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Autore: crazyfrog95    24/11/2014    15 recensioni
Tutti odiavano Naruto Uzumaki. Lui era un demone, un mostro, e perciò andava evitato a prescindere. Ma Naruto era molto più che un semplice dodicenne. Un potere ancora più grande del Kyuubi era sepolto in lui, un'abilità perduta da secoli... Con l'aiuto del Terzo Hokage, del buffo Jiraya, dei suoi amici, e magari di... qualcuno di speciale, riuscirà a emergere dal baratro della sua solitudine, e a realizzare il suo sogno?
Salve! Questa storia mi è venuta in mente sintetizzando tutto ciò che non mi piace della storia originale, e modificandolo come piace a me. i protagonisti saranno abbastanza OOC: Naruto sarà più sveglio, Sasuke più amichevole e Sakura meno inutile. È la mia prima storia, ma non vi chiedo assolutamente di essere pietosi nelle recensioni. Anzi, vi chiedo di criticare e farmi presente tutto ciò che secondo voi non va, farò tesoro delle critiche cercando di migliorare. Detto questo, buona lettura :)
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Hiruzen Sarutobi, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rikudou Legacy - Gli Eredi delle Sei Vie'
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Scommessa sul Futuro


 

Naruto aprì lentamente gli occhi, accecato dalla luce della stanza in cui si trovava. Dopo qualche secondo, riconobbe il soffitto di una delle stanze dell'ospedale di Konoha.
«Finalmente ti sei svegliato, Naruto.»

Il biondo si voltò nella direzione da cui proveniva la voce.
Accanto al suo letto erano sedute Hinata, che aveva parlato, e Sakura, con lo sguardo basso ed evidenti segni di lacrime.
Naruto si mise a fatica a sedere, con la testa che gli girava.
«No, fermo, resta a letto.»
Hinata gli si avvicinò e lo fermò quando cercò di alzarsi.
«La signorina Tsunade ha detto che hai bisogno di riposare, e che se avessi cercato di alzarti avremmo dovuto tenerti qui, anche con le cattive.»

Per un attimo, il biondo si figurò la scena in cui quell'angelo della sua ragazza cercava di tenerlo lì con le cattive, ma poi si ricordò che era presente anche Sakura, sicuramente più adatta per quel tipo di evenienza.
Vinto dalla stanchezza, ricadde pesantemente tra le lenzuola. Fece un sorriso a Hinata, per poi rivolgere un'espressione piena di rimorso verso la compagna di squadra.

«Sakura... Mi dispiace... Ho fatto tutto ciò che potevo, ma... Ho fallito... non sono riuscito a tenere fede alla mia promessa...»
«Smettila.» Lo interruppe Sakura.
Non piangeva, ormai doveva aver esaurito tutte le sue lacrime, ma la sua espressione di profonda tristezza non tradiva alcun risentimento verso di lui.
«Il maestro Kakashi ti ha riportato qui in condizioni disperate, sei rimasto addormentato per due giorni. Per fortuna il maestro si è accorto del sigillo Sharingan che avevi addosso e l'ha rimosso: interferiva con la tua normale circolazione del chakra, e rallentava a tua guarigione...»


Fece una pausa, per poi abbassare lo sguardo e continuare.
«Naruto, io... io ti devo delle scuse. Ti ho caricato ingiustamente di un fardello che non dovevi portare, facendoti promettere che avresti riportato indietro Sasuke...»
Naruto volle interromperla, perchè era palese che stesse per scoppiare nuovamente a piangere.
«Non perdere la speranza. Prima di andarsene, mentre stavo perdendo i sensi, Sasuke mi ha promesso che sarebbe tornato. Quando avrà portato a termine la sua vendetta tornerà, per restare con noi.»

Sakura si asciugò la lacrima che stava scendendo da uno dei suoi occhi verde smeraldo, facendo faticosamente un mezzo sorriso.
«Si, lo ha promesso anche a me. A questo punto, non resta che fidarsi di lui...»
Poi la rosa si rese conto della situazione in cui si trovavano, e realizzò di stare svolgendo il ruolo di terzo incomodo.
«Ora, scusatemi, ma ho bisogno di stare un po' da sola...»
E con quella scusa si congedò, lasciando i due da soli.


