Meglio morire
combattendo
per la liberta,
che vivere
da schiavi!
(Bob
Marley)
L’INIZIO
DELLA RIVOLTA…
Il
freddo del mattino mi fece rizzare istintivamente la schiena, mentre
mugugnavo di disapprovazione, rigirandomi tra le coperte.
Alzai
il lenzuolo fino alla mia vita, per poi accucciarmi teneramente
su qualcosa di morbido e caldo, ma che-soprattutto-aveva
un buonissimo odore di rose.
Schiusi
gli occhi quando non riuscii a riprendere sonno, e
sbadigliando mi tornarono alla mente le immagini di quella notte, per
questo
non mi sorpresi quando sentii un paio di dita giocherellare con i
boccoli dei
miei capelli.
Socchiusi
gli occhi, sorridendo leggermente e beandomi di quel breve
momento di pace rubato al periodo più brutto di tutto il
mondo magico.
Non
male come
modo per svegliarsi la mattina…
Riflettei,
con un sorriso sardonico, per poi posare il mento sul petto
di Malfoy, continuando a tenere gli occhi chiusi.
Il
ragazzo fece passare le sue mani fra i miei capelli ramati, mentre
sorridevo per il gesto e lentamente schiusi le palpebre, sbattendole a
più
riprese.
Misi
a fuoco il suo volto illuminato da un sorriso sbarazzino,
così
simile al ghigno di derisione che aveva sempre esibito nei corridoi di
Hogwarts, eppure c’era quell’inimitabile punta di
dolcezza che solo la
sottoscritta era in grado di riconoscere.
-Buongiorno,
raggio di sole…-
Sussurrò,
accentuando il suo sorriso e continuando a carezzarmi il
viso con delle dolci carezze che mi fecero venire la pelle
d’oca.
-Buongiorno…-
Gli
risposi, con voce assonnata, mentre sbadigliavo, per poi
abbracciare il biondino come se fosse un cuscino, nascondendo il volto
nell’incavo della sua spalla.
-Stanca?-
Mi
domandò con tono dolce, mentre la sua mano mi carezzava i
capelli e
l’altra sollevava le lenzuola di seta color argento fino a
metà schiena.
Sorrisi
contro l’incavo della sua spalla per la domanda che mi aveva
posto e che aveva una sola e unica risposta.
-Tu
che dici?-
Gli
domandai, sorridendo ingenuamente e schiudendo le palpebre, al che
il ragazzo si voltò a guardarmi, trovandosi a pochi
centimetri dalle mie
labbra.
Mi
lasciò un casto e veloce bacio sulle labbra, per poi
sorridermi con
divertimento, un secondo prima di afferrarmi per i fianchi.
Risi
di gusto quando capovolse la situazione, portandomi sotto di lui
e abbracciandomi con forza, mentre affondava i suoi denti nella pelle
bianca
del collo.
-Dico
che ieri notte abbiamo fatto abbastanza allenamento per renderti
la donna più stanca-ma soddisfatta-del
mondo…-
Proclamò
con evidente narcisismo per i suoi exploit sessuali, ma la
mia mente non lo sentì nemmeno, troppo intenta a
concentrarsi sulla pressione
delle sue labbra lungo il mio corpo.
Era
bello sentire la pelle coccolata e lodata dal biondino: con lui
tutto diventava magnifico, e ogni preoccupazione, ogni remora o paura
svaniva
come in una nuvola di fumo.
Sembrava
che-quando stavamo
insieme-si creava una bolla di sapone intorno a noi,
così fragile da esplodere
con un soffio, ma in grado di chiudere fuori tutte le notizie
spiacevoli.
Il
mio pensiero non poté fare a meno di volare a Dean, e a
ciò che era
successo la mattina prima.
Il
ragazzo-avendo notato la mia
mente assente-smise di baciarmi il collo e mi
osservò con attenzione,
piegando il gomito e poggiando la testa sul palmo aperto.
Scossi
la testa quando mi sentii vagamente osservata, e voltandomi
incontrai un paio di occhi perlati che mi osservavano con interesse e
serietà.
Il
ragazzo sospirò leggermente, per poi poggiare la schiena
contro la
spalliera del letto, allungando le braccia in mia direzione come per
invitarmi
silenziosamente ad abbracciarlo.
Sorrisi
leggermente, avvicinandomi e affondando il volto contro il suo
torace caldo e ben definito, lasciandomi avvolgere dal suo intenso
profumo con
la speranza che anch’esso mi avrebbe portato consiglio.
-Cosa
ti turba?-
Mi
domandò il ragazzo, mentre iniziava a carezzarmi dolcemente
i
capelli, quasi avesse sentito la mia agitazione interiore e volesse
placarla.
