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Autore: MaggieMary    23/11/2014    2 recensioni
× Quando sei solo un'unità ×
Una grandezza è una quantità che può essere misurata con strumenti di misura.
Non è quindi possibile misurare la bontà, la felicità, l’amore o perfino la bellezza di una persona.
“Ciao, mi presento. Mi chiamo Lee Sungjong e ho una bellezza pari a 5,5 unità di bellezza.”
[MyungJong] ~ [ + Possibili future nuove OTP /? ]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: L/Kim Myungsoo, Lee Sungjong
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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In piedi, di fronte ad un fornello che stava cuocendo una pietanza in una pentola scura, Lee Sungjong stava preparando la cena.

Il 4,5 non era un provetto cuoco e nemmeno aveva intenzione di diventarlo, a differenza delle influenze della sua famiglia, il cui padre era cuoco in un modesto ristorante nei dintorni.

Non potendo però fare altrimenti e per non sentirsi un peso morto, Sungjong si era messo a cucinare quella sera e a fare qualche normale faccenda casalinga.

 

Ed era ciò che aveva fatto negli ultimi due giorni da quando se n'era andato via dal suo dormitorio.

 

Sungjong non aveva intenzione di abbandonare in nessun modo gli studi, non potendo nemmeno fare altrimenti: un insufficiente senza istruzione non è altro che un banalissimo foglietto ingiallito che si confonde tra tanti altri.

Foglio che già non spiccava tra gli altri, più colorati e arzigogolati.

Sungjong aveva sempre avuto intenzione di trasformare il suo semplice foglietto in un origami, in modo che spiccasse e si differenziasse tra gli altri semplici cartoncini opachi.

Era ciò che aveva sempre fatto e ciò che avrebbe voluto continuare a fare per sempre. Se non fosse stato per quella serie di avvenimenti che si erano susseguiti in poco tempo, in davvero poco tempo.

Lee Sungjong si era infatti ritrovato a soffocare tra quella miriade di cose ed il suo foglietto si era stropicciato.

Forse troppi avvenimenti in un solo colpo avevano fatto salire l'acqua alla gola.

 

Ma cosa accade ad un foglietto immerso in eccesiva acqua?

 

Il 4,5 non voleva finire per disintegrarsi e non voleva nemmeno che accadesse la stessa cosa anche al suo foglietto abbinato.

Il suo foglietto infatti aveva finito per incontrare casualmente un altro pezzo di carta: liscio, appariscente, bello. Foglio di una bellezza impossibile da non ammirare.

I due foglietti erano molto diversi, decisamente agli antipodi, ma allo stesso tempo erano aggrappati e uniti l'uno al'altro da un'argentata graffetta.

 

Per non mettere in pericolo anche l'altro foglietto e non farlo sciogliere nell'acqua, Sungjong era anche disposto a togliere quella graffetta che li teneva uniti.

 

E così infatti aveva fatto.

 

Senza dire nulla a nessuno, Sungjong se n'era infatti andato via dal campus universitario ed era finito per tornarsene a casa dei suoi genitori.

Quest'ultimi insieme al fratellino avevano sgranato gli occhi quando si erano ritrovati il 4,5 alla porta della loro casa e si erano preoccupati per quel cambio di unità inaspettato, di cui non erano stati messi al corrente.

Ma un sorriso da parte di Sungjong li aveva rassicurati e fatti distrarre.

 

Il ragazzo non se n'era scappato, aveva solo voluto una pausa in modo da trovare la giusta soluzione ai suoi problemi.

 

Sarebbe ritornato, solo che non sapeva ancora con precisione quando.

 



 

« L'utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di riprovare più tardi. »


 

Dopo quella cantilena meccanica e apatica, Kim Myungsoo gettò sul parquet chiaro il suo cellulare, non curante del fatto che si sarebbe semplicemente rotto in mille pezzi a quel modo.

Ma al 9,9 non importava.

Non gli importava se avesse dovuto ricomprarsi un cellulare. E ciò non gli importava non solo perché aveva i soldi necessari per comprarsi altri 10 telefoni, ma perché al momento aveva altro a cui pensare.

