Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Alexiel Mihawk    23/11/2014    5 recensioni
Hans ha imparato che le due grandi certezze della sua vita sono la morte e l’amore (e a volte anche la morte dell’amore, ma a questo preferisce non pensare). Ha imparato anche che Anna prima o poi ricorda sempre ogni cosa, e che, forse, questa volta sarà quella giusta, questa volta forse lo perdonerà.
[...]
«Ti amo, Anna. Ogni vita precedente l’ho vissuta con la consapevolezza che prima o poi ti avrei trovata, ti ho cercata sempre e a volte non ti ho trovata mai. Ma non era importante, perché sapevo che per quanto lontana tu fossi, per quanto distante, magari legata ad un altro, sapevo che ti avrei trovata e sapevo che avresti scelto me. Ma ora, ora non sono sicuro di volerti imporre questa scelta, perché è sinonimo di morte».

[Hans/Anna, Reincarnation!ModernAU, in cui Hans ha finalmente una seconda possibilità, ma più Anna si innamora di lui, più si ricorda del ciclo di reincarnazione e morte che li ha condotti a quel punto]
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Hans
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTENZIONE: I feels che ha scatenato in me la scrittura di questo capitolo. Le note sono a fondo pagina e vi chiedo gentilmente di leggerle DOPO la lettura, per avere più chiare alcune cose, ma non avere spoiler sui contenuti. Vi dico solo che ho deciso di utilizzare un pochino quello che ho studiato in cinque anni di liceo e una laurea in archeologia.

 
3. This world spins from the same unseen forces that twist our hearts

 
In momenti come questi, sento chiaramente battere il tuo cuore come sento il mio, e so che la separazione è un’illusione. La mia vita si estende ben oltre i limiti di me stesso.
Robert Frobisher – Cloud Atlas



 
I sogni sono presto sostituiti dagli incubi.
Hans si sveglia ansante e sudato, le mani a stringere convulsamente le lenzuola e lo sguardo perso nel buio della stanza. Anna è venuta a cena da lui la sera prima e, dopo una bottiglia di vino e una pizza, hanno trascorso la serata a guardare un film seduti sul suo divano, poi lei è tornata a casa e Hans è rimasto solo a maledirsi per non averle proposto di restare.
Ora, dirigendosi verso la cucina alla ricerca di un bicchiere d’acqua, ringrazia di non averlo fatto, perché se l’avesse visto in quelle condizioni avrebbe iniziato a fare domande e Hans non vuole sentirsi costretto ad ammettere che l’ha sognata, che l’ha sognata morire. Questa volta però è stato diverso, Anna non moriva congelata, ma era di fronte a lui, il fuoco nei suoi occhi e i proiettili nel suo corpo; e gli sembra di rivedere il volto dell’uomo che l’ha uccisa e il suo sorriso sarcastico nel vederla accasciarsi al suolo. L’unica consolazione è che almeno, questa volta, non l’ha uccisa lui, almeno il suo sangue non è sulle mani.
O forse non lo è mai stato, perché Anna è viva, Anna respira e ride e cammina e gli telefona quando si sente sola, quando ha voglia di vederlo, quando le manca troppo. Anna esiste in questo mondo e lui l’ha trovata ed è su questo che deve concentrarsi adesso o rischia di impazzire.
 
Anna gli dice che Elsa le ha gelato il cuore e solo un atto di vero amore può salvarla; gli occhi di Hans si sgranano per la sorpresa ed è tentato di fare un passo indietro e scappare, perché non è possibile che lo stiano mettendo di fronte a quella scelta di nuovo. Scegliere tra Anna e il desiderio di tutta una vita: ma in fondo Anna è sempre lì, è sempre stata presente in ognuna delle sue vite e forse, per una volta, può farne a meno, pensa. Oh, Anna, se solo qualcuno ti amasse davvero. E mentre pronuncia quelle parole sente qualcosa che va in pezzi e forse è la sua umanità, perché ha scelto il potere e ha cercato di sovvertire un ordine che dovrebbe essere naturale. E se avessi rovinato tutto? Si domanda. E se nella prossima vita lei non mi volesse più? Ma in realtà Anna non si ricorda di lui nemmeno in questa di vita, perché lei è sempre stata quella la cui memoria richiedeva più tempo. Anche se alla fine ci arrivava sempre a ricordarsi di lui.
 
