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Autore: DeadlyNadder 92    23/11/2014    2 recensioni
Prima di una serie, la storia racconta una nuova avventura che vedrà i giovani vichinghi, ormai adulti, alle prese con le situazioni più comuni. Dai fraintendimenti famigliari sino al nascere di nuove famiglie, dalle scoperte del proprio io, alla presa di coscienza su chi si è realmente, sull'emotività di un cuore innamorato.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finalmente a casa sua.
Moccicoso era davanti all'abitazione della ragazza.
Una classica costruzione in legno caratterizzato da un'imposta che si estendeva ai lati, come se fossero due teste di draghi. Due teste di un Orripilante Bizzippo.
Bruta era li dentro, sentiva il suo profumo inebriarlo completamente. Era un profumo forte, persistente, pungente, con note di floreali e fragranza di adrenalina e avventatezza. Se chiudeva gli occhi e si lasciava trascinare da quel profumo l'avrebbe immaginata innanzi a se, con quel suo bel sorriso smagliante, le gote leggermente arrossate che incorniciavano i grandi occhi azzurri che venivano adornate con lunghe e folte ciglia scure. I lunghi capelli che ricadevano sulle spalle in grosse trecce tinte dal sole rendevano solamente quella ragazza un sogno ad occhi aperti, e il suo volto... allungato e affusolato, delicato nella sua forma, adeguato ad una ragazza piena d'energia come lei. 
Il suo corpo. Oh il suo corpo, non parliamone.
Testa Bruta era alta, slanciata, con una vita stretta e dei fianchi larghi. Lei era una scultura di una dea nordica. Se doveva dare vita alla dea Freiya, Bruta era la prescelta per lui. 
Donna da belle spalle, seno prosperoso adatto alla sua figura; pelle bianca come la neve coperta dai colori della terra. Una vera "rude" donna vichinga. 
Quella era la sua donna e lui ne andava orgoglioso.
Bussò alla porta un paio di volte, il suo cuore era un completo tumulto di emozioni.
Dei passi. 
Ecco il chiavistello scattare. La porta aprirsi e lasciare il ragazzo li, con il respiro sospeso e gli occhi lucidi.
Lei era li. Era bellissima. Aveva addosso solo un completo con calzoncini blu notte, stretta in vita con una cinta di cuoio marrone. Un giacchetto in tinta con la cinta era adagiato sopra, le gambe erano scoperte.
Aveva delle parigine color lilla, quel tocco di sensualità che fece "crescere" e mettere in evidenzia le emozioni fisiche del giovane Moccicoso che fece scorrere lo sguardo lungo la figura sensuale dell'amata. I stivaletti coprivano i polpacci dando vita all'outfit scuro con una pelliccia color panna.
Che colpo al cuore per il ragazzo che non esitò un attimo a spingere all'interno la bionda e chiudere violentemente la porta dietro se. 

"No,ma che sei impazzito? Che diamine fai?"

