Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    24/11/2014    6 recensioni
L' ebook è scaricabile dal mio profilo autore. Revisione ultimata! Grazie a tutti coloro che continuano a leggerla! :)
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Cosa sarebbe accaduto se nel numero 28 Masumi Hayami fosse riuscito a confessare a Maya di essere l'ammiratore delle rose scarlatte? Leggete la mia versione di questo "what...if" ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ultima revisione: novembre 2015

 

12. Nuove possibilità



Maya vide il signor Kuronuma scendere a grandi falcate la scalinata centrale della sala Ugetsu e si alzò in piedi di scatto. Si ammazzerà… che sarà successo ora?

Kuronuma fece un gran balzo e atterrò sul palco fra lo stupore di tutti interrompendo le prove. Gli sguardi si puntarono interrogativi su di lui e sul suo volto raggiante.

- Vi annuncio che “Lande dimenticate” è stato ammesso al Concorso! - esultò dopo un silenzio teatrale. Tutti gli attori si unirono emozionati al coro gioioso e Maya e Yu si guardarono sorridenti.

- E’ stato grazie a tutti voi se abbiamo raggiunto questo traguardo! - e li abbracciò tutti con lo sguardo pieno di riconoscenza.

- Kitajima! - gridò poi il regista cercandola con la sguardo. Maya scattò sull’attenti d’istinto e Yu ridacchiò per come sembrasse sempre distratta, tranne quando saliva sul palco, lì allora diventava un’altra storia. Anzi, un’altra persona.

- Sì, signore! - si fece avanti la giovane un po’ titubante. Con quel regista non sapeva mai cosa aspettarsi.

- Parte del merito va anche al signor Hayami, non trovi? - le disse guardandola con occhi roventi e di fronte al suo sguardo perso sospirò e si passò una mano sulla faccia - Ti rendi conto che se non ti avesse incitato a quel piccolo teatrino alla prima di “Isadora” tutto questo non sarebbe potuto avvenire? -

Maya dilatò gli occhi comprendendo infine ciò che il regista stava cercando di dirle. E lui era al corrente solo di metà della faccenda… Se avesse saputo chi fosse in realtà e che era stato lui a ristrutturare la sala Ugetsu… Probabilmente gli costruirebbe un tempio…

- Dovresti ringraziarlo, Kitajima… - gli disse poi serio. Maya lo fissò inizialmente interdetta, poi si rese conto che aveva ragione. Ringraziarlo e scusarmi seriamente per ciò che gli ho detto sarebbe il minimo che dovrei fare…

- Sì, signore… - rispose dimessa abbassando la testa e Kuronuma la fissò in tralice. Quella ragazza a volte era davvero imperscrutabile.

- Fra poco si va in scena! - urlò riscuotendola e tutti gli attori si sparpagliarono andandosi a preparare.

Sakurakoji accompagnò Maya al camerino domandandosi perché si fosse così rabbuiata e a cosa stesse pensando.

- Maya, va tutto bene? - le chiese quando si fermò davanti allo spogliatoio. Lei si voltò con occhi stupiti come se solo in quel momento si fosse accorta della sua presenza.

- Yu… sì, va tutto bene - gli sorrise dolcemente e mise la mano sulla maniglia.

- Io vorrei… vorrei chiederti di… - iniziò lui, ma qualcuno gridò il suo nome in fondo al corridoio ed entrambi si voltarono vedendo Mai correre allegra verso di loro.

Maya sorrise e rifletté che Mai era venuta ogni giorno a vederlo recitare e a portargli il pranzo al mattino. Deve essere piacevole prendersi cura di qualcuno…

- Vado a prepararmi - gli disse aprendo la porta ed entrando, completamente dimentica che stesse per dirle qualcosa. Yu annuì a malincuore e si diresse verso Mai.



Lo spettacolo, come tutte le repliche precedenti, fu un successo. Maya si stava struccando in camerino quando la avvisarono che qualcuno la stava aspettando nel foyer. Ancora sotto l’influsso dello spettacolo appena terminato raggiunse la sala e si diresse verso un anziano signore seduto su uno dei divani.

- Sono io Maya Kitajima - si presentò guardandolo perplessa.

- Si sente bene, signorina? - le chiese gentilmente l’anziano signore.

