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Autore: Misaki Ayuzawa    24/11/2014    7 recensioni
Chi è Tessa Gray? Ve lo dico subito. Tessa Gray è una povera sedicenne in crisi. Perchè, non solo frequenta il terzo anno di liceo, e si sa, il liceo è un problema per tutti, ma anche perchè non riesce a trovare il libro giusto... si avete capito, è una lettrice appassionata che non riesce a trovare un libro appassionante e questo è un problema per qualunque lettore che si rispetti! Questa, signori è la storia di Tessa Gray e della sua caccia alla "trama perfetta" ma non solo la sua perchè compariranno, con la stessa importanza, gli altri personaggi che fanno di Shadowhunters il ciclo di romanzi che è!
Dal 7° cap.: Il blu si fuse col grigio per diventare tempesta.
Dal 9° cap.: "E che cosa cerchi?"
"Romanzi. Ce ne sono pochissimi. O poesie ... Ci sono soltanto enciclopedie e storici!"
Will si sentì ferito nell'orgoglio. Quella era la sua biblioteca e nessuno la poteva offendere!
Dal 13° cap.: "Ah non preoccuparti! In caso scacciamo via Will!"
"Chissà perchè non credo prenderebbe la cosa con diplomazia ..."
"Mmmm ... forse no" Rise.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Theresa Gray, William Herondale
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 44: Vita di coppia

Esistono molteplici tipi di risvegli: ci sono quelli frettolosi, che appena ti alzi in piedi la testa prende a girare e l’equilibrio ti tradisce; quelli dei giorni di vacanza, quando hai tutto il tempo del mondo, prima di andare a fare colazione per colmare il languore delle undici; ci sono quelli solitari, dopo una notte durante la quale hai dormito sì e no tre ore, per i pensieri che ti affollano la testa e non tacciono mai; e infine, ci sono i più belli di tutti. Apri gli occhi e non ti rendi esattamente conto di quello che è successo la sera prima, ma per qualche ragione ti senti bene, e sai che questo benessere ti accompagnerà per tutta la giornata, e forse più; poi, ti volti e ti rendi conto che la ragione di questa calma è sdraiata di fianco a te, avvolto nelle lenzuola candide che avvolgono anche te, e ti sta guardando con gli occhi più blu del mondo ancora assonnati, e sai per certo di poter leggere sul suo volto la stessa espressione stampata sul tuo. Questo fu il risveglio di Tessa la mattina dopo. Non era stata una notte particolarmente lunga. Lei e Will erano crollati, stanchi ma appagati, intorno alle undici, ma nessuno dei due si era addormentato prima delle due, intervallando sessioni di baci a lunghi monologhi e ad ancor più lunghi silenzi, privi di imbarazzo ma ricolmi di comprensione reciproca.

“Buongiorno.” La voce di Will, roca. Tessa gli si accucciò al petto e Will la abbracciò, i palmi caldi sulla pelle liscia e morbida, desiderando che quel momento non finisse mai.
“Sai cantare, Will?” Il ragazzo si accigliò di fronte al sorriso di Tessa, e alla domanda fuori luogo.
“Certo che sì.”
“Canteresti per me?” Un angola della bocca di Will si sollevò in un tenero sorriso.

I had a dream the other night,/About how we only get one life,/It woke me up right after two,/I stayed awake and stared at you,/So I wouldn’t lose my mind.” La tonalità era bassa ma potente, nonostante il suo fosse poco più un sussurro.
Tessa lo baciò di nuovo, mentre Will allontanava i capelli di lei dal proprio viso.
“Fer-Ferma …” Will rise tra i baci. “Fermati, dobbiamo andare a lezione.”

