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Autore: bimbabest99    23/11/2014    4 recensioni
La storia di due giovani nati da due famiglie diverse in contrasto tra loro: Weasley e Malfoy. Ginevra Weasley, cresciuta in una famiglia consapevole dei veri valori della vita, seppur non molto benestante. Draco Malfoy, cresciuto in una famiglia di nobili purosangue, circondato da malvagità e ipocrisia, dove ogni persona è costretta ad attaccare per non essere attaccata. La storia inizia con il quinto anno di Ginny Weasley, cioè il sesto libro. E’ raccontata in prima persona da quest’ultima, gli eventi INIZIALI seguiranno la trama della Rowling, ma a partire dalla fine del sesto libro saranno modificate. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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CAPITOLO 39 L'inizio della rivolta

Meglio morire combattendo

per la liberta, che vivere

da schiavi!

(Bob Marley)

L’INIZIO DELLA RIVOLTA…

                                          

Il freddo del mattino mi fece rizzare istintivamente la schiena, mentre mugugnavo di disapprovazione, rigirandomi tra le coperte.

Alzai il lenzuolo fino alla mia vita, per poi accucciarmi teneramente su qualcosa di morbido e caldo, ma che-soprattutto-aveva un buonissimo odore di rose.

Schiusi gli occhi quando non riuscii a riprendere sonno, e sbadigliando mi tornarono alla mente le immagini di quella notte, per questo non mi sorpresi quando sentii un paio di dita giocherellare con i boccoli dei miei capelli.

Socchiusi gli occhi, sorridendo leggermente e beandomi di quel breve momento di pace rubato al periodo più brutto di tutto il mondo magico.

Non male come modo per svegliarsi la mattina…

Riflettei, con un sorriso sardonico, per poi posare il mento sul petto di Malfoy, continuando a tenere gli occhi chiusi.

Il ragazzo fece passare le sue mani fra i miei capelli ramati, mentre sorridevo per il gesto e lentamente schiusi le palpebre, sbattendole a più riprese.

Misi a fuoco il suo volto illuminato da un sorriso sbarazzino, così simile al ghigno di derisione che aveva sempre esibito nei corridoi di Hogwarts, eppure c’era quell’inimitabile punta di dolcezza che solo la sottoscritta era in grado di riconoscere.

-Buongiorno, raggio di sole…-

Sussurrò, accentuando il suo sorriso e continuando a carezzarmi il viso con delle dolci carezze che mi fecero venire la pelle d’oca.

-Buongiorno…-

Gli risposi, con voce assonnata, mentre sbadigliavo, per poi abbracciare il biondino come se fosse un cuscino, nascondendo il volto nell’incavo della sua spalla.

-Stanca?-

Mi domandò con tono dolce, mentre la sua mano mi carezzava i capelli e l’altra sollevava le lenzuola di seta color argento fino a metà schiena.

Sorrisi contro l’incavo della sua spalla per la domanda che mi aveva posto e che aveva una sola e unica risposta.

-Tu che dici?-

Gli domandai, sorridendo ingenuamente e schiudendo le palpebre, al che il ragazzo si voltò a guardarmi, trovandosi a pochi centimetri dalle mie labbra.

Mi lasciò un casto e veloce bacio sulle labbra, per poi sorridermi con divertimento, un secondo prima di afferrarmi per i fianchi.

Risi di gusto quando capovolse la situazione, portandomi sotto di lui e abbracciandomi con forza, mentre affondava i suoi denti nella pelle bianca del collo.

-Dico che ieri notte abbiamo fatto abbastanza allenamento per renderti la donna più stanca-ma soddisfatta-del mondo…-

Proclamò con evidente narcisismo per i suoi exploit sessuali, ma la mia mente non lo sentì nemmeno, troppo intenta a concentrarsi sulla pressione delle sue labbra lungo il mio corpo.

Era bello sentire la pelle coccolata e lodata dal biondino: con lui tutto diventava magnifico, e ogni preoccupazione, ogni remora o paura svaniva come in una nuvola di fumo.

Sembrava che-quando stavamo insieme-si creava una bolla di sapone intorno a noi, così fragile da esplodere con un soffio, ma in grado di chiudere fuori tutte le notizie spiacevoli.

Il mio pensiero non poté fare a meno di volare a Dean, e a ciò che era successo la mattina prima.

Il ragazzo-avendo notato la mia mente assente-smise di baciarmi il collo e mi osservò con attenzione, piegando il gomito e poggiando la testa sul palmo aperto.

Scossi la testa quando mi sentii vagamente osservata, e voltandomi incontrai un paio di occhi perlati che mi osservavano con interesse e serietà.

