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Autore: Tina_Legolas    24/11/2014    2 recensioni
Una sera, il bosco, una scoperta e la consapevolezza di essere legato a questa scoperta più di ogni altro essere vivente. Un piccolo fiore che gli farà scoprire cosa vuol dire crescere e che ci sono cose più importanti nella vita oltre un regno, che ci sono legami indissolubili anche se non legati dallo stesso sangue.
Legolas scopre così di voler crescere quella nuova vita contro il volere del padre, si rifugerà a Gondor dal caro amico Aragorn, ma l'ombra di Thranduil vivrà sempre nei pensieri del giovane elfo.
Genere: Angst, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Arwen, Eldarion, Legolas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6
 

“Fuori, ora...” disse Aragorn entrando in biblioteca.

Legolas sorrise quando Eldarion non perse tempo a chiudere i libri.

“Come hai fatto a sopravvivere settimana scorsa?”

“Papà mi ha minacciato!” disse il bambino.

“Hey!” si avvicinò Aragorn “Cosa avrei fatto io?” disse solleticando il figlio prima che questo riuscisse ad alzarsi.

“No...no...no...ti prego...” riuscì a dire il bambino fra le risate prima che il padre la smettesse e scompigliasse i capelli di Eldarion.

Sentendo ridere anche la piccola Miriel, che stava seduta in braccio a Legolas, Aragorn non riuscì a trattenersi dal ridere.

“E' da questa mattina che siete chiusi qui, un po' d'aria non vi farà male...e parlo anche con te...” disse il sovrano rivolgendosi a Legolas.

“Hai ragione...” sorrise l'elfo.

“Andiamo ad allenarci?” chiese Eldarion.

“Lasciali riposare Eldarion! Ci andrete più tardi...”

“Ma ti prego!!!” disse cercando di sfoderare il miglior sguardo da cucciolo che sapesse dipingersi in viso cercando di far leva sulla pietà dell'elfo, ma il padre non lo lasciò continuare.

“Eldarion!”

“Uffa!”

“Tua madre ti cerca, ci sono i sarti per...”

“No no! Io me ne vado...” disse raccattando tutti i libri e correndo alla porta.

“Eldarion, vieni subito qui!”

“Non ci voglio andare dai sarti! Mi pungono!”

“Ho notato come tutte le volte ne esci massacrato...” scherzò il padre e il bambino s'imbronciò.

“Mi tengono ore in piedi su una sedia...”

“Quando crescerai non avrai più bisogno della sedia!” sorrise il padre.

“Ma io non voglio andare dai sarti!” ed Eldarion sparì oltre la porta.

“Eldarion!!!” lo chiamò Aragorn, ma questo si era già nascosto.

Legolas rise quando Aragorn si voltò sconfortato.

“Cosa devo fare con lui? Ho promesso ad Arwen che glie l'avrei portato in pochi minuti...”

“Se intendi mantenere la promessa ti consiglio d'iniziare a cercarlo, è bravo a nascondersi” disse Legolas.

“Non me ne ero accorto...” sorrise Aragorn “Tu, tutto bene?”

“Si...si, va tutto bene...”

“Davvero esci un po', vai a fare una passeggiata con tua figlia. Dubito che oggi pomeriggio Eldarion sarà di buon umore per continuare la lezione...” scherzò il padre.

“E' una bella giornata...si, penso che seguirò il tuo consiglio...” disse l'elfo.

“Vieni andiamo, ti accompagno fino ai giardini, intanto che cerco Eldarion...” disse.

Legolas e Aragorn si avviarono verso i giardini con Miriel che, in braccio al padre, scalciava per poter scendere a terra.

“Vado a cercare Eldarion...hai il giardino solo per te oggi...” sorrise.

“Vai prima che tenti di uscire da palazzo...” disse Legolas guardando Aragorn allontanarsi.

Il sovrano di Gondor fece finta di cercare il figlio fino a quando seppe di essere sparito dalla vista di Legolas che, intento a controllare la bambina che camminava al suo fianco, non lo ascoltava muoversi indisturbato per il palazzo.

In realtà Eldarion non era scappato, ma era nascosto in camera dei genitori.

Aragorn raggiunse le loro stanze e Arwen era adagiata al bordo di una finestra, affacciata verso la valle.

“Tuo figlio è un ricattatore...” disse facendo ridere Aragorn.