Hinata si avvicinò al biondo posandogli un dolce bacio sulle labbra, che il biondo ricambiò con trasporto.
«Come stanno gli altri? Qualcuno è rimasto ferito?»
Hinata fece al biondo il resoconto di ciò che era accaduto agli altri. Choji aveva consumato quasi tutto il suo chakra nell'utilizzo delle tecniche segrete del suo clan, ed era quello ridotto peggio, lo avevano veramente ripreso per i capelli.
Tutti gli altri se l'erano cavata abbastanza bene, la collaborazione tra Neji e Shino, che aveva combattuto con una grinta insolita, aveva permesso ai due di schiacciare Kidomaru senza troppe difficoltà, anche se suo cugino aveva riportato una ferita che inizialmente era sembrata grave, ma che Tsunade aveva sistemato in un batter d'occhio, e il supporto ricevuto dai fratelli della Sabbia, che erano ripartiti il giorno prima mentre Naruto dormiva, aveva salvato quelli più in difficoltà.
L'unico rimpianto era che non erano riusciti a riportare indietro Sasuke.
Esausto e sconfortato dal suo fallimento, Naruto solo restò nella camera d'ospedale con la sua fidanzata, che lo consolava per l'esito della sua impresa.



«Uff... ecco, questo è l'ultimo.»
Tsunade sistemò nel cassetto della sua scrivania l'ultimo documento di quella che era stata una giornata infernale. Non solo aveva dovuto ascoltare tutti i rapporti da vari interlocutori e punti di vista sulla missione fallita, ma aveva dovuto provvedere personalmente alla cura dei feriti, dato che, a quanto pare, a Konoha non era rimasto nessun esperto nelle arti mediche.
Avrebbe dovuto rimediare anche a questo, appena possibile.
«Beh, direi che possiamo tornare a casa, ora che hai finito. Mi dispiace non poterti aiutare in altri modi, se avessi saputo della missione sarei andato anch'io con i ragazzi.»
Tsunade lo guardò di traverso.
«Non crucciarti inutilmente, Jiraiya. È andata così, non possiamo farci più nulla.»

L'eremita dei rospi restò per un attimo a meditare, nel silenzio più assoluto. Era calata la notte, e quasi tutti al villaggio erano andati a dormire. Guardò l'orologio, era passata mezzanotte, eppure nessuno dei due aveva potuto riposare prima d'ora. E sapeva benissimo che la sua giornata non era ancora finita.
Lo attendeva un compito estremamente delicato: dire a Tsunade la decisione che aveva preso su Naruto, e le informazioni di cui era venuto a conoscenza.


Non aveva potuto comunicarle le sue scoperte fino a quel momento, perchè era un argomento della massima segretezza, ma ora che erano da soli doveva assolutamente farlo.
«Ascoltami, Tsunade, sono venuto a conoscenza di alcune informazioni piuttosto allarmanti.»
«Di che si tratta?» Tsunade alzò un sopracciglio, con aria stanca.
«Di Orochimaru.»
Al nome del traditore, l'attenzione di Tsunade fu tutta per l'eremita, che iniziò a parlare.
«Da quanto ho scoperto, negli anni successivi alla sua fuga da Konoha, Orochimaru ha fatto parte di un'organizzazione chiamata Akatsuki. Sai qualcosa a riguardo?»
Tsunade strinse lo sguardo.
«Non molto, so solo che si tratta di un gruppo di mercenari.»
La Sannin aveva sentito nominare quel gruppo durante i suoi viaggi, ma non sapeva più delle voci che correvano per le locande.
«Non sono solo mercenari. Pare che si tratti di un élite formata da nukenin di livello S provenienti da tutti i Paesi Ninja. L'unico villaggio dal quale abbiamo la certezza che non ne proviene nessuno è il Villaggio della Nuvola, poichè non ci sono più ricercati di quel livello a piede libero di quel Paese.»


Ora Tsunade era preoccupata. Se davvero esisteva un gruppo del genere, costituiva un enorme pericolo per la stabilità dei cinque Grandi Paesi.
«Da fonti certe, sono venuto a sapere che anche Itachi Uchiha ne fa parte.» continuò Jiraiya.
All'udire il nome del leggendario sterminatore del suo clan, a Tsunade si rizzarono i capelli in testa. La sua fama era tale da aver raggiunto quella che un tempo aveva Madara Uchiha, era temuto in tutte le Cinque Terre...
Avere contro un nemico del genere era pericolosissimo, e il peggio doveva ancora arrivare.

