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Autore: IsaMor    24/11/2014    2 recensioni
...sentì una mano ferma posarsi sulla sua spalla: "Signor Hiddleston, mi perdoni se la importuno. Sono un suo ammiratore.
Thomas l'osservò e vide un uomo alto, della sua stessa età, capelli nero corvino legati in un'elegante coda...Aveva un'aria famigliare, pensò.
"Ci conosciamo?", la domanda gli uscì spontanea.
"Sì, io... Ehm... Come posso dirlo? Io sono lei!", indicando Thomas con un dito delicato e stranamente accusatore...
..."Tom, smettila! Non dire che credi ad una cosa così assurda?"
Thomas alzò lo sguardo in lacrime e tremante verso l'amico in attesa spasmodica di sentirgli dire quella frase: "Tom, tu non hai ucciso nessuno! "
Genere: Generale, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ossessioni inglesi'
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CAPITOLO VIII

L'agente Will Laing (l'originale), attraversò i corridoi delle prigioni, in cui il regista Kenneth Branagh era stato trasferito quella stessa mattina, dopo un interrogatorio inconcludente da parte della polizia.
Accanto a lui l'avvocato del regista, che solo la sera prima aveva parlato al telefono con Thomas procurandogli quell'incontro.
L'avvocato era convinto d'accompagnare Thomas Hiddleston dal suo assistito, ciò significava che il travestimento di Wanda stava funzionando.
Will si domandò se anche il travestimento di Thomas avesse funzionato e se fosse arrivato a destinazione nella camera d'albergo a nome di Will.
Durante la notte, aveva passato tutto il tempo a studiarsi l'un l'altro per poter allestire quella sceneggiata degna di William Shakespeare. Soprattutto Will, aveva studiato ogni singolo movimento dell'attore.
La difficoltà maggiore era per la voce. Dopo diversi tentativi di rendere quella di Will meno dura e più avvolgente e calda come quella di Thomas, alla fine avevano risolto con la scusa che la degenza in ospedale avesse stressato le corde vocali, quindi bastava mantenerla bassa e rauca.
Thomas l'aveva sgridato dolcemente per tutta la notte, per via del suo accento irlandese e lui aveva fatto il possibile per imitare ogni movimento delle sue labbra, in modo da porre almeno le prime domande con una dizione perfettamente corretta. Anche se per Will, fissare a lungo la sua bocca, era stata una vera tortura; desiderava fare una sola cosa, ma non poteva e non doveva.
Non capiva da quando quel desiderio di baciare quella bocca, era diventato così incessante e necessario. In fondo, l'uomo che l'aveva guardato con quegli occhi così bisognosi di protezione e forse, anche d'altro, era solo una celebrità tra le più famose e pagate al mondo, nulla di più. Will non era mai stato interessato ad uomini così importanti a livello di celebrità. Di solito era lui quello che suscitava interesse per il suo lavoro e finiva, sempre vincitore, a sedurre la persona desiderata, perdendo un pezzo di cuore ogni volta che finiva male, anche a causa di terzi.
Per terzi, Will aveva in mente un solo viso, ma questa volta quel viso non avrebbe distrutto nulla tra lui e Thomas, visto che niente ci sarebbe stato tra loro. Eppure, gli occhi di Thomas stavano iniziando a scavare come un tarlo nel cuore di Will per farsi posto e masticando i resti di quell'amore oramai guasto, che ancora tormentava i suoi ricordi e si stava annidando dolcemente, cullato dai battiti più forti di quel cuore.
Non c'era nessuna possibilità che Thomas provasse quel tipo di sentimento per un uomo, pensò. Era etero, almeno per ciò che Will sapeva, quindi non c'era motivo per sperare in una storia.
Doveva smettere di pensare a lui e alle sue labbra o al resto del suo corpo. Era poco serio per un agente.
Mentre rifletteva su ciò, l'avvocato l'accompagnò in una piccola stanza adibita a sala colloqui tra i detenuti e i proprii legali, lì le guardie non potevano restare per via della riservatezza.
Kenneth era già seduto ad un tavolo, davanti a lui una sedia vuota, che Will occupò, l'avvocato rimase fuori e chiuse la porta.
Il sole inondava la stanza dalla finestra. Kenneth ne avvertiva il fastidio, l'altro pensò che fosse un vantaggio per il suo travestimento.
Will non sapeva cosa aspettarsi, sapeva che anche il regista aveva chiesto di vederlo... di vedere Thomas.