Urlò la ragazza che incrociò le braccia al petto. Il vichingo la spinse verso la parete in legno, i suoi occhi erano vispi e lucidi. Bruta conosceva quello sguardo, l'aveva avuto anche lei pochi minuti prima. Moccicoso afferrò le braccia esili della giovane che rimase a guardarlo negli occhi. 
Che intenzioni aveva? Che voleva fare? Cosa gli saltava in mente? 
Molte altre domande piombarono nella mente della giovane Bruta che si perse in quei occhioni scuri.
Quante cose avrebbe potuto leggervi, quante emozioni c'erano scritte li dentro, quanti sentimenti racchiudevano e proteggevano gelosamente quei occhi che sembrano parlarle. Il moro fece scorrere lentamente le mani sulla pelle liscia della bionda che a quel tocco trasalì sino a fermarsi sui polsi ove vi era un braccialetto.
Alzò di scatto le braccia, andando a bloccargli le mani al muro con determinazione. Lo sguardo si portò per pochi secondi sul polso della ragazza prima di riportarlo sul suo volto. Quel braccialetto. 
A vederlo il cuore di Moccicoso ebbe un tuffo.
Aveva trascorso cosi tante ore a crearlo, cosi tanta pazienza per intrecciare le perline in un quadro perfetto. Aveva usato i suoi colori prediletti, i colori della terra. Era fatto con una perfezione maniacale, doveva essere perfetto come la donna a cui l'avrebbe regalato. Si vero, era una cosa poco "macho" ma l'amore conduceva a fare molte cose strane, e chi se non loro due erano gli "idoli" (purtroppo accompagnati anche da quella palla al piede, alias Tufo) della stranezza?
Insomma, era raro per lui dare dimostrazioni d'affetto o d'amore cosi esplicite, cosi materiali, ma c'era sempre una prima una volta; no?
Non c'era nulla da fare, lui era innamorato ogni giorno di più di quella meravigliosa creatura. Spontaneamente accostò il volto al suo baciandola. 
Le labbra premevano prepotentemente su quelle della bionda, gli occhi erano serrati e le guance arrossate. Bruta avvampò violentemente a quel gesto, ma bastò cosi poco per farle dischiudere e accogliere quella piccola dolcezza. Moccicoso non esitò un attimo ad approfondirlo. Era un bacio prepotente, passionale e travolgente. 
Un bacio che sapeva trasportare ogni tipo d'emozioni che nascevano come fiori di campo scosse appena dalla brezza primaverile. 
Bruta si abbandonò completamente, era inerme davanti all'uomo che amava. In quelle labbra cosi dolci, il ragazzo sapeva leggere tutta la sua vita. Le assaporava, le mangiava in lieve morsi, le bramava sempre di più. Erano gustose, sapevano di zucchero e di idromele. Le mani lasciarono la presa e scesero lungo le braccia andando ad adagiarsi subito dopo sul costato sino a portarle in una lenta e sensuale carezza sui fianchi, che tirò a se stringendoli con possessività.
Quello fu un bacio che durò minuti eterni, minuti in cui Bruta si sentì una donna nuova; si sentì rinascere in un corpo nuovo.
Moccicoso interruppe lentamente il bacio, le labbra erano ancora sopra le sue. Il respiro della ragazza si univa al suo creando una sinfonia di ansimi che gli sembravano musica. Gli occhi azzurri della ragazza si rifletterono in quelli del ragazzo che proferì a fior di labbra.

"Mi hai fatto preoccupare, principessa.
Ti prego, non farlo mai più."

"............"

Bruta non sapeva che rispondere, aveva solo un grande dolore al petto. Forse l'aveva stretta troppo forte? Forse il sentire la vera preoccupazione del ragazzo le fece crescere un nodo in gola cosi stretto da non farla parlare? Fatto sta che dalle sue labbra uscì solamente un flebile e appena udibile "scusami". Quella era una voce che a lei non apparteneva, una voce che risultava sconosciuta a lei medesima che fu sin da subito riconosciuta dal moro che la strinse a se amorevolmente.
Moccicoso rimase sorpreso da quella parola, quella voce era particolarmente strana. Lui non la conosceva, ma l'aveva accettata di buon grato. Era pur sempre quella della sua donna, la donna alla quale tra una settimana precisa avrebbe chiesto di sposarlo. Lui l'amava cosi com'era, un pozzo pieno di sorprese. E cosi, spontaneamente il ragazzo si lasciò sfuggire dalle labbra un lento e scandito "Ti amo, Bruta." cosa che fece avvampare la ragazza. 
Il suo cuore era impazzito, era un tutt'uno con quello del giovane che ora aveva emesso un profondo sospiro. Chissà a cosa pensava, molto probabilmente che lei non lo ricambiasse. Ecco la risposta, detta con l'emozione di un bambina al primo amore; e quello, per Bruta era realmente il primo amore.

"T-Ti amo an-anch'io, Moccicoso."

