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Autore: StellaDelMattino    24/11/2014    3 recensioni
"Un ballo con il nemico?!" disse la ragione.
"Sì, dai, un ballo non ha mai ucciso nessuno!" ribattè l'istinto.
"Ma un nemico sì!!"
Il mondo in cui vive Gemma è un mondo strano. È un mondo in cui i draghi parlano alla luna, i gatti sono parrucchieri e ci sono sfarzosi balli in cui i reali di ogni regno si incontrano.
È proprio durante uno di questi balli che la Guerriera di Tigerheart accetta di ballare con William, abitante di Secreteyes. Il problema è che tra i due regni sta per scoppiare la guerra e Gemma non ha nessun intenzione di rivelare dettagli sul suo regno. Quell'improbabile ballo fatto di bugie cambierà per sempre il destino dei due giovani, ma anche quello dei loro regni.
Oh, di certo non fu un colpo di fulmine, ma si sa, l'amore per i Guerrieri non è mai stato semplice.
Dal capitolo 1:
-E avete ragione. Eppure sono comunque intrappolato nei vostri occhi coraggiosi come quelli di una tigre.
-In effetti, io lo sono dai vostri profondi come i segreti.
William sorrise, non per niente era il Principe Guerriero di Secreteyes.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 31
Esito incerto

 

Era tutto sfocato.
La vista comprendeva solo soggetti che si muovevano in modo frenetico, gli sembrava quasi che l'aria non gli arrivasse ai polmoni.
Si girava, ma non vedeva altro che questi soldati che correvano.
Soldati, registrò la sua mente. Erano soldati.
Ad un battito di ciglia era tutto nero.
La visuale cambiava.

Ora, William piangeva. Era macchiato di sangue.
Brancolava, avanzando su passi incerti, la spada che strisciava la punta a terra, trascinata dalla sua mano malferma. Era scosso da tremiti.
Sangue e lacrime, nei suoi occhi. Rabbia e disperazione.
In quel lento progredire, che gli altri soldati sembravano ignorare, lo sguardo di William continuava a mutare.
Sembrava che la sua intera esistenza gli stesse passando davanti agli occhi, in un doloroso ricordo dei suoi errori.
Si fermò improvvisamente: aveva visto qualcosa, o meglio, qualcuno.
Il ragazzo guardò le sue mani, o più che altro il sangue che c'era sopra. Chiuse gli occhi, una lacrima solitaria passava sulla sua guancia.
Quando li riaprì, il blu era stato rimpiazzato da un nero profondo. Un buco nero di vendetta, eterna rabbia. Il suo sguardo era spietato.
Avanzò quasi correndo e, quando raggiunse un Barbaro, lo guardò con un odio che avrebbe potuto ucciderlo, ma il Barbaro sostenne lo sguardo, con sfida.
"Ding" disse quest'ultimo "Sappi che è questo il nome del tuo uccisore."
William si scagliò contro di lui con forza, ma l'altro parò il colpo.
Combatterono per molto, le mosse di William erano dettate dalla rabbia, prevedibili, gli prendevano energia e gli sbilanciavano l'equilibrio. Il Barbaro si difendeva facilmente, ma i suoi attacchi erano lenti, seppur forti.
Il Guerriero l'avrebbe potuto battere a occhi chiusi, normalmente. Ma il suo animo era agitato, le lacrime minacciavano di offuscargli la vista.
Alla fine William cadde in ginocchio e, rialzandosi poi con uno slancio impetuoso, cercò di colpire Ding, ma questo schivò, ancora una volta, e, approfittando della situazione, infilzò il Guerriero nel petto.
Il ragazzo spalancò gli occhi e cadde all'indietro, steso per terra.
Dalla sua ferita uscì una copiosa quantità di sangue. Il respiro gli mancava.
Una miriade di emozioni gli passò davanti agli occhi, appena prima che il suo sguardo si facesse vitreo e l'anima abbandonasse il corpo.
William era morto.

