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Autore: Selene_Miyuki    24/11/2014    3 recensioni
quel giorno stavo peggio del solito. Mio padre mi odiava, mia madre mi ignorava. La casa così grande non aveva senso se era così vuota. La mia unica consolazione erano le foto, nascoste alla vista dei miei genitori, dei miei amati EXO. A volte mi chiudeva nella camera del pianoforte, per suonare e risuonare le canzoni che tanto amavo. Eppure, la mia vita era destinata a cmbiare grazie a un poster che decisi di proteggere dal diventare pezzetti di carta e grazie a una porta, nel mezzo del laboratorio di mio padre...
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Kai, Kai, Sehun, Sehun, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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sentii dei pugni insistenti che battevano contro la porta della mia camera. All'inizio decisi di ignorarli, accoccolandomi di più sul petto di Kai, ma quelli non davano accenni a voler smettere.

-ma che diavolo...- pensai tappandomi le orecchie.

Anche Kai si era svegliato, e aveva assunto un'espressione infastidita.

-Jongin guarda che lo so che sei lì dentro! Esci subito maledetto bastardo!- ebbi un deja vu. La voce di Suho ci arrivò ovattata da dietro la porta.

-cazzo. Ci hanno beccati.- sussurrò Kai alzandosi.

Io prima sbiancai, poi arrossi come un peperone. Mi guardai, pensando che i fondo non avevamo fatto nulla di male quella sera, avevo ancora su il pigiamo. Avevamo solamente dormito l'uno accanto all'altra.

-hyung sei insopportabile.- Kai aprì la porta tranquillamente, guardando la umma degli EXO che stava trattenendo a stento un attacco di isteria.

-IO SAREI INDOPPORTABILE?!?!-gridò questi diventando paonazzo -tu figlio ingrato! Come osi fare cosa del genere alla mia piccola e innocente Selene, e soprattutto in casa d'altri!-

intanto tutti i ragazzi erano usciti dalle loro stanze e si erano radunati attorno alla mia porta. Non potevo essere più in imbarazzo di così.

-infatti non abbiamo fatto niente stanotte.- rispose Kai seccato.

-e hai il coraggio di mentire così spudoratamente?- la voce di Suho aveva raggiunto gli ultrasuoni.

-ehm, oppa...- la mia testa fece capolino da dietro la schiena di Kai. -guarda che non sta mentendo.

Suho mi si precipitò contro e mi abbraccio come una madre abbraccia un bambino che si è fatto male.

-ti credo piccola, ti credo.-

che situazione.... sarei voluta sprofondare, e non solo per l'abbraccio di Suho e per lo sguardo assassino di Kai, ma per il fatto che tutti i ragazzi stavano vedendo il mio terribile aspetto di prima mattina e la mia meravigliosa camicia da notte con le stelline e gli orsetti.

-se adesso lasciassi andare la mia ragazza ne sarei molto grato, grazie.- fece tirandomi via dalle braccia di Suho e chiudendomi in camera.

-dai vestiti che ti aspettiamo di sotto.- furono le ultime parole, prima che il caos più totale impedisse alle mie orecchie di capire una frase dal corridoio.

 

 

-un mese è passato così in fretta!- gridò Mariateresa apparendo alla porta dello studio dove i ragazzi avevano appena finito di fare le foto.

Sospirai. In u mese ne erano successe di tutti i colori. Dopo che mio padre era venuto la prima settimana, no si era più ripresentato, ma erano arrivati molti altri interessati.

Un vecchio bacucco aveva persino cercato di molestarmi, col risultato che trenta paia di occhi lo avevano fulminato in un solo istante. Per poco non gli venne un attacco di cuore.

-domani si ritorna a Seul.- annunciò quasi con tristezza Kris.

Divenni improvvisamente seria. C'era ancora una cosa che dovevo assolutamente fare.

-Mariateresa, posso chiederti un favore.- feci rivolta alla donna.

-ma certo cara. Tutto quello che vuoi.- dovette notare la mia espressione seria e il tono grave, perché il suo volto divenne serio come il mio.

