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Autore: Margo Malfoy    23/11/2014    2 recensioni
«Maggie, no!» gridò con la voce tremante.
Mi liberai dalla sua presa e continuai la mia corsa tra le mura strette. Ancora pochi passi, e avrei raggiunto i miei due amici. So che loro sarebbero stati fottutamente arrabbiati con me, ma non potevo abbandonarli. Un Velocista non l’avrebbe fatto, e io sapevo di voler diventare come loro.
«Fermati!» di nuovo Newt.
Le sue parole furono le ultime che sentii.
Poi le porte si chiusero alle mie spalle, segno che sarebbe iniziata la fine.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'She Belongs To Him'
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Giorno 8
La mezzanotte era passata da un po’ quando i rumori si fecero sempre più costanti e vicini.
«Dobbiamo muoverci» disse Thomas aiutando Minho ad alzarsi.
Iniziammo a percorrere velocemente alcuni corridoi, svoltando velocemente per imboccarne di nuovi, in ogni caso cercando di rimanere vicini alla Radura. Girammo un corridoio ed era lì. Ci ritrovammo davanti un Dolente spaventosamente vicino.
«Correte!» la voce di Minho mi diede il via.
Iniziai a correre, seguendo i due Velocisti. Ripercorremmo al contrario i corridoi che poco prima stavamo attraversando con la massima cautela, velocemente e con noncuranza, senza nemmeno controllare se c’erano altre di quelle bestie feroci pronte ad attaccarci. Arrivati ad un bivio senza pensarci andai a sinistra, davanti a Minho e Thomas. Mi girai per guardarli, per dire loro di passare avanti. Ma non c’erano. Dietro di me c’era soltanto il vuoto e il rumore sempre più forte del Dolente che si avvicinava. O a me o a loro.
«Maggie!» gridò Minho. La sua voce rimbombò tra tutte le pareti.
Avrei voluto rispondergli, dirgli di tornare da me. E quando mi girai mettendo le mani intorno alla bocca, la voce mi si ruppe in gola: di fronte a me avevo il Dolente, che sembrava pronto per andare alla carica. Ricominciai a correre mentre le voci alternate di Thomas e Minho rimbombavano nel Labirinto. Mi sentivo in colpa per farli stare in pensiero, ma non avevo tempo di dirgli che stavo bene. Anche perché non stavo affatto bene. Quando mi girai, sembrava che il Dolente se ne fosse andato, forse ingannato da un’ombra di un altro corridoio. Feci di nuovo per rispondere ai miei due amici, che ogni volta che ripetevano una volta di più il mio nome, avevano la voce sempre più rotta e stanca.
Mi girai per dire loro dov’ero, ma il Dolente mi colpì da dietro. Si era nascosto. Si era dannatamente nascosto. Mi graffiò la schiena con un artiglio e poi se ne andò. Dalla mia bocca uscì soltanto un urlo. Il respiro si fece un’altra volta affannoso.