Tessa sbuffò. “Hai davvero voglia di un’ora di scrittura creativa?”
Gli occhi di Will si illuminarono e Tessa nemmeno  cercò di capire a che cosa stesse pensando.
“Quelle lezioni, in realtà, potrebbero davvero risultarmi utili.”
Tessa si chinò per raccogliere dal pavimento i vestiti della sera prima per indossarli sotto le lenzuola. Will parve molto sorpreso. “Come mai tutta questa praticità, Gray?” Tessa gli rifilò un sorriso furbo. “Cosa ti ha fatto credere che fossi inesperta?”
“La macchia che dovrò eliminare dal mio coprimaterasso il più presto possibile.”
“Si possono fare molte cose con un ragazzo, William.” Sospirò teatralmente. Will, dal canto suo, sembrava alquanto irritato.
“Tu vorresti farmi credere che-“ Per poco non si morse la lingua tanto fu la veemenza con cui parlò.
“Andiamo Will, sono certa che tu abbia avuti numerosissime esperienze, prima di me.”
Will si fece paonazzo mentre negli occhi divampavano le fiamme dell’Inferno. Tessa parve capire e gli si avvicinò. “Be’, non è così importante, in fondo. E poi è successo quasi un anno fa, a New York. Non ha alcuna importanza!”
“Sì, certo. Che importanza può avere?” Will le rivolse un’occhiata torva. “ Anche tra dieci anni dirai la stessa cosa: Herondale … oh sì, non ha importanza.”
Tessa pose le mani di fronte a sé, ormai era quasi alla porta. “Questa è una bellissima giornata e tu non me la rovinerai. Datti una calmata e prendi degli antidolorifici se hai il ciclo, signorina.” Tessa Gray non intendeva essere scortese, soprattutto alla luce dei fatti recenti e … recentissimi, ma, come già menzionato in precedenza, non era una donna tendenzialmente calma e posata.
Will saltò giù dal letto con i soli boxer addosso, raccogliendo una serie di libri da terra, chissà per quale ragione, e urlò di rimando:”Ora andrò da Clary per chiederle degli assorbenti e le racconterò che ho perso la mia virtù donandola ad un cafone!”
Tessa sbattè la porta alle sue spalle e, a grandi passi, si incamminò verso la propria camera.

“Maia! Maia, apri, sono Tessa!” Maia apparve sulla soglia, pronta per uscire, dieci secondi dopo.
“Tessa!” Dal suo tono era evidente che fosse preoccupata. Credeva si trattasse di Jem, ovviamente, ma Tessa era passata oltre già da qualche giorno. Jem stava bene, ovunque fosse e cosa facesse, e probabilmente, se per passare il tempo stava a guardare le vicissitudini di coloro che aveva lasciato … be’, si sarebbe divertito molto di lì a poco.
“Mi servono i tuoi vestiti.”
“Quanto ho aspettato che me lo chiedessi!” Maia per poco non si commosse mentre rovistava nel proprio armadio in cerca di pantaloncini e maglietta.

E la prima campanella della giornata suonò. Tessa si era tenuta a distanza dalla mensa, iniziando a ricredersi sul proprio piano geniale, ma ormai era troppo tardi per tornare in camera a cambiarsi.
L’ora di scrittura creativa fu assolutamente improduttiva. Non solo Tessa arrivò prima di Will, ma quest’ultimo si sedette persino il più lontano possibile da lei, non notando nemmeno con la coda dell’occhio il suo abbigliamento.
L’intervallo tra biologia e francese, invece, si rivelò molto più proficua. Will era appena fuori l’aula di biologia, mentre Tessa, uscendo di gran carriera dalla stessa stanza, si imbattè “casualmente” in Thomas, i cui occhi per poco non uscirono dalle orbite. Il top rosso aveva una scollatura davvero ampio e il reggiseno nero faceva capolino tutt’altro che timidamente, per non parlare degli shorts di jeans inguinali. Tessa non stava congelando solo grazie alle calzamaglia nere.
L’intera conversazione, costituita più che altro da Tessa che formulava a caso frasette da oca giuliva (imparate da Jessamine quando questa tentava di flirtare con Nate) e da qualche “oh” e “sì, certo” di Thomas, non interessato alle parole quanto alle spalline del top.
“Attento Will, l’accalappia cani è in giro. Nascondi la rabbia” fu la frase d’uscita di Tessa quando gli passò accanto, le labbra dipinte di scarlatto.

