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Autore: _Mikan_    26/11/2014    1 recensioni
Capelli neri come la pece ed occhi azzurri come il ghiaccio. Questo caratterizza Margaret, oltre ad una passione smisurata per la natura. Ed è proprio in mezzo al verde che questa drammatica storia si apre, ricordando i bei momenti passati col padre defunto, accanto al proprio cane Calzino.
*Dal testo*
Mamma si avvicinò alla scura scrivania "da lavoro" o così la definivo io.
Era ancora in disordine con mille fogli sparsi un po' dappertutto.
Delicatamente sfiorò dei disegni con le dita.
Si soffermò su uno in particolare: raffigurava una donna seduta su una grande pietra.
Lo sfondo era un meraviglioso giardino con rose di ogni tipo. C'era perfino una fontana.
Ma le vere protagoniste erano delle ali bianche con piume candide e morbide.
Mamma prese il foglio e lo avvicinò per osservarlo meglio.
Ciò che più la ammutolì furono dei bellissimi capelli lunghi, lisci come la seta e di un nero come il carbone.
Si portò la mano alla bocca.
"Non è possibile."-Disse perplessa-"Non può averlo scoperto."
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Strinsi le mani al petto. Il cuore mi batteva forte, tanto da far male. 
I pensieri confusi mandavano in tilt ogni parte del mio cervello.
Ero un'esplosione di emozioni diverse che non decifravo.

Mi voltai verso il giardino. Ogni piccola sensazione mi svolazzò in mente come un vecchio film in bianco e nero. 
Rabbrividii. Faceva freddo, ma in realtà sapevo bene che la sensazione era dovuta ad altro.
Cosa avrei fatto da quel momento in poi? Avevo avuto sospetti, ma non credevo che si sarebbero avverati. Era un incubo.
Ma perché? Cosa spingeva il destino a prendersi gioco di me? Per sedici lunghi anni non ricevetti nessun segno della mia probabile discendenza da una dea. E poi non sapevo cantare! 
Strofinai gli occhi.
"Forse è tutto un brutto sogno che finirà presto."-Dissi. Ma sapevo bene che era la tipica frase per incoraggiarsi e che alla fine i pizzicotti parlavano da se. Era la realtà. 
La mente si annebbiò di pensieri, questa volta, ansiosi e il cuore quasi si fermò come per aspettare una mia risposta. Ma non avevo una risposta. Non sapevo in che muro sbattere la testa. 
La mia pacifica vita era stata totalmente destabilizzata. Non ne potevo più. Non riuscivo più a trattenere questo mio stato di subbuglio.
Iniziai a pensare che se ero veramente la dea, avrei dovuto dirlo a Luv. Quello stesso pomeriggio giurai di aiutarla. Dovevo mantenere la promessa, ma qualcosa me lo impediva.
Ripensai al racconto della principessa: ogni dea si manifestava all'età di sedici anni e i poteri della madre scomparivano. 
"Quando ho compiuto sedici anni?"-Pensai-"Sei mesi fa."
"E la città da quando ha iniziato ad andare in rovina?" "Da sei mesi."
E queste non erano semplici coincidenze.
Fin da piccola fui sempre stonata. Perché di colpo sprigionai il mio talento?
Non c'erano altre spiegazioni se non pensare che quelli fossero i miei poteri, finalmente sprigionati al mio compleanno. Perché non me ne ero accorta prima? Semplicemente smisi di cantare
all'età di dieci anni per la troppa delusione. Se avessi saputo che dei poteri da dea mi sarebbero stati donati al mio compleanno, non avrei fatto altro che cantare. Però l'ho scoperto tardi.

Il cielo color ocra si era ben presto trasformato in un bel blu. Si era fatto tardi e non avevo ancora trovato Luv per spiegare il motivo della mia assenza. La prima parte, ovvio. Non avrei mai
spifferato una sola parola di ciò che ero successo poco prima in quel giardino. Nessuno doveva sapere il mio segreto. Le mie gambe erano deboli e tremavano, chissà perché. Forse avevo fame.
Riconobbi le decorazioni pittate nelle pareti che portavano alla mia camera. Felice mi misi a correre per raggiungerla. Mi ci volle molto tempo per orientarmi, ma alla fine ne uscii vincitrice.
Ed è proprio dentro al mio alloggio che trovai Sua Altezza. Era di spalle, girata verso la grande finestra bianca. Ero felicissima di averla trovata. Ma quando si girò facendo incontrare il suo
sguardo al mio, un vortice di emozioni mi travolse, tra cui anche i sensi di colpa. Mi sentivo da schifo, come se la causa della rovina di Luv fossi io. Tremai. In effetti era proprio mia la colpa.
Possedevo dei poteri così grandi, per l'esattezza quelli per proprio cercava la principessa. Eppure ... non aiutavo. Pensavo solo a me e al mio desiderio di non soffrire. 

