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Autore: marrymezayn    24/11/2014    2 recensioni
«Ehi, volete un autografo?» Sbuffò infastidita da quello sguardo. Subito i due tornarono a guardarla negli occhi.
«Cerchiamo Aaron Tyler!» Alzò un sopracciglio nello stesso momento che vide i due fare un ghigno che conosceva fin troppo bene. Si sporse un pochino verso la cucina, fissando ancora i due.
«Tyler… Ci sono due tizi che fanno il tuo stesso ghigno!» Lo sentì far strusciare la sedia per terra e poco dopo le si affiancò. I due sorrisero, per poi abbracciare il biondo che tanto le stava sul cavolo.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Hermione
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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«Merda…» Biascicò a labbra strette, sentendo un forte mal di testa e dolori in tutto il corpo. Prima di poter aprire gli occhi – anche grazie al forte mal di testa – sentì qualcosa muoversi al suo fianco. Aprì lievemente un occhio e notò che era giorno. Era svenuta, come immaginava, ma non per dieci o pochi più secondi… Ma per ore. Molto bene! Suo padre si era incazzato abbastanza per farla svenire dal dolore.
Si girò a guardare alla sua destra, dove doveva dormire Aaron e infatti trovò lui; addormentato. Era la prima volta in tutti quegli anni che si svegliava prima di lui. Non era la prima volta che dormivano nella stessa casa ma mai, ad esempio, l’aveva visto schiacciare un riposino nella sala comune o in casa. Spesso andavano a dormire nelle varie case del gruppo per le festività. E quella era la prima volta che dormivano insieme. Ma anche se era passata una settimana da quando erano arrivati, mai si era svegliata prima di lui.
Il biondo aprì gli occhi quando provò a scendere dal letto, per andare a fare colazione. «Dove credi di andare?» Le biascicò con voce roca e facendola girare verso di lui. Credeva di trovare un Aaron assonnato, ed era così… Ma uno sguardo iper incazzato le diede il benvenuto con gli occhi gonfi del corvonero.
«A fare colazione?» Chiese, stranita.
«Tu non vai da nessuna parte.» Annunciò, mettendosi seduto sul posto e passandosi una mano nel caschetto scompigliato. «Come stai?»
«Se dobbiamo farci la chiacchierata da migliore amiche ti prego aspetta che beva del caffè.» Si alzò senza il ‘permesso’ di Aaron e imprecando sotto voce si mise una felpa. Di prima mattina lì faceva freschetto. E indossando il cappuccio scese, trovando la casa totalmente vuota.
Gli altri dormivano beatamente constatò quando vide che erano solo le sette di mattina. Mentre metteva su il caffè, sentì Aaron entrare in cucina strusciando i piedi.
«Torna a dormire, platinato.. Ci manca che ti addormenti mentre mangi…» Lo sfotté vedendolo rimanere ad occhi chiusi mentre mangiava una fetta di biscottata senza niente. Aaron scosse la testa e non parlarono più finché il caffè non fu pronto. Provò di nuovo a convincere il biondo a tornarsene in camera a dormire, ma quello biascicò un no secco che la fece sospirare. Era testardo almeno quanto lei.
Gli versò il caffè per poi mettersi una buona quantità di caffeina nella tazza e si sedette, con qualche dolore qua e là, di fronte ad Aaron.
Poteva sentire lo sguardo preoccupato di Aaron addosso, e spesso gli ricambiò l’occhiataccia, ma più di quello non fece. Non era di certo una che si spazientiva se notava che qualcuno la stava guardando. Se ne stette tranquilla a guardare sul cellulare, sentendo Aaron muoversi infastidito o sbuffare. Quando alzò gli occhi su di lui, il biondo ricambiò.
«Allora?»
«Sessanta minuti.» Ribatté tornando a guardare sul cellulare, divertita. Il fatto che fosse così divertita spazientì ancora di più Aaron.
«Mi dici perché sei svenuta?»
«Perché sei entrato tu e dall’emozione il mio cuore non ha retto.» Per poco Aaron non la strozzò. Dovette farsi forza per non ucciderla seduta stante. Keyra rialzò gli occhi e fissò il suo operato. Il biondino si passava nevrotico le mani tra i capelli, cercando di calmare il nervoso.
«Per poco non svenivo dietro di te.» Ammise il Corvonero, facendo alzare un sopracciglio alla mora. «Che cos’è successo?» Chiese, fissandola con i suoi occhioni azzurri. ‘Dio… Erano una maledizione quegli occhi per lei. Molto di più che la vera maledizione che aveva addosso.