Le sussurrai il mio piano, e lei strabuzzò gli occhi, sbiancando.

-sei sicura?- mi chiese preoccupata.

-si.- risposi laconica, accennando un sorriso.

Lei annuì poco convinta.

-ne parlerò con mio marito, ma consideralo già fatto. E cerca di tonare.

Abbracciai Mariateresa molto forte. Forse quella sarebbe stata l'ultima volta.

Andai in camera mia e preparai la valigia, riordinando velocemente tutti i vestiti. Trovai una pila di postit su una mensola. Facevano esattamente al caso mio. Ne attaccai uno alla valigia e ci scrissi sopra “portatela con voi”. Sorrisi stanca. Presi u foglio di carta e cominciai a scrivere una lunga, lunghissima lettera. Chissà cosa avrebbero detto quando l'avrebbero letta.

 

 

Kai pov

sbiancai di colpo. Eravamo sull'aereo, pronti a partire, ma Selene non c'era.

Giaferri-shi aveva detto che sarebbe arrivata di li a momenti, ma lei non arrivava.

Era i ritardo, troppo in ritardo per i suoi standard.

Eppure la sua valigia l'avevo portata io stesso all'aeroporto.

Come mai non c'era? Un dubbio atroce mi trapassò la mente. Stavo per slacciarmi la cintura e scendere quando la signora Giaferri mi fermò.

-mi lasci passare!- gridai interrompendo il silenzio tranquillo che regnava sull'aereo.

Lei fecce no con la testa. Aveva capito ciò che volevo dirle, e ancora non mi lasciava passare?

-Selene rimarrà qui! Selene è andata da suo padre!- cercai di farmi capire, di spiegare, ma lei era irremovibile.

Intano gli altri ragazzi mi stavano raggiungendo preoccupati.

-Jongin che succede?- mi chiese Sehun

-lei non c'è, e non arriverà.- sputai quelle parole in faccia alla signora Giaferri, con disprezzo. Lei lo sapeva, eppure glielo aveva lasciato fare.

Un moto di rabbia mi pervase il cuore, mentre una solitudine accecante cominciò a nascermi nello stomaco, divorandomi.

La signora Giaferri tirò fuori da una tasca un foglio di carta e me lo porse, con egli occhi una scintilla di pietà mista a una scusa muta.

La presi, e vidi la scrittura impacciata di Selene.

Mentre leggevo, cercai di trattenere le lacrime

 

caro Kai, Jongin, amore della mia vita, e cari Sehun, Baekhyun, Chanyeol, Luhan, Tao, Yixing, Yifan, Jongdae, Kyungsoo, Minseok, Jongmyun.

Vi scrio questa lettera perché non penso di essere abbastanza coraggiosa da dirvi queste parole in faccia, ma se anche lo fossi, poi non riuscirei più ad andarmene.

Oggi credo di aver fatto la terza scelta più importante della mia vita.

La prima è stata quando scelsi di proteggere un pezzo di carta.

Vi sembrerà stupido, anzi, forse lo è, ma per me no.

Quel pezzo di carta mi ha portato da voi, costringendomi a rifugiarmi nel laboratorio di mio padre e ad entrare nella porta che mi ha trasportato magicamente davanti alla vostra soglia.

Quel pezzo di carta, quel poster, è adora sotto il mio cuscino, al dormitorio. Non buttatelo.

La seconda scelta è stata quando decisi di tornare da voi, di lasciarmi alle spalle i fardelli invisibili che mio padre mi aveva affibbiato, di tagliare i fili che mi collegavano a lui e che mi strozzavano, mi chiudevano le ali. Forse quella è stata la decisione che mi ha fatto crescere maggiormente.

E ora sto per fare la terza, anzi...forse quando leggerete questa lettera l'avrò già fatta.

Sto tornando da mio padre. Non ho intenzione di passare il resto della mia vita col rimpianto di non essere riuscita a capire perché mi odiasse così tanto.