Il ragazzo sospirò leggermente, per poi poggiare la schiena contro la spalliera del letto, allungando le braccia in mia direzione come per invitarmi silenziosamente ad abbracciarlo.

Sorrisi leggermente, avvicinandomi e affondando il volto contro il suo torace caldo e ben definito, lasciandomi avvolgere dal suo intenso profumo con la speranza che anch’esso mi avrebbe portato consiglio.

-Cosa ti turba?-

Mi domandò il ragazzo, mentre iniziava a carezzarmi dolcemente i capelli, quasi avesse sentito la mia agitazione interiore e volesse placarla.

-Nulla…-

Risposi sospirando: non volevo rovinare quel momento di pace con la realtà che si nascondeva oltre le pareti di quella bolla di sapone, anche se Draco era un mangiamorte e poteva essere a conoscenza di informazioni importanti.

Mi sentii prendere delicatamente per il mento, e lentamente lo osservai negli occhi, mentre il ragazzo sorrideva con furbizia.

Non credere che sia finita qui…

Questo era ciò che stavano sussurrando i suoi occhi sbarazzini, in quel momento, e con un sospiro mi preparai alla sua prossima provocazione.

-Non ti aspetterai che io ci creda, vero?-

Mi domandò il ragazzo, al che sorrisi scuotendo la testa con un amaro sorriso, per poi stringermi maggiormente a lui.

-E va bene: conoscendoti non ti fermerai fino a quando non conoscerai la verità…tanto vale che te la dico io. I Carrow mi preoccupano: stanno mettendo in pericolo la vita di molti nati babbani e dei rispettivi genitori…-

Sussurrai, senza osare alzare lo sguardo al suo volto: dopotutto, parlare dell’incolumità di mezzosangue e nati babbani con Draco Malfoy, purosangue da generazioni, non era proprio il massimo…

Mi decisi ad alzare il volto in sua direzione solo perché non sentii alcuna risposta da parte del ragazzo, e lo notai assorto nei suoi pensieri, con lo sguardo rivolto ai boccoli ramati con cui stava giocherellando.

Il ragazzo prese un profondo respiro con l’espressione di chi sta riordinando i pensieri, per proferire la giusta frase in un momento del genere.

-Sai qualcosa, non è vero?-

Gli chiesi, con un sorriso che era tutt’altro che rabbioso, e fu in quel momento che il ragazzo mi osservò nuovamente, lasciandomi una carezza sulla gota.

-Sì...sì, è vero: i Carrow vogliono arrivare ai genitori dei nati babbani attraverso i loro figli, così da uccidere le ultime persone che sanno dell’esistenza della magia-

Mi sussurrò, al che abbassai lo sguardo e riflettei velocemente: adesso tutto aveva un senso.

-Perché non me l’hai detto prima?-

Chiesi istintivamente, osservandolo con le sopracciglia inarcate e usando un tono di voce tenue e comprensivo, perché-in fondo-sapevo che anche la sottoscritta avrebbe fatto la stessa cosa.

-Ho sentito mio padre parlare con mia zia Bellatrix di questo. Dicevano che volevano sfruttare i nati babbani per arrivare ai loro genitori, ma non avevo idea che centrassero i Carrow. E poi…in certe situazioni è meglio far finta di non sapere niente per godersi il momento…-

Mi sussurrò, osservandomi con i suoi grandi occhi d’argento e un sorrisetto compiaciuto a incurvargli le labbra, mentre sussurrava quella frase finale che mi fece comprendere quanto tenesse a quei brevi momenti in cui potevamo stare insieme senza nasconderci.

Mi avvicinai a lui, sorridendogli e posando le mie labbra sulle sue in un tenero e casto bacio, per poi osservarlo con un sorriso.

-Quindi…cosa dovremmo fare?-

Continuai, poggiando la fronte contro la sua, mentre il ragazzo riprendeva a carezzarmi i capelli con un sospiro e l’espressione assorta.

-La cosa più saggia sarebbe far scappare i figli dei nati babbani…prima che i Carrow facciano una strage…-

Mi sussurrò, al che osservai un punto lontano e annuii lentamente, convenendo tra me e me che quella era la scelta più giusta, e che-in fondo-un modo per farli scappare senza destare sospetti c’era.

Lo osservai, sorridendogli dolcemente e decidendo di mettere da parte quei pensieri negativi, per godermi quell’attimo di pace con lui…

Il ragazzo interpretò il mio sguardo, e inclinò il volto d’un lato, per poi far affiorare sul suo volto un sorriso malizioso, inarcando una delle bionda sopracciglia: il suo inimitabile ghigno made in Malfoy.