-Nulla…-
Risposi
sospirando: non volevo rovinare quel momento di pace con la
realtà che si nascondeva oltre le pareti di quella bolla di
sapone, anche se
Draco era un mangiamorte e poteva essere a conoscenza di informazioni
importanti.
Mi
sentii prendere delicatamente per il mento, e lentamente lo osservai
negli occhi, mentre il ragazzo sorrideva con furbizia.
Non
credere che
sia finita qui…
Questo
era ciò che stavano sussurrando i suoi occhi sbarazzini, in
quel momento, e con un sospiro mi preparai alla sua prossima
provocazione.
-Non
ti aspetterai che io ci creda, vero?-
Mi
domandò il ragazzo, al che sorrisi scuotendo la testa con un
amaro
sorriso, per poi stringermi maggiormente a lui.
-E
va bene: conoscendoti non ti fermerai fino a quando non conoscerai
la verità…tanto vale che te la dico io. I Carrow
mi preoccupano: stanno
mettendo in pericolo la vita di molti nati babbani e dei rispettivi
genitori…-
Sussurrai,
senza osare alzare lo sguardo al suo volto: dopotutto,
parlare dell’incolumità di mezzosangue e nati
babbani con Draco Malfoy,
purosangue da generazioni, non era proprio il massimo…
Mi
decisi ad alzare il volto in sua direzione solo perché non
sentii
alcuna risposta da parte del ragazzo, e lo notai assorto nei suoi
pensieri, con
lo sguardo rivolto ai boccoli ramati con cui stava giocherellando.
Il
ragazzo prese un profondo respiro con l’espressione di chi
sta
riordinando i pensieri, per proferire la giusta frase in un momento del
genere.
-Sai
qualcosa, non è vero?-
Gli
chiesi, con un sorriso che era tutt’altro che rabbioso, e fu
in
quel momento che il ragazzo mi osservò nuovamente,
lasciandomi una carezza
sulla gota.
-Sì...sì,
è vero: i Carrow vogliono arrivare ai genitori dei nati
babbani attraverso i loro figli, così da uccidere le ultime
persone che sanno
dell’esistenza della magia-
Mi
sussurrò, al che abbassai lo sguardo e riflettei
velocemente:
adesso tutto aveva un senso.
-Perché
non me l’hai detto prima?-
Chiesi
istintivamente, osservandolo con le sopracciglia inarcate e
usando un tono di voce tenue e comprensivo, perché-in fondo-sapevo che anche la sottoscritta
avrebbe fatto la stessa
cosa.
-Ho
sentito mio padre parlare con mia zia Bellatrix di questo.
Dicevano che volevano sfruttare i nati babbani per arrivare ai loro
genitori,
ma non avevo idea che centrassero i Carrow. E poi…in certe
situazioni è meglio
far finta di non sapere niente per godersi il momento…-
Mi
sussurrò, osservandomi con i suoi grandi occhi
d’argento e un
sorrisetto compiaciuto a incurvargli le labbra, mentre sussurrava
quella frase
finale che mi fece comprendere quanto tenesse a quei brevi momenti in
cui
potevamo stare insieme senza nasconderci.
Mi
avvicinai a lui, sorridendogli e posando le mie labbra sulle sue in
un tenero e casto bacio, per poi osservarlo con un sorriso.
-Quindi…cosa
dovremmo fare?-
Continuai,
poggiando la fronte contro la sua, mentre il ragazzo
riprendeva a carezzarmi i capelli con un sospiro e
l’espressione assorta.
-La
cosa più saggia sarebbe far scappare i figli dei nati
babbani…prima che i Carrow facciano una strage…-
Mi
sussurrò, al che osservai un punto lontano e annuii
lentamente,
convenendo tra me e me che quella era la scelta più giusta,
e che-in fondo-un modo per farli
scappare
senza destare sospetti c’era.
Lo
osservai, sorridendogli dolcemente e decidendo di mettere da parte
quei pensieri negativi, per godermi quell’attimo di pace con
lui…
Il
ragazzo interpretò il mio sguardo, e inclinò il
volto d’un lato,
per poi far affiorare sul suo volto un sorriso malizioso, inarcando una
delle
bionda sopracciglia: il suo inimitabile ghigno made in Malfoy.
-E…adesso?-
Mi
domandò maliziosamente, alitandomi sulle labbra che erano
separate
da mezzo millimetro, mentre-imperterrito-continuava
a guardarmi negli occhi alla ricerca di una possibile risposta.
Rimasi
immobile per alcuni secondi, incantata da quegli occhi perlati
che scaturivano delle fiamme immense, ma che stava tentando di
controllare.
-Credo
di avere un’idea…-
Gli
risposi qualche secondo dopo, sorridendo sensuale e maliziosa, al
che vidi le pupille del giovane spalancarsi di botto, e le fiamme che
stava
tentando di controllare, esplosero in tutta la loro grande potenza.