Giorno 756 ca.
«Maggie, dove caspio sei?» gridai.
Il suo grido era stato qualcosa di inumano. Il Dolente doveva averla presa.
Io e Tommy iniziammo a correre. Svoltammo una decina di corridoi prima di trovare il corpo di Maggie accasciato a terra.
«Maggie!» gridò Thomas correndo verso di lei.
Andando contro la resistenza fisica della mia gamba ferita, corsi alla mia solita velocità, raggiungendo il corpo prima di Thomas. Avvicinandomi vidi con immenso sollievo che gli occhi di Maggie erano aperti. Mi chinai su di lei prendendola tra le braccia e appoggiando il suo busto sulle mie ginocchia.
«Maggie» dissi con la voce rotta.
Aveva uno sbrago sul collo e respirava a fatica, come la prima volta che venne nel Labirinto.
«Maggie tieni duro» disse Tommy. Stava cercando nello zaino qualcos’altro che i Medicali avessero potuto mettervi per le emergenze.
I miei occhi si strinsero e, anche con mia sorpresa, mi scese una lacrima che mi graffiò la guancia e poi cadde su quella di Maggie. I suoi occhi si stavano chiudendo.
«Maggie andiamo, è finita ormai» dissi cercando di tenerla in vita.
Ma si chiusero definitivamente.
Guardai Thomas, e anche il suo viso era rigato dalle lacrime, gli occhi rossi e lucidi.
Maggie mi stava morendo tra le braccia. Ed era stata colpa mia. Io ero l’Intendente dei Velocisti. Avrei dovuto assicurarmi che stesse con noi e che non ci dividessimo. Invece lei aveva subìto ciò che non doveva assolutamente succedere. Io e Thomas ci eravamo promessi che lei sarebbe dovuta sopravvivere, qualsiasi cosa fosse successa.
«Respira?» chiese Thomas grattandosi la schiena nervoso.
Avvicinai il viso al suo petto e misi l’orecchio sulla parte sinistra. Il suo cuore batteva, e quando allontanai il volto da lei ebbi la prova che era ancora viva: il suo petto si alzava e si abbassava lentamente.
Annuii sorridendo. «È ancora viva» dissi sollevato.
«Okay. Ehm, okay. Dobbiamo prenderla in braccio e riportarla alle porte. Il Sole sta sorgendo» disse Tom.
Le porte si erano già aperte quando imboccammo il corridoio principale. La mia gamba soffriva a portare il peso di un corpo, ma si trattava di Maggie, lo facevo volentieri.
I Radurai erano riuniti fuori dal Labirinto.
«Li vedo!» gridò uno. Credo fosse Newt.
Arrivammo stremati al limite che separava la Radura da noi e lo superammo guardando tutti con un minimo cenno della testa.
«Che è successo?» chiese Newt preoccupato. Newt teneva a Maggie. Io, Tommy e Newt tenevamo molto a Maggie.
«È stata graffiata da un Dolente. Per fortuna non è stata punta, respira ancora, non subirà la Mutazione. Le basteranno delle bende» dissi distaccato.
«Medicali!» gridò Alby.
I ragazzi arrivarono subito. Presero Maggie con loro e la portarono in cura. Presto tutti quanti tornarono ai loro lavori. Sembrava che una volta essere sopravvissuti una notte con i Dolenti, quell’impresa perdesse la sua epicità, e coloro che ci riuscivano –anche due volte, se contiamo me e Thomas–  non fossero più considerati degli eroi. Uccidere dei Dolenti? Tutti in grado di farlo.
Rimanemmo io, Thomas, Alby e Newt.
«Spero che adesso la tua idea se ne sia finalmente andata da quella tua caspio di testa» mi sussurrò Alby riferendosi alla mia idea di nominare Maggie Velocista.
Mi limitai a scuotere la testa. Maggie voleva fare la Velocista. Io e Thomas volevamo che lei lo diventasse. Bisognava solo convincere gli altri Intendenti. Ce l’avrei fatta. Sì.
 
Giorno 9
 
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Giorno 758
«Minho!» la voce di Newt mi fece svegliare.
«Cosa c’è amico?» chiesi alzandomi.
«I Medicali hanno scoperto una cosa» disse guardandomi negli occhi. «Devi venire subito»
Non capivo perché fosse così serio. Nella sua voce c’era anche un tono paterno. Quando qualcuno ti dà la responsabilità di qualcos’altro o qualcun altro.
«Minho, eccoti» disse Chuck portandomi nalla zona di cura di Maggie.
«Che succede? Sta male?» chiesi preoccupato. Sembrava essere migliorata.
«Lei sta bene. Si dovrebbe svegliare oggi o domani. Ma abbiamo trovato qualcosa che potrebbe interessarti» disse uno dei Medicali.
Mi avvicinai al corpo di Maggie. I suoi capelli biondo miele le ricadevano sulle spalle, fino ad arrivarle sotto il petto. Rivolsi lo sguardo nel punto che indicava il dito del Medicale. Maggie aveva un tatuaggio, proprio sulla pancia, appena sotto al seno.
TRA UN MESE CAMBIERÀ TUTTO. MAGGIE DEVE RESTARE CON MINHO, QUALSIASI COSA ACCADA.
«Ne sai qualcosa?» mi chiese Alby spuntando dietro a Newt con le braccia incrociate.
«Assolutamente no» scossi la testa.
«Lo hanno scritto i Creatori» disse Newt «Assicurati che Maggie resti sempre con te. Facciamo quello che ci  dicono»
 
   
 
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