«Ho avuto un calo di zuccheri, Tyler. Smettila di fare la donna mestruata.» Sorseggiò il suo caffè in tutta tranquillità; o almeno così faceva vedere al biondo. In realtà dentro di lei stava in ansia, perché solo Madama Chips sapeva cosa le era successo veramente. Ognuno si portava dietro una spina, la sua era quella maledizione.
In fondo, essere quello che era, portava ad una dannazione eterna. La sua era suo padre. Aveva voluto la bicicletta, e ora pedalava. «Dormi a sogni tranquilli, Tyler. Non ti libererai facilmente di me.» E con un ghigno, gli fece un occhiolino vedendolo sospirare debolmente. Sperava di aver infangato tutto, di aver tranquillizzato il biondino, ma non fu così. Appena si alzò, i suoi castelli si ruppero.
«Keyra?» Si girò a guardarlo. «Hai del sangue, molto sangue, sulla maglietta.» Istintivamente abbassò lo sguardo, ma non vide nessuna macchia rossa sulla maglietta candida. Poi, sospirando e alzando gli occhi al cielo, imprecò. Subito Aaron si avvicinò a lei, alzandole la canottiera e guardando quello che, da tre anni, nascondeva.
«Che cazz…» Le parole gli morirono in gola, mentre Keyra si scostava come se fosse stata scottata. Si guardarono a lungo, poi con un sospiro affranto, abbassò lo sguardo.
Ammettere la verità era dura. Si era ripromessa che non avrebbe detto a nessuno ciò che nascondeva. Ma non perché voleva fare la melodrammatica, ma perché in fondo a se stessa non accettava ciò che si era fatta fare.
«Se mi aiuti a disinfettare le ferite, ti spiego.» Il biondo corrucciò la fronte a quel tono sommesso. Keyra era una che non amava appoggiarsi agli altri, ma in quel caso avrebbe dovuto farlo. Le era impossibile curarsi da sola, visto che i graffi erano sulla schiena. Per quello, l’unica donna al mondo che sapeva del suo segreto era madama Chips. Ed era la prima volta che le succedeva fuori da Hogwarts. Salirono in camera e, seduta sul wc, si mordicchiava il labbro inferiore mentre Aaron delicatamente le disinfettava quelle ferite.
«Sono tutte orecchie, purosangue.»
Cercò nel profondo del suo cuore le parole giuste per non rendersi una perdente. «Sai che non ho un buon rapporto con mio padre biologico.» Girando la testa di lato, lo vide annuire tutto concentrato.
«Beh… Diciamo che quando gli ho detto la mia posizione, lui non ha accettato il mio pensiero. Di certo non mi aspettavo che capisse. Così mi ha punito…»
«Con la cinghia?» Ringhiò il biondo. Sorrise a labbra strette. Dio benedica l’innocenza.
«Oh magari… Avrei accettato di gran lunga in quel caso. No, Tyler. Con una frusta magica. E mentre mi dissanguavo sotto i colpi quel viscido ha pensato di scagliarmi una maledizione.»
«Sarebbe?» Chiese in attesa. Sorrise ancora; Aaron non sapeva aspettare.
Ricordava ancora il giorno che era successo quel casino. E non l’avrebbe dimenticato facilmente, purtroppo. Condotta nella sua stanza da un elfo domestico, aveva percepito in quei graffi la magia nera. Per la perdita di sangue non seppe mai chi l’aiutò a medicare quelle ferite. Seppe solamente che quella volta svenne dal dolore, proprio come il giorno prima e come tante volte in quei tre anni. Ogni qualvolta avrebbe fatto incazzare suo padre, l’arrabbiatura di esso si sarebbe riversato su quelle ferite. Si sarebbero riaperte e avrebbe provato un dolore inimmaginabile.
A quella spiegazione Aaron digrignò i denti, rabbioso. «Che pezzo di merda.» Annunciò il biondino, cercando di bendare le ferite.
«Tranquillo Tyler. Non mi ha mai ucciso questa cosa. Solo come vedi, non mi è facile nasconderlo.» Gemette quando il Corvonero strinse di più la fascia, come a punirla di quelle parole.
