Fanfic su attori > Jamie Campbell Bower
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Autore: Philly123    25/11/2014    3 recensioni
Londra.
Jamie vive da solo nel suo appartamento in centro, da qualche tempo si sente vuoto e anche i suoi amici non si fanno vivi.
Dorotea è una ragazza londinese con la passione per la pittura e il disegno.
Si incontreranno, più volte.
Qualcosa si nasconde nel passato di lei.
Jamie Campbell Bower sarà troppo assorbito dalla mondanità per prestare attenzione a una ragazza comune?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jamie Campbell Bower, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Dorotea era stata silenziosa e assorta per tutto il viaggio di ritorno. Non l’avevo disturbata, né le avevo chiesto come si sentisse. Era difficile immaginare quali pensieri le girassero per la testa. Doveva essere stata la giornata più dura e pesante da molto tempo ma questo le si leggeva in faccia.
Sua madre sembrava una persona molto dolce ed ero rimasto colpito quando aveva curato la ferita a Dori, di quanta attenzione ci mettesse a non farle del male, a rimediare agli errori del marito. Era una chiara dimostrazione dell’amore materno, il più grande amore del mondo. Non sembrava la donna che mi aveva descritto Dorotea tante volte.
-Hai freddo?- le chiesi rompendo il silenzio, visto che un brivido la stava scuotendo.
-No, stavo solo pensando.-
Il tettuccio era già chiuso da molto tempo, mentre le luci della città si avvicinavano sempre di più. Mi sentivo stanco e gli occhi mi bruciavano per aver guidato al buio per troppo tempo.
-Jamie…- continuò lei.
-Che c’è? Va tutto bene?-
-Possiamo andare a casa tua? Non voglio rimanere da sola, stanotte.-
 
Appena entrammo, Dorotea buttò la sua roba all’ingresso e sprofondò nel divano del soggiorno, rifiutando di cenare. Non volle sentire nominare il pronto soccorso ed evitò perfino di farsi cambiare la benda, così la dovetti costringere. Non ero bravo come sua madre, perciò gridò più volte mentre le disinfettavo la ferita ancora aperta.
Conclusa l’operazione delicata, la lasciai sul divano e mi riscaldai una cena leggera, al mio ritorno dormiva come un sasso.
-Dori, dovresti alzarti, così posso prepararti il letto.- La seconda volta in cui aveva dormito da me, ovvero la notte prima, l’avevo fatta dormire su quel divano. Le avevo proposto di restare, dopo aver cenato insieme, perché sapevo che saremmo dovuti partire presto verso Manchester e lei aveva accettato.
Gli occhi della ragazza si socchiusero leggermente. Era rannicchiata su se stessa, patendo evidentemente il freddo.
-Posso dormire con te?-
-Cosa?- Fu l’unica parola che mi uscì dalla bocca. Non mi aspettavo quella richiesta.
-Sei sicura, Dori?- le chiesi con un tono grave.
-Non ce la faccio a stare sola, stanotte. Ho bisogno di averti accanto. Tutto quello che è successo oggi mi sembra quasi assurdo, non riesco nemmeno a pensarci senza entrare nel panico.- I suoi occhi si erano aperti completamente, rivelando uno sguardo profondo ma triste.
-Certo che puoi dormire con me, se lo vuoi.- Le dissi mentre le tendevo la mano, dandole un bacio.
 