Disse balbettando lasciando che il rossore sulle guance prendesse posto sull'intero volto. Il rude vichingo distanziò appena l'abbraccio, quel tanto per poter accostare il volto a quello della bionda che inaspettatamente baciò. 
Quell'amore era qualcosa di speciale, qualcosa di indescrivibile e qualcosa che unicamente loro due sapevano come esprimere. 
Quei due si guardavano negli occhi in un modo cosi unico che nessun'altro sapeva emularlo, neanche Hiccup e Astrid. Loro avevano un modo tutto loro, diverso da ogni altro modo.
E li, la bionda cinse il collo del ragazzo con le braccia tirandolo più a se; sino a portarla a far aderire completamente il suo corpo al freddo del legno. Sino a quando il corpo di Moccicoso non si "attaccò" al suo, andando a fondersi in uno solo. Ad esser sinceri, a quel gesto il baldo e rude vichingo dal profumo maschio si imbarazzò non poco. Insomma, cosi facendo la bionda avrebbe scoperto quanto si eccitava standogli davanti; o quanta felicità provava anche solo pensarla o nominarla. Questa cosa non passò inosservata a Bruta che diede una delle sue battute.

"Anche tu hai una coda? Nel punto errato ma ci sta. E deve essere anche bella grande-"

E boom! Il viso di Moccicoso prese fuoco lasciandolo folgorato e prive di parole sensate. Ma a lei perdonava tutto, lei era la sua ingenua dea maliziosa che tanto amava. Deglutì imbarazzato prima di rispondergli. 

"Eh già! Ho una bella coda lunga e dura pronta a "colpire" chi la istiga. Ma... ritieniti fortunata, solo ad una persona è concesso istigarla. E quella persona sei tu, Baby"

Bruta rise divertita, sapeva essere malizioso e sfrontato con una semplicità che nessun'altro aveva in se. 
Solamente in quel momento gli vennero in mente le parole che gli disse Astrid, la sua migliore amica in un momento di pour parler tra coetanee.

"Se un uomo sa farti ridere, stai pur certa che è l'uomo giusto per te." 

Finalmente comprese, finalmente ora aveva potuto dare un significato preciso a quella frase. Frase che ora riecheggiava nella mente della bionda che portò le mani sul petto del ragazzo guardandolo assolta andando a esternare quel che pensava in quel momento.

"Mi ritengo già fortunata di mio, non c'entra nulla la tua notevole coda. 
La mia fortuna è quella di stare con te, quella di rendere perfetta ogni giornata e di rendere una giornata perfetta grazie a te."

Disse ad alta voce, senza accorgersi minimamente d'averlo detto e non solo pensato. Solo alla fine della frase, solo quando gli occhi del ragazzo divennero languidi e quando i suoi si rifletterono in essi si rese conto di quel che proferì.
Moccicoso rimase li. Senza dire nulla. Era felice, imbarazzato, gioioso, eccitato, contento, emozionato ma sopratutto innamorato.
Il suo non era un'amore per rassegnazione, no, il suo era un'amore vero e sincero. Un'amore nato con il tempo e maturato con il crescere, un sentimento che si faceva ogni giorno più forte e più intenso. Un sentimento che cresceva con l'alimentare costante della sua presenza al suo fianco, un sentimento che ora si rispecchiava nei suoi occhi sino a renderli meravigliosi. Il respiro si spezzo, il cuore accelerò notevolmente il battito rispetto a prima, il viso era tornato ad accendersi di un rosso molto intenso e la labbra tremavano come mai in vita sua. Doveva parlare, almeno rispondergli. 

"Io non sono perfetto, ma con te lo divento. Tu completi la mia vita, la rendi quel che non è mai stata.
In passato ero cosi preso da conquistare Astrid che non mi sono accorto che la notte sognavo te e non lei. Eppure quando ti avevo davanti riuscivo solamente a dare il peggio di me focalizzandomi principalmente sull'oggetto dei miei capricci. Quello per Astrid non era amore era solo un imput sessuale. Ero solamente governato dalla mia demenza e dalla mia coda. Ma con il crescere ho preso coscienza di quant'ero stupido. La notte mi interrogavo su chi ero e su quale impressione davo; il mio pensiero era "Che impressione do a Bruta?" tu eri costantemente nei miei pensieri, tu eri nei miei sogni e nella mia vita. E solo quando ho cercato i tuoi occhi in quelli degli altri ho capito che tu eri fatta per me, che io amavo te e non lei.
I miei anni sono stati sprecati dietro a chi non era, ma quando ho messo ordine nella mia vita ho capito che non erano stati spesi a vuoto. Anzi, sono serviti a capire cosi tante cose e a conoscerti sopratutto. 
Tu sei la mia donna, sei la mia pazza, folle, amabile Principessa. E io ti amo per quello che sei e per quello che rinchiudi nel tuo cuore, ti amo perché sei tu. La mia adorata Testa Bruta Thorston."

