ovviamente non avrebbe mai potuto competere con Ethys, ma ormai che importa?”
“Aehm!” Fece Konnor, richiamando l’attenzione di Jarvan. “La Profezia non parlava solo della fine di Everground…”
“Oh, ma certo! Il Sopravvissuto!” Rispose l’altro, quasi svegliandosi da un sogno a occhi aperti. “Dato che sei l’unico volto che non conosco, ne deduco che sia tu, giusto?”
“Esatto” Rispose il ragazzo, infastidito da quell’appellativo. Non sopportava che gli venisse rinfacciato in quel modo il suo stato di senza-patria. La sua casa era distrutta. I suoi amici non c’erano più. C’era davvero bisogno di ricordarglielo ogni volta che incontrava qualcuno? Se non fosse stato un Sacerdote a dirlo, gli sarebbe già saltato addosso.
“Allora sarà meglio che voi due incontriate al più presto il Pontefice. Drake! Winter!”
I due Licantropi, che, a differenza degli altri dell’equipaggio, erano rimasti tra la folla, si affancarono a Jarvan e si misero sll’attenti, in attesa di istruzioni. “Scortate questi ragazzi fino al Palazzo del Governatore. Subito!”
“Sissignore!” Risposero quelli.
 
Panem, Palazzo del Governatore, circa le 18. 17/05, anno VII del Regno di Shadow
La città di Panem era di una bellezza incredibile: le pareti di tutte le case, anche delle famiglie più povere, erano costituite da pregiato granito. Il mercato coperto, situato nella piazza centrale, era costituito interamente da quarzo bianco, mentre le bancarelle erano in legno di mogano. Sembrava che in quella città non esistesse la miseria, e che anche il più trascurato angolo di strada brillasse di luce propria. Solo ora Konnor capiva perché Panem fosse chiamata “La Città della Luce”.
In ogni caso, dopo quasi un’ora di cammino erano finalmente giunti alle mura centrali, all’interno delle quali c’era il Palazzo del Governatore. Un robusto cancello lasciava intavedere un enorme giardino attraversato da una strada centrale che portava fino all’entrata del Palazzo. Due guardie ai lati del cancello perquisirono Konnor e River: requisirono gli archi e i pugnali dei due, ma contrariamente a quanto il ragazzo si aspettasse, non trovarono la strana arma della sua amica, così aprirono il cancello senza altri indugi.
Le mura esterne del palazzo erano totalmente fatte in marmo bianco, nel quale si aprivano decine e decine di finestre per ognuno dei tre piani della costruzione. Al centro del piano terra una porta in legno di abete a due battenti dava su un quadriportico, le cui pareti erano decorate con affreschi raffiguranti scene di guerra e di pace divise l’una dall’altra da semipilastri in marmo rosso. Delle colonne in marmo verde, invece, dividevano il quadriportico dall’atrio. Al centro di esso si trovava una bellissima fontana in quarzo latteo, sopra alla quale c’era una statua raffigurante forse un Sacerdote che brandiva una grossa e strana spada con la guardia simile ad un paio d’ali.
“Quello che vedi qui scolpito è Sabìr che tiene in mano Lux, la “Lama della Luce”“ Disse Winter indicando la statua. “Secondo un’antica tradizione, quella spada fu forgiata dal dio stesso e donata al primo Pontefice, a simboleggiare il suo compito di distruggere le tenebre di questo mondo. Da allora è la spada stessa a scegliere il Pontefice Massimo”
“È mai successo che qualcuno sia diventato Pontefice senza il consenso della spada?” Chiese Konnor.
“Oh, sì. Ma tutti sono andati incontro prima all’ira del dio, poi ad una fine orribile. Al Profanatore più recente fu tagliata la testa nel sonno dal suo servo più fidato”
“Ah, non oso neanche immaginarlo!”
I quattro attraversarono l’atrio e giunsero ad una porta di mogano spalancata, che attraversarono giungendo in un ampio corridoio trasversale. I due Licantropi impedirono però loro di addentrarsi nel Palazzo e li guidarono alla porta di fronte a loro, anch’essa in mogano ma decorata su entrambi i battenti con filigrana d’oro. Il disegno risultante ad ante chiuse raffigurava quella stessa spada che avevano visto poco prima in mano alla statua.
La porta si aprì lentamente, rivelando ai visitatori la Sala del Consiglio, sul cui trono centrale era seduto un uomo vestito di una tunica dorata con elaborati disegni bianchi e con indosso una splendida corazza d’oro. Era biondo e con gli occhi azzurri, i capelli tagliati corti e la barba ben curata. A giudicare dall’aspetto Konnor gli avrebbe dato al massimo vent’anni, ma se stavolta era davvero chi credeva che fosse, sapeva benissimo che in realtà era un venticinquenne.
L’uomo si alzò dal trono e scese lentamente gli scalini che lo separavano dai nuovi arrivati. Appena mise piede sull’ultimo gradino, allargò le braccia e disse, in tono amichevole ma allo stesso tempo formale: “Bentornata, cara River. Sono felice di vedere che stai bene. E soprattutto, ho finalmente l’onore di incontrare il tuo amico Konnor!”
Porse la mano al ragazzo, che la strinse con forza per scaricare un po’ di tensione.
“Piacere di conoscerti, Konnor. Io sono Sheldon. Noi due avremo molto di cui parlare…”
  
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