Le
nostre labbra si ritrovarono in un millesimo di secondo, affamati
del sapore dell’altro, mentre il giovane insinuava la lingua
nella mia bocca,
carezzandomi i capelli.
Sentii
i polmoni riempirsi d’aria, e le mie mani vagarono alla
ricerca
di un punto fermo alla quale aggrapparmi per non lasciarmi soggiogare
da quelle
molteplici emozioni.
Respirai
a fondo, lasciando che le sue mani esplorassero le mie dolci
forme con la delicatezza di uno scultore, quasi stesse tentando di
imprimere
nella sua mente ogni lembo di pelle.
Ansimai
nelle sue labbra, lasciando che le mani del ragazzo mi
afferrassero sotto il ginocchio, mentre allacciavo le braccia intorno
al suo
collo e mi lasciavo portare sotto di lui.
Dopo,
ci fu un’esplosione di colori e sensazioni, a dispetto della
pioggia battente che aveva preso a cadere giù dal cielo
plumbeo.
Ma
noi due, incurante dell’esterno, divenimmo ugualmente un solo
corpo
e una sola anima, rigettando in quell’attimo tutta la
passione che poteva
scaturire una lunga mancanza.
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Il
fuoco del camino scoppiettava debolmente, mentre la sua luce
illuminava a malapena la Sala Comune dei Grifondoro, in quella mattina
oscurata
dal temporale.
Erano
passate poco più di tre ore da quando Malfoy se
n’era andato,
lasciandomi un ultimo bacio come saluto e la promessa di un suo ritorno.
Dopodiché
mi ero rivestita ed ero tornata nella Sala Comune, adesso
vuota a causa dell’ora di pranzo alla quale nessuno voleva
mancare, tranne la
sottoscritta che non aveva voglia di mangiare, o almeno non davanti
quei due
mangiamorte che eravamo costretti a chiamare
“professori”.
Dopo
ciò che era successo a Dean, la paura aleggiava tra quelle
mura
che in passato erano state fonte di calore e accoglienza.
Non
avevo detto a nessuno ciò che mi aveva riferito Malfoy
quella
mattina, circa il piano dei Carrow, perché non volevo
metterli in allerta, e
avevo ritenuto più saggio informare l’Ordine della
Fenice.
Era
passata una mezz’oretta da quando avevo inviato il mio
Patronus a
Kingsley e Remus, comunicando loro le mie ultime novità, e-adesso-stavo ancora attendendo la loro
risposta.
Non
m’importava quali sarebbero state le conseguenze se mi
avessero
scoperta: i Carrow dovevano pagare per ciò che avevano fatto
a Dean.
Nessuno
aveva mai osato mettere le mani addosso a uno dei membri del
nostro ristretto gruppo di amici, e forse era questo il motivo che non
ci aveva
spinto a reagire nel giusto modo.
Ma
adesso che sapevo la verità, non avrei a permesso la
realizzazione
del piano dei Carrow, non quando i nati babbani rischiavano di venir
pestati a
sangue, come il Grifondoro che adesso dormiva nel suo letto in
condizioni
stazionarie.
Un
fascio di luce blu attirò la mia attenzione e-voltandomi-notai
un Patronus alquanto familiare che si stava
lentamente avvicinando, fino a porsi davanti la poltrona rossa sulla
quale ero
comodamente seduta
Osservai
negli occhi la donnola blu che mi stava difronte, quasi
tentando di riconoscere in essi gli occhi della persona che lo aveva
evocato:
mio padre.
-Ciao,
Ginny…-
Mi
salutò la donnola, accennando a un minuscolo sorriso, mentre
mi
accomodavo meglio sulla poltrona in attesa delle sue parole.
-Abbiamo
immediatamente riunito l’Ordine per parlare delle tue nuove
scoperte, anche se non ho idea di come tu le abbia
ricevute…spero solo che
siano attendibili. Abbiamo già avvisato Aberforth della
nostra decisione: se
ciò che dici è vero, i mezzosangue e i loro
genitori corrono un grosso
pericolo! Lord Voldemort sta già distruggendo il nostro
mondo e non possiamo
permettere che distrugga anche quello dei babbani. Devono scappare
attraverso
il passaggio segreto che avete trovato tu e i tuoi amici, e in fretta!-
Disse
l’uomo con tono enfatico ed evidentemente risentito
all’idea che
Lord Voldemort avesse preso di mira anche il mondo che tanto lo
affascinava.
La
sottoscritta annuì in silenzio, aspettando che il Patronus
continuasse, illustrandomi la loro decisione.
-Questa
sera a mezzanotte Aberforth aprirà il passaggio e i
mezzosangue potranno scappare: tutti, nessuno escluso! Fai attenzione
piccola
mia…il destino del mondo babbano dipende da voi!-
Esordì
la donnola, mentre annuivo lentamente, apparentemente assorta
nei miei pensieri, tanto da non notare che il Patronus era ancora
lì-fermo e immobile-per
continuare il suo
discorso.