La aspettai disteso sulla parte destra del letto, in pantaloncini come sempre. Sentivo i passi di Dorotea in bagno, che si preparava. Ero un po’ in ansia perché la ragazza con cui stavo per dormire era Dori. Non sapevo come mi sarei dovuto comportare, non volevo spaventarla o ferirla. A volte, con lei, mi vergognavo semplicemente di essere un uomo inglese, della stessa nazionalità e sesso della persona che le aveva rovinato la vita.
Sentii la serratura della porta, così mi picchettai sui gomiti per vederla entrare in camera.
Era semplicissima: struccata, con i capelli sciolti e indosso un pigiama che le avevo prestato, enorme.
-Perché mi guardi?- chiese toccandosi i capelli, evidentemente imbarazzata.
-Non posso?- Stavo sorridendo.
-No, non guardarmi- rispose lei, un po’ scherzosa, un po’ seriamente.
Pensando di farla sentire meglio, tornai disteso e poggiai un braccio sugli occhi. La sentii avvicinarsi piano, era scalza e i suoi passi quasi non facevano rumore. Appena capii che era abbastanza vicina il letto si mosse e il suo odore mi inondò i polmoni. Avevo imparato ad amare quell’odore, indescrivibile e buono.
-Come fai ad accettare tutto questo?- Il suo fiato era vicino alla mia guancia sinistra.
-Che vuoi dire?-
-Venire a casa mia, a vedere litigare me e mio padre, le mie paranoie, tutti i problemi che ti creo… potresti stare con qualunque ragazza normale del mondo.-
-Intendi con qualsiasi noiosa ragazza che pende dalle mie labbra? Per una volta dovresti credermi, se dico che non mi interessa nessun’altra.-
-Jamie…-
-Cosa?-
-Mi abbracci?- chiese con voce incerta e spaventata.
Finalmente aprii gli occhi. La luce dell’abat jour la illuminava solo in parte, creando dei giochi di luce sul suo volto e nascondendomi l’espressione della ragazza. Mi avvicinai delicatamente a lei e la strinsi al petto. Era così piccola che potevo a cingerle la vita con un braccio solo. Riusciva a essere fragile e sensuale nello stesso momento, senza mai eccedere in un modo o nell’altro.
Mi scoprii a provare un desiderio fortissimo. Avrei voluto baciarla, toccarle ogni singolo punto del corpo e ancora non fermarmi, avrei voluto sentire i suoi muscoli tendersi sotto le mani e l’odore del suo sudore. Non potevo. Non potevo nemmeno permettermi di pensare una cosa del genere. Le avevo promesso di starle vicino e non avrei fatto niente, a meno che lei non avesse scelto di compiere la prima mossa.
Sentii la sua mano fasciata che mi accarezzava il viso, la benda sapeva di disinfettante ma, facendo più attenzione, c’era ancora l’odore acre del sangue. Le presi il viso con le mani e lo spostai delicatamente verso di me. Gli occhi di Dorotea, solitamente di quel verde così profondo, adesso erano due punti scuri nello sfondo poco più chiaro del suo viso. Sentivo il suo fiato che mi solleticava il petto e mi faceva impazzire.
Nel momento in cui stavo cominciando a parlare, la sua mano si spostò dal mio viso al collo e lei mi baciò. Se prima ero riuscito a contenere la mia voglia, adesso sembrava impossibile. Mi contenevo anche se il mio corpo sembrava essere stato creato per desiderarla.
Sentii le mani di Dori scendere lungo la mia schiena, lentamente, mentre mi baciava ancora. Ero sicuro di sentire il suo cuore batterle nel petto e sulle labbra, come impazzito.
-Dori, sei spaventata. Non devi fare nulla che non ti va, okay?- Non volevo che si agitasse ancora, dopo quella lunghissima giornata.
-Aspetta, Jamie. Non dire niente.- Si piegò in avanti, poggiando interamente il corpo su di me. Prima di capire che stava spegnendo la luce sussultai.
Sentii il fruscio del tessuto e sfiorai la sua pelle nuda con una mano, che lei aveva preso tra le sue. A quel punto, anche il mio cuore batteva più forte del solito. Dorotea mi piaceva veramente e non sapevo che fare: avevo paura di farle del male, di rovinare tutto. Iniziai ad accarezzarla dolcemente con la punta delle dita, mentre lei si stendeva di nuovo accanto a me. La sua pelle era liscia e morbida, in alcuni punti riuscivo a sentire la forma delle ossa, ma il suo corpo era sinuoso e sensuale.
Mi fece capire di spogliarmi, sempre senza dire una parola. Ricominciammo a baciarci e mi facevo guidare completamente da Dorotea. A ogni movimento corrispondeva una mia risposta e solamento dopo tantissimo tempo mi ritrovai sopra di lei.
-Dori, aspetta- le dissi, fermandole leggermente le mani.
-Cosa c’è?- La sua voce era roca e profonda.
-Voglio che tu mi dica che sei assolutamente sicura di quello che stai facendo, in caso contrario dobbiamo fermarci.-
-Sono sicura.-
-Quanto sei sicura?-
-Jamie, io ti amo- disse con la più totale spontaneità.
Quelle parole mi destabilizzarono per un lungo istante. Mi ero preparato a sentire discorsi su quanto fosse pronta e quanto desiderasse quel momento, e io le avrei creduto solo in parte e avrei cercato di andare in fondo alla questione. Lei, invece, aveva detto le uniche parole che mi avevano convinto e zittito contemporaneamente. Mi ci volle un po’ per rispondere, ma poi lo feci.
-Anche io ti amo, Dori.- Probabilmente non lo avrei mai detto per primo, ma riuscii a pensare soltanto che era vero anche per me, senza dubbio.
Ricominciammo a baciarci contemporaneamente, come per un tacito accordo. Il suo corpo, caldo, fremeva mentre si scontrava con il mio.
Fu un lungo momento. Cercai di non farle male, di essere più gentile possibile, mentre scivolavo dentro di lei. Dorotea non mi baciava più ma sorrideva con le labbra poggiate sulle mie.
  
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