La morte di William sembrò riflettersi negli occhi di Gemma. Il suo cuore smise di battere, per un secondo. Le mancava il fiato.
Un secondo bastò per impedirle di accorgersi di una lama che veniva sfoderata.
Un grido, che però non era suo.
Gemma si girò e il suo cuore perse un altro colpo.
Urlò, le lacrime scorrevano sul suo viso.
Cadde in ginocchio, posando sulle ginocchia un corpo esanime senza volto.
"Non può perdere anche te" sussurrò.
Un altro rumore: la lama questa volta era indirizzata al petto di Gemma.
La colpì e la ragazza cadde indietro.
Qualcuno, con una voce meschina, parlava. Aveva un tono divertito.
Afflosciandosi per le poche forze, Gemma sembrò mormorare qualcosa, ma la voce non uscì.
La vita la lasciò.

Solo un battito di ciglia ed era tutto diverso: altri soldati, ora, morivano.
Urla e sangue, ancora.
Vide il re delle Volpi che rideva, troneggiando sui cadaveri dei nemici.
Il suo esercito dietro di lui.
La guerra era persa ed erano tutti morti.

Jackson indietreggiò, interrompendo il contatto con Christine.
Non poteva essere vero, quello non poteva essere il futuro.
Allora le loro anime erano davvero legate, pensò.
Un legame che li avrebbe uccisi entrambi.
Senza essersene neanche accorto, aveva pianto.
Per William e per Gemma, che erano suoi amici, ma anche per tutti loro.
Per Lavinia, per Christine. Era tutto perso.
Avevano perso.
E le morti viste nel futuro non potevano essere cambiate.

***

All'accampamento di Lavinia c'era una calma quasi irritante.
Erano passati giorni dal primo attacco degli urlatori e questi erano scomparsi. Li avevano aspettati, ogni pomeriggio, in un'attesa snervante e preoccupata, ma non erano mai arrivati.
Mentre la maggior parte dei soldati tirava un sospiro di sollievo e pensava che quello scontro fosse bastato a farli impaurire e scappare, Lavinia sapeva che non poteva essere così.
Ancora una volta, sarebbe stato troppo semplice, troppo bello per essere vero.
Perché non poteva andare tutto bene? Secondo i piani, per una volta.
Da loro, stava andando male persino il piano per l'emergenza.
Per fortuna, almeno, erano arrivati dei nuovi cavalieri dei draghi, che sicuramente avrebbero aiutato.
Sembravano anche loro piuttosto spaventati, tesi, se ne stavano sulle loro e parlavano poco, quasi non volessero conoscere gli altri soldati.
Uno in particolar modo le sembrava strano. Non parlava con nessuno e sembrava quasi disprezzare il suo drago. Come se lo incolpasse per essersi trovato lì.
Lavinia si chiese se si comportassero in quel modo perché non volevano affezionarsi, perché pensavano che avrebbero visto morire gli altri soldati dell'accampamento.
Lei lo sognava tutte le notti.
A volte era sua madre, il soggetto dei suoi incubi. A volte James, ma anche tanti altri. A volte
si sentiva morire lei stessa.