-Ginny…c’è
un’altra cosa che devo dirti: so che avresti dovuto saperlo
prima, ma noi non avevamo modo di comunicare con te, non con quei due
mangiamorte all’interno del castello. Verso la fine delle
vacanze di Natale,
poco dopo il tuo ritrovamento…beh…Harry, Ron,
Hermione e Luna sono comparsi a
Villa Conchiglia…-
A
quelle parole, sentii il cuore gonfiarsi d’un colpo, e come
in un flash
d’immagini, rividi il momento in cui Malfoy mi aveva
avvertito della loro fuga
da Malfoy Manor.
-Fino
all’altro giorno sono stati a Villa Conchiglia con Bill e
Fleur:
non puoi immaginare quale gioia saperli tutti vivi! Mi dispiace, Ginny
cara, di
non averti avvertito, ma non volevo mettere a repentaglio la tua
incolumità.
Spero tu riesca a perdonarmi, papà…-
Così
finì la donnola il suo discorso, prima di svanire come fumo,
lasciandomi sola e con un largo sorriso ad incurvarmi le labbra: erano
vivi!
Non
vedevo l’ora di dare la notizia ai ragazzi: in
più, questa notizia
avrebbe rianimato gli animi abbattuti e sconsolati di molti studenti,
rassegnati alla vittoria dei Carrow.
Con
un grosso sorriso corsi in Sala Grande, dove avrei tentato di
avvisare i prefetti delle rispettive case circa i nuovi sviluppi.
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Erano
le undici in punto nella Sala Comune, e ognuno di noi era
intento a ripassare il proprio ruolo nell’operazione che si
sarebbe svolta
quella notte.
-Allora…vediamo
se ho capito: Colin ed io andremo a prendere i
Tassorosso mezzosangue nella loro Sala Comune e li porteremo di
nascosto nella
Stanza delle Necessità. Poi, dopo mezz’ora, Dean
porterà i Grifondoro e dopo un’altra
mezz’ora Ginny e Neville porteranno i Corvonero…-
Rifletté
Seamus, gesticolando animatamente con le mani, mentre
annuivamo in silenzio, gettando un’occhiata veloce al vecchio
pendolo che aveva
iniziato a far sentire i rintocchi che segnavano le undici in punto.
-E’
ora…-
Disse
flebilmente Dean, portandosi una mano alla testa fasciata con un
gemito, mentre Seamus e Colin annuivano in silenzio, calando i cappucci
sui
loro volti.
-Ci
rivediamo nella Stanza delle Necessità a mezza
notte…-
-Fate
attenzione…-
Così
ci salutammo, mentre li osservavamo uscire in silenzio dalla Sala
Comune, e i primi ragazzi mezzosangue iniziarono ad arrivare.
Il
tempo passava come un lento presagio del pericolo che stavamo
correndo, e approfittai di quegli ultimi quindici minuti per spiegar
loro
ancora una volta qual era il piano.
-Allora,
ragazzi, ascoltatemi! Voi Grifondoro sarete il secondo turno
tra le tre case che entreranno nella Stanza delle Necessità:
Colin e Seamus non
hanno mandato segnali, quindi dovrebbero essere arrivati nella Stanza
senza
problemi. Adesso, Dean Thomas vi accompagnerà fino alla
Stanza, e tra mezz’ora
arriveremo anche Neville ed io con i Corvonero. A mezzanotte in punto,
apparirà
un passaggio segreto che vi permetterà di scappare!-
Spiegai
concitatamente, mentre i ragazzi annuivano con decisione,
anche se potevo leggere nei loro sguardi una nota di amarezza e paura.
All’orario
prestabilito, anche i Grifondoro uscirono silenziosamente
dalla Sala Comune, scortati da Dean che fece loro da attenta guida.
Nel
silenzio della notte, l’unica cosa che sentivamo Neville ed
io,
era il lento ticchettio dell’orologio, in attesa
dell’ora stabilita con i
Corvonero.
Quando
il vecchio pendolo schioccò la mezzanotte, Neville ed io ci
guardammo dritto negli occhi con la stessa, identica determinazione,
per poi
calarci i cappucci sul viso.
Uscimmo
in silenzio dalla Sala Comune, e sfruttammo a nostro vantaggio
i mantelli neri che si mimetizzavano nella pesante oscurità
che avvolgeva il
castello.
Arrivammo
senza problemi alla Sala Comune dei Corvonero, il che era
piuttosto strano vista la vigilanza costante dei Carrow, ma Neville ed
io ci
limitammo a ringraziare Merlino.
