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Autore: BettyLovegood    24/11/2014    5 recensioni
Alice è una semidea.
Il suo migliore amico Lucas è un satiro.
Ha un fratellastro gemello che non ha mai conosciuto.
Suo padre è un dio.
La morte di sua madre non è stata casuale.
Dal capitolo 5:
Alice si era definitivamente stancata. –Mi sapete dire chi diamine è questo Percy?- urlò improvvisamente.
 Ma la ragazza non dovette aspettare una risposta. Qualcuno uscì dalla porta.
 Era un ragazzo alto con i capelli neri scompigliati e gli occhi verde mare. Era la copia esatta di Alice.
La ragazza lo studiò: il modo in cui curvava le spalle, il viso, i lineamenti , tutto era così simile a lei.
Era come vedere se stessa in versione maschile.
Dal capitolo 14:
-Alice, domani posso dire a tutti di essere andato a letto con te?- Mi ha chiesto improvvisamente.
 Ho alzato la testa per guardarlo e lui é scoppiato a ridere.
 -Sto scherzando!- ha detto.
 Ho riso insieme a lui. Se c'é una cosa che Leo sa fare é farmi ridere nei momenti più tristi e io lo adoro per questo.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I sette della Profezia, Mostri, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Ciao Alice, se stai ascoltando questa registrazione vuol dire che sei arrivata sana e salva in aereo. Bene. - l'inconfondibile voce di Lucas uscì dagli auricolari. -Scommetto che hai già scoperto tutto su di me e Kate. Mi dispiace non avertene parlato prima ma come avrai capito non potevo. Non abbiamo molto tempo, usare gli oggetti tecnologici per quelli come te non è consigliato. Attirano troppi mostri. - ci fu un attimo di pausa in cui Alice sentì l'amico sospirare. - Alice hai presente tutti quei miti greci e romani che tanto ti affascinano? Ricordi gli Dei Romani e Greci ? E' tutto vero. Gli Dei sono reali e a volte hanno figli con gli umani. I loro figli sono chiamati semidei. - Lucas attese qualche secondo. - Alice tu sei una semidea e questo vuol dire che tuo padre è una divinità greca o romana. Ma tu non sei una semidea come gli altri, sei ,come dire , speciale. Di solito i semidei vengono riconosciuti dal loro genitore divino verso i tredici anni, oppure vengono scovati dai loro satiri che li riconoscono per quelli che sono i tratti distintivi. L'iperattività e dislessia ad esempio. Si, sei dislessica perchè il tuo cervello è capace di leggere facilmente il latino o il greco, non perchè sei malata. E sei iperattiva perchè sei stata creata per combattere, per difendere gli Dei. Ma il tuo problema è che hai già quindici anni e nessuna divinità ti ha riconosciuto. Nessun satiro o lupo, nel caso dei romani, ti ha trovata. Io non ero destinato a te Alice, sono stato mandato a Roma per controllare le attività dei romani con i mostri. E dato che questi ultimi amano infiltrarsi nelle scuole per dar fastidio ai giovani semidei ho dovuto controllare tutte le scuole. Quando ci siamo incontrati io avevo appena finito di controllare il piano inferiore, quello delle scuole medie, ed è stato un caso che io mi sia ritrovato in quel corridoio. Mi ero smarrito. Quando ti ho visto con i capelli neri scombinati, gli occhi verdi come il mare e quell’aria ribelle sul volto mi hai ricordato tantissimo Percy Jackson, un semideo figlio di Poseidone, dio del mare. Non ho tempo di spiegarti chi è Percy, ne quel che ha fatto. Ti basta sapere che è un ragazzo coraggioso e forte. Un vero eroe. Quando ho notato anche il fatto che non riuscivi a leggere mi sono fiondato ad aiutarti un po’ perché sospettavo ciò che eri e un po’ perché odio i bulli, soprattutto quelli che si prendono gioco di chi ha qualche difetto. Ma più passava il tempo più mi convincevo che eri solo una ragazza dislessica che somigliava a Percy. In te non c’era nessuna traccia di sangue divino. I mostri non ti attaccavano, non rivelavi nessun potere speciale, non puzzavi neanche come una normale semidea. I miei superiori mi hanno detto più volte che eri solo una normale ragazzina, mi avevano detto di tornare al Campo. Ma io sapevo che c’era qualcosa di diverso in te, così sono rimasto. Ho capito di aver ragione durante la tua festa di compleanno, quando hai compiuto quindici anni. Ricordi? Stavamo pranzando in quel ristorante quando ti ho trascinato via. Il cameriere alto e magro che ci serviva il pranzo era un mostro e sembrava molto interessato a te. Di solito i mortali non riescono a vedere i mostri grazie alla Foschia ma i semidei si. Ma tu lo vedevi solo come un semplice cameriere. Quando ti trascinai via notai che qualcosa in te era cambiato: odoravi come una semidea. Quando il Campo mi riferì che i romani stavano cercando una semidea speciale che si trovava a Roma capì che si riferivano a te. Mi dissero di portarti subito al Campo, ma io non sapevo come dirtelo. Sospettavo già da un po’ che qualcosa non andava. E’ per questo che ti ho consegnato questa registrazione, sapevo che dovevo abbandonarti per proteggerti. Il tuo odore non è ancora molto forte, ma a quando ho capito pian piano si fa più intenso. – Lucas si fermò per qualche minuto. – Alice tu sei speciale, non so bene ancora perché ma so che al Campo lo scoprirai. Ci sono tantissime cose che dovrei ancora dirti, ma non c’è tempo. Una volta conclusa la registrazione consegna l’mp3 a Kate e quando arrivi  in America non usare il cellulare. So che adesso sei confusa, ma non devi. Al Campo conoscerai molti semidei valorosi, ti farai molti amici, e ti sarà tutto più chiaro. Adesso devo andare, ti ho esposto già troppo. Ti voglio bene Alice,dai un bacio a Kate da parte mia.-
La registrazione si fermò. Alice rimase per qualche minuto immobile come per assorbire tutto quello che aveva sentito.