«Secondo i miei informatori, che sono abbastanza affidabili, Orochimaru ha abbandonato l'organizzazione diversi mesi fa, per motivi che non conosco. Da quanto ho sentito, oltre a svolgere missioni a pagamento, l'obiettivo di questa squadra è di catturare i cercoteri.»
«Perciò...»
Tsunade allora capì la grande preoccupazione dell'amico.
«Si. Prenderanno di mira anche Naruto, prima o poi.»
Quelle parole caddero tra loro pesanti come macigni. Seguirono attimi di silenzio, nei quali Tsunade riflettè su come agire.


«Cosa intendi fare?» chiese infine all'eremita, che si raddrizzò.
«Ho intenzione di portare Naruto con me, in un viaggio che servirà a farlo diventare abbastanza forte da potersi difendere. Gli insegnerò tutto ciò che posso, e poi lo riporterò qui.»
Un attimo di riflessione, poi la Senju annuì e continuò.
«Dove vuoi portarlo, e quanto credi che starete via?»
«Non so di preciso, penso che prima di tutto lo porterò a visitare le rovine del Villaggio del Vortice. Potrebbero esserci ancora dei segreti nascosti in quel luogo, e chi meglio di un Uzumaki può riportarli alla luce?
Quando sarà pronto, poi, lo porterò sul Monte Myoboku, e gli insegnerò l'Arte Eremitica. Nel frattempo lo porterò a visitare tutti i Paesi Ninja in cui passeremo, in modo da fargli conoscere quanto più possibile, e farlo diventare un ninja completo. Dopotutto, se vuole diventare Hokage deve sapere come funziona il mondo, e non lo imparerebbe mai studiandolo sui libri.
Credo che staremo via all'incirca tre anni.»
«Cosa?! Tre anni?!»

Tsunade a quel punto scattò in piedi. Aveva intenzione di lasciarla da sola per tutto quel tempo, e portarsi via Naruto chissà dove?
«Calmati, Tsunade...»
Anche Jiraiya si alzò, mettendole le mani sulle spalle. Tsunade si calmò un attimo, poi si divincolò dalla presa e si diresse verso la finestra, appoggiandosi con la fronte sul vetro.
Jiraiya la seguì, e le appoggiò nuovamente una mano sulla spalla, avvicinandosi al suo orecchio.
«Ascoltami, Tsunade. Lo so che è una soluzione drastica, ma lo faccio per proteggere Naruto e tutto il villaggio. Non sappiamo quando l'Akatsuki inizierà a muoversi, e il primo posto dove verranno a cercarlo sarà qui. Portandolo via farò in modo che non sappiano dove trovarlo, e nel frattempo potrò raccogliere informazioni su di loro. Tsunade?...»


L'eremita la chiamò di nuovo, ma lei non si voltò. Solo dopo qualche secondo, Jiraiya vide delle lacrime scendere sul suo bellissimo viso da trentenne.
«Perchè...? Era da così tanto che non ci vedevamo, avevamo appena formato una famiglia con Naruto... E ora sparirai insieme a lui, e mi lascerai sola per altri tre anni...»
Tsunade aveva cercato di trattenere i singhiozzi, per quanto possibile, ma il groppo alla gola che l'aveva presa non voleva saperne di andarsene. Non le era mai capitato di sentirsi così debole, ma non riusciva in alcun modo a ricacciare indietro le lacrime.

Allora Jiraiya decise di muoversi. Per una volta nella sua vita mise da parte il suo lato burlone, rinunciando a cercare di risollevarle l'umore con una battuta. Si avvicinò a lei, e le sussurrò vicino all'orecchio.
«Tsunade, non sai che dolore sia per me abbandonarti di nuovo. Per tutti questi anni non ho fatto altro che pensare a te, non sai quanto mi sei mancata, non puoi neanche immaginarlo. Vorrei restare qui con te ogni giorno della mia vita, svegliarmi con te accanto, vederti accanto a me ogni giorno e ogni notte, e perchè no, invecchiare con te, anche se tu fai di tutto per evitarlo...
Ti amo, Tsunade, questa è l'unica cosa che il tempo non ha mai cambiato. Come ti amavo quando eravamo solo dei ragazzini, così ti amo oggi.»