«Infatti lo vedo. Tre anni per farti dire che cazzo è successo e per farti aiutare!» Sbraitò con rabbia. Keyra sospirò di quel tono… 
«Ora non fare l’incazzato biondastro… Non c’entri nulla in questa cosa e soprattutto non ti era tenuto saperlo.»
«Mi sei svenuta davanti, cristo iddio. Come puoi dirmi che non c’entro nulla in tutto questo? E’ per questo che a volte manchi a lezione? E’ per questo che a volte hai una faccia da morta?» Non rispose a quelle domande, e Aaron si incazzò così tanto da tirare un pugno ai flaconi sulla vasca, facendoli cadere in essa. «Tuo cugino sa cos’è successo?»
«Ma ci senti quando parlo? Solo Madama Chips sa questa cosa, e tu oramai.» Si girò a guardarlo, vedendolo incazzatissimo. A volte quel ragazzo non lo capiva seriamente.
«Perché cazzo non gliel’hai detto?»
«Ha già tanti problemi di suo, Aaron. Non gli servono anche i miei.»
«E quindi io mi merito di prendermi questo fardello sulle mie spalle ma il tuo carinissimo cugino no?»
Corrucciò la fronte, a quella cosa. «Ma come cazzo ragioni? Perché credi che non l’abbia detto a nessuno? Per fare la perbenista? Non l’ho detto perché so quanto pesa questa verità sulle spalle della gente.»
«La devi finire di nasconderti dietro quella maschera di menefreghista. Hai bisogno di aiuto… Lo capisci?»
Si alzò, infilandosi la canottiera che aveva preso per cambiarsi e maledicendolo si diresse in camera. «Affanculo platinato.» Lo lasciò lì da solo sbattendo la porta della camera e andandosene. Chi cazzo si credeva di essere per dirle cosa fare?
 
Passò tutta la giornata da sola. Era fatta così, lei; quando si incazzava era meglio che se ne stava per i fatti suoi senza incontrare gente che la conosceva. Perché sennò inveiva contro chiunque, senza magari pesare le parole. In quei casi, Keyra Smith diventava la persona più cattiva su quel mondo. Ed era per questo che quando sapeva di essere molto alterata, passava intere giornate da sola o almeno finché non sentiva che, il leone dentro di lei si metteva in un angoletto a leccarsi le ferite. Non era quella persona che se ne stava in un angoletto a piagnucolare perché era arrabbiata del mondo.
Preferiva di gran lunga usare quell’arrabbiatura per rendere la sua forza più forte.
Quando rientrò in casa, verso le sette e mezza di pomeriggio, la trovò deserta. O almeno così pareva.
Entrò in salone e rimase sulla porta quando vide due persone sedute sul divano. Si tolse le cuffiette, corrucciando la fronte.
«Che ci fate voi qui? E soprattutto come siete entrati?» Chiese, scrutando i due ragazzi seduti sul divano, in modo regale. Non c’era niente da fare.
«Mi hai scritto che dovevi parlarmi, e io ti ho raggiunto. » Rispose il moro, scrutandola con i suoi occhioni neri come il petrolio. Si piegò a salutare Draco con un bacio sulla guancia, poi guardò suo cugino.
«Io non ti ho mand…» Rialzò gli occhi dalla guancia di Draco, che la fissò di rimando con quello sguardo algido. «Lo ammazzo.»
«Chi?» Domandò Blaise, alzando un sopracciglio.
«Quella feccia di Corvonero che presto diventerà il pasto di un gatto…» Si rimise eretta e prese aria. «TYLER!» Urlò, facendo tremare anche i muri di casa. Ma il biondino non scese. Ghignò, sapendo benissimo che – dopo aver mandato una maledetta lettera a Blaise – aveva ben visto di rimanere dentro casa. Oh, come la conosceva bene!
«Mi spieghi che succede?»
«Niente… Voglio solo mettere le mani su quel dannato e ammazzarlo. Non sei contento?»
«Lo sarei, si… Ma vorrei capire il perché di quella lettera e di questa cosa.» Sbuffò, vedendo la faccia preoccupata di Blaise. Era quello che non voleva. Far preoccupare suo cugino ancora prima di iniziare l’ultimo maledetto anno scolastico.
«Tyler ha pensato di chiamarti per una questione che io non ritengo importante. Cosa che lui non crede. Quindi, mi sapete dire perché non ci sono leggi che dicono di tagliare la lingua ai bambini mezzosangue appena nati?»