-E…adesso?-

Mi domandò maliziosamente, alitandomi sulle labbra che erano separate da mezzo millimetro, mentre-imperterrito-continuava a guardarmi negli occhi alla ricerca di una possibile risposta.

Rimasi immobile per alcuni secondi, incantata da quegli occhi perlati che scaturivano delle fiamme immense, ma che stava tentando di controllare.

-Credo di avere un’idea…-

Gli risposi qualche secondo dopo, sorridendo sensuale e maliziosa, al che vidi le pupille del giovane spalancarsi di botto, e le fiamme che stava tentando di controllare, esplosero in tutta la loro grande potenza.

Le nostre labbra si ritrovarono in un millesimo di secondo, affamati del sapore dell’altro, mentre il giovane insinuava la lingua nella mia bocca, carezzandomi i capelli.

Sentii i polmoni riempirsi d’aria, e le mie mani vagarono alla ricerca di un punto fermo alla quale aggrapparmi per non lasciarmi soggiogare da quelle molteplici emozioni.

Respirai a fondo, lasciando che le sue mani esplorassero le mie dolci forme con la delicatezza di uno scultore, quasi stesse tentando di imprimere nella sua mente ogni lembo di pelle.

Ansimai nelle sue labbra, lasciando che le mani del ragazzo mi afferrassero sotto il ginocchio, mentre allacciavo le braccia intorno al suo collo e mi lasciavo portare sotto di lui.

Dopo, ci fu un’esplosione di colori e sensazioni, a dispetto della pioggia battente che aveva preso a cadere giù dal cielo plumbeo.

Ma noi due, incurante dell’esterno, divenimmo ugualmente un solo corpo e una sola anima, rigettando in quell’attimo tutta la passione che poteva scaturire una lunga mancanza.

***************************************************************************************

Il fuoco del camino scoppiettava debolmente, mentre la sua luce illuminava a malapena la Sala Comune dei Grifondoro, in quella mattina oscurata dal temporale.

Erano passate poco più di tre ore da quando Malfoy se n’era andato, lasciandomi un ultimo bacio come saluto e la promessa di un suo ritorno.

Dopodiché mi ero rivestita ed ero tornata nella Sala Comune, adesso vuota a causa dell’ora di pranzo alla quale nessuno voleva mancare, tranne la sottoscritta che non aveva voglia di mangiare, o almeno non davanti quei due mangiamorte che eravamo costretti a chiamare “professori”.

Dopo ciò che era successo a Dean, la paura aleggiava tra quelle mura che in passato erano state fonte di calore e accoglienza.

Non avevo detto a nessuno ciò che mi aveva riferito Malfoy quella mattina, circa il piano dei Carrow, perché non volevo metterli in allerta, e avevo ritenuto più saggio informare l’Ordine della Fenice.

Era passata una mezz’oretta da quando avevo inviato il mio Patronus a Kingsley e Remus, comunicando loro le mie ultime novità, e-adesso-stavo ancora attendendo la loro risposta.

Non m’importava quali sarebbero state le conseguenze se mi avessero scoperta: i Carrow dovevano pagare per ciò che avevano fatto a Dean.

Nessuno aveva mai osato mettere le mani addosso a uno dei membri del nostro ristretto gruppo di amici, e forse era questo il motivo che non ci aveva spinto a reagire nel giusto modo.

Ma adesso che sapevo la verità, non avrei a permesso la realizzazione del piano dei Carrow, non quando i nati babbani rischiavano di venir pestati a sangue, come il Grifondoro che adesso dormiva nel suo letto in condizioni stazionarie.

Un fascio di luce blu attirò la mia attenzione e-voltandomi-notai un Patronus alquanto familiare che si stava lentamente avvicinando, fino a porsi davanti la poltrona rossa sulla quale ero comodamente seduta

Osservai negli occhi la donnola blu che mi stava difronte, quasi tentando di riconoscere in essi gli occhi della persona che lo aveva evocato: mio padre.

-Ciao, Ginny…-

Mi salutò la donnola, accennando a un minuscolo sorriso, mentre mi accomodavo meglio sulla poltrona in attesa delle sue parole.

-Abbiamo immediatamente riunito l’Ordine per parlare delle tue nuove scoperte, anche se non ho idea di come tu le abbia ricevute…spero solo che siano attendibili. Abbiamo già avvisato Aberforth della nostra decisione: se ciò che dici è vero, i mezzosangue e i loro genitori corrono un grosso pericolo! Lord Voldemort sta già distruggendo il nostro mondo e non possiamo permettere che distrugga anche quello dei babbani. Devono scappare attraverso il passaggio segreto che avete trovato tu e i tuoi amici, e in fretta!-

Disse l’uomo con tono enfatico ed evidentemente risentito all’idea che Lord Voldemort avesse preso di mira anche il mondo che tanto lo affascinava.