Aveva ben altro a cui pensare.

 

Scocciato, infuriato, preoccupato.

Myungsoo strinse i denti mentre fissava un punto indefinito della sua camera con aria persa.

 

Cosa dovrei fare?, si domandava la sua giovane mente, Come dovrei fare?

 

Il ragazzo ormai inutilmente da due giorni cercava di contattare Sungjong, il quale sembrava essere velocemente scomparso, non lasciando alcuna traccia apparente.

E questo a Myungsoo non piaceva, non piaceva per niente.

Sapeva quanto il minore usasse poco e mai il cellulare, ma sapeva anche che non era normale che per due interi giorni non desse notizie.

 

E più Myungsoo cercava di tranquillizzarsi, più la sua ansia non faceva che aumentare.

 

Il 9,9 era un ragazzo buono e dalle molteplici virtù ma fin dalla più giovane età era stato educato a non dare troppo interesse alla vita degli altri, a meno che questo non portasse una qualche forma di profitto.

E ciò lo aveva imparato quando nessuno aveva dato interesse alla sua di vita.

 

L'immagine di un bambino dimenticato in un maestoso centro commerciale comparve nella sua mente. E quel bambino non era Chiwon con il suo Capitan Squirchinzi.

 

Kim Myungsoo si strinse con una mano la t-shirt nera in un punto ben preciso del petto, mordendosi appena il labbro inferiore.

 

Perché provava quella sensazione di dejà vu? Perché provava la sensazione di quella volta?

Quella volta in cui sua madre lo aveva dimenticato in una fin troppo luminosa boutique altolocata.

Era successo tante volte, ma quella in particolare era rimasta impressa nella sua giovane mente che ancora si ricordava gli avvenimenti di quel giorno. Ancora si ricordava di come era uscito sotto la pioggia alla disperata ricerca della madre e di come poi si era beccato uno sgridata per aver preso freddo per il maltempo.

Myungsoo si ricordava quella sensazione di smarrimento che aveva improvvisamente provato e che così stranamente stava provando anche in quel momento, a distanza di molti anni.

 

Il 9,9 si trascinò verso il letto continuando a stringere forte la mano sul cuore che batteva forte. Si gettò sul materasso con la gola che gli doleva, quasi fosse il preludio di un prossimo mal di gola.

Con le dita affusolate che tenevano strette forte la stoffa morbida della maglietta, Myungsoo chiuse gli occhi.

 

Perché provava quella sensazione?

Perché si sentiva in un qualche modo abbandonato?

 

Myungsoo era cresciuto con la consapevolezza di non doversi mai prendere cura della vita di nessuno.

E allora perché il cuore gli batteva forte e la gola gli bruciava?

 

Quello era uno strano senso di dejà vu.

O forse, alla fine, non era nemmeno così strano.

 

Dopotutto Kim Myungsoo era il "foglietto abbinato" di Lee Sungjong.

 

E se il più giovane aveva appena staccato la graffetta argentata che li univa, il maggiore non se ne sarebbe rimasto con le mani a posto.

 

Avrebbe riempito quel suo senso di vuoto.

Avrebbe rimesso al suo posto quella graffetta.

 


 

 

Un leggero ticchettio quasi impercettibile annunciò la decima ora anche per quella domenica.

Seduti sul divano del salotto, Lee Sungjong ed il suo fratellino stavano guardando svogliatamente la televisione in quell'improvvisa quotidianità che era di colpo ritornata a farsi sentire, quasi non fosse mai davvero scomparsa.

L'ora 4,5 aveva passato tutto l'anno precedente nelle mura del suo degradato dormitorio degli insufficienti, non tornando a casa se non per rare occasioni quali qualche festività o ricorrenza particolare.

Inutile nascondere che l'intera piccola famiglia aveva avvertito una certa mancanza nel non avere più la figura costante del fratello maggiore al loro fianco, come invece avevano sempre avuto nei precedenti 20 anni.