- Sì, mi scusi, ho appena terminato lo spettacolo e io… sento ancora in me il personaggio di Jane… mi serve sempre un po’ di tempo - gli sorrise imbambolata, ma lui non sembrò particolarmente sorpreso.

- Non si ricorda di me, vero? - le domandò gentilmente puntando il bastone in mezzo alle gambe. Maya arrossì lievemente fissandolo poi finalmente realizzò dove lo avesse già visto.

- Il signore alla stazione! - esultò e lui sorrise gioviale annuendo.

- E’ stata lei a darmi il volantino per il suo spettacolo, ricorda? -

- Sono felice che sia venuto! - si rallegrò stringendogli forte la mano e lasciandolo di stucco - Le è piaciuto? - gli chiese con apprensione, congiungendo le mani al petto, gli occhi lucidi pieni di aspettativa.

- La sua Jane è stata insuperabile, nessun’altra, d’ora in poi, potrà ricoprire quel ruolo - le rispose con un sorriso dolce e comprensivo. Maya esultò e arrossì, poi abbassò lo sguardo confusa.

- Insomma… io… - balbettò fissando il pavimento.

- Non faccia la modesta, è la verità - insisté lui con un sorriso deciso.

Stava per rispondere, ma una ragazza dello staff venne a chiamarla: Kuronuma la attendeva per una riunione.

- Non voglio trattenerla oltre, ancora complimenti - disse l’anziano uomo alzandosi lentamente dal divano. Immediatamente un altro uomo gli fu vicino, comprendo dal nulla, e lo aiutò.

- Arrivederci! - lo salutò Maya - E grazie ancora! - aggiunse sbracciandosi mentre correva verso la sala riunioni dove il regista solitamente li incontrava. Eisuke Hayami la osservò correre via, piena di energie e sorrise in modo misterioso.

Maya varcò la soglia e trovò la sala piena di tutti gli attori di “Lande dimenticate”. Uno strano silenzio copriva ogni cosa e lei raggiunse Sakurakoji che aveva un’espressione perplessa. Il regista era in piedi, vicino ad un tavolo, le braccia incrociate al petto e gli occhi chiusi.

- Che succede? - mormorò Maya guardandosi intorno.

- Non lo so… - le rispose Yu guardandola.

Kuronuma sollevò lo sguardo e tutti sussultarono.

- Signori, questa prima settimana di rappresentazioni è quasi finita ed è stata perfetta! - esultò e tutti scoppiarono in grida di giubilo ma lui fermò subito i festeggiamenti.

- Ora passiamo alla nuova versione di “Lande dimenticate”! Stesse battute, nuove espressioni! Tutti in sala prove! -  

- Ma… signor Kuronuma… - mugolò l’attore che interpretava il Conte, stanco e sfinito come tutti gli altri, ma il regista non volle sentire ragioni.

- Smettete di lagnarvi! Al lavoro! - urlò, costringendoli a uscire di corsa dalla sala riunioni. Maya e Sakurakoji uscirono per ultimi mormorando mestamente fra loro, la stanchezza che ormai si faceva sentire.



Erano ormai le nove e mezza di sera quando Maya uscì dalla sala Ugetsu insieme a tutti gli altri attori, stanca ma felice. L’idea del signor Kuronuma di creare un nuovo “Lande dimenticate” non solo era geniale, ma incredibilmente spettacolare e avrebbe coinvolto il pubblico ancora di più. Era ancora incredula che tutti gli attori dilettanti raccolti dal regista stessero funzionando così bene e che riuscissero senza problemi a stare al passo di prove così dure e serrate.

Fuori il vento soffiava forte e freddo, così si chiuse nel soprabito. Si voltò e per un istante incrociò lo sguardo con Sakurakoji. Mai si teneva al suo braccio e gli sorrideva. Sono davvero contenta che Yu abbia al suo fianco una ragazza così’ carina e sempre presente. E’ un bravo ragazzo e se lo merita…

Si incamminò pensierosa e vagò a lungo, riflettendo sulle parole del regista di quella mattina. Ho sempre avuto difficoltà con le parole… non quelle di un copione, non sul palcoscenico, ma quelle che dovrei usare con le altre persone… mi rendo conto di non essere davvero buona a niente… e…

Un uomo che veniva dalla direzione opposta si scontrò con lei facendola riemergere dai suoi pensieri.