Come
avevamo stabilito, bussammo tre volte contro il naso del
gargoyle, che aprì gli occhi con sorpresa e-qualche
minuto dopo-si alzò, rivelando l’entrata
della Sala Comune.
Neville
ed io ci fiondammo all’interno di essa, sospirando
liberamente
solo quando sentimmo il gargoyle chiudersi alle nostre spalle, e-con lentezza-ci voltammo ad osservare i
Corvonero
che ci aspettavano.
Nei
loro occhi riuscivo a leggere tutta l’ansia che provavano, ma
allo
stesso tempo la determinazione nel trovare un riparo
senz’altro più sicuro
rispetto ad Hogwarts.
-Sapete
già cosa dovete fare…-
Sussurrò
Neville, osservandoli uno a uno, mentre il mio sguardo vagava
alle loro spalle, dove Terry e Grant stavano osservando con dolore
l’allontanamento dei loro più cari amici.
Per
un attimo, provai l’istinto di avvicinarmi a loro e
consolarli, ma
quando i Corvonero fecero scendere i cappucci sui loro volti, mi
ricordai dove
mi trovavo e qual era il mio obbiettivo.
Feci
loro segno di seguirci in silenzio, mentre Neville riapriva il
passaggio e osservava con circospezioni i corridoi bui.
Fece
un vago cenno della mano per dare il via libera, mentre i
Corvonero uscivano a gran velocità dalla Sala Comune, e la
sottoscritta si
assicurava che nessuno rimanesse indietro.
Lanciai
un vago sguardo a Terry e Grant che mi salutarono con dei
sorrisi tirati, per poi avanzare con un sospiro in direzione
dell’uscita, salvo
bloccarmi quando sentii una piccola mano chiudersi nella mia.
Mi
volsi a osservare con sorpresa il piccolo Burney al quale avevo
salvato più volte la vita, e lo notai tremare come una
foglia, mentre mi
tendeva la mano in cerca di conforto.
Sentii
il cuore stringersi in una morsa, e con un sorriso gli presi la
manino gelida, tentando di riscaldarla contro la mia, mentre il piccolo
biondo
smetteva di tremare.
Con
passo incerto mi seguì fin fuori la Sala Comune, quando mi
sentii
cadere nell’oscurità, e mi avvicinai a Neville con
ancora il bambino per mano.
Lentamente
avanzammo in direzione della Stanza delle Necessità,
facendo attenzione a ogni angolo che svoltavamo.
Stavamo
camminando in silenzio per il corridoio, quando percepii la sensazione
di essere osservata, ma tentai d’ignorarla, continuando ad
avanzare.
Man
mano che ci avvicinavamo alla Stanza delle Necessità,
sentivo
quella sensazione crescere dento di me; non seppi esattamente cosa-forse l’istinto-
m’impose di voltarmi,
ma quando lo feci sentii il sangue raggelarsi nelle vene.
-A
TERRA!-
Urlai,
gettando sul pavimento il bambino e coprendolo con il mio
corpo, mentre gli altri Corvonero facevano lo stesso, in tempo per
schivare
l’anatema mortale lanciato da Tiger.
-Stanno
scappando, capo! I mezzosangue se la danno a gambe!-
Urlò
questo, mentre Goyle avanzava in nostra direzione, sferrando
anatemi da tutte le parti e scatenando il caos in un millesimo di
secondo.
-Tutti
con me!-
Urlò
Neville, mentre iniziava a correre in direzione della Stanza
delle Necessità, seguito da tutti gli altri che si
cimentarono in una corsa
sfrenata.
Sentivo
il rumore fragoroso degli incantesimi che si schiantavano
contro le pareti e le colonne, quasi volendole abbattere, mentre
correvo verso
la Stanza delle Necessità con il bambino per mano, lanciando
incantesimi a caso
alle mie spalle.
Sentivo
Amycus che urlava come un folle, facendo rimbombare la sua
voce profonda tra le mura di Hogwarts, e questo fece intimorire
ulteriormente i
ragazzi.
-Burney,
va con Neville e salvati con gli altri! Devi dire al
Grifondoro che ci penso io a rallentarli!-
-Ma…-
-VAI!-
Avevo
urlato, desiderando solo vedere tutti quegli studenti al sicuro,
lontano da Hogwarts, mentre osservavo dritto negli occhi il piccolo
Corvonero
spaurito.
Lo
abbracciai forte, baciandogli la bionda testolina, per poi
staccarlo da me e imporgli di andare, mentre ne affidavo la custodia a
una
ragazza del mio stesso anno.
Lo
osservai correre via, con il visino rigato dalle lacrime e la
manino tesa in mia direzione, mentre le sue parole giungevano alle mie
orecchie
come un eco lontano.
-Ti
voglio bene, Ginny…-
Respirai
a fondo, osservando la sua figurina fino a quando non
scomparve dal mio campo visivo, e fu allora che sentii una nuova ondata
di determinazione
scorrermi nelle vene.