Riaverlo quindi lì con loro era di sicuro un occasione felice per tutti, ma nessuno dei 3 familiari era in grado di celare anche un po' di inquietudine e sospetto per quel ritorno a casa improvviso.

 

Ma perché rovinare quell'aria gioiosa?

Dopotutto, Lee Sungjong non avrebbe mai fatto nulla di male e di questo erano tutti più che certi.

 

Così, senza fare domande, lo avevano semplicemente riaccolto nella quotidianità familiare e con loro lo avrebbero tenuto finché il ragazzo non se ne fosse voluto ritornare nel dormitorio.

 

Ma forse qualcun'altro aveva in serbo qualcosa di diverso per lui.

 

Sungjong e Seonkyu erano ancora comodamente seduti sul divano ed i genitori stavano semplicemente discutendo di qualcosa di poco rilevante al tavolo della cucina, quando il campanello di quella casa suonò.

 

I 4 sobbalzarono, finendo per guardarsi negli occhi, non comprendendo il motivo di quell'insolita visita.

 

Alzando le spallucce, Sungjong decise di alzarsi dal divano e andare ad aprire alla porta di quella casa, non curante di chi avrebbe potuto incontrare dall'altra parte della porta.

Ma  forse avrebbe dovuto curarsene?

Il 4,5 non lo sapeva ma nemmeno se ne preoccupava, quindi semplicemente abbassò la maniglia della porta.

 

Quando i suoi occhi entrarono a contatto con la figura dietro di essa, il giovane non poté che sobbalzare sorpreso e spaventato.

 

Si era aspettato di incontrare chiunque dietro quella porta.

Un vicino, un parente, anche solo semplicemente il postino.

Chiunque, ma non di sicuro quello.

Non di sicuro un cesto di verdura.

 

Sungjong stese appena le labbra, divertito di come si fosse preso spavento di una simile sciocchezza, mentre il gracile anziano si fece spazio tra la verdura che portava tra le mani.

 

Il 4,5 gli sorrise delicatamente prima di chiamare il padre che presto venne ad accogliere quel vecchio e maturo contadino.

Prese poi quel cesto di verdura, portandola in cucina mentre suo padre parlava con quel uomo all'entrata.

 

Per gli insufficienti quella era una situazione abituale.

 

Vivendo in una precaria condizione è facile pensare che i "poco belli" finiscano per crescere ostili gli uni agli altri, ma la realtà non era così per tutti ed in quel quartiere di periferia era abituale sostenersi l'un l'altro come meglio si poteva.

 

A Sungjong questo era sempre piaciuto.

Seppur non venivano considerati alla pari dei superiori e venivano denigrati per la maggior parte del tempo, alcuni insufficienti sembravano mostrare un'umanità che pareva ormai scomparsa da tempo o che forse mai davvero c'era stata.

 

E così coloro che coltivavano le terre si trovavano spesso a condividere felicemente i frutti del loro duro lavoro con il resto del vicinato.

 

Il Signor Lee fece un delicato inchino all'anziano che di conseguenza gli sorrise mostrandogli quei pochi denti che gli erano rimasti.

Ironico pensare come quel sorriso imperfetto fosse più genuino e piacevole di tanti altri ritenuti "perfetti" dalla massa.

 

Il padre di Sungjong parlò ancora per qualche attimo con quella persona, mentre un venticello invernale li rinfrescava appena e raffreddava anche la casa attraverso la porta d'entrata ancora aperta.

Parlarono ancora poco, fino a quando il Signor Lee non incontrò una figura lontana che vagava per la strada, quasi persa.

Strinse gli occhi in direzione di quella persona, non riuscendo però a riconoscere in lui nessun personaggio familiare.

 

"E lui?" - si trovò a domandare l'uomo.

 

L'anziano si voltò alle sue spalle, riuscendo così a vedere anche lui quella figura e rispondere: "Penso siano un paio di minuti che continua a girare per la via."