«Me lo domando anche io, donna.» Sorrise sentendo quella frase da Draco, mettendosi a sedere di fianco al principe e guardando i due. Si passò la lingua fra le labbra, mentre cercava in tutti i modi di non far ricadere ancora il discorso su quella lettera.
«Come mai ti sei portato il mastino dietro?» Chiese indicando Draco e dandogli una spintarella con la spalla, facendolo brontolare.
«Eravamo insieme a casa mia. E leggendo quella lettera siamo venuti insieme… Come sai Draco si preoccupa molto per te, proprio come me.» Sorrise ai due, addolcita. Voleva molto bene ad entrambi… A Blaise perché ovviamente era stata la sua ancora di salvezza in molte occasioni, e Draco perché, per quanto fosse stato strano, era stato una parte fondamentale della sua vita magica.
 «Non succede niente di grave, Blaise.»
«Deve essere grave. Non scrivi mai lettere a me, chiedendomi aiuto.»
«Non..» Si morse il labbro inferiore, incazzata. Lo cruciava a suon di schiaffi a quel demente. Alzò lo sguardo dispiaciuto verso suo cugino, che la scrutava attentamente. «Non ho scritto io quella lettera. Sto bene, davvero.»
Blaise la scrutò, poi scosse la testa. «Non credo. Neanche il mezzosangue mi avrebbe scritto sapendo che lo brucerei vivo. Se mi ha scritto, è perché ci tiene che tu mi dicessi questa cosa.»
La porta di casa si aprì, facendo entrare le varie persone che ritornavano dal mare. Tra quelle, ovviamente, c’era il futuro bocconcino per gatti. Salutarono tutti a mezza bocca, straniti dalla presenza di quei due tanto strambi agli occhi dei babbani. La domanda che vide stampata sul viso di tutti era “ma come fanno a portare un mantello d’estate?” ma cercò di non farci caso.
Tutti andarono a lavarsi o a cambiarsi, mentre Joey e Aaron entrarono in salone. Sorrise a Joey che preoccupata le tirò una pizza sul braccio.
«Dove cazzo sei finita tutto oggi?»
«In giro. Avevo bisogno di schiarirmi le idee, ma il veleno è tornato. Chiedi al biondastro il motivo.»
Aaron, in risposta, alzò le spalle guardando la loro amica.
«Ma loro chi sono?» Chiese curiosa Joey, scrutandoli attentamente. I due ricambiarono, tranquilli. In passato aveva sempre avuto paura di una reazioni da pazzi alla vista di un babbano, ma a quanto pare se la cavarono più che bene entrambi.
«Draco e Blaise, mio cugino.» Joey li guardò e, arrossendo si avvicinò a lei, cercando di non farsi sentire.
«Certo che me lo potevi dire che hai un cugino così figo.»
Alzò gli occhi al cielo, esasperata. Blaise fece un sorriso mesto, poi guardò il biondo. «Perché mi hai mandato quella lettera?» Chiese, secco.
«Ancora non ve l’ha detto?» Si girò a guardarla, incazzato. «Devi dirglielo. Non vorrai mica sentirti in colpa ad aver fatto venire il tuo caro cuginetto qui e poi lasciarlo a bocca secca.» Lo ammazzava con le sue stesse mani. Giurava su merlino o su dio, che prima o poi quel biondastro della malora avrebbe fatto un volo di sola andata dalla torre di astronomia.
«Sparisci o non vivrai abbastanza per raccontarlo ai tuoi figli, Tyler.»
Il biondino sorrise, poi prese Joey e si allontanò, lasciando di nuovo quei tre da soli. «Non sperare che sia finita qui, biondastro. Prepara la vasellina.» Lo sentì ridere fragorosamente dalle scale, poi si girò verso i due maschi più importanti nella sua inutile vita.
Si mise seduta e sospirò. Dirlo a Aaron era stato un conto, ma doverlo dire a Blaise era un altro. Sapeva che non avrebbe reagito come il biondino Corvonero.
Ci mise molto a raccontare tutta la vicenda. Non perché avesse paura, ma perché si sentiva mangiare dalla rabbia nel doverglielo dire. Blaise aveva già tanti problemi di suo, non ci mancava il suo piccolo segreto ad incasinargli la vita.