- Guarda dove vai! - le gridò contro senza neanche voltarsi. Maya riuscì a restare in piedi e si accorse di essere di fronte alla Daito Art Production. Trattenne il fiato e sollevò lo sguardo facendolo correre per tutta la lunghezza del palazzo fino in cima.

L’ultimo piano è ancora illuminato…

Guardò l’orologio, segnava le dieci, poi tornò con lo sguardo sulle grandi doppie porte dell’entrata. Deglutì e fece qualche passo.

Mi prenderà per pazza…

Entrò nell’atrio e sentì le guance avvampare sebbene non sspesse se per la differenza col freddo esterno o se per ciò che aveva deciso di fare.

Magari non ci sarà nemmeno…

La reception del piano terra, dove di solito c’erano sempre due signorine, era deserta, così, guardandosi furtivamente intorno, raggiunse l’ascensore che sapeva l’avrebbe portata fino in cima. Ma cosa sto facendo… e poi… cosa gli dico?

L’ascensore salì lentamente mentre il suo cuore cominciò a battere all’impazzata lasciandola stupefatta. Da quando le aveva rivelato che fosse l’ammiratore delle rose scarlatte, il signor Hayami si era comportato in maniera diversa, o almeno a lei era parso così. Non avevano più litigato, a parte qualche sua battuta pungente, ma ormai aveva capito che era fatto così. Sembrava che lui fosse più bendisposto verso di lei, come quando le aveva fatto ascoltare quella telefonata, o l’aveva fatta assistere a quell’incontro con il manager di Eiko Nakamura, o tutto quello di cui avevano parlato nel viaggio di ritorno dalla foresta di Nakatsugawa. Ma, in quella breve salita, si rese conto che ad essere cambiata era soprattutto lei. La fusione di quelle due figure ora le appariva sotto una luce completamente nuova e probabilmente quell’affetto che provava per l’ammiratore si era esteso anche al signor Hayami. Il ricordo di quell’abbraccio al buio e il suo sussurro, “va tutto bene”, riemersero prepotenti. Si sentì avvampare al solo pensiero e si portò le mani al volto. No, questo decisamente non è il freddo…

L’ascensore si aprì sul piano e lei percorse il corridoio, le gambe che iniziavano a tremare, verso quell’ufficio che sapeva essere il suo. La scrivania della signorina Mizuki era deserta e lei si fermò di fronte alle doppie porte, il respiro veloce e le labbra serrate per la tensione. Si fece coraggio e bussò. La sua voce dall’altra parte disse di entrare. Maya inspirò, espirò e girò la maniglia entrando.

Masumi stava controllando alcuni conti quando sentì bussare. Non era raro che qualche analista o collaboratore avesse necessità di parlargli e se vedevano la luce accesa sapevano che era disponibile. Ma quando sollevò lo sguardo si sarebbe aspettato chiunque tranne Maya che occupava il vano della porta. Sembrava imbarazzata e teneva lo sguardo basso.

- Ragazzina, non è un po’ tardi? - la salutò freddamente per celare l’emozione nella sua voce.

- Mi-mi scusi, signor Hayami, io… non volevo disturbarla… è solo che… - balbettò rapida chiudendo la porta e mantenendo sempre lo sguardo basso.

Masumi scoppiò a ridere e lei sollevò lo sguardo irritata.

- Suvvia ragazzina, vuole farmi credere di essere in soggezione davanti a me? - la provocò alzandosi e indicando una delle due sedie davanti alla sua scrivania - Si sieda, prego -

Maya serrò le labbra, fissò la sedia, poi ci si diresse, sedendosi e lui fece altrettanto sull’altra. Non indossava la giacca né la cravatta, aveva un aspetto poco professionale e un po’ trascurato. Masumi sostenne quell’esame celando un sorriso.

- Che c’è, qualcosa non va? - le disse guardandosi addosso e lei arrossì. Questa tua trasparenza Maya è una delle cose che mi fanno…

Ma lei interruppe i suoi pensieri.

- No… è che lei… ecco… sembra che non abbia bisogno di dormire come tutti gli altri - concluse imponendosi di smettere di balbettare come una scema. Devo tenere a mente il motivo per cui sono qui… devo calmarmi, se continua a battermi così il cuore non riuscirò neanche a sentire le mie parole! Signor Hayami, vedrà, le dimostrerò che non sono più la ragazzina che lei crede!