 

"Che si sia perso?" - gli sorse spontaneo all'altro chiedersi, ricevendo un'alzata di spalle da parte dell'anziano.

 

I due uomini rimasero per un po' ad osservare come quella persona continuasse ad andare avanti ed indietro, tenendo tra le mani un foglietto sgualcito, quasi fosse la prima volta che venisse in un simile posto periferico o addirittura non avesse mai usato il suo orientamento prima d'ora.

 

Il silenzio cessò definitivamente quando l'anziano signore dimostrò di avere ancora molto ossigeno nei polmoni.

 

"OHIII!" - gridò infatti alla figura persa, alzando appena un braccio in aria e facendo prendere un colpo sia al Signor Lee che a quella persona sconosciuta.

 

"S-Signor Choi, non li rifaccia mai più." - lo implorò il giovane adulto, tenendosi una mano sul cuore e respirando ancora a fatica per quell'urlo improvviso.

 

L'anziano lo guardò sbattendo le palpebre e non comprendendo il motivo per quel suo spavento fuori luogo a suo parere.

 

Ma non poterono discutere ulteriormente su ciò che quella persona si avvicinò a loro con fare timido e prudente.

 

Quando quest'ultimo fu abbastanza vicino a loro, i due adulti non poterono che sobbalzare e sgranare gli occhi di fronte a lui.

 

Cosa ci faceva un superiore da quelle parti?

 

Vestito con abiti costosi e scuri, quel giovane non sembrava aver notato quel cambio d'umore nei due uomini, continuando semplicemente a stringere il foglio di carta con entrambe le sue mani.

 

I due si fissarono per pochi istanti, quasi indecisi se ignorare o meno quella persona.

 

Non era di certo buon cosa se un superiore stava cercando qualcosa, o qualcuno, da quelle parti.

 

Non potendo però far finta di nulla e provando anche un po' di pena nei confronti di quel ragazzo sperduto, il Signor Lee aprì bocca.

 

"Sta cercando qualcosa?" - gli domandò, sottolineando volutamente quel suo tono formale che doveva obbligatoriamente avere.

 

Non sapeva se doversi fidare o meno di quello sconosciuto, ma si disse che lo avrebbe deciso a seconda della risposta di quel ragazzo.

 

Una voce delicata fuoriuscì dalla bocca di quest'ultimo, mentre indicava appena qualche scritta sul suo foglio con un dito coperto dal guanto nero.

 

I due uomini si avvicinarono appena al giovane, ma non fecero in tempo a leggere la via e le indicazioni su di esso scritte che una voce da dentro casa attirò l'attenzione di tutti e 3.

 

"Appaaaa!" - urlò Sungjong uscendo dalla cucina con ancora quel cesto di verdura tra le mani - "Umma si sta lamentando che non abbiamo più posto dove mettere--"

 

Le urla vive del 4,5 si spensero in un lieve sospiro quando, giunto all'entrata, i suoi occhi finirono per incontrare quelli del nuovo arrivato.

 

I due giovani sobbalzarono per la sorpresa, non riuscendo a far altro che fissarsi l'un l'altro per un paio di attimi.

Quasi come se il tempo si fosse improvvisamente bloccato. Quasi se il tempo si fosse bloccato per permettere loro di osservare in quale surreale situazione fossero incappati.

 

Il Signor Lee e l'anziano li osservarono confusi, non comprendendo a cosa fosse dovuto quel loro improvviso silenzio, fin quando il primo non ipotizzò che forse fossero coetanei e che forse, di conseguenza, frequentassero entrambi la stessa università.

 

L'uomo ipotizzò che forse quello sconosciuto ragazzo non fosse qualcuno da cui prendere le distanze come aveva sospettato.

Ipotizzò ma, quando vide gli occhi del figlio riempirsi di lacrime e le mani muoversi appena di un lieve tremore, dové ricredere delle sue appena formate ipotesi.

 

Sgranando prima gli occhi simili a quelli ora bagnati del primogenito, il Signor Lee guardò con sospetto il nuovo arrivato, stringendo forte le sopracciglia quasi gli dolessero.