Ma vedeva soprattutto Axel, che veniva ucciso in modo atroce dagli urlatori.
Si alzava improvvisamente, con il fiato corto, e non riusciva più a chiudere occhio.
Per questo, le sue energie erano minime e i suoi occhi erano solcati da profonde occhiaie. Stava dimagrendo, ormai era quasi scheletrica.
Piangeva per ogni cosa. Era la stanchezza, a farle quell'effetto.
Ormai, aveva solo più un barlume di speranza.
L'unica cosa che la faceva stare meglio era sapere che c'era anche Axel, con lei. Ogni volta che lo vedeva, tirava un sospiro di sollievo.
Un suo sorriso ed ogni cosa tornava a posto.
Era lui, il suo barlume di speranza. La flebile luce in quel buio che la opprimeva.
Ancora non capiva quei sentimenti e cercava di non pensarci.
L'amore non aveva mai portato niente di buono nella sua vita, non era proprio il momento per pensare ad esso.
Pensava a queste cose con un timido sorriso sulle labbra, mentre stava nella sua tenda, sola a riflettere.
"Posso?" chiese una voce, inconfondibile.
Axel
Gli diede il permesso di entrare nella tenda con un cenno del capo e si mise a sedere.
"È successo qualcosa?" le sembrò spontaneo dire.
Il ragazzo scosse la testa. Un filo di barba era cresciuta sul suo viso, facendolo sembrare più adulto.
"Non... non sapevo cosa fare, così ho pensato di passare a far due chiacchiere."
Per un attimo rimasero in silenzio, a fissare il pavimento. Non era un silenzio imbarazzante, però. Era solo... tristezza.
Poi Axel si alzò e andò a sedersi vicino a lei. La guardò, in una tacita richiesta, poi le mise un braccio attorno alle spalle e la abbracciò.
Lavinia si abbandonò in quell'abbraccio, rilassandosi per la prima volta, dopo tanto tempo. Le veniva da piangere, ma non lo fece.
Axel iniziò a sussurrare.
Stava raccontando una delle sue storie, quelle che parlavano delle sue avventure in mare, di tutti quei pericoli e quelle meraviglie.
Lavinia le amava, quel ragazzo ce l'aveva sempre fatta, per quanto dubitasse che fosse tutto vero. Era sempre speranza, comunque.
E sospettava che aiutassero anche lui a sentirsi meglio.
In quel momento si sentì più vicina a casa.

