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Autore: Lady Stark    25/11/2014    1 recensioni
"Il mondo è un luogo così crudele"
Nel profondo ventre della terra, il ruggito di un drago risveglia la notte diffondendo in essa oscuri presagi.
Il sangue della vestale macchia gli affilati artigli della bestia, le catene che trattenevano la sua furia si sono ormai spezzate.
La sacerdotessa inneggia la sua preghiera alla ricerca di una giovane donna che rimpiazzi quello sfortunato destino fatto di violenza e dolore.
La musica di un sorriso che non ha mai conosciuto, condurrà Len in un lungo viaggio alla ricerca della sorella scomparsa tanto tempo fa, quando lui era solo un bambino.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nessuno sfugge al serpente. ~ Chapter XI

 

La notte calò lentamente sulla grande Capitale del serpente; il sole si nascose insonnolito dietro alle dolci colline che caratterizzavano il fruttifero paesaggio.

Le tenebre reclamarono i propri possedimenti divorando in un solo boccone il vasto agglomerato di case dipinte e catapecchie fatiscenti. Un claudicante lampionaio cieco da un occhio iniziò ad accendere i pochi e tozzi lampioni che costellavano qui e là la via.
Mano a mano che la notte progrediva, tingendo il cielo delle sue eleganti tinte scure, le bettole iniziarono ad animarsi in una tintinnante allegria fatta di birra e risate sguaiate.
Individui di tutte le età si rintanarono in quei buchi maleodoranti, boccali gocciolanti di birra iniziarono a viaggiare di tavolo in tavolo mentre labbra bramose trangugiavano il liquido nella speranza di cancellare con l'ebrezza la traccia delle loro disgrazie.
L'ultimo gradino della disperazione umana sprofondava nel residuo ambrato di alcool scadente.
Un uomo dalla barba incolta uscì dalla porta di uno dei tanti cadenti locali stringendo nella mano il polso di una giovane ragazza in lacrime; lei gridò graffiando a sangue la pelle coriacea dell'individuo, che quasi non sembrò far caso a lei.
Solamente grazie all'intervento di un corpulento oste la cameriera riuscì a fuggire per tornare nell'abbraccio pericoloso di quelle mura gonfie di umidità.
In quel degradato sfondo di gente ubriaca e sorrisi languidi, cinque figure sfilarono silenziosamente per le strade più strette ed isolate, tenendosi ben lontani dalla luce fioca dei lampioni.
Len rabbrividì segretamente quando un gatto spelacchiato e magro quanto la fame passò loro di fronte soffiando minacciosamente; Alain lo scacciò, battendo un piede per terra prima di tornare a scodinzolare dietro l'autoritaria figura del mentore.
Kaito era finalmente rinvenuto e, malgrado non avesse recuperato del tutto le forze sottrattigli dalla magia, si era imposto cocciutamente di camminare sulle proprie gambe fino all'entrata della città.
Meiko non aveva detto una sola parola per tutto il corso di quelle ansiose ore di stasi; le avevano cambiato la bendatura per cercare di darle anche il benché minimo sollievo, ma i loro tentativi erano stati vani.
Il sudore freddo ricopriva il viso cinereo, i suoi passi erano sempre più insicuri, tanto che Len dovette accompagnarla per evitare che cadesse.
C'era qualcosa che non andava in quella ferita.
-Ci siamo quasi.- la voce di Gakupo li raggiunse leggera come un alito di vento, mettendo in allerta tutti i presenti. Un gufo solitario solcò il cielo battendo le grandi ali argentee, il
suo richiamo gutturale si disperse nella notte come un oscuro presagio.
Len chiuse gli occhi pregando silenziosamente che il loro piano suicida funzionasse.
Altrimenti, al sorgere del sole, i loro visi sarebbero stati appesi come un macabri decori sulle picche situate tra i merli della reggia.
-Siete pronti?-
Alain deglutì a vuoto nella speranza di cacciare l'ansia che gli accartocciava le viscere; Len sfilò dal fodero la lama, tenendola ben nascosta sotto alla cappa del mantello.
-Ragazzo, te la senti ? Il tuo compito è rischioso.. se dovessero solamente fiutare la puzza di intrigo..-
-Posso farcela.- bisbigliò lui guardando coraggiosamente dritto di fronte a sé.