Come lei, Blaise usava tutte le sue forze per scappare da una cosa troppo grossa per entrambi. Nessuno dei due Zabini aveva il coraggio di diventare Mangiamorte. Lei perché non seguiva la causa – essendo cresciuta nel mondo babbano – e lui invece non voleva far parte di un gruppo di mentecatti che seguivano un mentecatto pazzoide. Solo che non era facile per nessuno. Proprio in quell’anno avrebbero reclutato dei nuovi ragazzi per la causa.
«Dovevi dirmelo.» Sentenziò Blaise guardando le cicatrici ancora arrossate. Keyra abbassò la testa, sospirando.
«No, non dovevo. Hai molti più pensieri di me, Blaise.»
«Non vuol dire niente. Sei mia cugina e quando ti ho incontrato mi sono ripromesso che ti avrei aiutato e sarei stato sempre disponibile per te…» Ammise il moro, accarezzandole la schiena. Draco, in tutto quello, se ne stava di fianco alla finestra a fumare come un turco. E non aveva aperto bocca da quando aveva cominciato. Se lo conosceva, e lo conosceva quasi quanto Blaise, era incazzato come una biscia.
«Mi hai fatto venire meno alla mia promessa.» La ribeccò.
«Fa nulla Blaise. Davvero… Ci sono abituata e avrei continuato a dormire sogni tranquilli se quel coglione non ti avesse detto nulla. Ora mi sento uno schifo…»
Non sapeva bene perché, ma chiunque fuori da quella cerchia ristretta che si era creato Blaise nel suo cervello, veniva ricambiato con indifferenza pura. Lei, Draco e pochi altri Serpeverde potevano dire di conoscere Blaise. Il vero Blaise. Lo stesso valeva per Draco. Quei due avevano accettato Keyra appena aveva messo piede a scuola. O meglio, Draco l’aveva accettata ancora prima di Blaise, ma per altri – e ovvi – motivi.
«Non devi nasconderti con me. Noi tre siamo sulla stessa barca e dobbiamo remare tutti insieme… Perché se solo uno smette, la barca gira a vuoto.» Si girò a guardare Blaise appoggiandosi sulla spalla e gli sorrise.
«Ora non fare il sentimentalista Zabini…» Lo ribeccò dolcemente, facendolo sorridere di cuore. «Dormi sogni tranquilli, che tua cugina è più forte di quanto pensi. Solo circondata da idioti che non si fanno un anfiteatro di cacchi loro.»
«Io te l’ho sempre detto che quello deve essere ammazzato.» Si girò verso Draco e rise. Il biondo si girò verso di lei, serio in viso ma guardandola con sguardo divertito. «Che ti ridi? I mezzosangue dovrebbero bruciare al rogo… Ora solo perché non voglio diventare un mangiamorte non significa che non seguo la causa.» Si alzò e avvicinandosi a lui, gli diede un lieve schiaffo.
«Finiscila di fare il duro. Tutti qui dentro sappiamo che ti piacciono i grattini. E non sei molto credibile da stronzo…» Il biondo digrignò i denti, masticando una bestemmia e passandole un braccio sulle piccole spalle.
«Maledetti Zabini.. Dovrebbero mettere al rogo anche voi.» Blaise si alzò e ridendo si avvicinò ai due, abbracciando la cugina.
«La prossima volta vieni subito da noi, chiaro?» Annuì, sentendosi in pace con il mondo tra quelle braccia. Keyra amava poche cose nella sua vita. La sua famiglia babbana, Joey, Blaise e Draco. Perché insieme a quelle persone poteva essere quella che, realmente, era.
Tutti a scuola reputavano quel terzetto proprio strano. Ma solo tra loro potevano sapere che c’era una vera fratellanza. Avevano superato cose ben più grandi e neanche lo scoprire che Draco e Keyra andavano a letto insieme li aveva fatti dividere.
 
Quando entrò in camera, trovò il biondino addormentato sul letto, per sbieco. Lo guardò e, ghignando, si diresse verso il bagno dove con calma e pazienza riempì un secchio d’acqua. Gelida, ovviamente. Se sperava che di fronte a lui addormentato si sarebbe messa le mani nelle tasche e avrebbe fatto passare l’incazzatura, sbagliava di grosso. Lei era incazzata e, che il biondino dormiva, gliene fregava meno di zero.
Si mise dalla parte dove dormiva Aaron e, con tutta la calma di cui era padrone, rovesciò il secchio sul biondo che, per il colpo, urlò.
«Ma sei pazzaaaa?» Adorava quando Aaron faceva la donna mestruata.