***

"Ora capisci?" chiese Christine.
Jackson non rispose.
Iniziò a camminare avanti e indietro, preso dal panico.
Ci doveva essere una soluzione. Non poteva averli uccisi tutti.
Era solo colpa sua, o almeno così pensava, e per uno stupido scherzo era tutto perso.
"Calmati!" urlò la ragazza, poco dopo, mentre si rimetteva i guanti.
Gli occhi di Jackson erano sbarrati, le mani chiuse a pugno talmente forte da essere rosse.
Christine gli si mise davanti. Gli prese i polsi e gli fece aprire le mani.
Aveva piantato le unghie nella carne tanto da farsi uscire sangue.
Lo sguardo della ragazza era risoluto, deciso.
"Non è facendoti del male che il futuro cambierà, te lo posso assicurare. Hai detto che lo volevi fare qualcosa, quindi inizia a pensare."
Lui sembrò calmarsi un pochino.
"Se William non morisse, probabilmente non morirebbe neanche Gemma e quindi ci sarebbe qualche possibilità. Il fatto che si sia visto anche l'esito della guerra significa che le loro morti sono strettamente collegate ad esso."
Però, allora non è così stupido come sembra, pensò Christine. L'avrebbe detto, ma non era il momento.
Annuì, dicendogli di andare avanti.
"Mi rifiuto di pensare che il futuro sia immutabile." disse Jackson, mentre un sorriso gli spuntava sulle labbra. "Questo tuo potere è un dono, non una tortura. Lo cambieremo."
Le prese le mani e le strinse, ma in modo delicato, guardandola con tenerezza.
Pensava a quanto avesse sofferto, a quante morti avesse visto. Ed era solo una ragazza...
Non si meritava tutto questo.
"Andrò da William e glielo dirò. Lo convincerò a non combattere..."
Fu subito interrotto da Christine, che lo guardò con grandissima preoccupazione.
"Non farlo!" urlò la ragazza. "Non dirglielo! O l'avrai condannato ad un destino ben peggiore."
Jackson alzò un sopracciglio. Non disse nulla, ma lei capì dal suo sguardo che voleva una spiegazione. Una spiegazione che non era pronta a dare.
Inspirò profondamente, non poteva più tornare indietro.
"Dopo aver scoperto il mio potere mi mandarono subito ai confini. Il mio compito era quello di guardare il futuro dei soldati quando c'era una probabilità maggiore che andasse tutto bene. Per questo sono qui, sapevo che Gemma avrebbe fatto la differenza fra vittoria e sconfitta..." Si fermò lanciando un'occhiata a Jackson. Sembrava davvero risentito, determinato a cambiare il futuro. Le fece cenno di continuare. "La prima volta che vidi un soldato morire glielo dissi, era solo un ragazzo... Lo avvertii di non combattere e lui mi ascoltò. Non era uno che ascoltava molto..."
La voce le si ruppe e alcune lacrime le iniziarono scendere dagli occhi. Non singhiozzò, ma non le tolse nemmeno. Il suo sguardo era pieno di tristezza, ma mostrava anche quanto fosse forte il suo animo. Era davvero forte, più di tutte le persone che Jackson avesse mai incontrato. E di persone plasmate dal dolore ne aveva viste tante.
Perché alla fine era quello, ciò che faceva il dolore. Plasmava le persone, le modellava e faceva vedere quanto fossero forti, quanto avrebbero potuto resistere. Chi fossero davvero.
In un mondo di segreti, loro erano ciò che il dolore li aveva fatti diventare.
Persone spezzate, che ancora andavano avanti.
Christine teneva davvero a quel ragazzo, si vedeva. Jackson aveva paura di sapere cosa fosse successo.
"Quella notte, un gruppo di sperduti, sai, quei mostri... attaccarono l'accampamento, dove stavamo: io non potevo combattere, non ero addestrata... uccisero tutti. Lo uccisero davanti ai miei occhi, crudelmente, in un modo atroce. E io non potevo fare niente. Poi mi guardarono ed ero sicura che avrebbero ucciso anche me, ma non lo fecero. Si misero un dito sulle labbra, per farmi segno di stare zitta, e se ne andarono. Come se sapessero ciò che gli avevo detto..."
Nessuna parola avrebbe cambiato ciò che era successo, ma neanche tutti i modi a cui lei aveva pensato. Il passato era immutabile. Non il futuro.
Jackson ne era pienamente convinto.
"Eri innamorata di lui, non è vero?" chiese.
Christine scosse la testa.
"Era un completo idiota. Snervante, irritante. Sfacciato. Ti assomigliava molto." Il ragazzo roteò gli occhi e lei sorrise, timidamente. "Però... alla fine era una brava persona. C'era sintonia, fra di noi. Andavamo d'accordo... saremmo potuti essere amici. O forse lo eravamo già."
Era un ricordo doloroso, quello. Si vedeva dal suo sguardo triste, pieno di rammarico.
Se c'era una cosa che Christine non avrebbe mai voluto fare era raccontare quella parte della sua vita, eppure l'aveva fatto. Avrebbe potuto rifiutare categoricamente, ma glielo aveva detto. Suo malgrado, la ragazza si rese conto che si fidava di lui.
"Non glielo dirò, allora." disse Jackson. "Troverò un altro modo. Cambieremo il futuro."
Le sorrise, ancora, e fece per andarsene.
La ragazza lo chiamò, facendolo girare quando era ormai sulla soglia della tenda.
"I tuoi occhi sono più scuri."
Lui scrollò le spalle. "Un segreto in più."
Uscì, e Christine sentì una strana stretta al cuore.
Jackson le ricordava tantissimo quel ragazzo del suo passato.
Il suo carattere, la sua intelligenza... ma anche ciò che stava succedendo. Senza rendersene conto, la storia si stava ripetendo. E benché questa volta non avesse visto lui
morire, gliel'aveva rivelato.

Si rese conto di averlo condannato a morte.
Implorò che per una volta, per una sola volta le regole del futuro cambiassero. Che il suo fosse davvero un dono e non una condanna.
La domanda, ora, era solo una. Che cosa avrebbe permesso a Jackson di vivere? Perché era proprio questo, ciò che lei sentiva: lui sarebbe vissuto.



Angolo dell'autrice
Buongiorno!
Finalmente scopriamo il futuro di Gemma, che è legato a quello di William e a quello di tutti loro. 
Probabilmente quella parte sembrerà un po' confusa e distaccata, ma è un effetto voluto, in quanto vista da uno spettatore esterno (Jackson).
Cosa farà in proposito? Sono davvero tutti destinati a morire o qualcuno si salverà?
Vi è piaciuto il pezzo di Lavinia e Axel? Che pensate di loro? E come si evolverà la faccenda?
Beh, lo potrete scoprire nei prossimi capitoli!
StellaDelMattino 

 

   
 
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