 

Sungjong aveva gli occhi lucidi e a stento respirava, mentre di conseguenza quel giovane sconosciuto stava sorridendo, quasi soddisfatto.

E questa evidente differenza di umore stonava in quel clima e fece stringere ancora di più le sopracciglia all'uomo.

Velocemente, senza aggiungere nemmeno un battito di ciglio, si piantò infatti davanti al figlio, seppur l'altezza di quest'ultimo non gli permettesse di coprirlo totalmente.

 

Il nuovo arrivato tentò un qualche tipo di approccio con Sungjong, ma fu tutto vano e l'uomo tagliò corto, forse intendendo qualcosa che non in realtà non esisteva.

 

"Ha bisogno di qualcosa?" - gli domandò formalmente.

 

Il ragazzo sbatté un paio di volte, non comprendendo inizialmente quell'improvvisa espressione seria che si era dipinta sul volto di quei due giovani uomini.

 

Come avrebbe dovuto rispondere? Come avrebbe dovuto fare per riuscire a parlare con Sungjong?

Dopo tutta la strada ed il tempo che aveva impiegato per arrivare fin lì non voleva sprecare una simile occasione per parlare con quel giovane.

Ma forse non sarebbe stato così facile come aveva immaginato.

 

Era stato convinto fin dalla partenza che Sungjong se n'era andato lì per un motivo e proprio per questo non avrebbe cambiato facilmente idea.

Il ragazzo però non si era immaginato anche di ritrovarsi le ostili figure di quello che ipotizzava fosse il padre e un amico di famiglia.

Era certo che i due uomini avessero inteso male le sue intenzioni per nulla malevole, ma come fare altrimenti?

Li capiva, anche lui avrebbe fatto lo stesso se si fosse ritrovato in quella situazione.

 

Dopotutto era più raro che un superiore si aggirasse per quelle periferie se non in casi estremi e sempre a discapito degli insufficienti.

 

Le menti dei due uomini infatti avevano elaborato una spontanea teoria: Sungjong se n'era ritornato a casa di quello sconosciuto ragazzo e sempre per colpa sua la sua unità era stata abbassata.

Era un semplice collegamento e il nuovo arrivato non poteva trovare altre ragione per controbattere e screditarsi.

 

Anche perché avevano anche ragione in fondo.

 

Il ragazzo si limitò allora a respirare a bocca aperta, socchiudendo appena gli occhi a mezzaluna e osservando il volto abbassato di Sungjong da dietro la figura del risoluto padre.

 

Era giunto lì per ricollegare quella loro graffetta argentata che da un po' condividevano, ma forse andava bene anche così per il momento, no?

Forse andava anche solo bene sapere dove fossi finito Sungjong.

Forse andava anche solo bene saperlo al sicuro.

 

Si, forse anche solo questo bastava per tranquillizzare l'animo di Myungsoo.

 

E così sospiro prima di parlare delicatamente: "Sono felice che tu stia bene." - lo avvertì sinceramente, senza alcuna punta di ironia nella sua bella voce.

 

Il corpo di Sungjong si mosse al suono di quelle inaspettate parole, proprio come inaspettato era stato l'arrivo del ragazzo stesso.

 

Come aveva fatto a giungere fin lì? Come lo aveva trovato? Perché lo aveva cercato?

Forse le risposte a questi quesiti erano banali e scontate, o forse risposte certe nemmeno c'erano.

E ancora di meno certo era il comportamento che stava assumendo Myungsoo in quel momento.

 

Perché non poteva trattarlo male? Perché non poteva lamentarsi? Perché non poteva semplicemente andarsene?

 

Sungjong non lo odiava, ma forse una parte di sé voleva invece farsi odiare.

 

Era tornato a casa per il bene di entrambi, no? E allora perché Myungsoo era dovuto ricomparire? Perchè la sua figura era tornata a farsi presente proprio quando aveva immaginato di averla scordata?

Perché lo stava a trattando con la sua solita gentilezza?