Il garzone si scostò dalla fronte gli appiccicaticci capelli scuri, aggiustandosi poi la tunica logora che gli fasciava il petto. Gakupo gli appoggiò una mano contro alla sua spalla prima di sfilare dalla cintura il pugnale sottile; la lama catturò una scintilla di luce, proiettandola sul muro scrostato del vicolo in cui si erano rintanati.
Alain si fece avanti con passo cadenzato e zoppicante, il suo corpicino scivolò inosservato fuori dall'ombra come quello di un gatto randagio in cerca di cibo. La sua magrezza ed un po' di cenere sulle guance avevano contribuito a renderlo un vero e piccolo mendicante dall'aria cenciosa.
Il coprifuoco non era ancora passato e, fortunatamente, le pesanti porte della città erano spalancate verso l'esterno. Per quanto risultasse strano, le sentinelle non sembravano aver ricevuto alcun ordine riguardante la chiusura anticipata degli ingressi alla città.
Evidentemente il serpente rosa era convinto di riuscire a catturarli prima dello scoccare del fatidico orario.
Non aveva di certo messo in conto che uno dei suoi scaltri, anonimi inservienti avrebbe potuto aiutare nella fuga coloro che avevano così profondamente ferito il suo orgoglio principesco.
-Scusate, onorabili signori..- cominciò con voce flebile non appena la sua presenza divenne percepibile persino agli assonnati soldati che montavano la guardia in attesa di poter finalmente serrare i portoni.
-Ehi, guarda..- disse il più vecchio e corpulento dei due, dando il gomito al proprio compagno.
Questi indirizzò uno sguardo divertito al bambino straccione che si stava avvicinando con una ciotola in mano. Alain cercò di non darsela a gambe, imbrigliando i suoi tremanti sentimenti.
Sapeva di potercela fare, il consigliere aveva risposto in lui la sua fiducia.
Tutto dipendeva da lui, ora.
-Signori.. abbiate pietà..-
-Vattene, ragazzino.- gridò il primo dei due spuntando a terra, a pochi passi dai piedini del piccolo. Alain trattenne a stento una risposta pungente, atteggiando le labbra in un broncio che avrebbe commosso persino la più fredda delle rocce.
-Ho fame..-
-Questo dovrebbe essere un problema nostro?! Cercati un lavoro e smettila di infastidire gente per bene come noi.- disse il soldato magro facendosi avanti con un sorriso crudele a dipingergli le labbra.
Alain alzò il capo controllando a che distanza lo sciocco armigero si fosse fermato e poi, gettando via la maschera che fino a quel momento gli aveva addolcito i tratti, ghignò con la stessa ferocia di un furetto.
-Mi dispiace deludervi!- sibilò prima di scagliare avanti il braccio e rovesciare in faccia al soldato il contenuto era rimasto ben celato sul fondo della scodella.
Polvere, terra e sassolini gli piombarono in faccia accecandolo.
L'adulto si coprì gli occhi imprecando oscenamente mentre l'altro suo compagno rideva come un idiota, facendo muovere la flaccida pancia contenuta a stento dalla pettorina di cuoio.
Nessuno dei due sembrava aver udito lo stridente rumore delle forbici delle Parche.
Len e Gakupo sgusciarono fuori dalle ombre veloci come il pensiero; con un sibilo di determinazione piombarono addosso ai due ignari armigeri.
Il consigliere conficcò la lama nella carotide dell'uomo con un solo movimento del polso. Questi spalancò gli occhi crollando a pancia in giù, le labbra socchiuse in un richiamo che nessuno avrebbe udito.
Len superò di corsa il corpo morente del primo soldato, caricando gelidamente il colpo che avrebbe posto fine alla vita del secondo.
L'uomo non poté che contemplare impotente il filo della lama sollevarsi verso l'alto e poi affondare con facilità nella sua flaccida carne.
Le mani grassocce si chiusero tremanti attorno alla spada, mentre il giovane spingeva ancora più a fondo l'acciaio.
Un conato di vomito ribaltò lo stomaco del povero Len quando scorse negli occhi morenti del suo avversario il filo del destino spezzarsi in uno schiocco sommesso.