La sottoscritta annuì in silenzio, aspettando che il Patronus continuasse, illustrandomi la loro decisione.

-Questa sera a mezzanotte Aberforth aprirà il passaggio e i mezzosangue potranno scappare: tutti, nessuno escluso! Fai attenzione piccola mia…il destino del mondo babbano dipende da voi!-

Esordì la donnola, mentre annuivo lentamente, apparentemente assorta nei miei pensieri, tanto da non notare che il Patronus era ancora lì-fermo e immobile-per continuare il suo discorso.

-Ginny…c’è un’altra cosa che devo dirti: so che avresti dovuto saperlo prima, ma noi non avevamo modo di comunicare con te, non con quei due mangiamorte all’interno del castello. Verso la fine delle vacanze di Natale, poco dopo il tuo ritrovamento…beh…Harry, Ron, Hermione e Luna sono comparsi a Villa Conchiglia…-

A quelle parole, sentii il cuore gonfiarsi d’un colpo, e come in un flash d’immagini, rividi il momento in cui Malfoy mi aveva avvertito della loro fuga da Malfoy Manor.

-Fino all’altro giorno sono stati a Villa Conchiglia con Bill e Fleur: non puoi immaginare quale gioia saperli tutti vivi! Mi dispiace, Ginny cara, di non averti avvertito, ma non volevo mettere a repentaglio la tua incolumità. Spero tu riesca a perdonarmi, papà…-

Così finì la donnola il suo discorso, prima di svanire come fumo, lasciandomi sola e con un largo sorriso ad incurvarmi le labbra: erano vivi!

Non vedevo l’ora di dare la notizia ai ragazzi: in più, questa notizia avrebbe rianimato gli animi abbattuti e sconsolati di molti studenti, rassegnati alla vittoria dei Carrow.

Con un grosso sorriso corsi in Sala Grande, dove avrei tentato di avvisare i prefetti delle rispettive case circa i nuovi sviluppi.

***************************************************************************************

Erano le undici in punto nella Sala Comune, e ognuno di noi era intento a ripassare il proprio ruolo nell’operazione che si sarebbe svolta quella notte.

-Allora…vediamo se ho capito: Colin ed io andremo a prendere i Tassorosso mezzosangue nella loro Sala Comune e li porteremo di nascosto nella Stanza delle Necessità. Poi, dopo mezz’ora, Dean porterà i Grifondoro e dopo un’altra mezz’ora Ginny e Neville porteranno i Corvonero…-

Rifletté Seamus, gesticolando animatamente con le mani, mentre annuivamo in silenzio, gettando un’occhiata veloce al vecchio pendolo che aveva iniziato a far sentire i rintocchi che segnavano le undici in punto.

-E’ ora…-

Disse flebilmente Dean, portandosi una mano alla testa fasciata con un gemito, mentre Seamus e Colin annuivano in silenzio, calando i cappucci sui loro volti.

-Ci rivediamo nella Stanza delle Necessità a mezza notte…-

-Fate attenzione…-

Così ci salutammo, mentre li osservavamo uscire in silenzio dalla Sala Comune, e i primi ragazzi mezzosangue iniziarono ad arrivare.

Il tempo passava come un lento presagio del pericolo che stavamo correndo, e approfittai di quegli ultimi quindici minuti per spiegar loro ancora una volta qual era il piano.

-Allora, ragazzi, ascoltatemi! Voi Grifondoro sarete il secondo turno tra le tre case che entreranno nella Stanza delle Necessità: Colin e Seamus non hanno mandato segnali, quindi dovrebbero essere arrivati nella Stanza senza problemi. Adesso, Dean Thomas vi accompagnerà fino alla Stanza, e tra mezz’ora arriveremo anche Neville ed io con i Corvonero. A mezzanotte in punto, apparirà un passaggio segreto che vi permetterà di scappare!-

Spiegai concitatamente, mentre i ragazzi annuivano con decisione, anche se potevo leggere nei loro sguardi una nota di amarezza e paura.

All’orario prestabilito, anche i Grifondoro uscirono silenziosamente dalla Sala Comune, scortati da Dean che fece loro da attenta guida.

Nel silenzio della notte, l’unica cosa che sentivamo Neville ed io, era il lento ticchettio dell’orologio, in attesa dell’ora stabilita con i Corvonero.

Quando il vecchio pendolo schioccò la mezzanotte, Neville ed io ci guardammo dritto negli occhi con la stessa, identica determinazione, per poi calarci i cappucci sul viso.