«Questa è la sensazione che ho provato quando ho visto mio cugino in salone, brutto idiota patentato.» E si mise le mani sui fianchi, guardandolo scuotere la testa come un cane, per levarsi l’acqua dal caschetto.
«Ma ‘sti cazzi su come ti sei sentita! Neanche a dire che hai ammazzato una persona.»
«Sono cazzi miei di ciò che decido. Se decido di ucciderti a mani nude, tu – esimia testa di cazzo – stai zitto e annuisci, chiaro?» Sibilò a denti stretti, come una vipera. Aaron la guardò dal basso verso l’alto, cercando di non ucciderla seduta stante.
«Ringrazia che qui non possiamo usare la magia!»
«No, ringrazia tu che non possiamo usarla… Perché quant’è vero in Dio ti avevo già cruciato.» E si diresse al bagno, sentendolo masticare bestemmie verso di lei in aramaico antico. Entrò poco dopo, guardandola in malo modo. Keyra ricambiò, di sbieco.
«Mi stai sul cazzo, davvero.» Ghignò a quelle parole.
«Ti piacerebbe, biondastro.» E continuò a truccarsi, come se nulla fosse. Aaron pensò bene di guardarla male, chiedendole con finta gentilezza se poteva uscire. Ma Keyra declinò l’invito.
«Guarda che mi faccio la doccia di fronte a te, eh!» La Corvonero si girò a guardarlo, ringraziando dio per avergli fatto dire una cosa del genere.
«Io sono entrata per prima, dovresti aspettare che finisco.»
«Mi hai lavato con un secchio di acqua gelida, serpe della malora.» Alzò le spalle, divertita. Aaron invece pensò a tutti i modi con cui poteva ammazzare a mani nude una persona.
«Forse perché puzzi.»
«Se mi lasci il bagno mi lavo.»
«No!» E facendolo esasperare più del dovuto, la cacciò fuori a pedate nel sedere, con la mora che continuava a ridere fragorosamente. Quando sentì lo scorrere dell’acqua, scese giù in cucina e aprì l’acqua del lavabo. Due minuti dopo lo sentì urlare. Ah! Musica celestiale per le sue orecchie.
Vai di seconda doccia fredda, caro Tyleruccio.
Quando il biondino scese, aveva un diavolo per capelli. «Tyleruccio… Fatta una buona doccia?»
«Crepa con dolore, purosangue del cavolo.» Cominciò a ridacchiare come una iena, mentre Joey guardava quei due con occhio critico. Aaron la mandò malamente a quel paese, alzando il dito medio e si sedette a tavola, masticando imprecazioni e fumando dalle orecchie.
«Cos’è successo oggi, insomma?» Chiese Joey, curiosamente e passando lo sguardo tra i due che si mandavano le maledizioni. Quei due, insieme, non li avrebbe mai capiti. Joey sapeva la realtà di Keyra e Aaron. Sapeva che erano maghi, ma non maghi farlocchi che si vedevano in giro. Non rompevano in due nessuna persona, non facevano uscire conigli dai cilindri ma veri e propri maghi. Con tanto di bacchetta. All’inizio aveva creduto che Keyra fosse pazza, del tutto pazza, ma non poche volte aveva visto cose strane succedere alla sua amica quando si arrabbiava veramente. O almeno quando era più piccolina, verso i dieci, undici anni. Era una cosa che non succedeva da tempo in effetti. Da quello che diceva la mora, aveva imparato a gestire i suoi poteri e non succedeva niente di bizzarro.
«Il biondastro ha pensato di spiattellare a mio cugino una cosa che gli avevo raccontato.»
Si girò a guardare Keyra, che fulminava Aaron con gli occhi. «Ti sta bene, così impari a nasconderci cosa succede.»
«E cosa le succede?» Chiese direttamente ad Aaron, sapendo benissimo che Keyra non le avrebbe detto nulla pur di non farla preoccupare.
«Il padre le ha scagliato una maledizione addosso. E questa maledizione si attiva ogni volta che il suo caro paparino si arrabbia, dandole dolore, svenimenti e le fa uscire sangue dalle ferite.»
Keyra si appoggiò al ripiano della cucina. Si girò a guardarla, e la trovò del tutto tranquilla. «E perché non l’hai denunciato?» Fu a quella domanda detta in modo incredula che i due ragazzi scoppiarono a ridere fragorosamente. La Corvonero si sedette al suo fianco, sorridendo debolmente.