Si quella era una dichiarazione a piena regola, una dichiarazione che detta con il cuore in mano e da un Moccicoso nuovo. Bruta ascoltò ogni minima parola, si soffermò ad analizzare ogni piccola virgola o punto, ogni minima reazione da lui tenuta e ogni espressione che i suoi occhi prendevano nel dirlo.
Lui era impeccabile, lei era la vera difettosa. Lui sapeva chi essere, lui era certo di quel che era e non sarebbe cambiato per compiacere qualcun'altro; maggior ragione se era una donna. Eppure aveva potuto vedere dei visibili cambiamenti da quando la loro folle amicizia era divenuta una relazione, una di quelle serie in cui il rapporto non era solo un saluto blando ma bensì un abbraccio e un bacio caloroso.
Le mani della ragazza si posarono sul suo volto, lo accarezzò delicatamente sfiorando ogni millimetro di quella pelle. Era piccolo di statura, ma aveva un grande carattere e un immenso cuore. Bruta era ammaliata da cosi tanta bellezza. Doveva essere sincera, da ragazzetta lo odiava. Odiava il suo carattere arrogante, odiava il suo fare da "So tutto io", odiava proprio lui. Ma quell'odio presto divenne amore, amore che costantemente rinnegava a se stessa infatuandosi di altri ragazzi, nella speranza che fosse Vero Amore. Invece no, il vero Amore gli era sempre stato accanto e l'aveva sempre picchiato senza alcun ritegno. In un certo senso lei e Astrid erano simili: Dimostravano il loro Amore in un modo tutto particolare e unico. 
Dentro alle parole di Moccicoso vi era un grande amore che solamente lei riusciva a vederlo, solamente lei, unicamente la ragazza a cui erano rivolte.

"Io.....
Io non so cosa dire, non so come rispondere... l'unica cosa che mi viene da dirti e' che ti amo più di ogni altra cosa al mondo. Sei l'adrenalina più assuefante che io abbia mai provato sulla mia pelle."

"Dammi del pazzo, del folle, dello squilibrato ma io ti amo proprio come sei. Con la tua forza e la tua fragilità, con la tua dolcezza e violenza, ti amo per quello che sei, che sarai e per quello che farai. Ti amo e basta,Bruta.
E ora vieni, la neve attende solamente la sua regina."

Disse il moro che strinse la mano alla ragazza trascinandola sulla soglia con sua abituale irruenza. La bionda non appena arrivati a varcare la soglia afferrò una pelliccia e se la mise sulle spalle guardando imbarazzata il ragazzo.
Era alquanto a disagio, sopratutto perché quello non era il suo abituale abbigliamento e ciò la faceva sentire fuori luogo. 
Ma bastò un "Non ti preoccupare degli altri. Devi piacere a me, e a me piaci davvero tanto. Sei la forza e la femminilità fatta persona." per rassicurare la ragazza che sprizzò allegria da tutti pori sfoggiando uno di quei sorrisi che sembrano essere la luce del tramonto. Moccicoso ci si perse in quel sorriso, ma cosi tanto che si lasciò sfuggire un sognante "Sei una bomba, baby" frase che fece avvampare la ragazza sino a farle nascondere il volto nella folta chioma ambrata della pelliccia. 
Lui le afferrò nuovamente la mano, lei la strinse e non appena furono fuori la giovane vichinga chiuse la porta violentemente venendo letteralmente trascinata via dal compagno.
Il cielo era acceso, illuminato, gioiva della felicità dei giovani abitanti di Berk che vivevano una vita sempre ma ricca. Ricca come gli occhi dei Dragon Trainer che si lasciavano andare in romanticherie  di vario genere. 
   
 
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