“Per caso sei uscita di senno?” Indagò Simon, trovandosi allo stesso tavolo di Tessa per il pranzo.
“Perché mi fai questa domanda?” Tessa da cinque ore a questa parta si sentiva la protagonista di Easy Girl, quel film con Emma Stone. Avrebbe potuto ricamare una A rossa sulla maglietta e poi sarebbe stata assolutamente identica.  
“Simon vuole arrivare al punto che sei strana vestita così, visto che solitamente non hai gusto.”
“Grazie, Izzy …”
“Non immaginavo che Maia avesse cose del genere!” Continuò Isabelle, per poi rivolgersi direttamente a Maia e chiederle di prestarle qualche capo.
Tessa perse interesse nella conversazione e inzuppò una patatina nella salsa, fino a quando la sua preda non entrò in mensa. Il suo attacco era pronto per essere sferrato, nulla le avrebbe impedito di dargli una lezione ma … contrattacco! Il nemico le sparava addosso. La scelta migliore sarebbe stata quella di ritirarsi e raccogliere le forze per organizzare una nuova mossa, ma tante piccole Tessa, nel cervello di quella vera, decisero di essere forti e dimostrarsi coraggiose, per il bene di altre piccole Tessa che avevano un esasperato desiderio della preda. Quelle piccole Tessa avrebbero soltanto voluto carezzarlo come un cucciolo e non pensare più allo strano caso di mestruazione maschile e schizofrenia che erano state documentate quella mattina.
“Theresa!” Esordì la preda. “Ti presento Elizabeth Candle. Elizabeth, questa è Theresa Gray.”
La stangona dagli occhi famelici, pronta a rubare la preda a Tessa, esibì un gran sorriso splendente e Tessa strizzò il braccio di Clary, che le sedeva accanto, per evitare di saltarle addosso e sbranarla. “Ci conosciamo già, Willie.” Tessa registrò due dati: voce stridula e … Willie?! Persino Will parve inorridito e per un momento il suo volto fu attraversato da una smorfia che comunicava tutto: avrebbe preferito essere sacrificato da uno stormo di anatre, piuttosto che essere chiamato “Willie”.
“Siamo insieme in classe nel corso di francese.” Continuò Voce-Stridula.
“Ma sì, Willie, non ti ho mai parlato di Elizabeth?”
“Deve esserti sfuggito, come tante altre cose, del resto.” Osservò Will con un sorriso sornione.
Clary intanto continuava a sussurrare a Tessa di allentare la stretta, altrimenti la mano le sarebbe andata in cancrena.

Insomma, anche il pomeriggio passò in questa maniera, quindi l’autore propone di focalizzare l’attenzione su altri personaggi e di tornare a concentrarci sui due protagonisti di codeste vicende in seguito.
Sophie si era rifiutata di recarsi nella camera di Gideon Lightwood. Il poveruomo viveva da una settima in una stanza che era ridotta all’ombra polverosa di se stessa, ma non era questo il motivo per cui Gideon, in quei giorni, vagava per i corridoi come un’anima in pena. Raramente si era interessato alle donne. Certamente in Spagna non era rimasto mai solo per troppo tempo, ma mai nessuna ragazza, né la più facile e volubile né la più ardua da conquistare, lo aveva preso così tanto. La conquista del gentil sesso era uno sport, da molti era considerata addirittura un’arte, ad ogni modo, non si era mai stancato di prender parte a questo tipo di competizione e ora che il gioco si faceva più difficile, il proprio affetto cresceva contro la sua stessa volontà.
La preside Charlotte, tra le altre cose, qualche giorno prima lo aveva fatto chiamare nel suo ufficio (Sophie doveva averle raccontato qualcosa) e gli aveva illustrato la situazione della cameriera. In un primo momento, come reazione al tipo di violenza che la ragazza aveva subito, aveva, da uomo intelligente quale era, compreso il comportamento sfuggente e scostante di Sophie, in un secondo momento, invece, aveva avuto voglia di andare in cerca del mostro che non era stato punito, nonostante fosse denunciato. Una dimostrazione di quanto il ceto, persino in tempi moderni, sia importante e influente nelle decisioni di ogni giorno.
Per questa ragione, per le informazioni che erano state lui confidate, aveva deciso di cambiare tattica. Niente più sotterfugi per poter vedere quella donna, solo un po’ di coraggio e parole sincere e convincenti. Facile a dirsi … Gideon non era mai stato il massimo con i discorsi, e numerose vicende potevano confermarlo.
L’appuntamento era stato fissato per le undici del mattino di fronte a St. Paul. Gideon era lì dalle dieci, e non riusciva a reggere l’attesa. Si domandava se Sophie avrebbe accettato l’invito. Se non lo avesse fatto, Gideon si ripromise, avrebbe lasciato perdere.
Erano le undici e mezza, Gideon se ne stava seduto sui gradini di St. Paul, ripetendosi mentalmente:”altri cinque minuti, poi me ne vado.” Questo continuava a pensarlo da un quarto d’ora.
Ma poi … a passo veloce ma per nulla affannato eccola lì, un’espressione seria dipinta sul volto. I capelli erano sciolti ma non coprivano la cicatrice lucida, brillante sotto i raggi del sole che a tratti splendeva e a tratti veniva coperto dalle nuvole.
In contrasto con gli occhi di Sophie, che sprigionavano ancora una mitigata rabbia, Gideon si abbandonò ad un raro sorriso.