Sono le due del mattino e non riesce a riprendere sonno in alcun modo, il vociare sommesso dei presentatori notturni in televisione non gli è di alcun conforto e Hans osserva la bottiglia di vino rimasta aperta sul tavolo dalla sera prima. Quando il campanello suona lo coglie impreparato e per poco il ragazzo non cade dal divano.
«Anna? Sei impazzita? Sai che ore sono?»
La ragazza si intrufola dentro casa, ignorando le sue proteste, e gli rivolge uno sguardo preoccupato.
«Scusami, so che è tardissimo e che probabilmente stavi dormendo, ma avevo questa sensazione e- Non prendermi in giro, non sono pazza. Temevo stessi male» conclude abbassando lo sguardo e sentendosi in colpa, perché a vederlo Hans pare stare benissimo.
«Non sei pazza» le risponde abbracciandola e domandandosi come sia possibile che sia riuscita a percepire il suo turbamento interiore a quella distanza «Se vuoi puoi fermarti a dormire».
Anche perché di sicuro non lascerà che torni da sola a casa a quell’ora di notte.
Hans non è abituato a dividere il letto e, sebbene si frequentino da circa un mese, lui e Anna non hanno mai dormito assieme; probabilmente avrebbe voluto creare un’atmosfera più romantica per la prima volta (non che progetti di saltarle addosso, ma a ventisette anni certe necessità si sentono quando una bella donna si addormenta al tuo fianco), avrebbe pulito la camera e piegato i vestiti.
Alla ragazza, però, non sembra importare, con estrema nonchalance butta tutta la sua roba su una sedia vuota e, dopo avergli impunemente sottratto una maglietta, si infila nel suo letto, lasciandolo lì a guardarla, in piedi, con la bocca semiaperta come uno stoccafisso.
«Hai intenzione di venire a dormire o cosa?» gli domanda mentre si scioglie le trecce e libera la chioma fulva.
O cosa, vorrebbe rispondere lui, e se questo implica andare a dormire nella vasca anche meglio; con passo lento finalmente si avvicina al letto e si infila sotto il lenzuolo, imprecando mentalmente. Già fa caldo e la presenza di Anna così vicina non aiuta per niente; si corica a pancia in su e rimane a fissare il soffitto per qualche minuto, indeciso su cosa fare. C’è sempre stata quella ragnatela nell’angolo?
Alla fine ci pensa la ragazza a risolvere la situazione e senza chiedere permesso, né preoccuparsi delle apparenze gli passa un braccio attorno alla vita e intreccia le gambe con le sue, affondando il viso nell’incavo del suo collo.
«Buona notte, Hans» mormora posandogli un leggero bacio sulla guancia e il ragazzo si scioglie un pochino, l’abbraccia e decide che non importa cosa succederà, non importano le conseguenze: lui non ha intenzione di lasciarla andare.
 