Luv rimase in silenzio, a fissarmi. Poi si girò di nuovo a guardare fuori dalla finestra. 
Nel frattempo entrò con grande vivacità la bambina del pomeriggio. 
"Margaret ti stavamo cercando!"-Urlò felice Elisa e strinse forte le mie gambe.
Spostai lo sguardo dalla bambina alla porta che venne aperta da un'alta signora bruna. Aveva il viso segnato dal tempo, ma le rughe non le impedivano di essere ancora fiera e bella. 
"Mamma! Questa è Margaret, la ragazza di cui ti ho parlato!"-Gridò Elisa, felicemente. 
La madre accennò un sì, piegando leggermente la testa per inquadrare meglio la figlia. 
Mi scusai per la mia maleducazione e mi presentai a dovere. 
Anche lei lo fece: "Piacere, penso tu abbia capito che sono la madre di quella piccola peste."
Elisa fece la linguaccia. 
"Niente cordialità, per favore. Chiamami Sofia."
"Elisa."-Dissi-"Ti avevo promesso di aiutarti nelle ricerche. Perdonami."-Mi scusai.
"Fa niente!"-Mi rispose calorosamente. E cercò l'approvazione della madre nei suoi occhi. 

"Dove sei stata?"-Mi chiese alzandosi Luv.
Mi tornarono in mente i due volti dei rapitori e un colpo d'ira mi travolse. Se li acciuffavo ...!
"Siccome mi ero persa, cercai in tutte le stanze che vedevo"-Iniziai a raccontare-"Poi trovai una porta bianca che suscitò la mia curiosità ed entrai per dare un'occhiata."
"Quando stavo per uscire ed andarmene qualcuno mi ha bloccato e sono svenuta. Mi sono ritrovata in un sacco e..."
Non ho potuto finire il racconto che Luv mi interruppe dicendo: "Ma sei sicura di non aver sbattuto la testa?" 
Mi guardò buffamente. 
"No. Stammi a sentire piuttosto. E' una cosa seria!"-Le dissi seccata.
"Va bene, va bene. Continua pure."
"I due rapitori volevano riconsegnarmi alla principessa, passando per degli "eroi". Pensavano che sarebbero stati ricompensati."-Spiegai.
La madre di Elisa fece qualche passo avanti e mi chiese: "Perché?"
Mi bloccai. Perché i due rapitori mi ritenevano importante? Ah, giusto. Perché credevano fossi la dea. Ed in effetti lo ero. 
"Non lo so."-Risposi. Che bugiarda che ero diventata. Ripudiavo me stessa per questo. 

"In ogni caso l'importante è che tu adesso sia sana e salva."-Mi consolò Sofia. 
Accennai e ringraziai.
Qualcuno bussò la porta. Senza aspettar risposta la figura snella di Clarence avanzò frettolosa e preoccupata verso di me.
Probabilmente la mia scomparsa deve aver coinvolto tutti.
"Ti sei fatta male? Dove sei stata? Stai bene? Che ti è successo?" 
La calmai e le raccontai tutto.

"Capisco. Ora è tutto finito."-Mi consolò Clarence.
"Grazie."
"Ma non sai dove sono andati?"-Chiese Sofia.
"No, mi dispiace. Mi avevano detto di rimanere nella stanza e che dovevano sbrigare delle faccende"-Spiegai-"Non so di che tipo però."
"Sicuramente non da lodare."-Si aggiunse Luv in modo ironico. 
"Questo è sicuro."-La assecondai. 

"Io non capisco comunque."-Affermò perplessa Clarence-"Perché ti ritenevano tanto importante per Luv?"
Ma perché dovevano tutti chiedermelo? 
"Forse perché credevano fossi un'amica di Luv e lei, tanto preoccupata, sarebbe venuta a cercarmi."-Spiegai stropicciandomi il vestito per il nervosismo di mentire.
"Io amica di questo essere non identificato? Come potrei mai essere in confidenza con una scimmia? Che stupidi rapitori!"-Disse con uno sguardo di sfida.
E detto questo cadde in una grossa risata finta ... da oca. 
"Oh, oh. Hai proprio ragione. Che stupidi rapitori! Come potrei mai essere amica di un'oca marcia?"-Le risposi a tono. 
Mi fulminò con gli occhi.
"Di sicuro assomigli al tuo animale domestico. Cane."-Mi disse. Ma questa volta aveva un tono più offensivo.
"Come ti permetti di insultare Calzino?!"-Le gridai contro. 
"Insultare il tuo cane? Io? Ho insultato te, mica lui. E che diavolo di nome è Calzino?"
Aveva superato ogni limite. Diventai rossa come un peperone, lasciai cadere le braccia e strinsi i pugni. 
Calzino non dovevano nemmeno nominarlo. Lui era il mio migliore amico che colmava l'assenza di papà. Era come insultare una parte della mia vita. 