Masumi sollevò un sopracciglio perplesso, poi scoppiò a ridere.

- Non credevo che lei si preoccupasse per me, ragazzina! - le fece notare appoggiando i gomiti sui braccioli della poltrona.

- Infatti ha ragione! Non mi preoccupo affatto! Notavo solo quanto lei fosse… fosse in disordine! - gli rispose piccata, indurendo lo sguardo.

- Ed è venuta fin qui solo per guardare il mio vestito? - replicò con sguardo penetrante, la voce sottile e dal tono incuriosito.

Maya lo fissò spalancando gli occhi e arrossendo, poi si riprese subito.

- No, no signor Hayami. Sono venuta per ringraziarla. “Lande dimenticate” è stato inserito in concorso… quindi io… - abbassò gli occhi fissandosi le mani in grembo, incapace di proseguire. Mille immagini le invasero la mente, per ultima la rosa che le aveva donato al buio nel corridoio della sala Ugetsu alla fine della prima dello spettacolo.

- Quindi lei potrà concorrere per due premi… - concluse lui alzandosi e raggiungendo l’ampia vetrata.

- Sì, ma non è per quello che sono qui! - replicò lei immediatamente. Lo vide di spalle, le mani dietro la schiena e il primo impulso fu quello di raggiungerlo, scuotergli una manica e dirgli quanto gli fosse grata per averla mandata in quel parco dove aveva trovato Jane, per la sala Ugetsu, per quella recita alla prima di “Isadora”, per essersi presentato nonostante il tifone.

Si alzò di scatto e lo fece, il cuore che sembrava volerle uscire dal petto.

Lo afferrò per una manica della camicia e lui si girò stupito.

- Io… non potrò mai ringraziarla per tutto ciò che ha fatto, se lei non mi avesse mandato in quel parco, se non avesse ristrutturato la sala, se non mi avesse sfidato alla prima di “Isadora”, se… se non fosse venuto durante quel tifone io… io… - aveva gli occhi luminosi e lucidi, la sua piccola mano stringeva il tessuto e lui era rimasto pietrificato dalla sua reazione spontanea colma di gratitudine e di affetto.

Maya, sembra tu abbia accettato infine che io sia il tuo ammiratore…

- E’ grazie alla sua interpretazione se “Lande dimenticate” ha attirato l’attenzione dei giudici, io non ho fatto niente. Se lei non avesse recitato Jane alla perfezione, nessuno vi avrebbe notati… - le disse sorridendo, coprendole la mano con la sua. Il tocco gli fece accelerare il battito del cuore più di quanto già non lo fosse dal momento in cui lei era entrata.

Il volto di Maya si illuminò di un sorriso bellissimo e Masumi rimase a guardarla affascinato. E’ per me… sorride a me!

- Anche se non vuole ammetterlo, ho potuto interpretare Jane grazie a lei, al suo sostegno che non manca mai - sussurrò e lui la vide arrossire mentre lo lasciava andare, come se avesse osato troppo trattenendolo.

Maya lo aggirò per non dover sostenere il suo sguardo così penetrante che non riusciva a interpretare. Chissà cosa pensa di me… l’ho afferrato… sono cose che non si fanno, avrei dovuto ringraziarlo con più dignità ma io… quando è vicino a me non riesco a controllarmi… ripenso sempre a troppe cose… tutto ciò che io sono lo devo a lui!

Vide i fogli ordinati sulla scrivania e ne prese uno. Era una stampa verticale, con nomi di conti e piccole cifre in migliaia di yen. Sentì la sua presenza alle spalle, sollevò il volto e trovò i suoi occhi azzurri. Sono… sono bellissimi e luminosi…

Arrossì e lui distolse lo sguardo forse per non metterla a disagio e si abbassò prendendo un foglio. Non ricordo di esserle mai stato così vicino in una situazione comune...

- Sa cosa sono? - le chiese con ancora il ricordo di quel sorriso meraviglioso a scaldargli il cuore. Lei scosse la testa e abbassò lo sguardo.