Non posso permettermi di lasciare questo vuoto.

Non vi preoccupate, starò bene. E poi sono forte.

Ho già in mente un piano. Quello che gli dirò sarà semplicemente...

 

….facciamo una scommessa papà.- la mia voce risuonò nella sala da pranzo.

Io e mio padre ci stavamo guardando negli occhi, come per vedere chi cedesse per primo.

Lui alzò un sopracciglio.

-quale?-chiese con una nota di interesse nella voce

-prima poniamo le condizioni.-

lui sembrò divertito.

-se io vinco, allora potrò fare ciò che vorrò della mia vita senza però avere come conseguenza il due disprezzo.-lui sgranò appena gli occhi stupito- se invece vinci tu, allora tornerò in questa casa e prenderò le redini della famiglia.-

il volto di mio padre si contorse in un'espressione pensierosa.

-e quale sarebbe la prova da superare?- chiese interessato.

Accennai a un sorriso

-la tua ultima invenzione, la porta... so che non riesci a farla funzionare.- lasciai la frase in sospeso, ma le mie parole bastarono per far comparire sul suo volto il puro stupore.

-come...

-oh andiamo papà. Pensi davvero che io sia così stupida? La figlia di uno degli scienziati più importati del modo deve pur sapere qualcosa di fisica e chimica.- feci con sufficienza -trasporto molecolare, non è così? Non sono molto esperta, ma ho capito abbastanza bene come fa a teletrasportare.- mi alzai dalla sedia e mi sporsi verso di lui.

-impulsi celebrali, non è così?

Lui sorrise divertito.

-vedo che non sei poi così stupida come pensavo. Si, è vero. Impulsi celebrali ad alta frequenza attivano i sensori del computer che materializzano l'oggetto i un'altra locazione qualsiasi nello spazio.

-ma non riesci a inviare onde abbastanza potenti per attivare la macchina.- conclusi io andandogli incontro. Lui si alzò a sua volta.

-no capisco come tu ci sia riuscita, ma credo di sapere dove vuoi andare a parare.

Sorrisi a mia volta. In fondo ero sua figlia. Qualcosa da lui l'avrò pur presa.

-io ti spiego come funzionano le onde ad alta frequenza, e ti faccio funzionare la macchina. E se ci riesco vado dritta in Corea.

-e se non ci riesci? Se fosse stato solo il caso?- chiese lui divertito

-è un rischio che devo correre.

Lui ride.

-ci sto- mi strinse la mao con forza, mentre nei suoi occhi si leggeva di già la luce della sicurezza, la sicurezza per la vittoria.

 

 

-ed eccoci qui.-

il laboratorio di mio padre on era cambiato di una virgola. Carte di tutti i tipi erano sparse per il pavimento, mentre un grosso banco da lavoro era cosparso da fialette, computer, libri e quant'altro. E al centro della stanza, la porta. Quella porta collegata a fili colorati, quella porta che non portava da nessuna parte eppure poteva condurre ovunque.

-ora spiegami.- fece lui sorridendo scettico.

Presi un respiro profondo.

-se i miei calcoli sono corretti, la porta reagisce a onde ad alta frequenza. Il cervello riesce a inviare tal ode solo quando è pienamente concentrato sull'obbiettivo.-

Mio padre annui

-fin lì c'ero arrivato anche io

-hai mai considerato una concentrazione che non fosse puramente logica? E se fosse necessaria anche una emotiva?

Lui mi guardò senza capire.

Sorrisi, forse avevo vinto.

Mi avvicinai alla porta e pensai. Pensai ai mesi passati con i ragazzi a ridere, a scherzare, a sognare, ad amare, a piangere.

Pensai a tutte le emozioni che avevo provato in quel poco tempo da quando li avevo conosciuti. Ricordai le cavolate di Lay, gli occhi da panda di Tao, la imperprotettività di Suho, la gentilezza di Xiumin, le risate di Baekhyun, gli scherzi di Sehun, la cucina di Kyungsoo, la voce di Chen, la simpatia di Chanyeol, la bontà celata di Kris, la dolcezza di Luhan, l'amore di Kai.