Uscimmo in silenzio dalla Sala Comune, e sfruttammo a nostro vantaggio i mantelli neri che si mimetizzavano nella pesante oscurità che avvolgeva il castello.

Arrivammo senza problemi alla Sala Comune dei Corvonero, il che era piuttosto strano vista la vigilanza costante dei Carrow, ma Neville ed io ci limitammo a ringraziare Merlino.

Come avevamo stabilito, bussammo tre volte contro il naso del gargoyle, che aprì gli occhi con sorpresa e-qualche minuto dopo-si alzò, rivelando l’entrata della Sala Comune.

Neville ed io ci fiondammo all’interno di essa, sospirando liberamente solo quando sentimmo il gargoyle chiudersi alle nostre spalle, e-con lentezza-ci voltammo ad osservare i Corvonero che ci aspettavano.

Nei loro occhi riuscivo a leggere tutta l’ansia che provavano, ma allo stesso tempo la determinazione nel trovare un riparo senz’altro più sicuro rispetto ad Hogwarts.

-Sapete già cosa dovete fare…-

Sussurrò Neville, osservandoli uno a uno, mentre il mio sguardo vagava alle loro spalle, dove Terry e Grant stavano osservando con dolore l’allontanamento dei loro più cari amici.

Per un attimo, provai l’istinto di avvicinarmi a loro e consolarli, ma quando i Corvonero fecero scendere i cappucci sui loro volti, mi ricordai dove mi trovavo e qual era il mio obbiettivo.

Feci loro segno di seguirci in silenzio, mentre Neville riapriva il passaggio e osservava con circospezioni i corridoi bui.

Fece un vago cenno della mano per dare il via libera, mentre i Corvonero uscivano a gran velocità dalla Sala Comune, e la sottoscritta si assicurava che nessuno rimanesse indietro.

Lanciai un vago sguardo a Terry e Grant che mi salutarono con dei sorrisi tirati, per poi avanzare con un sospiro in direzione dell’uscita, salvo bloccarmi quando sentii una piccola mano chiudersi nella mia.

Mi volsi a osservare con sorpresa il piccolo Burney al quale avevo salvato più volte la vita, e lo notai tremare come una foglia, mentre mi tendeva la mano in cerca di conforto.

Sentii il cuore stringersi in una morsa, e con un sorriso gli presi la manino gelida, tentando di riscaldarla contro la mia, mentre il piccolo biondo smetteva di tremare.

Con passo incerto mi seguì fin fuori la Sala Comune, quando mi sentii cadere nell’oscurità, e mi avvicinai a Neville con ancora il bambino per mano.

Lentamente avanzammo in direzione della Stanza delle Necessità, facendo attenzione a ogni angolo che svoltavamo.

Stavamo camminando in silenzio per il corridoio, quando percepii la sensazione di essere osservata, ma tentai d’ignorarla, continuando ad avanzare.

Man mano che ci avvicinavamo alla Stanza delle Necessità, sentivo quella sensazione crescere dento di me; non seppi esattamente cosa-forse l’istinto- m’impose di voltarmi, ma quando lo feci sentii il sangue raggelarsi nelle vene.

-A TERRA!-

Urlai, gettando sul pavimento il bambino e coprendolo con il mio corpo, mentre gli altri Corvonero facevano lo stesso, in tempo per schivare l’anatema mortale lanciato da Tiger.

-Stanno scappando, capo! I mezzosangue se la danno a gambe!-

Urlò questo, mentre Goyle avanzava in nostra direzione, sferrando anatemi da tutte le parti e scatenando il caos in un millesimo di secondo.

-Tutti con me!-

Urlò Neville, mentre iniziava a correre in direzione della Stanza delle Necessità, seguito da tutti gli altri che si cimentarono in una corsa sfrenata.

Sentivo il rumore fragoroso degli incantesimi che si schiantavano contro le pareti e le colonne, quasi volendole abbattere, mentre correvo verso la Stanza delle Necessità con il bambino per mano, lanciando incantesimi a caso alle mie spalle.

Sentivo Amycus che urlava come un folle, facendo rimbombare la sua voce profonda tra le mura di Hogwarts, e questo fece intimorire ulteriormente i ragazzi.

-Burney, va con Neville e salvati con gli altri! Devi dire al Grifondoro che ci penso io a rallentarli!-

-Ma…-

-VAI!-

Avevo urlato, desiderando solo vedere tutti quegli studenti al sicuro, lontano da Hogwarts, mentre osservavo dritto negli occhi il piccolo Corvonero spaurito.

Lo abbracciai forte, baciandogli la bionda testolina, per poi staccarlo da me e imporgli di andare, mentre ne affidavo la custodia a una ragazza del mio stesso anno.