L'uomo crollò in ginocchio e spirò guardando negli occhi la personificazione del crudele dio della morte che l'aveva privato dei suoi ultimi anni.
Alain era rimasto immobile, la ciotola penzolante in una mano; il suo visino di bambino era terribilmente sbiancato ma a giudicare dalla sua espressione, mai avrebbe lasciato trapelare un solo briciolo di debolezza.
-Andiamocene.- sussurrò cupamente Gakupo, trascinando nell'ombra il corpo esanime del soldato. Il garzone si affrettò a coprire con qualche manciata di terra scura le pozze di sangue che si erano formate di fronte al portone d'ingresso.
Len ritirò la lama pulendola contro alla divisa dell'uomo che aveva dovuto sacrificare.
Un indicibile gelo gli morse le carni, ogni suo sentimento scivolò via come se fosse stato olio.
-Ottimo lavoro.- concordò il consigliere facendosi cautamente avanti per controllare se qualche altra guardia si fosse nascosta dietro al portone con lo scoppio del tafferuglio.
Alain cominciò a saltellare sul posto ondeggiando a destra e sinistra le braccia magre per catturare l'attenzione dei due compagni che erano rimasti nascosti.
Non avevano molto tempo per allontanarsi e, considerando le pessime condizioni in cui vessava la guerriera dai capelli castani, la loro fuga sarebbe stata un vero e proprio martirio.
Non appena i cinque vennero inghiottiti dalle spalancate fauci della notte, i loro sensi vennero brutalmente annullati. Gakupo ed Alain arrancarono alla ricerca del miglior sentiero percorribile, cercando nei diamanti grezzi che rifulgevano in cielo la giusta direzione da seguire.
Len, dal canto suo, teneva d'occhio i due debilitati compagni; Kaito era pallido, i capelli blu erano un vero e proprio disastro ed era chiaro che faticava a seguire il passo febbrile del consigliere e del ragazzino. Meiko era persino ridotta peggio; il suo viso si era ormai trasformato in una tavola di gesso, brividi febbricitanti le accapponavano la pelle ogni qual volta un refolo di vento li colpiva.
La donna improvvisamente inciampò finendo bocconi nell'erba secca, la sua spalla tornò macabramente a sanguinare emettendo un sottile filo di sostanza giallastra.
Len imprecò a denti stretti, rivolgendo un'occhiata terrorizzata al consigliere; questi si inginocchiò morsicandosi le labbra con tanta forza che la pelle rischiò di lacerarsi.
-Si è infettata..-
-Che cosa significa?-
Lo sguardo di Gakupo si fece cupo come le ombre che avvolgevano il paesaggio.
-Se non intervengo alla svelta... morirà.-
Kaito trattenne impercettibilmente il fiato scrutando a sopracciglia corrugate il sudore che imperlava il viso dolce della guerriera.
-Ci sarà pur un modo per salvarla..- mormorò quasi tra sé senza osare rivolgere il benché minimo sguardo in direzione degli altri presenti.
Il senso di colpa aveva avvelenato ogni sua singola parola.
-C'è, mago.. Ma non riuscirò ad intervenire in tempo se rimaniamo qui.- disse aiutando il giovane Len a sganciare i gambali ed i pesanti bracciali dell'armatura della donna.
-Non.. pettorale..lasciatelo..- ansimò la donna coprendosi in un debole abbraccio il busto, lì dove la bellissima corazza ammiccava sotto alla mite carezza degli astri.
-Fate come dice.- replicò sbrigativamente Gakupo prima di aiutare la donna a salire sulle spalle di Len che, consegnando la propria arma al mago, tentò di non pensare alla fatica che già gli fiaccava le gambe.
Fortunatamente, la loro marcia si velocizzò permettendogli di raggiungere nel giro di una scarsa mezz'ora il folto bosco che contornava la capitale.
Quando finalmente raggiunsero l'intricato e spinoso sottobosco, i loro nervi iniziarono a sciogliersi lentamente, diffondendo sulle loro carni tutta lo sfinimento di quelle intense ore di adrenalina.
Alain tenendo rasente al terreno la pietra runica che gli aveva dato lo stregone stava attentamente scrutando il terreno alla ricerca di un sentiero più agevole che potesse permettere ai quattro adulti di procedere più facilmente.