«Non è mica cosi facile, tesoro mio. Ma stai tranquilla, sto bene. Quello che non capisce che sto bene è questo idiota, che ingigantisce tutto.»
«O sei tu idiota che non ti rendi conto che è grave ciò che ti sta facendo.»
Si girò a guardarlo, seriamente. «Non metterti in mezzo a cose che non ti riguardano, Aaron. Te l’ho già detto e te lo ripeto.»
«Perché non capisci?»
«Sei tu a non capire, per dio! Non metterti a fare il principe azzurro, perché qui non c’è nessuna donzella da salvare.» Si guardarono in malo modo per alcuni minuti, cercando di calmare la rabbia che entrambi stavano provando. Quando entrarono il resto dei ragazzi in cucina proclamando cibo, i due abbassarono l’ascia di guerra.
«Keyra. Quei due ragazzi di oggi…» Si girò verso quella che lei chiamava l’oca del gruppo. Maledetto il giorno in cui Keyra e Aaron avevano deciso di abbassare l’ascia di guerra e si erano decisi ad unire i loro due gruppi.
Ah, non lo sapete voi… Keyra e Aaron si erano conosciuti quando, un pomeriggio, si erano ‘scontrati’ per rimanere nella piazzetta del loro quartiere. Entrambi i gruppi non potevano rimanere in quel posto, visto che, come appoggio c’era solo una fontana e qualche panchina li vicino. Non c’entravano entrambi i gruppi quindi, quando il biondino si era presentato per chiedere gentilmente a Keyra di dividere quella fontana spenta, la mora l’aveva mandato altamente a quel paese. Quando Aaron si era reso conto di che pasta era fatta la ‘capa’ di quel gruppetto di mentecatti, aveva cambiato approccio e da lì era cominciata la loro guerra. Per un anno erano stati in lite, continuando a dar fastidio all’altro quando si incontravano. Poi si erano ritrovati ad Hogwarts insieme e, ahimè l’estate di quello stesso anno avevano abbassato l’ascia di guerra. Avevano unito i due gruppi, visto che tra loro era nata una sorta di amicizia/sopportazione ma, anche dopo tutto quel tempo i due gruppi non riuscivano a stare troppo calmi con l’altro. Come i loro “capi” si sbraitavano dietro, c’erano i ragazzi del gruppo che ogni tanto si prendevano a pizze.
E se Aaron guardava la scena divertito, Keyra si metteva in mezzo e cercava di calmare le acque. Solo che, alcune volte, anche lei amava vedere le persone che non sopportava prendersi a pizze con gli altri.
«No, non puoi rimorchiarteli. No, non puoi chiedermi il loro numero. No, non puoi contattarli e soprattutto no, non ci puoi andare a letto.» Neanche le fece finire di chiedere la cosa. Sapeva dove voleva arrivare.
Aaron scoppiò a ridere fragorosamente. «Sei per caso gelosa?» Chiese Sandy, l’oca giuliva.
Si girò a guardarla, del tutto tranquilla. Ma agli occhi degli altri, con quello sguardo Keyra metteva soggezione. La vide arretrare un pochino.
«Il moro è mio cugino. E fidati che lo conosco più di me stessa… Non è il tuo tipo! E per l’altro, il biondino… Sei bionda, sei oca e non sei ai suoi livelli, fidati.»
«E che ne sai tu?»
«C’è andata a letto per due anni.» Passò lì vicino Aaron, a dare quella risposta. Lo seguì con lo sguardo quando notò la punta di fastidio in quella risposta. Sorrise debolmente. «E ha ragione lei. Non l’ho mai visto con una bionda. Oche si, ma bionde no.» Keyra tornò a guardare Sandy, con un sorriso.
«Dalle notizie che girano per la nostra scuola, dopo Keyra non è stato con nessun’altra...» Ribatté.
«E che sarà mai?» Si fermò al fianco di Sandy, passandole un braccio sulle spalle. Entrambe lo guardarono dal basso.
«E ti dico un’altra cosa… Keyra è stata l’unica per adesso ad essere l’unica a ricapitare più e più volte nel suo letto. Di solito ha solo scappatelle, il biondino… Con Keyra non è stato così.. E’ conosciuta anche per questo, oltre per altre tante cose Deduci da sola che ne sa più di te. Quindi se lei ti dice che non sei il suo tipo. Non lo sei…» Abbassò lo sguardo, cercando di non far vedere al biondo che era arrossita a quelle parole. Un qualcosa che poteva essere scambiato per un complimento dopo otto anni che si conoscevano. Wow.