Lo osservai correre via, con il visino rigato dalle lacrime e la manino tesa in mia direzione, mentre le sue parole giungevano alle mie orecchie come un eco lontano.

-Ti voglio bene, Ginny…-

Respirai a fondo, osservando la sua figurina fino a quando non scomparve dal mio campo visivo, e fu allora che sentii una nuova ondata di determinazione scorrermi nelle vene.

Devo rallentarli! Per i Corvonero, per la libertà, per il magico trio…per Burney…

Mi ritrovai a pensare, mentre avanzavo in direzione dei mangiamorte con il mantello nero che fluttuava alle mie spalle, e la bacchetta tenuta saldamente in mano.

-Ginny!-

La voce di Neville arrivò alle mie spalle, mentre mi voltavo sorpresa in sua direzione, e il moro mi sorrise con una punta di ovvietà.

-Non crederai davvero che rinunci alla tentazione di pestare quegli idioti, vero?-

Mi domandò il giovane con un sorrisetto, al che sorrisi a mia volta con quella punta di malignità e ribellione che, in genere, caratterizzava i cattivi delle favole.

-Allora diamoci dentro!-

Esordii, prima di scambiare il cinque con Neville, e insieme avanzammo in direzione dei mangiamorte che stavano prendendo il corridoio opposto per bloccare la strada ai Corvonero.

-Stupeficium!-

Urlai alle spalle di uno di loro, che non ebbe il tempo di controbattere, e cadde a terra come un peso morto.

Il suono della mia voce-però-fece voltare tutti gli altri, che mi osservarono attentamente, tentando di distinguere il mio volto abilmente oscurato dal cappuccio e dall’oscurità.

-Fermatelo, pusillanimi, FERMATELO!-

Urlò Amycus che prese a correre come una furia nella direzione dalla quale erano scomparsi i Corvonero, convinto che Tiger e Goyle sarebbero stati in grado di tenermi a bada.

Sorrisi nell’oscurità, scambiando un fugace sguardo con Neville che non era ancora uscito allo scoperto: il ragazzo capì al volo il mio piano, e iniziò a correre verso un altro corridoio che avrebbe tagliato la strada ad Amycus.

-Ti faremo passare la voglia di giocare, stronzo!-

Bofonchiò Goyle, sguainando la bacchetta in mia direzione e avanzando lentamente, mentre sorridevo per quell’ultimo appellativo che mi fece comprendere che i due ragazzi non avevano ancora capito la mia vera identità.

Questo lo dite voi, stronzi…

Pensai, sorridendo tra me quando convenni che era arrivato il momento di utilizzare qualche buona tecnica di combattimento che avevo imparato all’addestramento per Auror.

Tiger si gettò in mia direzione, sparando incantesimi a caso che schivai senza problemi, anche grazie alla sua mira vergognosa.

Il ragazzo continuò ad avanzare, fino a quando non fu a qualche metro da me, e a quel punto non mi fu difficile mettergli lo sgambetto, facendolo cadere sul pavimento.

Con una mano afferrai Goyle per il collo, mentre tiravo-nello stesso momento-un calcio sul viso di Tiger, facendolo svenire sul colpo.

Poi mi occupai di Goyle: gli sbattei il carpo contro il naso, rompendoglielo, per poi schivare i pugni che goffamente tentava di tirarmi in viso.

Sorriso per quell’immagine che un po’ mi fece pena, ma quando mi ricordai delle torture che lui e i suoi “colleghi” avevano inferto a persone innocenti, tutta la compassione svanì.

Con un colpo secco gli sbattei il capo contro il muro, facendogli uscire il sangue dal naso, e lo sentii accasciarsi al suolo privo di sensi.

-Tsk…mangiamorte gracili…-

Li presi in giro, quasi potessero sentirmi, mentre mi allontanavo lentamente nella direzione presa da Amycus e Neville per assicurarmi che stessero tutti bene.

Dei gemiti sommessi giunsero alle mie orecchie, e questo mi fece comprendere che i due stavano ancora lottando, e in lontananza vidi l’ombra sul muro di due uomini che si fronteggiavano con le bacchette sguainate.

 Mi avvicinai di soppiatto fino a nascondermi dietro una colonna, allungando leggermente il collo per scorgere i due maghi.

-Levati dai piedi, moccioso!-

Urlò Amycus, lanciando vari schiantesimi all’indirizzo di Neville che riusciva a pararli senza problemi, mentre si muovevano entrambi in una sorta di semicerchio.

Sguainai la bacchetta in direzione di Amycus per colpirlo alle spalle, ma mi ritrovai a imprecare sommessamente quando mi resi conto che l’uomo si muoveva troppo rapidamente, e se lanciavo l’incantesimo rischiavo di prendere Neville.