"Tom, come stai?", domandò preoccupato vedendo i lividi dovuti all'esplosione o più precisamente al trucco di Wanda.
"Abbastanza bene!", la voce rauca.
"La tua voce?", chiese quasi paterno.
"Tranquillo è temporaneo, nulla di serio.", Kenneth non sembrò avere dubbi sulla sua identità.
"Ken", si ricordò di chiamarlo con il diminutivo del suo nome: "Cos'è successo?"
"Non sò cosa sia successo, sò solo che mi accusano di qualcosa di cui non sono colpevole! Io non avrei mai potuto uccidere Luke e Ben! Tu mi credi?", implorava una rassicurazioni.
Will avrebbe voluto dire ciò che la sua mente analitica era abituata a pensare, ma doveva fingere d'essere qualcun'altro. Qualcuno come Thomas, abituato ad aver fiducia nelle persone e non cinico com'era lui.
"Sì, ti credo!", mentiva piuttosto bene, questo doveva ammetterlo a se stesso.
"Chi credi sia stato e come credi sia andata?", il carattere investigativo venne fuori prepotente.
"Non sò! Un attimo prima ero davanti al cancello della mia abitazione e un attimo dopo sono stato svegliato dalla polizia nel vecchio ufficio di Luke!", era nervoso e spaventato per tutto ciò.
"Qualcuno può averti drogato o altro?"
"Forse, c'era un tipo che girava intorno al set, ma ho scoperto essere un agente dell'INTERPOL quando sei finito all'ospedale!", lo stava fissando nelle iridi coperte dalle lenti a contatto azzurre.
Will temette per un istante che associasse l'assomiglianza dei due visi, ma non accadde.
"Cosa voleva quell'agente?", doveva fare la domanda, forse Kenneth avrebbe risposto a quelle alla quale non aveva risposto la settimana prima, quando si era finto giornalista per raccogliere informazioni su Thomas.
"Sapere di due anni fa. Più precisamente della festa dopo la prima del nostro film. Tu eri ubriaco e anche Chris, c'era un paparazzo che si era infilato alla festa e aspettava di scattarvi una foto in atteggiamenti ...ambigui!", Kenneth sembrava a disagio.
Anche Will, alias Thomas, si finse a disagio per quella rivelazione. Aveva scoperto il piccolo segreto che l'attore manteneva assopito e che s'era svegliato con il GHB la notte della festa. Ciò era a favore dell'agente. Thomas non era così etero come credeva.
"Io non ricordo nulla di quella sera, temo di essere stato drogato con del GHB. Ho bisogno di sapere! Potrebbe essere tutto collegato con l'omicidio di Ben e Luke!"
"Tom, io non posso esserti d'aiuto! Quando Luke vi ha portato via, io gli ho chiesto un passaggio, ma sono sceso dall'auto molto prima di arrivare al nostro albergo!", era terribilmente a disagio.
Will si sporse sul tavolo con fare gentile degno di Thomas.
"Ken, puoi dirmi tutto. Voglio aiutarti!"
"Alla festa ho incontrato una vecchia amica. Quando ho visto il paparazzo, ho temuto che potesse riprendermi con lei. Mia moglie è sempre stata gelosa della nostra amicizia, ma io avevo voglia di parlare con lei e le ho dato appuntamento in un locale lì vicino! Tom, credimi non è successo nulla! Era solo una cosa tra amici.", a Will poco interessavano la vita sentimentale dell'altro.
Sembrava volesse piangere, anche se non aveva fatto nulla di sbagliato.
"Quindi hai lasciato Chris, Luke e ...me?", stava per sfuggirgli il nome di Thomas.
"Sì, stavate andando in albergo. Luke aveva preso un'auto anonima per portarvi via, ecco perché ho preferito venire con voi. Nessuno ci avrebbe riconosciuti e seguiti!"
Will pensò che non era stato proprio così quella notte, Freeman doveva averli seguiti e non solo lui.
"E invece, Ben. Cosa voleva sapere da te? Perché gli hai detto d'andare nel posto dov'era caduto da cavallo? Per caso temevi che qualcuno ascoltasse le tue telefonate?", stava esagerando con le domande, doveva fare attenzione.
"Sono sicuro che quell'agente avesse messo sotto controllo i telefoni di casa mia! Il nostro tecnico del suono del film, tre settimane fa, si è trovato a fare una telefonata da casa e ha riconosciuto degli strani suoni."
