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Autore: whitemushroom    23/11/2014    6 recensioni
Una serie di storie brevi dedicate ai protagonisti della serie Dissidia Final Fantasy spaziando in tutti i generi ed rating, un ciclo di avventure attraverso la lotta senza fine tra l'Armonia e la Discordia, il Bene ed il Male, l'Amicizia e l'Odio. Tutto secondo la volontà di un dado e la voglia di scrivere qualcosa insieme ad un amico.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prishe_Dissidia




Personaggio: Prishe
Genere: Introspettivo, Comico, Demenziale.
Rating: verde diventato poi giallo a causa di qualche battuta infelice
Avvertenze: lo stile leggero non mi appartiene, men che mai inventare qualcosa che faccia ridere. Come dire, io ci ho provato, godetevi questa breve storia perché ...


It's playtime with Prishe!

II ciclo

“Uff, eddaaaaaaaai, rispondi alla mia domanda! Doc mi ammazza se non compilo tutto il questionario …”
“Ma che domanda è quante volte al giorno vai al bagno?”
“E che ne so io? Non sono mica il cervellone, qui dentro!”
Santo cielo, che stress! Si era illusa che catturare il Mithra sarebbe stata la parte difficile, invece era andato tutto sorprendentemente liscio –dopotutto nessuno preparava buche nel sottobosco bene come lei, specie con uno scrigno gigante sopra. Non aveva però calcolato la sua insopportabile mancanza di collaborazione. Cosa diamine gli costava rispondere a due domande?
Proprio non potevano farsi scappare un’occasione simile. Un Mithra maschio nasceva solo ogni cento o duecento anni, e Doc non si sarebbe fatta sfuggire l’occasione di scrivere almeno un trattato sull’argomento. Anche se in questo strano mondo nessuno lo avrebbe letto, Doc era convintissima che prima o poi sarebbero tornate indietro, ed allora doveva essere pronta a ricevere tutta la gloria. Non che Prishe sapesse cosa farsene della gloria –tanto Doc aveva già messo in chiaro che non avrebbe messo il suo nome tra gli autori, nemmeno a caratteri infinitesimali- ma almeno catturare il rarissimo Mithra era un compito alla sua portata. Certo, non è che sembrasse proprio un Mithra al cento per cento: le orecchie erano normalissime, ed era … beh … proprio bassino
Doc sosteneva che si potesse trattare di un cucciolo o comunque un maschio al massimo adolescente, però parlava come un umano adulto. Il particolare che non ricordasse il proprio mondo d’origine complicava le cose, come il fatto che non si fosse posto affatto il problema di essere l’unico lì dentro ad avere una vistosa coda gialla.
“Oddio, ma cos’ha di strano la mia coda? C’è un tizio che gira con una cipolla gigante sulla testa, vai ad infastidire lui!”
“Perché quello non è un Mithra, è solo un idiota! E Doc non vuole scrivere un libro sugli idioti!”
Il piccoletto –Gidan, così si chiamava, ma oltre a quello non era riuscita ad estorcergli altro- tentò per l’ennesima volta di risalire dalla buca, ma in risposta Prishe gli regalò una linguaccia. Ci si era messa d’impegno, l’aveva scavata ben profonda proprio immaginando le gambe corte della sua preda e aveva lasciato le superfici liscissime per non dargli nemmeno un appiglio. Doc si era raccomandata di non farselo scappare e beh, se dovevano giocare a guardie e ladri nessuno sfuggiva alla sorveglianza della vigile Prishe!
“Senti, facciamo così …” disse Gidan il Mithra, sedendosi sul fondo. “Io rispondo a tutte le tue stupide domande e tu mi lasci andare, va bene? Se non esco subito Bartz e Vaan troveranno il tesoro prima di me!”
“Temo proprio di no! Doc … cioè, la grandissima dottoressa Shantotto vuole studiarti!”
“Mah, qui dentro siete proprio strani! Allora cambio di programma: io rispondo a tutte le tue domande e tu rispondi ad una delle mie, ci stai?”