Devo
rallentarli!
Per i Corvonero, per la libertà, per il magico
trio…per Burney…
Mi
ritrovai a pensare, mentre avanzavo in direzione dei mangiamorte
con il mantello nero che fluttuava alle mie spalle, e la bacchetta
tenuta
saldamente in mano.
-Ginny!-
La
voce di Neville arrivò alle mie spalle, mentre mi voltavo
sorpresa
in sua direzione, e il moro mi sorrise con una punta di
ovvietà.
-Non
crederai davvero che rinunci alla tentazione di pestare quegli
idioti, vero?-
Mi
domandò il giovane con un sorrisetto, al che sorrisi a mia
volta
con quella punta di malignità e ribellione che, in genere,
caratterizzava i
cattivi delle favole.
-Allora
diamoci dentro!-
Esordii,
prima di scambiare il cinque con Neville, e insieme avanzammo
in direzione dei mangiamorte che stavano prendendo il corridoio opposto
per
bloccare la strada ai Corvonero.
-Stupeficium!-
Urlai
alle spalle di uno di loro, che non ebbe il tempo di
controbattere, e cadde a terra come un peso morto.
Il
suono della mia voce-però-fece
voltare tutti gli altri, che mi osservarono attentamente, tentando di
distinguere il mio volto abilmente oscurato dal cappuccio e
dall’oscurità.
-Fermatelo,
pusillanimi, FERMATELO!-
Urlò
Amycus che prese a correre come una furia nella direzione dalla
quale erano scomparsi i Corvonero, convinto che Tiger e Goyle sarebbero
stati
in grado di tenermi a bada.
Sorrisi
nell’oscurità, scambiando un fugace sguardo con
Neville che
non era ancora uscito allo scoperto: il ragazzo capì al volo
il mio piano, e
iniziò a correre verso un altro corridoio che avrebbe
tagliato la strada ad
Amycus.
-Ti
faremo passare la voglia di giocare, stronzo!-
Bofonchiò
Goyle, sguainando la bacchetta in mia direzione e avanzando
lentamente, mentre sorridevo per quell’ultimo appellativo che
mi fece comprendere
che i due ragazzi non avevano ancora capito la mia vera
identità.
Questo
lo dite
voi, stronzi…
Pensai,
sorridendo tra me quando convenni che era arrivato il momento
di utilizzare qualche buona tecnica di combattimento che avevo imparato
all’addestramento per Auror.
Tiger
si gettò in mia direzione, sparando incantesimi a caso che
schivai senza problemi, anche grazie alla sua mira vergognosa.
Il
ragazzo continuò ad avanzare, fino a quando non fu a qualche
metro
da me, e a quel punto non mi fu difficile mettergli lo sgambetto,
facendolo
cadere sul pavimento.
Con
una mano afferrai Goyle per il collo, mentre tiravo-nello
stesso momento-un calcio sul viso
di Tiger, facendolo svenire sul colpo.
Poi
mi occupai di Goyle: gli sbattei il carpo contro il naso,
rompendoglielo, per poi schivare i pugni che goffamente tentava di
tirarmi in
viso.
Sorriso
per quell’immagine che un po’ mi fece pena, ma
quando mi
ricordai delle torture che lui e i suoi “colleghi”
avevano inferto a persone
innocenti, tutta la compassione svanì.
Con
un colpo secco gli sbattei il capo contro il muro, facendogli
uscire il sangue dal naso, e lo sentii accasciarsi al suolo privo di
sensi.
-Tsk…mangiamorte
gracili…-
Li
presi in giro, quasi potessero sentirmi, mentre mi allontanavo
lentamente nella direzione presa da Amycus e Neville per assicurarmi
che
stessero tutti bene.
Dei
gemiti sommessi giunsero alle mie orecchie, e questo mi fece
comprendere che i due stavano ancora lottando, e in lontananza vidi
l’ombra sul
muro di due uomini che si fronteggiavano con le bacchette sguainate.
Mi avvicinai di soppiatto
fino
a nascondermi dietro una colonna, allungando leggermente il collo per
scorgere
i due maghi.
-Levati
dai piedi, moccioso!-
Urlò
Amycus, lanciando vari schiantesimi all’indirizzo di Neville
che
riusciva a pararli senza problemi, mentre si muovevano entrambi in una
sorta di
semicerchio.
Sguainai
la bacchetta in direzione di Amycus per colpirlo alle spalle,
ma mi ritrovai a imprecare sommessamente quando mi resi conto che
l’uomo si
muoveva troppo rapidamente, e se lanciavo l’incantesimo
rischiavo di prendere
Neville.
Il
mangiamorte urlò con rabbia, lanciando uno schiantesimo
così forte
che Neville non riuscì a pararlo, e fu colpito in pieno
petto, cadendo a terra
qualche metro più in là.