- Bilanci semestrali - la informò - Queste voci sono conti economici - e indicò le voci a sinistra - Mentre queste cifre sono entrate e uscite - e indicò gli yen a destra. Lei aggrottò la fronte e posò un indice su una cifra che corrispondeva alla voce “Trasferimenti”. Quant’è alto… non ricordo di averlo avuto mai così vicino… usa sempre lo stesso profumo...

- Sono piccole cifre… - constatò lei scorrendo il foglio. Lo sentì reprimere una risata così si voltò a guardarlo. La sua espressione era genuinamente sorpresa e non aveva niente dei tratti duri e severi che erano normalmente sul suo volto.

- Sono cifre abbreviate - le disse gentilmente - Sono milioni di yen - E’ troppo vicina… quel profumo lieve di gelsomino… sempre lo stesso...

Maya spalancò gli occhi e li riportò sul foglio scorrendolo veloce, poi prese il secondo, il terzo, li guardò tutti fino ad arrivare in fondo.

- Quindi… questi… - indicò l’ultima cifra del conto economico trattenendo il fiato per la sorpresa.

- Miliardi di yen… - annuì lui sorridendo della sua meraviglia. Maya rimase in silenzio, pensando a cosa implicasse un conto semestrale del genere...

- Si sieda - Masumi spostò la sua sedia, incapace di reggere ancora la sua vicinanza. Lei lo guardò e dopo un attimo di esitazione, un po’ imbarazzata, si sedette. L’ufficio aveva una visione completamente diversa da lì. Le doppie porte di entrata erano visibili e c’era un’altra porta sulla destra e una sulla sinistra. Ridacchiò facendo girare la sedia un po’ e lui la guardò sorridendo.

- Queste - attirò la sua attenzione - Sono spese per i trasferimenti di certi dipendenti - iniziò e Maya si accostò rendendosi conto di quanto fosse ancora più alto in quel modo. Tenne gli occhi sui documenti, senza spostarli mai, ascoltò la sua voce, quasi ipnotica, che per tutta l’ora seguente la istruì su cosa fosse uno stato patrimoniale e un profitti e perdite. Erano spiegazioni semplici, che si avvalevano di quei conti reali, così riuscì a capire quasi subito che il conto in sé era facile, difficile era riuscire a gestire bene i guadagni in modo da farci rientrare tutte le spese. Sostanzialmente era come a casa con Rei, solo più in gigante. Quando glielo fece notare, lui scoppiò a ridere facendola arrossire, ma confermò.

- In fondo sì, è come un bilancio familiare, ma esteso - la vide arrossire per l’imbarazzo e si rese conto che solo qualche settimana prima lei non sarebbe mai stata seduta sulla sua sedia ascoltandolo in quel modo.

E’ davvero una cosa incredibile… che tu sia qui, ora, che non mi inveisca contro e che mi stia ascoltando mentre ti parlo della Daito… incredibile…

- Come riesce a far tornare ogni cosa? - gli chiese in modo del tutto innocente voltando i fogli e osservando le decine di conti e lui rise di nuovo.

E ora? Come ti rispondo, ragazzina?

Quando lui esitò lei sollevò la testa e assottigliò lo sguardo, insospettendosi immediatamente.

- Sicuramente con qualcosa di losco - borbottò Maya, tornando ai fogli.

Masumi non riuscì a trattenersi, allungò una mano e le scompigliò i capelli rendendosi conto immediatamente dopo della libertà che si era preso. Maya borbottò qualcosa di incomprensibile e si sistemò i capelli.

Non si è lamentata… ragazzina ma che ti prende?

- Lei pensa che io stia tutto il giorno a tramare, ma si sbaglia! - le rispose sollevando un indice e cercando di farsi passare l’imbarazzo per averla toccata in quel modo.

Maya, che stava preparando una rispostaccia, spostò i fogli stampati e la penna che era vicina rotolò lentamente. Lei allungò rapida una mano e lui fece lo stesso con il risultato che si ritrovò a chiudere la sua, più piccola, insieme alla penna.

Si fissarono per un istante in cui la tensione salì alle stelle ed entrambi smisero di respirare, gli occhi allacciati in uno sguardo meravigliato e i cuori che battevano all’unisono, veloci e frementi senza poter immaginare cosa stesse accadendo all’altro.