 Alice tu sei una semidea…
Tuo padre è una divinità…
Tu non sei una semidea come gli altri…
Qualcuno le sfiorò delicatamente il braccio.
-Tutto ok?- Kate la guardò preoccupata.
Alice annuì e le passo l’mp3. –Lucas ti saluta.-
-Si, ok.- Kate prese l’apparecchio e se lo infilò in tasca. –Ti va di parlarne?-
Alice scosse la testa.
Si sentiva strana, si aspettava che Lucas sarebbe comparso all’improvviso lì accanto a lei urlando che era tutto uno scherzo, ma non comparve nessuno.
-Non è uno scherzo, è tutto vero. Il tuo amico è un satiro e la sua ragazza è uno spirito del vento. E tu sei una semidea- le disse una voce dentro di se.
Kate la guardava ancora con aria preoccupata.
-Sono stanca, credo che dormirò un po’.- le disse.
Kate annuì e prese una coperta da sotto al sediolino. Gliela sistemò addosso e le diede un leggero bacio sulla fronte.
Alice strinse la coperta e si addormentò subito.

Sognò di trovarsi in una stanza tappezzata di fotografie di ragazzi.
La stanza non era molto illuminata, l’unica fonte di luce era una lampada ad olio poggiata su un tavolo.
Alice si avvicinò alla parete per guardare le fotografie ma quando sentì parlare si allontanò.
Seguì la voce fino alla stanza di fronte. Aprì la porta e si trovò in una stanza identica alla prima con la differenza che quest’ultima non aveva fotografie. Al centro c’era un tavolo vicino al quale c’era un uomo seduto sulla sedia a rotelle. Come la stanza precedente anche questa era illuminata solo dalla debole luce di una lampada ad olio.
-Quindi il satiro sta bene?- chiese l’uomo sulla sedia a rotelle. Alice si chiese con chi stesse parlando.
-Si, però non è riuscito a distruggere l’ultima gorgone che lo ha attaccato. E’ scappata.- era la voce di un ragazzo.
Alice si avvicinò al tavolo e notò che di fronte all’uomo c’era un’altra figura che prima non aveva notato per la poca luce. Era un ragazzo alto dai capelli neri. Alice non riusciva a cogliere nessun’altro particolare per l’assenza di luce.
-Quindi adesso i romani avranno capito il suo piano.- disse l’uomo.
-Beh, a quanto pare Ottaviano l’aveva già capito. E' solo arrivato troppo tardi.- disse il ragazzo.
L’uomo sospirò.
-Allora è tutto pronto per il suo arrivo?- chiese.
-Si, Jason partirà tra qualche minuto. –
L’uomo annuì. Seguì qualche istante di silenzio.
 – Bene. – alla fine disse. - Allora Percy, come sta Annabeth?- chiese improvvisamente.
Il ragazzo sospirò.
-Beh grazie alla pozione di Clove riesce a dormire per qualche ora, ma poi si sveglia urlando. Credo che gli incubi non l’abbandoneranno mai.- la voce di Percy era piena di dolore.
- Percy il viaggio che avete affrontato è stato duro per entrambi, ma Annabeth ha dovuto affrontare la sua più grande paura e subito dopo è precipitata nel Tartaro. Mi sorprenderei se non avesse gli incubi.- gli disse l’uomo.
Il ragazzo si limitò ad annuire. Prese dalla tasca una penna e iniziò a rigirarsela tra le mani.
 L’uomo lo guardava con aria preoccupata.
- Scommetto che passi molte notti in piedi, sai dovresti riposare un po’. Prendi anche tu un po’ della pozione di Clove.- gli disse con un sorriso.
Percy scosse il capo. – Chirone io posso stare sveglio anche tutta la notte,non mi importa. Ciò che è importante è che lei stia bene. –
L’uomo di nome Chirone sospirò e si voltò a guardare un orologio appeso al muro.
-A quest’ora dovrebbe essere arrivata in aeroporto.- disse.
Il ragazzo si voltò anche lui verso l’orologio e si alzò.
Quando passò davanti alla lampada Alice riuscì a cogliere qualche particolare. Aveva un paio di Jeans strappati e una maglietta arancione. Era voltato di spalle e quindi non poteva vedere il viso, notò solo che aveva i capelli neri tutti in disordine. Alice stava per fare il giro e guardare il ragazzo da più vicino ma qualcuno la stava chiamando.
Aprì gli occhi e si ritrovò il volto di Kate a pochi centimetri dal suo. Si lasciò sfuggire un piccolo urlo.
Kate si allontanò sorridendo.
-Era ora, sono ore che dormi.-
Alice si stropicciò gli occhi e guardò fuori: era mattina.
- Stiamo per atterrare in America.-
Alice non distolse lo sguardo dal finestrino. Stava ripensando al sogno che aveva fatto quando le venne in mente una cosa che aveva detto Lucas:
‘’Quando arrivi al Campo devi assolutamente conoscere Percy è importante’’.
Percy era il nome del ragazzo del suo sogno, quello con i capelli neri. Possibile che aveva sognato lo stesso ragazzo che diceva Lucas?
Alice era talmente assorta nei suoi pensieri che non si era nemmeno accorta che l’aereo era atterrato. Kate la invitò gentilmente ad alzarsi.