Meiko cercava di non piagnucolare più di tanto ma la ferita sembrava non darle pace; il viso di Kaito si incupiva ad ogni suo rantolo mentre il consigliere si mordeva impotente le labbra cercando di accelerare il passo senza però sfiancare il giovane dai capelli biondi.
Marciarono per tutta la notte attraverso quella selva, procedettero per lo più a tentoni tra i fitti rami degli alberi nella speranza di allontanasi il più possibile da quel luogo maledetto.
Alla fine però, dopo ore di interminabile terrore e fatica, l'alba li sorprese con il suo caldo sorriso dipingendo tutt'attorno una serie di delicate sfumature color pastello.
Gakupo asciugò una stilla di sudore dalla fronte per poi darsi una rapida occhiata attorno, alla ricerca di un nascondiglio in cui rifugiarsi.
-Alain vedi niente?-
Il ragazzino si mordicchiò le labbra accarezzando con le mani i tanti tronchi coperti di resina.
Lasciò che il suo sguardo scorresse sul variegato paesaggio che lo circondava ma, a dispetto delle speranze del consigliere, lui scosse desolato la testa scura.
-Non conosco la zona, e così ad una prima occhiata non noto niente di significativo.-
-Dannazione..- bisbigliò Kaito colpendo con un pugno l'albero a cui si era appoggiato per riposare i muscoli sfibrati.
Il ragazzino abbassò la testa tirando pesantemente su con il naso, come se quel suo fallimento avesse in qualche modo frantumato il suo orgoglioso cuoricino.
-Alain, non prendertela con te stesso. Non è colpa tua.- sussurrò l'uomo dai capelli viola prima di premere dolcemente una mano sulla sommità del suo capo scompigliato.
Kaito imprecò nuovamente tra i denti prima di chinare un ginocchio a terra e spalancare le braccia; il vento cominciò a fischiare mentre i suoi capelli ondeggiavano, mossi dall'anelito della magia.
-Non giocare con il fuoco, mago! Se usi troppa magia prima di..- lo rimproverò il consigliere facendo un veloce passo avanti per bloccare l'audace compagno.
-Questo incantesimo è molto semplice, non metterà a rischio la mia incolumità. Quindi presta silenzio ed osserva.- ansimò prima di chiudere a bozzolo le mani.
Le sue dita si mossero appena, quasi come se stesse modellando un fragile pezzetto d'argilla.
Nel momento in cui le sue mani si schiusero, un uccellino dalle evanescenti fattezze batté le ali, cinguettando una incomprensibile melodia fatta di sbuffi.
Kaito annuì prima di muovere le labbra e slanciare le braccia verso l'alto; la creatura magica prese il volo, sfrecciando veloce nelle invisibili correnti che muovevano le nuvole.
-Se siamo fortunati, in due minuti avremo un nascondiglio in cui riposarci.-
-Come fai a sapere che il responso sarà corretto?- chiese Gakupo rivolgendo un'occhiata scettica al mago accucciato per terra.
L'uomo sorrise appena, scoprendo in un ghigno impertinente i denti perfetti.
-Perché i suoi occhi sono i miei occhi.- mormorò rivolgendo il proprio sguardo in direzione del consigliere.
Le sue iridi, prima blu come il profondo ventre del mare, si erano trasformati in due cristallini pezzi di ghiaccio. Gakupo inarcò impressionato le sopracciglia quando scorse, riflesso in quelle pozze ghiacciate, lo scorrere veloce delle punte frondose degli alberi.
Sembrava quasi che il mago stesse cavalcando i venti con le proprie ali, sorvolando la fitta foresta.
Kaito tossicchiò, prima di premere una mano sulla fronte e gemere debolmente.
-Che succede??- Len appoggiò una mano sulla spalla del suo nuovo amico, preoccupato dal pallore che nuovamente gli aveva catturato le guance.
Kaito appoggiò le proprie dita contro quelle del compagno per rassicurarlo.
-Signori e signore, preparatevi a fare una bellissima, ristorante dormita.-
In quel momento, quasi a rispondere a quella spavalda affermazione, il sacrale silenzio della foresta venne lacerato dal cupo richiamo dei corni di guerra.
Len sentì il terrore scivolargli sulla schiena in tanti cubetti ghiacciati.
Il serpente li aveva trovati.
 

   
 
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