 

"Non te ne saresti dovuto andare..." - gli comunicò Myungsoo - "La colpa è mia, me ne sarei dovuto andare io via, non te. Perché continui a voler prenderti la colpa? Non è necessario... non è giusto che tu lo faccia. È vero che in questo periodo le cose non stanno andando per il meglio, ma questo non vuol dire che per forza andranno peggio. Scappare è l'ultima cosa che possiamo entrambi fare, però lo accetto se è ciò che vuoi. Ma per favore... " - la voce del ragazzo sembrò incrinarsi provocando uno stridulo verso che subito corresse con nuove parole - "Per favore, la prossima volta avvertimi. Io devo sapere che tu stai bene per stare bene anche io. Come faccio se no a vivere?"

 

Le mani di Sungjong si cominciarono a muovere in un impercettibile mossa di fronte al suono di quelle parole, stringendo poi forte il cesto di verdura contro il petto coperto da un maglione blu.

I due uomini aveva i volti corrugati e confusi mentre osservavano i volti dei giovani, quasi sentendosi fuori posto, quasi sentendosi come se avessero sbagliato sala del cinema e fossero incappati in un film di cui non conoscevano né la trama né benché meno l'inizio.

 

L'unica cosa di cui erano sicuri era che quel superiore era davvero strano e inusuale era il suo comportamento.

 

E ne erano ancora sicuri la madre ed il fratellino di Sungjong che, giunti da poco dalla cucina, indossavano espressioni dubbiose di fronte alla scena.

 

"I-Io penso che andrò a casa..." - intervenne l'anziano signore, occupando quell'assenza di parole, per poi sussurrare a voce più bassa in direzione dell'altro uomo - "Dimmi poi se c'è qualcosa che posso fare."

 

Il padre si limito a riservargli uno sguardo, ancora piantato di fronte al figlio dalle mani tremanti e quello sconosciuto dagli occhi altrettanto umidi.

 

Cosa stava succedendo? Cosa gli stava nascondendo Sungjong?

 

Quest'ultimo teneva ancora gli occhi che bruciavano contro la verdura, mentre le nocche delle mani si erano fatte bianche a furia di stringere troppo forte quel cesto.

 

Dubbioso su come rispondere, continuava a starsene quindi in silenzio.

 

Come avrebbe dovuto ribattere in questo caso?

Le parole che gli aveva riservato Myungsoo era ciò che mai avrebbe voluto sentire.

 

Con coraggio  se n'era andato dal dormitorio lasciandolo indietro, nella speranza che quel periodo di separazione avrebbe potuto suggergli quale fosse la strada migliore da percorrere.

Con sforzo aveva tentato di osservare la loro storia con oggettività, ma come fare quando sei proprio tu a viverla in prima persona?

Qui non c'erano narratori onniscienti o esterni, nessuno avrebbe potuto dirgli come sarebbero andate avanti le cose e nessuno avrebbe potuto riflettere distaccatamente.

 

Sungjong era troppo immerso nell'acqua oramai e forse del suo foglietto non ci stava rimanendo alcuna traccia.

 

Eppure le parole di Myungsoo gli avevano fatto comprendere che non era da solo, che dopotutto non sarebbe stato l'ultimo a disintegrarsi nel peggiore dei casi.

 

I loro foglietti si sarebbero sciolti nella stessa acqua, finendo per sparire ma allo stesso tempo mischiarsi per sempre l'uno con l'altro.

Forse i frammenti dei loro fogli non sarebbero nemmeno più stati riconoscibili alla fine.

 

In silenzio, Sungjong si decise ad alzare lo sguardo oltre le spalle del padre, che confuso non si era comunque mosso, incontrando così Myungsoo.

Gli occhi umidi di quest'ultimo si socchiusero appena mentre le labbra si distesero in un delicato e sincero sorriso.

Tutto il suo volto sembrava volergli sussurrare silenziosamente "Finalmente hai alzato lo sguardo, finalmente posso rivedere i tuoi occhi".

 

E quel semplice contatto sembrò bastargli.