Beh, in fondo sembrava una cosa innocua. Doc si raccomandava sempre di non rivelare quella cosa dei cicli e della memoria agli altri, che non dovevano sospettare nulla sul fatto che loro due ricordassero bene Vana’diel ed il proprio passato. Ma finché si trattava di una semplice domanda poteva andar bene, qualunque cosa pur di far parlare il Mithra e completare quel gigantesco questionario. “Affare fatto!”
Gidan era alto un metro e quarantasette centimetri, camminava su due gambe e non ricordava di essersi mai pesato in vita sua. Andava al bagno piuttosto regolarmente -una volta al giorno, meglio se di mattina- e mangiava di tutto, a parte ciò che passava per la cucina di Laguna. Non fumava, non aveva problemi di respiro, le ferite guarivano alla perfezione, non soffriva di cuore, di stomaco, di fegato, di occhi, di orecchie e non aveva i trigliceridi alti (qualunque cosa fossero …). Aveva tutti i denti, non ricordava di essere mai andato da un dottore e soprattutto non aveva delle medicine da assumere ogni giorno, quindi tutto sommato compilare la scheda non le richiese più di dieci minuti e quando osservò soddisfatta il foglio tutti i campi ed i quadratini erano stati riempiti alla perfezione. Lui tirò un sospiro di sollievo, poi la guardò dal basso con aria di sfida. “Adesso tocca a te rispondere!”
“E va bene, spara!”
“Ce l’hai il ragazzo?”
Ok, quella era un pessima domanda.
Una terribile domanda.
In effetti era la peggiore domanda quella scimmia cresciuta a metà potesse farle. Detestava quando si arrivava all’argomento “ragazzi” perché si ritrovava proprio senza niente da dire; al Rifugio tutti, assolutamente tutti la evitavano. Va bene, forse aveva esagerato quando aveva spaccato il braccio ad Ageneau perché le aveva toccato il sedere o quando aveva fatto crollare la stalla dove Lothaire si era appartato con la sua “migliore amica”, ma insomma, da lì a dire che era un mostro … E non era assolutamente, minimamente vero che non amava i bei vestiti di trine, solo che si strappavano sempre durante le risse, mica era colpa sua! Purtroppo nemmeno la carta de “la ragazza intelligente ed affabile” non era mai stata nel suo mazzo, se qualcuno cercava una donna superextracervellona alla fine andava sempre da Doc. E lei invece li rifiutava tutti con disprezzo, uno dopo l’altro.
Il problema era che su Vana’diel qualunque cosa facesse non andava mai bene. Anche quando indossava un vestito di trine.
“Dal silenzio mi sa che ho fatto centro?”
“Stai bene a sentire, stupido Mithra tascabile …” cielo, era davvero insopportabile! “Io … io sono pienissima di ragazzi! Ri-chie-stis-si-ma! Non so dove metterli, sai? E anche quaggiù non scherzo mica! Sai, giusto stamattina il Guerriero della Luce mi ha sorriso!”
“Capirai, un sorriso del Guerriero della Luce … quello lì se pensa ancora un altro po’ alla nostra adorabile dea ci rimane cieco. Niente di più … concreto?”
Non scendeva a prenderlo a pugni solo e soltanto perché Doc lo voleva tutto intero, ma quell’affarino peloso stava veramente oltrepassando la misura. Una volta finito lo avrebbe annodato a dovere e lo avrebbe usato come palla per farsi insegnare da Jecht il suo leggendario tiro da vero asso del blitzball. Solo che adesso doveva per forza rispondere alla domanda, maledizione a lei e a quando aveva fatto quella promessa. “Oh, vuoi qualcosa di più concreto? Allora sappi, scemo di un Mithra, che Cecil tutte le volte che viene nel laboratorio di Doc mi fa un baciamano. Un baciamano, hai capito?”
“Chi, Cecil Harvey La Luna Splende? Cielo, cosa ci trovate tutte voi in quello lì? Persino Light quando c’è lui nei paraggi rompe meno le palle!”
“Beh, di sicuro è alto” rispose, scandendo con attenzione la parola.