Rilassai le mani. I pugni mi lasciarono le impronte arrossate delle unghie sul palmo. 
Presi fiato e sia il mio colorito che la mia espressione si stabilizzarono. 
"Sai Luv."-Dissi calma, alzando lo sguardo verso la sua figura snella-"Non ti conviene comportarti così con me."
Lei alzò il sopracciglio, incrociò le braccia e iniziò a sbattere ripetitivamente il piede destro. Non so se fosse arrabbiata oppure in attesa. 
"Cosa vorresti dire?"-Mi chiese acida.
E intanto nessuno cercava di intromettersi fra di noi. 
"Oh, no. Niente di che. Ti sto solo avvisando."
"Si sa. Uomo avvisato, mezzo salvato."-Conclusi ironica.
"Sei tu quella che dovrebbe portarmi rispetto. Se voglio posso anche decidere di buttarti in prigione"-Rispose alla provocazione Luv-"O peggio ... posso anche decidere di non
aprire il portale per te. E sai che significa? Che non vedrai mai più il tuo bel cagnolino."
Ghignò soddisfatta.
Ma non fu l'unica a farlo. Io me la ridevo silenziosamente di gusto. Avevo il potere per aprire il portale, bastava chiedere a qualcuno come fare.
"Contenta tu."-Risposi. E le voltai le spalle in segno irrispettoso e ovviamente senza nessun inchino. Non era la mia sovrana, quindi per me era come chiunque altro. E questo lei lo sapeva bene,
per questo si arrabbiava parecchio. 
Mi diressi verso la porta per andarmene. Ma assolutamente no! Era la mia stanza e quindi l'indesiderata doveva andarsene!
"Sia chiaro."-Disse la principessa-"Sono io che me ne voglio andare!"
E detto questo si allontanò colma d'ira in modo altezzoso. 
Elisa e Sofia invece se ne andarono, dopo avermi salutato, fino a sparire dalla mai vista. 

Rimanevamo io e Clarence.
Mi accasciai esausta nel letto ghirigoroso nella posizione a croce. Chiusi gli occhi. 
"Cosa c'è?"-Mi rivolsi a Clarence, ma senza muovere un muscolo.
Sapevo che qualcosa non andava.
"Senti Margaret."-Disse-"Non so cosa ti passa per la testa, ma non credo sia una buona idea prenderci per stupidi."
Spalancai gli occhi. Che avesse ...?
"Mi dispiace per te, ma nessuno l'ha mai fatta franca con me."
"C-cosa intendi?"-Chiesi balbettando. E alzai il busto. 
"Avanti, a me puoi dirlo. I rapitori ti hanno fatto qualcosa?"-Mi chiese.
Menomale ... non aveva intuito.
"No, no."-Risposi.
"Allora ..."
"Perché ti hanno rapita?"-Chiese.
"L'ho detto no? P-perché pensavano fossi un'amica della princ-" 
Fui interrotta dallo sguardo preoccupato di Clarence. Si sedette vicino a me. 
"Per favore."-Disse-"Dimmi la verità."
Aveva un tono di voce supplichevole e uno sguardo pietoso. 
Avrei dovuto confessare? Potevo fidarmi di lei? Avrebbe detto tutto a Luv? Forse se avessi spiegato il perché delle mie bugie ... avrebbe capito?
Il mento mi tremava. Gli occhi mi bruciavano. Il naso stava per colarmi. 
Perché avrei dovuto aiutare una persona come Luv? Lei provava odio verso di me. 
Mi imbattei di nuovo nello sguardo di Clarence. 
No. Stavo sbagliando tutto. Non si trattava solo di Luv, ma di Clarence, Elisa, Sofia, Gondo, Leo e tutti quei cittadini protestanti! Dovevo aiutarli: avevo il potere per farlo.

"Prometti di non giudicarmi?"-Le chiesi.
"Sì."-Rispose lei con un sorriso caloroso.
Mi si appannarono gli occhi. 
"Prima o poi lo avrebbero scoperto."-Pensai. 


   
 
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