“E' anche tuo figlio per la cronaca. Sei stato bravissimo...” sorrise il padre.

“Lo so...”

“Come lo so?” chiese Arwen.

“Mi avevi promesso un cavallo per me...”

“Eldarion...” sussurrò il padre.

“Allora vado da Legolas!” disse alzandosi.

“No no no, fermo dove sei! Va bene, un cavallo. Ma scelgo io!”

“Come un cavallo? Ha undici anni!” chiese Arwen.

“So cavalcare!”

“Non ho dubbi!” disse la madre “Estel...no...”

“Arwen sceglierò io, va bene Eldarion...”

“Grazie!” disse alzandosi sorridente e uscendo.

“Dove vai?”

“Nella mia stanza!” e sparì chiudendosi la porta alle spalle.

“...perchè mi guardi? E' andata bene, avrebbe potuto rispondere che andava nelle scuderie!” disse avvicinandosi alla moglie.

“Secondo te mio padre riuscirà a convincere sire Thranduil?”

“C'è qualcosa che tuo padre non è mai riuscito a fare?” chiese Aragorn disse abbracciandola facendole posare la schiena al suo petto cingendole poi la vita con le braccia.

“E' che...ho paura per loro. Non sopporterei di vederli divisi...”

“Non saranno mai divisi, hai sentito tuo padre. Se Thranduil non dovesse accettare a Imladris ci sarà sempre posto per loro, così come qui a Gondor, non si divideranno”

“Speriamo...” sospirò Arwen.

 

**

 

“Thranduil!” esclamò Elrond uscendo dalla fitta boscaglia.

“Elrond! Abbassate gli archi” ordinò il sovrano di Bosco Atro al suo seguito “Hai deciso di farti uccidere? Sei solo?”

“Si, sono solo. E no, non ho deciso di farmi uccidere, se mai spiegami perchè al tuo seguito hai un esercito. Le terre sono al sicuro, non c'è nessun pericolo...”

“Meglio andarci cauti e comunque non è un esercito, sono solo pochi elfi...”

“Che fanno parte del tuo esercito...”

“Su questo non posso che darti ragione amico mio”

“Posso parlarti qualche istante? Fai riposare i tuoi...” disse Elrond.

Thranduil diede alcuni ordini al gruppo di elfi e poi seguì il signore di Imladris allontanandosi fino a quando non furono sicuri di non essere più uditi.

“E' per Legolas tutto questo non è vero?” chiese Thranduil.

“Lo sai già...” sussurrò Elrond.

“Allora sai che il suo posto è a Bosco Atro come principe”

“Ed è quello che farà se gli permetterai di crescere quella bambina”

“Non posso...”

“Perchè? Che cosa ti impedisce di poter dare questa gioia a tuo figlio?”

“Non è pronto per questo passo”

“Ne sei certo? Da mesi vivo a Minas Tirit e ho visto il legame che ha con quella creatura...”

“Elrond...” disse sospirando il sovrano di Bosco Atro voltandosi guardando l'orizzonte “Non posso permettere che mio figlio faccia questa scelta. Si sposerà, avrà degli eredi...”

“E' già padre Thranduil! Da un anno a questa parte!” disse Elrond prendendolo per le spalle e voltandolo verso di se “Non puoi separarlo ora...”

“Si che posso e lo obbligherò se necessario” disse deciso Thranduil.

“Thranduil, ragiona! Legolas non ti ascolterà, non ora...quella bambina è diventata per lui l'unica ragione di vita, ti rifiuterà per stare con lei. Tu non l'avresti fatto per tuo figlio? Io si!” disse schietto.

Thranduil non rispose, ma continuò a fissare negli occhi il signore di Imladris.

“Vieni con me, lascia qui il tuo seguito. Legolas non sa del tuo arrivo, entreremo senza essere visti, Aragorn ne è informato. Vieni a vedere tuo figlio, guardalo con i tuoi stessi occhi e solo dopo deciderai...”

“Elrond...io...”

“Insisto. Vieni a Minas Tirith con me...”

Thranduil annuì.

“Va bene, ma non ti posso promettere nulla”

“E' già qualcosa...” sorrise Elrond convinto di potercela fare.

Il signore di Imladris fischiò e il suo cavallo lo raggiunse immediatamente.

“Fammi prendere le mie cose...” disse Thranduil che si voltò verso il suo seguito impartendo qualche ordine.