Tsunade lo ascoltò con le lacrime agli occhi, senza guardarlo, mentre un brivido correva lungo la sua schiena. Alla fine si voltò, trovandosi con il viso a un soffio dal suo.
«Jiraiya...»
Fu un attimo. Senza sapere come e perchè, i due si ritrovarono a baciarsi con passione, mentre le braccia di Jiraiya scorrevano sul corpo di Tsunade, provocandole gemiti di piacere.
«Per quanto tempo ti ho aspettato... Per quanto ho desiderato che tu mi dicessi questo...»
Tsunade parlava con voce affannata, nei pochi attimi in cui si separavano per riprendere fiato.
«Diciamo che... Un biondino di nostra conoscenza mi ha fatto una bella lavata di capo...»
Tsunade ridacchiò, immaginando la scena.
«Ma davvero... Perchè non mi racconti come è andata?»
JIraiya la guardò negli occhi con un lampo di malizia.
«Magari pù tardi...»
E i due si avviarono verso Vila Sannin, dimentichi di tutto, consapevoli solo di ciò che provavano l'uno per l'altra.



Quando Naruto si svegliò erano le dieci. Non c'era nessuno, Hinata era tornata a casa la sera prima. Quando andò in cucina per fare colazione, notò che sotto la porta c'era un biglietto.

"Vieni nell'ufficio di Tsunade appena ti svegli. -Jiraiya"

E così il biondo fece colazione, si vestì e raggiunse in fretta l'uffico dell'Hokage, trovandovi all'interno lei e Jiraiya.
«Mi avete chiamato?»
I due avevano un'espressione funerea, che non prometteva nulla di buono.
«Siediti, Naruto.»
Tsunade lo fece accomodare, e i due iniziarono a spiegargli le varie decisioni prese.

Naruto non la prese bene. L'idea di abbandonare il villaggio un po' di tempo era sopportabile, ma non aveva nessuna intenzione di lasciare Hinata.
Alla fine dovette cedere, vinto dalle ragioni di Jiraiya e Tsunade.
«Allora... Voglio almeno andare a salutarla e a spiegarle tutto.»
Jiraiya lo guardò comprensivo, anche lui stava rinunciando a qualcosa di estremamente prezioso, e lo capiva appieno.
«Vai pure, partiamo domani mattina.»

Il biondo si alzò e spalancò la porta con rabbia, trovandosi di fronte Sakura con il pugno alzato, che stava per bussare.
«Ciao, Sakura...»
La salutò distrattamente con tono irato, per proseguire nella sua direzione.
Sakura non osò far altro che salutarlo. Involontariamente aveva sentito l'ultima parte della conversazione avvenuta tra i due Sannin e l'Uzumaki, e capiva benissimo come si sentiva.
Anche Jiraiya uscì dall'ufficio, dirigendosi a preparare i bagagli, e così lei entrò.
«Signorina Tsunade, posso parlarvi un minuto, per favore?»
«Ma certo, Sakura. Accomodati.»
La rosa si sedette di fronte a lei, cercando le parole giuste per chiederle ciò che aveva in mente.
«Ecco, vede... vorrei chiederle il suo aiuto.»
E Sakura iniziò a raccontare della sua situazione.

Durante la notte aveva riflettuto, e aveva compreso di essere la più debole tra i suoi compagni. Se fosse stata abbastanza forte, avrebbe potuto prendere parte alla missione di recupero di Sasuke, e forse le cose sarebbero andate diversamente.
Ricordò anche una cosa che le aveva detto suo padre un anno prima, quando aveva deciso di allenarla: "Cosa succederebbe se uno dei tuoi compagni rimanesse ferito in una missione? Se in squadra non ci fosse un ninja medico, difficilmente questo sopravviverebbe. Al villaggio non credo ci siano più ninja esperti di tecniche mediche, quindi quelle al momento non sono alla tua portata" . Era a questo che la rosa voleva arrivare.


«Dopo aver visto ciò che gli altri sono in grado di fare, anche io voglio fare di tutto per migliorare.»
Guardò l'Hokage con tutta la determinazione di cui era capace.
«Quinto Hokage, vi prego, prendetemi come allieva! Sono disposta a tutto pur di diventare abbastanza forte da difenderele persone che amo, anche agli allenamenti peggiori!»

Tsunade la guardò attentamente, ammirata da quella richiesta.
In fin dei conti, le capacità di quella ragazza ne facevano un'ottima candidata per l'apprendimento delle tecniche mediche. Guardandola, Tsunade rivedeva in parte sè stessa da giovane. Così prese la sua decisione.
«Se è questo che vuoi, Sakura, da ora io sarò il tuo maestro. Ti insegnerò le Arti Mediche, e ti renderò il miglior ninja guaritore che Konoha abbia visto negli ultimi anni. Inizieremo da domani, preparati, perchè i miei allenamenti saranno massacranti.»