- Mi-Mi scusi! - balbettò Maya tirando via la mano dalla sua e arrossendo intensamente. Masumi sorrise mestamente e prese la penna che lei gli porse.

- Mi scusi lei - mormorò - Le ho fatto male? - aggiunse con voce particolarmente premurosa.

- No - Maya scosse la testa e tornò a respirare. Perché ho reagito così… santo cielo come mi batte il cuore, io a volte proprio non capisco che mi succeda… e la sua voce, così calda…

Masumi raggiunse il mobile dei liquori e si servì rapidamente uno scotch. Ogni volta che mi avvicino… accadono sempre cose strane… ogni volta che la tocco io…

- Le offrirei qualcosa, ma non credo che lei abbia l’età per… - ma Maya lo interruppe.

- Invece si sbaglia! Posso bere, ma, no, grazie! - rimarcò, voltando la testa da un lato. Antipatico!

Masumi stava per aggiungere altro quando il cellulare sulla scrivania vibrò.

Maya vide il suo volto farsi scuro notando il nominativo sul display. Spostò pensieroso lo sguardo su di lei e prese il telefono.

- Mi scusi - le disse e lei lo guardò tornare Masumi Hayami. Come riesce a indossare così tante maschere così rapidamente? Io… signor Hayami…

- Hayami - rispose e ascoltò la voce dall’altra parte. Maya lo vide irrigidirsi, non era un’esperta di telefonate di lavoro, ma dalla sua espressione qualcosa non era andata come lui avrebbe voluto. Masumi si voltò verso di lei e la fissò per un attimo.

La signora Tsukikage ha trovato uno sponsor! Se lascio correre… produrrà la Dea Scarlatta con qualcun altro e legherà il contratto della vincitrice ad un’altra compagnia! Non posso… io non posso permetterlo! E mio padre sospetterebbe immediatamente se non agissi subito...

A malincuore, con Maya che lo guardava attenta, dette l’ordine.

- Sapete cosa dovete fare, fatelo ritirare! - disse con voce grave distogliendo lo sguardo da lei. Chiuse il telefono e guardò l’ora sul display. E’ tardi… il tempo passa sempre troppo veloce quando sono con lei…

- La accompagno a casa - disse freddamente prendendo la giacca. Maya scattò in piedi, qualunque fosse l’argomento della telefonata, lo aveva irritato. Le mise il soprabito, notando che era rimasta stranamente silenziosa e lo indossò a sua volta.

Aprì la porta dell’ufficio e lei all’improvviso tornò indietro. Masumi la seguì perplesso con lo sguardo e la vide prendere qualcosa sulla scrivania. Corse indietro e uscì precedendolo. Lui sorrise appena corrucciando la fronte, chiuse la porta e raggiunsero l’ascensore.

Maya rimase in un silenzio imbarazzato e ogni tanto lanciava qualche occhiata verso il suo volto assorto e concentrato. Chissà cosa ha saputo in quella telefonata… è cambiato completamente…

Nei sotterranei presero la sua auto e Maya si trovò a pensare quante volte negli ultimi tempi l’aveva accompagnata a casa. Da quando le aveva raccontato dell’ammiratore era come se si fosse liberato di un peso. Sicuramente verso di lei era più sereno, o forse anche lei lo trattava in modo diverso e quindi lui non aveva più necessità di contrastarla ogni volta.

Durante il viaggio il signor Hayami restò concentrato alla guida e non aprì bocca. Assorta nelle sue riflessioni, Maya tirò fuori dalla tasca ciò che aveva preso d’istinto sulla scrivania e che poi, presa dall’imbarazzo della sua vicinanza, si era dimenticata di dargli. Rigirò fra le dita il tessuto morbido della cravatta blu, arrotolandola su sé stessa. Dove era stato fatto il nodo, la fibra di seta era un po’ spiegazzata, così la svolse di nuovo e la lisciò.