Il mangiamorte urlò con rabbia, lanciando uno schiantesimo così forte che Neville non riuscì a pararlo, e fu colpito in pieno petto, cadendo a terra qualche metro più in là.

Emisi un roco gemito quando vidi Amycus fiondarsi su di lui, proprio mentre il Grifondoro-ansimante-tentava di rimettersi in posizione eretta.

Il mangiamorte gli abbassò il cappuccio per rivelarne l’identità, e quando incontrò gli occhi azzurrini di Neville, emise un roco gemito di soddisfazione e sorpresa.

I suoi occhi si sgranarono in modo quasi folle, ed ero certa che in quel momento si stesse chiedendo come aveva fatto a non collegare prima quegli indizi alla personalità del ragazzo che aveva davanti.

-Questa è la fine che farete tutti voi, ignobili vermi!-

Sussurrò minaccioso, estraendo un pugnale dalla tasca del mantello, per poi alzarlo sopra il corpo di Neville che emise un roco verso a metà tra il sorpreso e lo spaventato.

Le mie gambe si mossero senza che glielo ordinai, e corsi in quella direzione, ritrovandomi ad avvolgere le braccia intorno al collo dell’uomo con l’intento di bloccarlo.

Il mangiamorte iniziò a gemere, alzando il pugnale e tentando di colpirmi, mentre il suo volto assumeva una tonalità violacea, e il pugnale si avvicinava pericolosamente al mio viso, anche se l’avevo afferrato da dietro e colpirmi risultava più difficile.

Poi, apparso dal nulla, un incantesimo colpì l’uomo in pieno petto, facendolo svenire, e da dietro una colonna sbucarono i volti familiari di Theodore e Blaise.

-Cosa fareste senza di noi?-

Ci schernì Blaise, mentre il compagno si avvicinava ad Amycus, toccandogli le tempie, e Neville riprendeva lentamente respiro.

-Cosa ci fate qui?-

-E lo domandi? Ginny: abbiamo promesso al nostro migliore amico che ti avremmo protetta, e questo è ciò che faremo! Noi Serpeverde non veniamo mai meno alla nostra parola…-

Mi disse Theo con fare quasi offeso dal mio poco comprendonio, mentre Neville si rimetteva lentamente in piedi, tossendo ripetutamente.

-Ironico: per tutto questo tempo avete sempre fatto il contrario…-

Disse il Grifondoro tra un colpo di tosse e l’altro, al che Blaise alzò un dito per prendere la parola, ma fu distratto da Amycus che gemette nel sonno.

-Non c’è molto tempo: dovete andare, prima che si risvegli!-

Mi disse Theodore, bloccando sul nascere la discussione che si sarebbe aperta di lì a poco, mentre la sottoscritta lo osservava intensamente negli occhi.

Annuii quando sentii un altro gemito di Amycus, e scambiai un fugace sguardo con Neville per osservare le sue condizioni.

Il ragazzo rispose con un pigro gesto della mano, come per invitarmi a lasciar stare la questione della sua salute, e iniziò a correre in direzione della Stanza delle Necessità.

Prima di seguirlo, osservai un’ultima volta i due Serpeverdi che più di una volta mi avevano salvata, e rivolsi loro un sorrisetto divertito e sarcastico.

-Ci vediamo al prossimo combattimento, angeli custodi…-

Li schernii, e prima che potessero replicare, iniziai a correre dietro Neville.

Oltrepassammo tutti i corridoi e le scalinate che ci dividevano dalla stanza, e arrivammo di fronte all’imponente parete quando, ormai, non avevo più fiato.

Ci fermammo di fronte ad essa, posando le mani sulle ginocchia per riprendere respiro, mentre-alzando lo sguardo-individuavo l’enorme portone in mogano che portava alla stanza.

Presi un profondo respiro, per poi osservare in viso il ragazzo che era preoccupato tanto quanto me.

Avanzammo all’unisono in direzione della porta, e varcammo l’uscio con un pizzico di timore, per poi richiuderci la porta alle spalle.

Mi voltai a osservare l’ambiente, e con il cuore in gola distinsi un gran numero di persone che avevano lo sguardo in nostra direzione.

Rimasi immobile per qualche secondo, salvo trasalire quando sentii qualcuno che mi tirava il mantello, e voltandomi mi ritrovai a osservare i grandi occhioni del piccolo Burney.

Il piccolo mi sorrise dolcemente, facendo illuminare il suo visino angelico.