 

**

 

“Vieni qui, Miriel...” disse Legolas inginocchiandosi a pochi metri dalla bambina che, con passi incerti, lo raggiunse. Quando la piccola arrivò fra le sue braccia Legolas la strinse a se alzandosi in piedi alzando poi le braccia facendola volteggiare. Miriel rise muovendo le braccine nell'aria.

L'elfo faceva quasi fatica a capire che tutta quella felicità potesse capitare a lui, era abituato a non averne, abituato a piangere di nascosto e a diventare di ghiaccio di fronte al suo esercito. Abituato ad immaginarsi il suono delle risate, il tocco delle semplici carezze.

Aveva imparato a farne a meno, si era illuso che a lui non sarebbero mai servite, meno ancora mancate.

Non era vero.

Ci aveva pensato un piccolo bambino che chiamavano Estel molti anni prima a fargli cambiare idea e poi era arrivata Miriel che gli aveva rubato il cuore per sempre e nulla da un anno a quella parte gli avrebbe più fatto cambiare idea, non ora che aveva compreso di cosa aveva perso in tutta la sua vita, in quei quasi tremila anni in cui era semplicemente sopravvissuto, ma non aveva vissuto davvero.

Si era riportato la bambina fra le braccia, la boccuccia aperta in un sorriso talmente bello che Legolas non ne ricordava uno simile.

“Ti piace?” chiese alla piccola che sentendo la sua voce lanciò un piccolo urletto.

Legolas rise baciandole il naso facendola ridere di nuovo.

Ogni giorno era una scoperta nuova, la vedeva crescere sotto ai suoi occhi, la vedeva sorridergli, quei sorrisi che gli scaldavano il cuore, sorrisi sinceri e veri. Una bambina non avrebbe mai potuto mentire.

La lasciò scendere tenendola per la manina fino a raggiungere una bassa fontana che adornava il giardino reale e nel quale riconosceva la mano di Arwen.

“Non puoi entrare qui...” sorrise abbassandosi tenendo la piccola per la vita in modo per potesse sporgersi verso l'acqua. All'interno dei piccoli pesciolini colorati attirava la sua attenzione e Miriel cercava di afferrarli, ma senza successo perchè questi era molto veloci.

Allora Legolas prese dei piccoli sacchettini che, riempiti di briciole, lasciava Eldarion nascosti sotto il bordo della fontana per dar da mangiare ai pesci, ne lasciò un po' nell'acqua e la piccola rise quando i pesci formarono una piccola sfera attorno al cibo.

Ne lanciò ancora un po' facendo ridere ancora la piccola.

La piccola sbattè ancora i piedi sul bordo a significare di rifarlo di nuovo.

“Ancora una volta o mangeranno troppo...” sorrise l'elfo buttando altre briciole.

 

**

 

“Li stai guardando non è vero?” chiese Elrond, ma il sovrano di Bosco Atro non rispose.

Il signore di Imladris era abituato ai suoi lunghi silenzi, per questo attese alcuni minuti nascosto nell'ombra di una lunga e spessa tenda. Thranduil fissava da questa il figlio, nel giardino privato di Minas Tirith, giocare con la bambina che un anno prima era stata abbandonata nel suo reame.

“Prima o poi dovrai parlare comunque...” disse Elrond.

“Elrond...potresti stare zitto ogni tanto?” chiese non distogliendo lo sguardo.

Elrond sorrise appena e si voltò ammirando la stanza adibita a piccolo studio.

“Cosa dovrei fare ora?” chiese Thranduil.

“Sapevo che dopo che li avessi visti mi avresti posto questa domanda...” sussurrò Elrond posando una mano sulla spalla del re “Vai da lui...aspetta che sia lui a dirti di avvicinarti. Quest'anno è stato difficile per entrambi, ma Legolas ha ancora bisogno di suo padre, ne avrà sempre bisogno...” sorrise Elrond.

“Elrond la bambina io...”

“Cosa? Hai visto con i tuoi occhi. Non avrà lo stesso vostro sangue, ma non sarà del liquido rosso a fermare il loro legame è qualcosa di più profondo, più ancora della vita stessa...”

Thranduil sospirò.

“Ho bisogno di pensare...non posso. Mi dispiace Elrond...” disse il re allontanandosi.

“Thranduil!” ma il re era già uscito ed Elrond si limitò ad accasciarsi su una poltrona.

  
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