Era del mito, Aulide, Grecia
La prima volta che Anna, anzi no, all’epoca il suo nome era Hagne, incontra Iason, è in Aulide; il prode Menelao sta radunando guerrieri provenienti da ogni parte dell’attica per muovere guerra a Troia, colpevole di avere dato asilo a Paride e ad Elena, dopo che la meravigliosa sovrana della città lacedemone è stata rapita.
Hagne sa bene, però, che la regina non è stata portata via con la forza, ma è stato l’amore a convincerla a seguire quel giovane dai capelli biondi e l’aria persa nel vuoto; si chiede cosa possa spingere una donna che ricopre un ruolo simile ad abbandonare ogni cosa e spera di poter provare anche lei un’emozione simile, un giorno.
Giunge al porto assieme a suo padre, Diomede, e una schiera di innumerevoli valorosi guerrieri; non partirà per la guerra, ma ha insistito per poter accompagnare il genitore almeno fino a quel punto, per allontanarsi da Egialea ed, eventualmente, attendere in quel luogo il rientro del padre. Stenelo le ha promesso che saranno tutti di ritorno e che saranno vittoriosi, perché la loro è una guerra giusta e non esiste che possano essere sconfitti.
Mentre cammina lungo le strade del porto, con la sua ancella Photine, va distrattamente a sbattere contro qualcuno (com’è che ogni volta si conoscono in quel modo, pensa Hans continuando a sognare) e se non fosse per una mano che la trattiene per il polso, la ragazza cadrebbe per terra. Il guerriero la scruta con cipiglio severo pensando che quello non sia posto per una donna, quindi la supera senza rivolgerle la parola e se ne va, unendosi ad un gruppo di spartani.
La seconda volta che incontra Iason, Hagne scopre il suo nome e questa volta è lui a investirla, deve essersi distratto perché il suo oplon gli sfugge dalle mani e rotola contro le gambe della ragazza che lo raccoglie con mani esperte e glielo porge.
«Dovresti avere più cura del tuo scudo, spartiota» gli dice con voce ferma, senza tremare, senza abbassare lo sguardo.
«E tu non dovresti girare da sola, donna, né parlare di argomenti che non ti competono».
«Io sono Hagne, figlia di Diomede, figlio di Tideo, legittimo sovrano di Argo. Modera il tuo linguaggio quando ti rivolgi a me».
L’uomo rimane interdetto e la fissa sollevando un sopracciglio, le strappa di mano lo scudo e le volge la schiena incamminandosi verso il suo re, poi cambia idea e si gira nuovamente verso la ragazza.
«Io sono Iason, figlio di Teodoto, fedele suddito di Menelao, re di Sparta» la osserva in attesa di una sua reazione, ma lei non muove un muscolo «Per servirvi».
Quindi sparisce in mezzo alla folla.
La terza volta che Hagne e Iason si incontrano sono sulla strada per il tempio di Artemide, entrambi vi si sono recati con l’intento di sacrificare alla dea perché conceda all’esercito la possibilità di partire per la guerra.
Quando l’uomo la vede trattiene a malapena uno sbuffo, perché sembra destino che quella ragazza dai capelli rossicci continui ad attraversargli la strada; quando lei si accorge della sua presenza fa cenno a Photine di allontanarsi e con passo sicuro gli si avvicina e gli sorride.
«Buongiorno Iason, figlio di Teodoto, mi faresti l’onore di scortarmi al tempio della dea?»
«Come vostra altezza desidera» risponde lo spartiota senza smettere di camminare.
Hagne non è formarle, non è ligia ai regolamenti e in breve tempo comincia ad investirlo di domande e di racconti; vuole sapere tutto di sparta, vuole sapere come sta Elena (perché lei l’ha conosciuta e le manca), se pensa davvero che sia stata rapita e crede che possano vincerla quella guerra, gli chiede cosa spera di ottenere il suo Re andando a Troia, se crede che Paride accetterà una resa o quanti dovranno perire prima che Priamo lo faccia per lui. Alla fine gli domanda se crede davvero che sia una guerra giusta e Iason scopre che non sa cosa rispondere, sa solo che Menelao ha ordinato di partire, sa che è il suo dovere e che non ha intenzione di rifiutarsi.
Dopo il sacrificio, dopo le preghiere, Hagne lo saluta, depositandogli un veloce bacio sulla guancia prima di ritornare all’accampamento di suo padre, e l’uomo scopre, in quel momento, che l’idea della guerra non lo alletta più come prima.
I pomeriggi successivi li passa a seguirla con lo sguardo, mentre i suoi compagni attendono senza successo che Artemide li lasci salpare; la accompagna lungo interminabili passeggiate e la scorta in città ascoltando senza stancarsi le sue chiacchiere allegre.
Diomede li vede da lontano, ma non osa intervenire, troppo dispiaciuto per la perdita che dovrà subire la sua bambina quando l’esercito partirà, perché lui lo sa, non resteranno lì per sempre; prega Atena che possa proteggere sua figlia al suo posto, in cambio lui durante quella guerra rivendicherà il suo onore, sconfiggerà chiunque si pari sulla sua strada, umani o dei che essi siano, sarà il suo fiume in piena e con il suo impeto respingerà il nemico, tutto purché la dea protegga sua figlia.
Quando Calcante annuncia che per la partenza è necessario il sacrificio di Ifigenia e quando capiscono che Agamennone è disponibile a farlo davvero, Hagne si chiude in un mutismo ostinato e senza avvisare nessuno si allontana dal porto, fino a raggiungere un tempio di Demetra sperduto tra i boschi; quando Iason la trova (ed è solo grazie all’aiuto di Photine se ci riesce) la ragazza sta piangendo disperatamente.
«Era mia amica» gli dice tra le lacrime.
Quella notte fanno l’amore e si baciano sotto le stelle; quando il sole sorge li trova abbracciati, nascosti in un campo di grano.
Il sacrificio viene celebrato in pompa magna e il sangue schizza sull’armatura di Agamennone che non piange; Iason e Hagne si tengono per mano e la ragazza sa che presto l’esercitò dovrà partire.
Quando l’uomo le dice di amarla lei sente che la sua felicità non potrebbe essere più grande, anche se l’ombra della guerra incombe; gli promette di aspettarlo, gli promette di amarlo per sempre, gli promette che né il tempo, né la distanza potranno fare sì che si dimentichi di lui e per dimostrarlo fa un sacrificio ad Afrodite, bruciando una ciocca dei loro capelli.
Due giorni dopo l’esercito parte.
«Giuro sugli dei che tornerò da te» sono le ultime parole che Iason le rivolge.
«Quando finirà la guerra torneremo entrambi» le promette ancora suo padre.
Hagne non rivedrà più nessuno dei due.
 