L’aeroporto di Log Island era un insieme di voci multinazionali. Mentre camminava al fianco di Kate Alice riuscì a sentire qualche turista parlare in spagnolo, italiano e perfino tedesco. Dopo aver superato i controlli Alice e Kate si fermarono davanti ad un enorme cartello con su scritto in diverse lingue: RITIRO BAGAGLI.
Stava per chiedere a Kate cosa ci facessero lì dato che loro non avevano valigie quando vide scintillare qualcosa alle spalle della ragazza. Alice afferrò una valigia dal nastro trasportatore e la infilò giusto in tempo nelle zanne della gorgone che stava per attaccare Kate.
La ragazza cacciò un urlo per la sorpresa.
-Cosa diamine …?- stava urlando.
La gorgone alle sue spalle emise un verso orribile e Kate afferrò subito la mano di Alice e corse via.
Il mostro  stava tentando di togliersi la valigia dalla zanna. Bene, almeno avevano guadagnato tempo.
Kate condusse la ragazza fuori dall’aeroporto. Entrarono in un ampio parcheggio vuoto. Kate girava la testa a destra e a sinistra come alla ricerca di qualcosa.
-Kate credo che dovremmo andare.- le disse Alice.
Lo spirito del vento scosse la testa. –Dove diamine si è cacciato? – disse.
-Ehm, Kate credo che sia davvero arrivata l’ora di andare.- Alice indicò la strada alle loro spalle dove la gorgone stava correndo. Aveva ancora la valigia attaccata alla zanna. Alice sentiva i serpenti dei suoi capelli sibilare.
Ma Kate non si mosse. Improvvisamente urlò –JASON!-
-Kate dobbiamo andarcene.- Alice tirò la compagna per un braccio ma lei non si mosse.
- Troppo tardi – Il mostro era riuscito a liberarsi della valigia ed era arrivato alle loro spalle.
Alice si voltò verso di lei, pronta ad affrontarla ma non aveva niente con cui difendersi. Il mostro sorrise facendo scintillare le zanne.
-Sai, eri molto più carina con la valigia in faccia. Ti copriva quelle cose orribili –
La gorgone ringhiò minacciosa. – Non so perché i romani insistono tanto con te, sei solo una brutta ragazzina antipatica. – Si avvicinò alla ragazza.
Improvvisamente  un tuono rimbombò ne parcheggio.
Kate sembrò sollevata. – Finalmente.- disse.
Il mostro alzò il volto verso il cielo e un fulmine la colpì facendola disintegrare in polvere dorata.
-Era ora. Dove sei stato? –
Alice ci mise un po’ per capire con chi stesse parlando Kate. Alle sue spalle c’era un ragazzo alto che indossava una maglia arancione con su scritto CAMPO MEZZOSANGUE e un paio di pantaloni neri. Alla vita aveva una cintura da cui pendeva una lunga spada dorata.
-Ero andato a fare colazione, stamattina non ho avuto neanche il tempo di mangiare le mie frittelle. – sorrise dando un morso ad un cornetto che aveva in mano.
Kate sbuffò irritata. – Jason lei è Alice – fece un gesto verso la ragazza.
Jason si voltò a guardarla. –Oh cavoli. – il ragazzo per lo stupore lasciò cadere il dolce a terra. –Come diamine è possibile? – chiese a Kate.