Quando Masumi si accorse di cosa stesse facendo ebbe un tuffo al cuore. Maya come fai a rendere ogni movimento un’emozione per me? Ogni giorno che passa io… fatico a tenere nascosto questo mio sentimento…

Maya era assorta e non si accorse della sua espressione prima stupita e poi dolce che gli illuminò il volto. Riavvolse di nuovo la cravatta e il clacson di un’altra auto la riscosse, risvegliandola dalle sue riflessioni. Ma che sto facendo… arrossì spostando lo sguardo in tralice, ma il signor Hayami stava guidando e lei, cautamente, inserì la cravatta arrotolata nel porta bottiglie rotondo fra i due sedili. Ritirò rapida la mano e spostò la sua attenzione fuori dal finestrino. Erano quasi arrivati e lei si trovò, suo malgrado, a rattristarsi. E’ la prima volta che mi capita di desiderare di voler restare ancora con lui, vorrei che mi parlasse ancora della Daito, è innegabile l’intenso sentimento che lo lega alla sua azienda… quando ne parla i suoi occhi si addolciscono sempre...

Quando fermò la macchina, sospirò verso il vetro e un alone lo appannò.

- Grazie, signor Hayami - gli disse voltandosi a guardarlo con un sorriso dolce. Ecco, ora mi sembra di aver scordato ogni cosa di lui, di quello che è successo, come se quella confessione avesse dato il via a un inizio nuovo… Chissà cosa sarebbe accaduto se lui avesse mantenuto il segreto? Lo odierei ancora? Sicuramente adesso non sarei seduta nella sua macchina e lui non mi avrebbe fatto una lezione di economia aziendale…

- Prego, ragazzina - le rispose in tono conciliante, senza aggiungere battute pungenti. Forse c’è davvero un punto di incontro che possiamo trovare… anche se, guardandoti ora, ci sarebbe solo una cosa che vorrei fare…

Scese dall’auto e Masumi rimase immobile, sapeva che se fosse sceso avrebbe commesso un errore irreparabile. Maya chiuse lo sportello e corse verso le scale e la porta di casa mentre lui prese la cravatta arrotolata ordinatamente. Sorrise ripensando ai suoi gesti, poi l’avvicinò al volto. C’era quel profumo delicato di gelsomino che aleggiava sempre intorno a lei, forse sapone, che gli spinse rapido il sangue nelle vene.

Come ho potuto pensare che mi sarebbe bastato continuare a farle da tutore senza desiderare che lei mi ricambiasse?



Alla fine della prima settimana di spettacolo, il personaggio del Conte annunciò che “Lande dimenticate” sarebbe stato recitato in nuova versione e gli intervistati fuori dalla sala Ugetsu furono tutti entusiasti e dissero ai cronisti che sarebbero tornati.

E così le versioni di Kuronuma si susseguirono nelle settimane: prima un dramma, poi una storia d’amore fra Jane e Stewart, poi una commedia. Sembrava che chi non avesse guardato quello spettacolo venisse tenuto di poco conto e giornali, telegiornali e radio ne parlarono continuamente.

La signora Tsukikage, seduta su uno dei divani della grande dimora del Presidente dell’Associazione Nazionale, sorrise leggendo un titolo a grandi lettere. Maya, la tua Jane… era viva su quel palco…

- Mi dica cosa l’assilla, signora Tsukikage. Perché è venuta a trovarmi? - la interrogò educatamente l’anziano Presidente. “Lande dimenticate” ormai da quasi due mesi dominava le pagine delle cronache teatrali riscuotendo successi incredibili.

- Non ho più le forze per contrastare i miei nemici e temo di dover cedere alla fine… - mormorò la signora con voce spezzata. Da quando il suo sponsor, che finalmente aveva trovato, si era ritirato senza apparentemente una motivazione valida, non aveva smesso un attimo di pensare ad Eisuke Hayami e a suo figlio. Ci sono sicuramente loro dietro tutto…

Il Presidente la fissò qualche istante in silenzio, poi annuì gravemente.

- Perché, allora, non mi permette di aiutarla, signora Tsukikage? - esordì con voce pacata, fissandola intensamente. La signora alzò un sopracciglio meravigliata.

- Accetti l’Associazione Nazionale dello Spettacolo come partner, affidi a noi l’allestimento della Dea Scarlatta - le esplicò più chiaramente e con gioia vide il suo sguardo farsi più sereno.

Sarà questa la strada, Ichiren? Eppure mi rendo conto di non avere più le forze per difendere il tuo capolavoro, mio amato…

Mentre annuiva al Presidente, quel pensiero così definitivo la colmò di dolore e una fitta al petto la fece piegare finché cadde sul pavimento senza sensi.


   
 
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