 

Senza aggiungere niente infatti Myungsoo fece un profondo inchino di fronte a tutti, prima di avviarsi verso la strada, andandosene silenziosamente proprio come era venuto, proprio come sempre faceva.

 

Il 9,9 era un ragazzo composto ed educato che sempre avvertiva prima di fare qualcosa, per paura di disturbare.

Non era qualcuno che precipitosamente si buttava in qualcosa.

O comunque non sempre.

 

C'era stata infatti una volta in cui imprudentemente e senza rifletterci aveva fatto ciò che aveva voluto.

 

Kim Myungsoo bussava sempre prima di entrare da qualche parte ma ciò non lo aveva fatto quando era entrato con forza del cuore di Lee Sungjong.

 

E quest'ultimo non aveva potuto far altro che farsi travolgere dalla figura del ragazzo.

Dopotutto era certo che nessuna porta sarebbe servita per tenerli divisi.

Non più oramai.

 

Sungjong forse aveva capito.

Aveva capito che non poteva lasciare andare Myungsoo.

 

Aveva ancora molte cose da dirgli, aveva ancora molte cose da rimproverargli.

Doveva ancora arrabbiarsi con lui per essere entrato prepotentemente nella sua vita senza nemmeno chiedergli il permesso.

 

E proprio per questo non poteva lasciarlo andare.

 

Myungsoo era a pochi metri di distanza da quella casa, quando una delicata voce si fece sentire, in un volume impercettibile ad orecchio umano ma che il 9,9 udì perfettamente, quasi inizialmente pensando che fosse solamente frutto della sua mente.

 

Il ragazzo si voltò verso la casa dei Lee al suono di un basso "hyung", anche solo per accertarsi che non si stesse sognando tutto, e si girò proprio nel momento in cui un mucchio di verdura precipitava a terra, schiantandosi inevitabilmente sul pavimento senza alcun controllo.

 

Ed il cesto che cadeva non fu l'unica cosa che si mosse ma così fecero anche le gambe di Sungjong.

 

Myungsoo aveva gli occhi appannati da qualche calda lacrima e non fu in grado di vedere molto, ma ciò che venne dopo lo percepì eccome.

 

Percepì eccome quel corpo caldo tra le sue braccia.

Corpo che felicemente non poté che stringere anche lui in un forte abbraccio.

 

"H-Hyung..." - la voce di Sungjong si fece sentire soffocata nella sciarpa nera di Myungsoo.

 

"Shh." - si limitò a dirgli il maggiore, accarezzandogli appena i morbidi capelli come sempre amava fare, facendogli intuire così che non ci fosse bisogno di dire nulla.

 

Cosa c'era di più da dire dopotutto?

 

I due ragazzi si strinsero l'uno nelle braccia dell'altro, quasi se non vedersi per 3 interi giorni avesse fatto perdere loro conoscenza dei rispettivi corpi.

 

Myungsoo andò poi a prendere il volto umido di Sungjong tra le sue mani calde dai guanti, provando un incontrollabile voglia di baciare quelle rosse labbra che il più giovane strava stringendo con i suoi denti bianchi.

 

Ma dové arrendersi all'evidenza e ricordarsi di dove fossero.

E quasi se si fossero appena svegliati da un lungo sogno, i due giovani sobbalzarono quando si ricordarono di dove fossero e del fatto che ancora tre persone li stessero guardando.

 

Si fissarono dritti negli occhi lucidi.

 

Forse non era propriamente il luogo adatto.

E forse avrebbero dovuto giustificare tutta quella situazione.

 

Ma proprio forse, eh.

 



 Poco dopo

 

 

A grandi passi, il giovane Seonkyu si avviò verso l'entrata per vedere chi avesse nuovamente suonato il campanello in quella movimentata mattina.

E, proprio come precedentemente Sungjong si era spaventato, anche quel ragazzo saltò in aria dopo aver aperto la porta.

 

"B-B-Buongiorno.." - augurò con poco fiato per lo spavento di essersi ritrovato quello che probabilmente era tutto il vicinato con vari arnesi tra le mani, tra pale, scope e padelle varie - "A-Avete bisogno di.. qualcosa?"