L’aura sorrise. – Non lo so, ma è davvero impressionante. -
Alice sbuffò. – Ok, mi dite cosa diamine ho di sbagliato? – chiese irritata.
Jason sorrise, senza smettere di guardarla.
Alice non potè fare a meno di notare quanto fosse bello il ragazzo che aveva di fronte. Era alto e muscoloso,aveva gli occhi azzurri come il cielo e i capelli biondi. Quando sorrise notò una piccola cicatrice sul labbro.
-Oh, lo scoprirai molto presto. – disse. – Comunque piacere, io sono Jason Grace, figlio di Giove. – il ragazzo le porse una mano.
Alice notò che aveva un tatuaggio sul braccio simile a quello che avevano i ragazzi dell’aeroporto e il ragazzo della libreria. La ragazza arretrò.
-Tu sei un romano. – disse.
Jason sembrava sorpreso. Fissò la ragazza e notò che stava fissando il suo braccio.
-Hai già avuto a che fare con altri romani? – chiese.
Alice annuì. – Ne ho incontrati due all’aeroporto e uno in una libreria. – Si voltò verso Kate. – Lucas mi ha detto di non fidarmi dei romani.- le disse preoccupata.
Kate sorrise. – Lucas ha ragione, non devi fidarti dei romani. Ma Jason sta dalla nostra parte, di lui puoi fidarti ciecamente.-
Alice non era del tutto convinta ma strinse comunque la mano del ragazzo. – Io sono Alice Garden, figlia di qualche divinità di cui non so il nome. –
Jason sorrise . – Non preoccuparti, lo scopriremo presto. –
Si portò due dita alla bocca e fischiò.
-Kate noi dobbiamo andare, devo portarla al Campo. –
L’aura annui, abbracciò forte Alice. – Ci rivedremo presto – le disse. Fece un cenno di saluto a Jason e s’incamminò verso l’aeroporto.
Alice guardò il ragazzo. – Dobbiamo prendere un taxi? – chiese.
Jason sorrise. – Qualcosa del genere. –
Alice sentì un tuono e vide in lontananza un piccolo ciclone. Il ciclone si avvicinò velocemente e quando fu abbastanza vicino assunse la forma di un cavallo. Alice non aveva mai visto una cosa del genere: il cavallo era fato di vapore ed era attraversato da lampi e fulmini.
-Ciao Tempesta- Jason si avvicinò al cavallo e gli accarezzò la testa. Poi gli salì in groppa e porse una mano alla ragazza. –Ecco il nostro taxi – le disse.
Alice non sapeva quanto fosse sicuro viaggiare su un cavallo del genere, ma Jason era pur sempre un figlio di Giove, il dio dei cieli. Afferrò la mano del ragazzo e salì in groppa al cavallo.


L'ANGOLO DELLA SCRITTRICE :3
Benvenuti a tutti ;D
Allora per prima cosa vorrei ringraziare Angy ( posso chiamarti così giusto? xD) per la recensione e per avermi fatto notare un errore :3
Poi ringrazio chiunque sia arrivato fin quì ;) Mi dispiace averci messo così tanto ma ho cambiato qualcosa nella storia e così ho dovuto riscrivere il capitolo :D
Spero che la storia vi stia piacendo, se volete lasciatemi qualche recensione :3
With love BettyLovegood <3

 

 
   
 
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