Si girò a guardarlo, vedendolo lavare la tazza in cui aveva bevuto il suo caffè. Sentendosi osservato, alzò lo sguardo dal suo operato e, senza guardarla, le sorrise facendole un occhiolino.
Senza togliere che Dray non si sarebbe mai messo con una babbana. O forse si… Quel ragazzo avrebbe stupito tutti, prima o poi. Anche Keyra, che sapeva della differenza che c’era tra il vero Draco a quello che tutti pensavano. A differenza di ciò che la gente pensava, Draco era ben lontano dall’idea che si era fatta la scuola su di lui.
«Mi dispiace.» E guardando Sandy, si avviò in camera subito seguita da Joey che, ovviamente, non si era persa quello scambio di occhiate. Chiusa la porta dietro le spalle di Joey, la sentì tubare come una colomba.
«E’ cotto di teeee!» Alzò gli occhi al cielo, esasperata. Se non finiva al manicomio entro l’inizio del settimo anno sarebbe stato un miracolo. “Dio dammi la pazienza… Perché se mi dai la forza l’uccido.” Pensò, indossando la tenuta da casa mentre quella decerebrata mentale le saltellava addosso del tutto euforica, mentre Keyra tirava giù imprecazioni serie.


Note dell'autrice:
Hello everybody! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Vi spiego cosa passa per il mio cervello. Si, come vedete Draco è diverso da ciò che la regina Rowling ha descritto. Anche se io ami Draco più di qualsiasi altra cosa, non mi piace come lui è stato descritto da lei. Ma qui, fortunatamente non stiamo parlando del reale Harry Potter e io di certo non sono la Zia Rowling. Per questo sto cercando di dare un carattere diverso dalla Regina. Io mi baso solo sul suo mondo e su alcuni personaggi. Per il resto, cerco di dare una linea temporale e caratteri completamente differente. Lo so che magari voi vi aspettate i caratteri descritti dalla Rowling, ma io non ce la faccio. A parer mio, è rubare. Mi è sempre piaciuto dare un tocco mio alle cose che scrivo. Ecco perché ho sempre rimandato il postare le cose che scrivo su HP... Perché mi rendo conto che i Draco, Blaise e il resto dei personaggi che io descrivo e che sono realmente stati scritti dalla Rowling sono completamente differenti. Spero che questo non vi abbia deluso.
Blaise anche... E' completamente differente da quello che scrive la Rowling, anche se io l'ho trovato morto. A me piace pensare ad un Blaise molto diverso da Draco, moltooo più aperto mentalmente e molto attivo. Quasi simpatico. Ma questo si vedrà più in là. 
Come ripeto: Ho in mente una storia per tutto questo. Ci saranno lotte, descritte non so come, ma ci proverò. Ci saranno inciuci e c'è una base di storia sotto! Ovviamente ora ancora non la potete immaginare, ma c'è. Nel mio cervello è già tutto deciso, devo solo trascriverlo. Spero che al terzo capitolo vi siate un po' incuriositi. Se così non fosse... Ehhhh! Amen. Mi dispiace, e tanto anche... Ma di certo io non posso farci nulla. Scrivo per divertimento, la storia è già pronta nel mio cervello. Cambiare tutto renderebbe i primi tre capitoli inutili. E mai e poi mai cambierei ciò che ho deciso, perché non piace.
Sono di questa idea, io. (Per esempio: in un'altra storia mi è stata criticata Keyra diverse volte per il suo comportamento/carattere. E' fatta così nel mio cervello. Non la cambierei per nulla al mondo, perché questa che io descrivo è la mia Keyra. Non la Mary sue - ho scritto giusto? - ma una rompicoglioni con le palle e che, se la si conosce, imparate a capire che dietro a quelle battutine c'è l'amore più vero.
A loro non piaceva la mia Keyra. Io mi sono scusata, ho spiegato il mio punto di vista ma ho continuato. E' lei, e non posso cambiarla. Ha una vita propria nel mio cervello...)
Però se non vi piace, mi farebbe piacere sapere il perché.
Per il resto, davvero spero che voi non ci siate rimasti male di come li ho descritti. Eeee... Niente! Ho altro da dirvi...? No, I don't think so!!
Quindi vi lascio (finalmente in pace), un bacio ai pupi...
marrymezayn <3
   
 
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