Il volto del mio ragazzo mi invase la mente, mentre un inseme di immagini sconnesse si impossessò dei miei pensieri più reconditi. Ormai esisteva solo lui, nient'altro che lui. Le sue mani, la luce dei suoi occhi, la morbidezza delle sue labbra, il sapore della sua bocca, la gentilezza del suo tocco, la dolcezza dei suoi baci, la maliziosità dei suoi sorrisi. Tutti i miei sensi sentivano solo lui.

E allora accadde. Quella forza, quel magnetismo che mi attirò verso la porta la prima volta si attivò, lasciando mio padre con tanto d'occhi.

Sorrisi.

-non basta essere ragionevoli per attivarla.- furono le mie ultime parole prima di entrare nel vortice e esserne risucchiata.

 

Aprii gli occhi, e tutto era buoi.

Dove diavolo ero finita? Considerando il rumore sotto i miei piedi, su un pavimento di piastrelle. Misi avanti un braccio e andai a toccare una parete. Ero i una stanza.

Perché era tutto così buio?

Aguzzai la vista, e mi accorsi che qualche flebile luce proveniva da dei buchi in una parete. Forse era una tapparella.

Feci per avvicinarmi a quella luce, quando urtai qualcosa che cadde terra rompendosi in mille pezzi. Trasalii, sbiancando di colpo.

E ora cosa avrei fatto? Cosa avevo rotto? O mio dio, o santopiripilloemoscacieco!

Sentii un rumore frenetico di passi al piano di sopra, mentre la luce si accese all'improvviso.

-fermo lì ladro!- gridò in coreano una voce estremamente famigliare.

La luminosità improvvisa ferì i miei occhi, così mi coprii il volto con il braccio.

-g-g-g-gege!! c'è un ladro in casa!- gridò un'altra voce familiare.

Ma perché diavolo quella luce era così fastidiosa? Non riuscivo nemmeno a togliere la mano da davanti agli occhi senza che mi desse fastidio.

-chi sei? Sei un ladro?-

-che razza di domande Hyung!

-beh, in effetti non è un ladro, ma una ladra.

-una ladra?

-ma si, si vede lontano un miglio

-hai ragione! Aiuto gege! C'è una ladra!

-adesso chiamo la polizia! Tu tienila sotto tiro con la tua padella.

Oddio! La polizia? Senza curarmi troppo del bruciore agli occhi, tolsi velocemente il braccio da davanti al volto e gridai un “no” tanto forte che al ragazzo saltò di mano il telefono

-Selene?

Quella voce. Quella meravigliosa voce.

-kai!-gridai saltandogli al collo. Ce l'avevo fatta. Ero riuscita a vincere la scommessa.

-o mio dio Selene! Selene!- Kai continuava a ripetere il mio nome all'orecchio, mentre anche gli altri ragazzi mi si avvicinarono, chiamando sorpresi il mio nome.

-avevo pensato che saresti rimasta là...avevo temuto...- lo zittii poggiando un leggero bacio sulle sue labbra.

-ora sono qui, e non me ne andrò mai più- sorrisi

-ma come hai fatto?- chiese stupito Xiumin – il primo volo dopo il nostro da Malpensa per Seul partirà domani-

sorrisi

-è tutto merito di una porta, nel mezzo di un laboratorio.-

i ragazzi mi guardarono stupiti

-una porta?-chiesero all'unisono

-si, una porta che mi ha cambiato la vita.

 

FINE

 

 

Oddio!!!! è finita.... che dire, ho le lacrime agli occhi!!

come posso ringraziare tutte voi che avete letto questa mia ff? E soprattutto quelle che hanno commentato?!?

non esistono parole per esprimere la mia gratitudine!!

così questa storia finisce, ma di sicuro Selene sarà felice con Kai, non trovate? E poi il mio cervellino ha già in mente molte altre nuove storie, quindi....alla prossima!!!

Selene ^.^

   
 
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