Will pensò d'aver davvero complicato le cose andando in giro a fare domande. Se solo fosse rimasto a Dublino, ora non ci sarebbe una tale scia di morti. Però, lui non aveva messo cimici nei telefoni e tre settimane prima non era neanche in città. C'era qualcun'altro che stava spiando le stesse persone su cui lui stava indagando.
"Comunque, Ben mi ha domandato di quella notte. Gli ho dato appuntamento in un luogo che solo in pochi avrebbero intuito, per via delle intercettazioni. Io non avevo fatto nulla a riguardo perché volevo capire chi mi stesse spiando, ecco perché ho chiesto a Ben d'andare in quel posto in modo che solo in pochi capissero. Se solo avessi fatto qualcosa ...", abbassò lo sguardo quasi in lacrime.
"No, non darti la colpa! La colpa è solo dell'assassino! Ken chi credi avrebbe potuto intuire dove fosse quel luogo?"
Will pensò che il killer si fosse limitato a seguire Ben, dopo la telefonata, ma era meglio chiedere.
"Oltre a noi tre, è una storia che conoscevano in pochi, l'abbiamo sempre raccontata noi due davanti a Ben imbronciato come un bambino.", due lacrime scesero dagli occhi tristi di Kenneth.
"Comunque, tu dovresti ricordare chi era presente, Tom!", disse sollevando lo sguardo e puntando i suoi occhi in quelli del falso Thomas.
Era arrivato il momento per Will di andare via. Doveva chiedere informazioni a Thomas su quella storia; come un idiota non l'aveva fatto prima.
Si sarebbe preso a schiaffi per essersi fatto distrarre tutto il tempo dalle sue deliziose labbra, ma prima doveva fare qualcos'altro.



Will lasciò il carcere e Kenneth alle cure dell'avvocato, e prese l'auto che aveva noleggiato quand'era arrivato a Londra.
Per tutto il tragitto desiderava solo telefonare a Thomas, per chiedere informazioni sulla storia della caduta da cavallo di Benedict. Doveva sapere chi la conoscesse, ma si trattenne dal chiamarlo.
I telefoni erano sicuramente sotto controllo da tre settimane o più, quindi rischiava solo di svelare il nascondiglio dell'amico se l'avesse fatto.
Si guardò nello specchietto retrovisore e l'immagine che vide era il viso di Thomas, il trucco stava mantenendo, forse, sarebbe stato meglio rimuoverlo, anche se per i capelli c'era ben poco da fare, Wanda li aveva tagliati e tinti con una certa sadica soddisfazione.
Lasciò tutto com'era, ci avrebbe pensato più tardi, prima d'andare in albergo da Thomas e poi chi sà cosa sarebbe potuto accadere tra loro.
Stava viaggiando con la fantasia, ma Kenneth gli aveva rivelato le tendenze sessuali di Thomas, certo, lui non era sexy come Chris Hemsworth, però la speranza di rimediare almeno un bacio c'era. L'attore l'aveva guardato troppo spesso in modo equivoco quella notte. Nessuno dei due aveva dato molta importanza a quelle sensazioni dovute a sguardi che s'incrociavano, com'erano presi dallo studio delle parti da interpretare il giorno dopo.
Will si dannò per quel pensiero. Si stava distraendo troppo e non era da lui.
Stava diventando un ossessione.
Arrivò davanti alla villetta della famiglia Branagh. I giornalisti erano tutti fermi davanti al cancello dell'entrata principale, lui invece, fece il giro e trovò l'altro cancello d'accesso. L'aveva scoperto una mattina nel tentativo di parlare con Kenneth, mentre si fingeva giornalista.
Parcheggiò poco lontano e si diresse verso le inferiate chiuse, dopo aver messo in tasca del materiale per raccogliere prove che teneva in auto.
Sicuramente, Kenneth era stato aggredito e drogato lì, se si voleva credere alla sua versione.
Osservò il terreno, l'erba era alta vicino al viale d'accesso, e ad un certo punto notò un oggetto viola, intanto un furgone passò lungo la strada.
Will finse di passeggiare, aveva nascosto i capelli sotto il cappuccio del giubbotto, ma i giornalisti potevano scambiarlo ugualmente per Thomas.
Tirò fuori un sacchetto di plastica e si diresse a raccogliere l'oggetto che sembrava un cellulare di quelli con poche funzioni, almeno avrebbe potuto rilevare le impronte digitali. Forse, la fortuna stava iniziando a girare anche per lui.