 

"Seonkyu-ah!" - parlò l'anziana Signora Choi tenendo in mano una scopa di paglia - "Stai bene, caro?"

 

"Io si..." - rispose per poi osservare ancora gli arnesi che stavano tenendo tutti stranamente in mano - "V-Voi?"

 

La donna annuì felice prima di avvicinarsi al giovane e domandargli a bassa voce: "Quel giovane superiore vi ha dato del filo da torcere? Dobbiamo intervenire in un qualche modo?" - gli chiese seria, come seri erano anche gli sguardi di quella ventina di persone davanti alla casa.

 

Seonkyu sospirò riuscendo finalmente a prendere fiato e scuotendo appena la testa.

Non c'era nulla di cui preoccuparsi: quella era semplicemente la solidarietà degli insufficienti.

 

"Va tutto bene." - rassicurò la donna ma parlando anche al resto delle persone che tirò un sospiro di sollievo abbassando i loro arnesi.

 

Già, non c'era nulla di cui preoccuparsi ormai.

O perlomeno per loro.

 

Sungjong e Myungsoo seduti al tavolo della cucina di fronte ai coniugi Lee, che attendevano spiegazioni, non potevano ritenersi altrettanto tranquilli.

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice

Io devo comprendere l'arcano motivo per cui mi viene l'ispirazione solamente quando ho un mondo di cose da fare, ma vbb, torniamo a noi... Annyeong! Buona domenica a tutti voi! Maggie è qui, e questa volta non di un ritardo colossale perlomeno *lancia fiori* Questo capitolo era un "work in progress" da diversi giorni e finalmente sono riuscita a finirlo ç ç Non so se esserne soddisfatta o meno.. Lo so che è tutto piuttosto frettoloso e tirato via, ma se continuo ad allungare tutto non finirò mai più questa fanfiction D: Quindi chiedo venia ;___; E chiedo venia anche per la mia fantasia-- Il fatto di tornare a casa dai genitori è luogo comune non solo nelle mie fanfiction ma in generale, quindi... si... scusate il dejà vu, ma me ne sono accorta solo rileggendo la scaletta conclusa ç____ç *fantasia portami via* Per quanto riguarda il resto del capitolo... boh, è quel che è quindi lascio la parola a voi ;; La scena finale è a randomissimo ma a dirla tutta forse è la parte che trovo più decente, fate un po' voi lol

Bando alle ciance, GRAZIE PER AVER LETTO ANCHE QUESTO CAPITOLO *lancia coriandoli* Siete bellissimi e io vi voglio troppo bene, cià.

Grazie anche per chi ha commentato lo scorso capitolo e condiviso ; u ;

Ho una voglia incredibile di scrivere il seguito ma domani ho un compito di latino per il quale devo studiarmi qualcosa come quattro anni di grammatica latina, evviva.

Me ne scappo a fare i funghi sui libri.

 

Ancora grazie di tutto, bellissimi.

Alla prossima e commentate (ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧

 

Love you,

Maggie

 

Ps. Dato che ho poco da fare (. . .) ho aperto una pagina sul caro maknae in collaborazione con una mia amica, quindi passateci se vi va <3 : https://www.facebook.com/pages/Lee-Sungjong-Italian-SUNGels/720134308072974

PPs. Vogliamo parlare degli INFINITE F? No perchè io sto ancora sclerando. Loro solo bellissimi, dolcissimi e pastellosissimi ;____; Non vedo l'ora di avere tra le mani i due cd (dannate limited edition non ho più soldi, che bello) anche se il sito mi ha detto che se tutto va bene mi arrivano tra 12 settimane...................... Si, ok, non parliamone. Tornando agli INFINITE F... qual'è la traccia che preferite? Io le amo tutte ma "Kimi Ga Sukidayo" è una fissa çAç Sentirli sclerare in giapponese è qualcosa di troppo perfetto, piango.

   
 
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