E calò la sera. La mensa e la sala studio divennero deserte e buie. Tutti gli studenti si erano ritirati per partecipare alla festa organizzata da qualcuno dell’ultimo anno oppure ognuno nella proprie, a scribacchiare gli ultimi compiti e a memorizzare le ultime date storiche e formule di fisica. Tessa, ancora vestita in modo di cui non andava del tutto fiera, optò per la biblioteca. Aveva bisogno di leggere e di lasciarsi alle spalle la guerriglia con Will. Con un po’ di fortuna, quest’ultimo sarebbe andato alla festa in compagnia di Elizabeth, che non gli si era staccata di dosso nemmeno per andare in bagno, chissà che vescica.
Ad ogni modo, Tessa si recò in biblioteca, puntando alla sua poltrona preferita e al plaid che ormai teneva sempre lì. Aprì “Racconto di due città” al punto in cui era arrivata e si immerse nelle parole che ormai conosceva a menadito. Il bancone era vuoto, non sarebbe stata disturbata.

“Gray, svegliati. Devo chiudere.” Tessa si riscosse con fatica. Era infagottata nel plaid e a malapena vedeva, gli occhi vinti dal sonno. Si trovava come in uno stato di ubriachezza, ma non aveva bevuto per niente.
“Will, scusami per oggi. Mi sono comportata come una bambina.”
Ci fu una risata sommessa. “Neanche io sono molo fiero di me. Non avevo ragione di prendermela in quella maniera.”
“Esatto, non ne avevi ragione.”
“Vorrà dire che dovrò farmi un’esperienza.” Ghignò Will.
“Comincia con Elizabeth, io sono esausta. A proposito … dove l’hai lasciata?”
“Ehm, non ne vado esattamente fiero ma l’ho mollata a Gabriel.”
“Povero Gabriel!”
“Povero Gabriel? Povera Elizabeth. Quello è un Lightworm, non dimenticarlo. E guardava in modo strano mia sorella.”

Angolino dell'autrice: Eccomi! Un altro mese di ritardo, ma ce l'abbiamo fatta! L'ho scritto tutto insieme e mi dispiace se lo troverete ridicolo ma avevo DAVVERO bisogno di smorzare la tensione almeno per un capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate .... E niente, vi ringrazio, come sempre, perchè non mi state abbandonando. Al contrario, aumentate sempre più e io non potrei esserne più contente. Spero che con questo capitolo vi siete divertiti almeno la metà di quanto mi sono divertita io a scriverlo. Mi mancavano questi toni scanzonati e mi auguro che non l'abbiate trovato irrispettoso, in relazione a tutte le cose che sono accadute nei capitoli precedenti. Be', non ho nulla da aggiungere! Alla prossima!

  
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