Emisi
un roco gemito quando vidi Amycus fiondarsi su di lui, proprio
mentre il Grifondoro-ansimante-tentava
di rimettersi in posizione eretta.
Il
mangiamorte gli abbassò il cappuccio per rivelarne
l’identità, e
quando incontrò gli occhi azzurrini di Neville, emise un
roco gemito di
soddisfazione e sorpresa.
I
suoi occhi si sgranarono in modo quasi folle, ed ero certa che in
quel momento si stesse chiedendo come aveva fatto a non collegare prima
quegli
indizi alla personalità del ragazzo che aveva davanti.
-Questa
è la fine che farete tutti voi, ignobili vermi!-
Sussurrò
minaccioso, estraendo un pugnale dalla tasca del mantello,
per poi alzarlo sopra il corpo di Neville che emise un roco verso a
metà tra il
sorpreso e lo spaventato.
Le
mie gambe si mossero senza che glielo ordinai, e corsi in quella
direzione, ritrovandomi ad avvolgere le braccia intorno al collo
dell’uomo con
l’intento di bloccarlo.
Il
mangiamorte iniziò a gemere, alzando il pugnale e tentando
di
colpirmi, mentre il suo volto assumeva una tonalità
violacea, e il pugnale si
avvicinava pericolosamente al mio viso, anche se l’avevo
afferrato da dietro e
colpirmi risultava più difficile.
Poi,
apparso dal nulla, un incantesimo colpì l’uomo in
pieno petto,
facendolo svenire, e da dietro una colonna sbucarono i volti familiari
di
Theodore e Blaise.
-Cosa
fareste senza di noi?-
Ci
schernì Blaise, mentre il compagno si avvicinava ad Amycus,
toccandogli le tempie, e Neville riprendeva lentamente respiro.
-Cosa
ci fate qui?-
-E
lo domandi? Ginny: abbiamo promesso al nostro migliore amico che ti
avremmo protetta, e questo è ciò che faremo! Noi
Serpeverde non veniamo mai
meno alla nostra parola…-
Mi
disse Theo con fare quasi offeso dal mio poco comprendonio, mentre
Neville si rimetteva lentamente in piedi, tossendo ripetutamente.
-Ironico:
per tutto questo tempo avete sempre fatto il contrario…-
Disse
il Grifondoro tra un colpo di tosse e l’altro, al che Blaise
alzò un dito per prendere la parola, ma fu distratto da
Amycus che gemette nel
sonno.
-Non
c’è molto tempo: dovete andare, prima che si
risvegli!-
Mi
disse Theodore, bloccando sul nascere la discussione che si sarebbe
aperta di lì a poco, mentre la sottoscritta lo osservava
intensamente negli
occhi.
Annuii
quando sentii un altro gemito di Amycus, e scambiai un fugace
sguardo con Neville per osservare le sue condizioni.
Il
ragazzo rispose con un pigro gesto della mano, come per invitarmi a
lasciar stare la questione della sua salute, e iniziò a
correre in direzione
della Stanza delle Necessità.
Prima
di seguirlo, osservai un’ultima volta i due Serpeverdi che
più
di una volta mi avevano salvata, e rivolsi loro un sorrisetto divertito
e
sarcastico.
-Ci
vediamo al prossimo combattimento, angeli custodi…-
Li
schernii, e prima che potessero replicare, iniziai a correre dietro
Neville.
Oltrepassammo
tutti i corridoi e le scalinate che ci dividevano dalla
stanza, e arrivammo di fronte all’imponente parete quando,
ormai, non avevo più
fiato.
Ci
fermammo di fronte ad essa, posando le mani sulle ginocchia per
riprendere respiro, mentre-alzando lo
sguardo-individuavo l’enorme portone in mogano che
portava alla stanza.
Presi
un profondo respiro, per poi osservare in viso il ragazzo che
era preoccupato tanto quanto me.
Avanzammo
all’unisono in direzione della porta, e varcammo
l’uscio con
un pizzico di timore, per poi richiuderci la porta alle spalle.
Mi
voltai a osservare l’ambiente, e con il cuore in gola
distinsi un
gran numero di persone che avevano lo sguardo in nostra direzione.
Rimasi
immobile per qualche secondo, salvo trasalire quando sentii
qualcuno che mi tirava il mantello, e voltandomi mi ritrovai a
osservare i
grandi occhioni del piccolo Burney.
Il
piccolo mi sorrise dolcemente, facendo illuminare il suo visino
angelico.
-Siamo
tutti salvi, Ginny. Grazie a voi!-
Esordì
il piccolo, saltellando sul posto, al che un piccolo sorriso
nacque sul mio volto, ma non potei fare a meno di chiedermi per quale
motivo
gli studenti sembravano così abbattuti, quando quello
rappresentava l’inizio
della loro libertà.