Anna si sveglia e scopre che sta piangendo e il sogno è ancora così vivido nella sua mente che, quando apre la bocca per chiamare Hans, sbaglia nome e lo chiama Iason; sente una morsa a livello del cuore, sostituita ben presto da una consapevolezza diversa: Hans è vivo, Hans è di fronte a lei a la guarda con occhi pieni di amore e preoccupazione.
«Ho fatto un sogno» mormora piano, mentre lui con gesti delicati le asciuga le lacrime.
«Sì, lo so, Anna, credo di avere sognato la stessa cosa anche io».
«E sei tornato da me» le lacrime non si fermano.
«Come avevo promesso» risponde lui stringendola a sé e baciandola con foga.
E non ti lascerò più andare, nemmeno quando ricorderai ognuna delle vite che abbiamo passato assieme, nemmeno quando ricorderai le volte in cui ti ho persa, nemmeno quando ricorderai di come ti ho lasciata morire.
 







Note:

Questo capitolo è importantissimo ai fini della trama, perché finalmente Anna ricorda. Non ricorda la vita ad Arendelle, ma ricorda il suo primo incontro con Hans, o con quella che è l’anima di Hans e che ha continuato a reincarnarsi e a seguirla nel tempo. Siamo nell’antica Grecia, prima della guerra di Troia. Il nome di Anna per ragioni cronologiche diventa Hagne; Anna viene da Hannah, un nome biblico dell’antico testamento, ma qui siamo ancora nell’era del mito, quindi ho fatto riferimento ad un nome dell’antica Grecia, che in realtà sarebbe un arcaico di Agnes, ma, insomma, si avvicinano abbastanza. Per Hans, invece, ho scelto Iason, perché è quanto più si avvicinava alla grecizzazione antica del nome. Hans deriva dal greco Ioannes, che a sua volta viene dall’ebraico, Yochanan (che diventerà popolare grazie al Nuovo Testamento). I loro nomi col tempo muteranno e diventeranno quelli che conosciamo oggi: Anna e Hans.
Spero di non dover spiegare chi sono Menelao, Agamennone, Elena, Paride, Ifigenia e Priamo nel caso vi consiglio di leggervi la storia della Guerra di Troia (o l’Iliade, o qualche tragedia greca).
Photine è l’ancella di Anna e il suo nome significa Luce, cento punti per chi indovina il parallelismo, perché, sì, è un personaggio che conosciamo.
Stenelo è l’auriga di Diomede durante la guerra di Troia.
Gli spartioti sono i guerrieri spartani, tutti nobili, tutti fortissimi; l’oplon è lo scudo, i lacedemoni sono sempre gli spartani e il padre di Iason/Hans è inventato di sana pianta.
Per quanto riguarda le origini di Hagne/Anna, ho scelto di fare di lei la figlia di Diomede l’eroe sovrano di Argo e marito di Egialea (che quindi è sua madre); secondo il mito è uno dei guerrieri più valorosi che partecipano alla guerra di Troia sul lato Acheo, la sua furia è paragonata a quella di un fiume in piena ed è protetto da Atena. In guerra sconfigge innumerevoli nemici e arriva a ferire Afrodite e Ares costringendoli a ritirarsi dalla battaglia, è un uomo d’onore e di astuzia, amico di Achille e di Ulisse, che aiuterà a rubare il Palladio. Ci sono due versioni riguardo a cosa gli succede tornato dalla guerra: a) sua moglie si mette col figlio di Stenelo e cercano di ucciderlo, ma Diomede scappa in Italia b) Afrodite fa in modo che tutti in patria si dimentichino di lui e quindi Diomede riparte. La motivazione per cui nella mia testa non rivede più sua figlia è che nel corso del tempo Hagne è andata a vivere alla corte di Sparta (visto che Menelao è uno dei pochi che a casa ci arriva) e quando lui torna non ha possibilità di riunirsi a lei.
Per concludere, questo flash è fondamentale per capire la faccenda delle reincarnazioni, non solo perché il punto di partenza, ma anche perché – nascoste tra le righe – ci sono le motivazioni di ogni cosa che avverrà in futuro; ma non vi preoccupate che poi verrà spiegato tutto.
Vi avviso che il prossimo capitolo sarà incentrato sulle vite passate di Hans ed Anna, ne prenderò in considerazione una dozzina, inclusa Arendelle, e attraverseremo con loro il tempo e i secoli; sarà un bel capitolo, lungo una decina di pagina e con moltissime reference storiche, quindi preparatevi, io ho amato scriverlo.






   
 
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