Si chinò.
Il tempo di sentire dei passi ovattati nell'erba, voltarsi a vedere un viso coperto da una sciarpa e sentire qualcosa che lo colpiva.
Barcollò e poi cadde in ginocchio, incapace di riprendere il controllo del suo corpo, cedette al dolore e si accasciò completamente sull'erba fresca.



Thomas osservò la pistola e la mano che l'impugnava. Ci mise qualche secondo prima di salire con lo sguardo e vedere i lunghi capelli castani e il viso di una donna.
Lei avanzò, sembrava incerta. Allungò una mano ed accese una lampada senza distogliere lo sguardo da lui.
La luce illuminò il viso di una bella donna, capace di incutere terrore.
"Tu chi diavolo sei?", disse infastidita.
Thomas non rispose, non sapeva cosa dire o cosa fare. Anzi, sapeva cosa fare: scappare. Non ci riuscì, era inchiodato al pavimento.
"Non posso crederci! Tu sei Thomas Hiddleston. Perché hai l'aspetto di Will?", la pistola restava puntata.
La donna non si fidava.
"Non dirmi che Will è in giro con la tua faccia in questo momento? Che idiota sei!", solo a quella costatazione abbassò l'arma.
"Perchè sarei un idiota?", l'aveva ferito nell'orgoglio.
"Perché Will a quest'ora o sta uccidendo qualcuno, oppure è in volo con la sua famiglia dopo aver prosciugato i tuoi conti. Gli hai dato i tuoi documenti, vero?", disse con il tono di chi era abituata a non essere contraddetta.
Thomas non sapeva se essere sconvolto perché Will poteva uccidere con la sua faccia o perché poteva aver preso il suo denaro molto facilmente, oppure perché aveva una famiglia.
Del denaro non gli importava, ma se era vero che Will avesse una famiglia, allora lui era un vero idiota. Nella sua mente aveva iniziato ad elaborare nuove emozioni, il giorno prima, e non voleva credere che chi gli scatenata quelle sensazioni particolari, fosse una cattiva persona.
"Tu chi sei?", domandò ancora spaventato e incredulo.
"Agente dell'INTERPOL Jaime Seraphine. Chiamami solo Sif! Forza, muoviti Tom! Forse, siamo ancora in tempo per bloccarlo prima che sia troppo tardi."
Fece segno di dirigersi verso la porta, ma Thomas non capiva perché dovesse andare con lei.
"Non posso lasciare questa stanza! E poi chi mi dice che sei veramente un agente?", era scettico a quel punto.
Sif gli lanciò il tesserino. Thomas lo guardò, poi si ricordò d'avere quello di Will in tasca. Fece per prenderlo, ma Sif gli puntò di nuovo l'arma addosso.
"È solo il tesserino di Will!", non si fidava di lui.
Il sentimento era reciproco.
Li confrontò, erano uguali e lo restituì.
"Adesso muoviti!", ordinò.
"No, chi mi dice che posso fidarmi di te?", non voleva dare ascolto ad un'altro agente sbucato dal nulla.
"Will è il mio partner. Ha mentito a tutti pur di venire qui a Londra a prendersi la sua vendetta e forse anche un bel pò di soldi! Dopo averti osservato per cosi tanto tempo, scommetto conosce i codici dei tuoi conti. Se fossi in te, non mi fiderei di un uomo con tanti segreti com'è lui e mi sbrigherei a trovarlo! Scommetto che non ti ha raccontato molto di sé? Sai perché per lui è così importante questo caso?"
Thomas non sapeva nulla, tranne un accenno al padre del giorno prima.
Aveva rimandato troppe domande.
"Ti ha detto che era ossessionato da Martin Freeman da quasi quattro anni?"
Thomas sbiancò di colpo.
"Come quattro anni?"




NOTE DELL'AUTRICE
Salve a tutti. Spero di essere stata abbastanza chiara nell'esposizione di questo capitolo. Non amo molto le descrizioni da come si evince, ma spero che sia chiaro a tutti chi siano i personaggi presenti? Non voglio dilungarmi troppo per adesso, il meglio deve ancora venire! Voglio di nuovo precisare che alcune cose sono completamente inventate, come la festa a Dublino, ammetto d'aver sostituito il regista di "The avengers". Mi stava più simpatico Kenneth! Spero di leggere le vostre considerazioni, almeno per capire se ci sono incongruenze o errori gravi. Un abbraccio, Francesca.
   
 
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