-State
tutti bene?-
-Sì,
tutti bene…-
Chiese
Neville, ricevendo una conferma immediata da Dean che era
seduto in un angolo con Seamus, il quale aveva gli occhi gonfi per
l’imminente
addio del suo migliore amico.
Osservai
attentamente tutti gli studenti presenti in quella stanza, e
lessi nei loro occhi tutto il timore che l’arrivo dei Carrow
aveva suscitato:
se prima dell’operazione avevano paura, adesso erano
addirittura terrorizzati.
Non
posso
permettere che i Carrow rovinino nuovamente la loro vita!
Mi
dissi, prendendo un profondo respiro e alzandomi sopra una sedia
per farmi vedere da tutti, sotto lo sguardo interrogativo dei
Grifondoro.
-Ok,
ragazzi, ascoltatemi! Capisco che abbiate paura: è una cosa
diversa dai nostri soliti allenamenti…qui si tratta di vita
o di morte! Ed è
per questo che dovete fuggire! Per la vostra vita, per la
libertà! Non pensate a
Harry? Anche lui non sapeva a cosa sarebbe andato incontro, ma
è comunque
partito alla ricerca della verità: non l’ha fatto
per lui, l’ha fatto per noi!
E adesso…lui è ancora vivo…-
Terminai,
mentre un brusio crescente si levava dal gruppo di studenti,
che presero a parlare tra di loro, ma solo uno ebbe il coraggio di
farmi la
domanda che frullava in testa a ognuno di loro.
-E
tu come fai a dirlo?-
-Perché
si è presentato a casa dei miei fratelli con Ron e Hermione!
Ha combattuto per noi: forse non ha ancora vinto ma non ha nemmeno
perso, e
voi-adesso-dovreste seguire il suo
esempio, e scappare!-
Non
finii neanche di terminare, che i ragazzi iniziarono a urlare a
più non posso, rinvigoriti dal ricordo di Harry e dalla
consapevolezza che
fosse ancora vivo.
Sorrisi,
soddisfatta dell’essere riuscita nel mio intento, mentre
scendevo dalla sedia e indicavo loro il tunnel segreto che gli avrebbe
garantito la libertà.
Salutai
con un bacio il piccolo Burney-che mi promise
di non dimenticarmi mai-, e tentai di non piangere
davanti a lui, anche se sapevo che avrei sentito molto la sua mancanza.
Ma
l’addio più doloroso fu senza dubbio quello di
Dean: il ragazzo
abbracciò ognuno di noi, fino ad arrivare al migliore amico
che pianse qualche
lacrima sulla sua spalla.
Si
voltò un’ultima volta a guardarci, osservando in
viso ognuno di noi,
per poi passare in rassegna all’ambiente circostante, quasi
stesse
ripercorrendo con la memoria i momenti più belli che aveva
passato ad Hogwarts.
Poi,
ci sorrise, e s’incamminò nel tunnel buio, dalla
quale nessuno
sarebbe più tornato…
Neville,
Colin, Seamus ed io ci sedemmo sul freddo pavimento,
consapevoli che con la loro partenza se ne sarebbe andata una parte
stessa del
nostro cuore.
Un
vuoto
incolmabile…
Pensai,
tentando di non piangere e di convincere me stessa che quella
era la cosa giusta per tutti.
Decidemmo
di non tornare nei dormitori a causa dei Carrow che dovevano
essere ancora di pattuglia, e passammo la notte su quel freddo
pavimento,
stanchi ma soddisfatti.
Non
sapevamo che quello sarebbe stato L’INIZIO DELLA
RIVOLTA…
To
be continued…
Olè!
Ecco il nuovo capitolo carissimi!
Cosa ve ne pare? Devo dire
che scriverlo è stato più doloroso del previsto:
non riuscivo proprio a dire
addio ai mezzosangue! Ma alla fine ce l‘ho fatta! Anche se ho
l’impressione che
Draco stia diventando un po’ troppo sdolcinato per i suoi
standard, non
credete? Beh…comunque sia il momento della battaglia finale
si avvicina, ma non
è ancora arrivato il fatidico momento. Premetto che non
metterò il classico
epilogo dei “19 anni dopo” perché con
esso mi sembra quasi di dire addio ai
personaggi di Harry Potter, e conoscendomi non riuscirei a scrivere
nemmeno una
frase di senso compiuto, li amo troppo :’(. Diciamo che
l’ultimo capitolo sarà
dedicato alla guerra magica, e all’amore che unisce Draco e
Ginny, ma non vi
premetto niente ;) *ihihihihi lo so, a volte sono bastarda ;)*. E con
questo
credo d’aver finito. Un grandissimo bacio, ragazzuoli
Bimba
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