-Siamo tutti salvi, Ginny. Grazie a voi!-

Esordì il piccolo, saltellando sul posto, al che un piccolo sorriso nacque sul mio volto, ma non potei fare a meno di chiedermi per quale motivo gli studenti sembravano così abbattuti, quando quello rappresentava l’inizio della loro libertà.

-State tutti bene?-

-Sì, tutti bene…-

Chiese Neville, ricevendo una conferma immediata da Dean che era seduto in un angolo con Seamus, il quale aveva gli occhi gonfi per l’imminente addio del suo migliore amico.

Osservai attentamente tutti gli studenti presenti in quella stanza, e lessi nei loro occhi tutto il timore che l’arrivo dei Carrow aveva suscitato: se prima dell’operazione avevano paura, adesso erano addirittura terrorizzati.

Non posso permettere che i Carrow rovinino nuovamente la loro vita!

Mi dissi, prendendo un profondo respiro e alzandomi sopra una sedia per farmi vedere da tutti, sotto lo sguardo interrogativo dei Grifondoro.

-Ok, ragazzi, ascoltatemi! Capisco che abbiate paura: è una cosa diversa dai nostri soliti allenamenti…qui si tratta di vita o di morte! Ed è per questo che dovete fuggire! Per la vostra vita, per la libertà! Non pensate a Harry? Anche lui non sapeva a cosa sarebbe andato incontro, ma è comunque partito alla ricerca della verità: non l’ha fatto per lui, l’ha fatto per noi! E adesso…lui è ancora vivo…-

Terminai, mentre un brusio crescente si levava dal gruppo di studenti, che presero a parlare tra di loro, ma solo uno ebbe il coraggio di farmi la domanda che frullava in testa a ognuno di loro.

-E tu come fai a dirlo?-

-Perché si è presentato a casa dei miei fratelli con Ron e Hermione! Ha combattuto per noi: forse non ha ancora vinto ma non ha nemmeno perso, e voi-adesso-dovreste seguire il suo esempio, e scappare!-

Non finii neanche di terminare, che i ragazzi iniziarono a urlare a più non posso, rinvigoriti dal ricordo di Harry e dalla consapevolezza che fosse ancora vivo.

Sorrisi, soddisfatta dell’essere riuscita nel mio intento, mentre scendevo dalla sedia e indicavo loro il tunnel segreto che gli avrebbe garantito la libertà.

Salutai con un bacio il piccolo Burney-che mi promise di non dimenticarmi mai-, e tentai di non piangere davanti a lui, anche se sapevo che avrei sentito molto la sua mancanza.

Ma l’addio più doloroso fu senza dubbio quello di Dean: il ragazzo abbracciò ognuno di noi, fino ad arrivare al migliore amico che pianse qualche lacrima sulla sua spalla.

Si voltò un’ultima volta a guardarci, osservando in viso ognuno di noi, per poi passare in rassegna all’ambiente circostante, quasi stesse ripercorrendo con la memoria i momenti più belli che aveva passato ad Hogwarts.

Poi, ci sorrise, e s’incamminò nel tunnel buio, dalla quale nessuno sarebbe più tornato…

Neville, Colin, Seamus ed io ci sedemmo sul freddo pavimento, consapevoli che con la loro partenza se ne sarebbe andata una parte stessa del nostro cuore.

Un vuoto incolmabile…

Pensai, tentando di non piangere e di convincere me stessa che quella era la cosa giusta per tutti.

Decidemmo di non tornare nei dormitori a causa dei Carrow che dovevano essere ancora di pattuglia, e passammo la notte su quel freddo pavimento, stanchi ma soddisfatti.

Non sapevamo che quello sarebbe stato L’INIZIO DELLA RIVOLTA…

                                           

To be continued…

Olè!

Ecco il nuovo capitolo carissimi! Cosa ve ne pare? Devo dire che scriverlo è stato più doloroso del previsto: non riuscivo proprio a dire addio ai mezzosangue! Ma alla fine ce l‘ho fatta! Anche se ho l’impressione che Draco stia diventando un po’ troppo sdolcinato per i suoi standard, non credete? Beh…comunque sia il momento della battaglia finale si avvicina, ma non è ancora arrivato il fatidico momento. Premetto che non metterò il classico epilogo dei “19 anni dopo” perché con esso mi sembra quasi di dire addio ai personaggi di Harry Potter, e conoscendomi non riuscirei a scrivere nemmeno una frase di senso compiuto, li amo troppo :’(. Diciamo che l’ultimo capitolo sarà dedicato alla guerra magica, e all’amore che unisce Draco e Ginny, ma non vi premetto niente ;) *ihihihihi lo so, a volte sono bastarda ;)*. E con questo credo d’aver finito. Un grandissimo bacio, ragazzuoli

Bimba

-2

  
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