Prologo
Pov. Katniss
Speranza. L'unica cosa più forte della paura.
L'unica cosa che potesse far risvegliare i distretti.
Era quello di cui ero fermamente convinta.
Ma mi sbagliavo, nulla avrebbe potuto fermare il presidente Snow e Capital City.
Nemmeno quella scintilla di speranza
La ribellione non era andata avanti anche se in cuor mio ancora pensavo che ci fosse qualcuno che ci credeva.
Nonostante questo, Peeta era lontano da Snow.
Poi ci ripensai.
Quello non era Peeta.
Era stato depistato da Capital City con metodi brutali, talmente brutali che avevano cancellato ogni traccia del ragazzo del pane.
"Gli corro incontro, le braccia tese per stringerlo. Anche le sue mani si tendono, per accarezzarmi il viso penso. Sulle mie labbra si è appena formato il suo nome, quando le sue dita mi si chiudono intorno alla gola."
Erano riusciti a portarmelo via.
Non ci sarebbe stato più nessuno ad abbracciarmi durante la notte, nessuno pronto a difendermi in ogni situazione, nessuno a dirmi che sarebbe andato tutto bene, proprio ora che mi ero resa conto di amarlo davvero.
-Ci vediamo a mezzanotte.- Fu quella l'ultima frase che pronunciò il Peeta di prima.
"Non tornerà mai più in se stesso, dolcezza. Stagli lontano almeno finchè riusciuamo a fargli passare questa voglia di ucciderti."
Haymitch sospirò pesantemente mentre mi guardava. Forse si sentiva in colpa per il fatto che lui prima dell'edizione della memoria mi aveva promesso che avrebbe salvato Peeta, anche se sapeva che per via della ribellione non avrebbe potuto farlo.
Il cuore sembrava volermi uscire dal petto.
L'avrei rivisto...
Per la seconda volta.
Mi avevano detto di stargli lontana, che non sarebbe tornato più quello di prima.
Ma infondo io ancora ci credevo.. Ancora credevo di poter rivedere quegli occhi azzurri che mi guardavano con dolcezza, di poter sentire ancora il calore di quel corpo accanto al mio, credevo di poter risentire quei sussurri che mi dicevano che era solo un incubo.
Non era così.
Dovevo stargli lontana... Eppure dopo solo due settimane non ero riuscita a resistere.
Stavo andando da quello che una volta era il Ragazzo del Pane.
Così percorsi i grigi corridoi dell'ospedale del distretto 13.
Era piuttosto inquietante quel posto. La stanza dove si trovava Peeta era davanti a me. Chiusi gli occhi: Anche se ero arrivata lì con tutta l'intenzione di entrare avevo un po' di paura; dopotutto aveva cercato di uccidermi. Aprii gli occhi guardai attraverso il vetro, il cuore mi si fermò.
Lui aveva uno sguardo fisso in un punto indefinito della stanza le sue mani erano in continuo movimento o meglio avevano scatti continui, però era fermo. Indossava il camice bianco dell'ospedale, aveva i capelli biondi spettinati. Sembrava non mangiasse da mesi e le sue occhiaie sotto gli occhi tradivano il fatto che non dormisse da giorni.
- Peeta...
Un roco sussurro uscì dalla mia bocca e non fui in grado di dire altro, come avrei fatto ad entrare? E perchè non mi ero posta il problema prima?
Nessuno mi avrebbe fatto entrare lì dentro, soprattutto perchè ero la persona che odiava di più.
Mi lasciai scivolare lungo il vetro fino a toccare terra quale speranze avevo? Di farlo tornare quello di una volta?
Aspettai in silenzio; Dopo poco un urlo fendette l'aria. Smisi di respirare per qualche secondo e trattenni a forza le lacrime, perchè urlava così?
Sentii dei passi arrivare. Qualcuno si fermò davanti a me. Dopo un po' alzai lo sguardo.
-Katniss cosa ci fai qui? Sai che non dovresti...-
Tirai su col naso, mi sentivo una bambina, ma a ripensarci lo ero, era il mondo e il modo in cui vivevo o meglio vivevamo tutti che mi faceva sentire così vecchia. Quasi non riuscivo a rendermi conto che avevo solo 17 anni.
-Si lo so, non so nemmeno io perchè sono qui.-
Plutarch ridacchiò sotto i baffi scosse la testa e disse:
-Lo so io perchè sei qui-
Lo sentì muoversi, così alzai lo sguardo e vidi la porta aperta.
-Sai che non dovrei entrare- Dissi esitando.
-Certo che lo so, per questo fai in fretta.-
Sussurrai qualcosa per ringraziarlo e a passo lento entrai.
Inutile dire che il mio cuore perse parecchi battiti.
Lui, ci mise un po' ad accorgersi della mia presenza, ma quando mi vide mi guardò in un modo al quanto ambiguo. Non c'era traccia di rabbia nei suoi occhi, mi scrutò da capo a piedi e involontariamente incrociai le braccia sopra il petto. Mi sentivo quasi in imbarazzo, perchè mi guardava così?
-Sei Katniss o sei un frutto della mia immaginazione?-
-Sono Katniss.-
-Perchè sei qui? Ho cercato di ucciderti...-
Il suo tono era calmo ma la sua voce tremava, le mani si aprivano e si chiudevano a scatti.
Istintivamente feci un passo indietro, avevo come l'impressione che volesse springerle di nuovo intorno al mio collo.
-Lo so, ero solo venuta...-
Perchè? Perchè ero lì? non lo sapevo nemmeno io, ad essere sinceri...
-A trovarti..-
Dissi io. Potevo trovare una scusa migliore eh?
Lui corrugò la fronte, ovviamente era confuso.
-Sei tu qui dentro quella pazza non io...-