Sakura era fuori di sè dalla felicità, l'Hokage l'aveva assecondata!
«Grazie, Hokage-sama, non vi deluderò, lo prometto!»
«Lo spero per te. Visto che Naruto sta partendo e Sasuke è "momentaneamente assente" (Tsunade aveva infatti deciso, di comune accordo con Jiraiya, Kakashi e Naruto, di non dichiarare Sasuke un nukenin), la squadra 7 verrà provvisoriamente sciolta. Adesso vai, ho delle faccende da sbrigare. Ci vediamo domani mattina alle 11, al campo di allenamento 0.»

Sakura allora uscì, mentre Tsunade si distendeva e riprendeva fiato. Un nuovo rumore di qualcuno che bussava la riscosse.
«Si, avanti...»
La porta di aprì, e fece il suo ingresso il ninja-copia.
«Oh, Kakashi. Buongiorno, cosa ti serve?»
L'argenteo non si perse in chiacchiere.
«Buongiorno anche a lei. Ho saputo della decisione di Jiraiya di portare via Naruto, e da quanto ho capito il team 7 è stato provvisoriamente sciolto. Perciò, vorrei chiederle il permesso per fare una cosa.»
«Parla pure, ti ascolto.»

E così Kakashi espose la sua decisione. Tsunade si mostrò titubante, all'inizio, ma poi decise che andava bene così.
«E sia, hai il mio permesso.»
«Grazie, Hokage-sama.» e il jonin si congedò.
Tsunade si voltò verso la finestra, beandosi della visione del suo villaggio. Qualcosa le diceva che da lì in poi sarebbero iniziati anni difficili per lei...


Hinata ascoltava impietrita le parole di Naruto. Egli stesso faticava a parlare, date le lacrime che solcavano il suo volto, ma doveva spiegare la situazione alla ragazza. Terminato il suo resoconto, i due si lasciarono cadere sulla panchina più vicina. Hinata, con le lacrime agli occhi, teneva il capo appoggiato sulla spalla di Naruto, anch'egli preso dalla tristezza. Nessuno dei due riusciva a dire qualcosa, restarono in silenzio per quelle che parvero ore, beandosi solo della compagnia dell'altro.
Alla fine la corvina parlò, dopo aver preso un respiro profondo.

«Se questa è la decisione dell'Hokage, devi rispettarla. Vai, diventa più forte, impara tutto ciò che riesci, diventa il ninja più forte del mondo, se è quello che vuoi. Ma fammi una promessa: torna da me. Quando avrai finito, quando non avrai più nulla da imparare, torna da me, non abbandonarmi...»
Le lacrime le impedirono di parlare, e lei affondò nuovamente il viso nella maglia del biondo.
Questo la prese tra le braccia, cullandola dolcemente, e le parlò in un sussurro.
«Non ti abbandonarò mai, Hinata. Ho sfidato anche tuo padre per poterti amare alla luce del sole, non permetterò a nessuno di separarci. Tornerò da te, e non ti lascerò mai più. Ti amo, Hinata, non posso fare a meno di te. Perciò... ti chiedo di aspettarmi. Lo farai? Riuscirai a farti forza finchè non tornerò?»
Hinata sollevò lo sguardo, incatenando i suoi occhi perlacei a quelli azzurri dell'amato.
«Ti ho aspettato per anni, Naruto, e ti aspetterò per sempre, se necessario. Anch'io ti amo, ti ho sempre amato. Perciò torna, ti prego, torna da me appena possibile.»

Con uno sforzo eroico, Naruto sollevò un angolo della bocca in un mezzo sorriso, per poi baciare quell'angelo del paradiso che stringeva tra le braccia, con tutta la passione di cui era capace.
Era straordinario quanto fosse buona quella ragazza, neanche sapere la verità sul demone che custodiva dentro di lui e sulle sue origini l'aveva allontanata. Ancora una volta, si riteneva fortunato ad avere al suo fianco una ragazza simile.


Passarono l'intera giornata insieme, beandosi di quelle poche ore che ancora potevano passare in compagnia l'uno dell'altra, prima di separarsi per tre lunghi anni. Naruto la riportò a casa al calar del sole, e la salutò con un ultimo, lungo bacio. Poi si teletrasportò nella sua camera, preparando i bagagli.
Aggiunse allo zaino un oggetto che si era procurato quel pomeriggio stesso: una foto di lui e Hinata abbracciati, che si erano scattati in un parco quel giorno. Sorrise guardandola, forse quei tre anni non sarebbero stati poi così lunghi.
Vinto dalla fatica e dalla tristezza, scivolò nel sonno.


 


 

   
 
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