E carino. Cecil era così dannatamente carino. E galante, cavalleresco, gentile, luminoso, coraggioso, spiritoso, leggiadro e carino, carino, carino. Lui mica prendeva in giro le ragazze perché non sapevano indossare un vestito di trine. Con le altre aveva messo subito in chiaro che lo aveva visto prima lei: a Yuna tanto non poteva avvicinarsi nessun ragazzo senza l’autorizzazione di Jecht, Tifa non aveva occhi che per quel biondino che combatteva per Chaos –nemmeno quello era niente male, però cielo quanto era serio!- e Lightning … mah, Lightning la scansava in continuazione, Prishe non era nemmeno sicura di averle detto di girare al largo dal suo paladino. Doveva solo aspettare l’occasione propizia: prima o poi avrebbe trovato Cecil senza Kain tra i piedi, si sarebbe fatta avanti, avrebbero combattuto uno al fianco dell’altra –perché non era mica una maghetta bianca deboluccia, no no, no- ed una volta finita la battaglia avrebbe finto uno svenimento e lui l’avrebbe portata tra le sue braccia avvolto nel suo luminoso mantello bianco! Ed in quel momento persino Doc si sarebbe mangiata le unghie, parola di Prishe!
In ogni caso il nanerottolo non sembrava impressionato. “Le gambe lunghe sono sopravvalutate, fidati. E poi Cecil a me non la conta tanto giusta …” disse agitando la coda. “… secondo me quello lì preferisce di gran lunga la lancia di Kain”.
“Guarda che Cecil non ha bisogno di una lancia, sa usare benissimo la sua spada”.
“Mi sa che io e te non stiamo parlando della stessa cosa …”
Ma quanto ci metteva Doc ad arrivare? Stava cominciando ad irritarsi sul serio, e quando si irritava aveva bisogno di qualcuno su cui sfogare i suoi pugni.
“Comunque, riprendendo il discorso, mi pare di aver capito che non hai il fidanzato! Bene, questo semplifica le cose!”
Fu un attimo, e prima che Prishe avesse modo di insultarlo a dovere se lo ritrovò davanti, accovacciato sull’orlo della fossa con quel suo perenne sorrisetto come se aver appena saltato di almeno tre metri non fosse altro che un gioco. “Ti va di essere la mia ragazza?”
Che cosa????
“Tu sei scemo, oltre che basso!”
“No, non sono scemo. Solo che non mi capita spesso di essere catturato da una ragazza tanto carina!”
“TORNA SUBITO NELLA BUCA!”
“Guarda che esco lo stesso, ci vuole ben altro per tenermi fermo. Dai, manda al diavolo tutti quei fogli e vieni a darmi una mano, o davvero Vaan e Bartz me la faranno sotto al naso!” rispose, lanciando un paio di occhiate nel sottobosco alla loro destra. Con una rapidità che non aveva assolutamente messo in conto le acchiappò il polso e, per quanto cercasse di levarselo di dosso, il Mithra evitò un suo calcio senza mollare la presa. “Balthier lo dice sempre che un ladro di successo deve avere al fianco una bellissima ragazza! E poi se è vero che dal mondo in cui veniamo sono l’unico maschio in mezzo a centinaia di donne vuol dire che certe cose le saprò pur far bene, no? Meglio di certi paladini luminosi, poco ma sicuro!”
Prishe oppose resistenza con il braccio, ma si accorse dell’errore fatale solo quando il piccoletto allentò la presa e lei per tutta risposta cadde all’indietro come una pivella; soltanto che invece di finire distesa sul terreno si ritrovò a cadere tra le braccia del Mithra che in un solo istante si era portato alle sue spalle. “Sei ancora più carina quando fai la difficile!”
“METTIMI GIU O I TUOI DENTI NON TROVERANNO COSI CARINO IL MIO SUPERPUGNO SEGRETO!”
Da quella posizione cercò di tirargli la coda, ma quello gliela allontanò per dispetto e con un solo salto si portò sul ramo più basso dell’albero dietro di loro, atterrandovi sopra senza perdere nemmeno l’equilibrio o smuovere una foglia. L’idea di tirargli una ginocchiata dove gli avrebbe fatto davvero male era molto, molto invitante, ma il pensiero di cadere di sotto nella sua fantastica buca le trattenne il ginocchio. “Cavolo, quanto pesi …”
“MALEDUCATO!”
“Lo so, un paladino non direbbe mai una cosa del genere! Adesso stringiti a me e tieniti pronta per una vera caccia al tesoro!” esclamò, poi si sporse per atterrare su un altro albero, e poi su un altro ancora. Prishe mandò un gridolino quando il questionario le cadde di mano ed atterrò dritto dritto in una pozzanghera.
Questa è la volta buona che Doc mi ammazza …
  
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