Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Papillon_    26/11/2014    2 recensioni
“Promettimi che qualunque cosa accada, Blaine, qualunque, un pezzetto del tuo cuore rimarrà comunque mio. Anche piccolo, anche insignificante; tu promettimi che lo lascerai per me. A me basterà. Sarà la cosa più bella del mondo, e potrò dire che mi hai amato. Senza paure e per sempre.”
“...Te lo prometto, Kurt.”
.
Blaine è convinto di aver perso Kurt per sempre e adesso è completamente solo, in un mondo fatto di paura e di virus e di morte. Ma un giorno ogni cosa cambia - e Blaine scoprirà l'importanza delle seconde opportunità, ed avrà l'occasione di ricominciare tutto da capo.
[Crossover Glee/In the flesh; Klaine AU]
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questo capitolo è dedicato ad Elena. Perchè c'è una scena che tu stavi aspettando, credo – perché sei una delle persone più dolci che abbia mai avuto l'onore di conoscere. Perchè sei il perfetto Kurt del mio Blaine. 

E poi a tutte le ragazze della Sevensome. You move me <3

 

 

 

 

Capitolo 4

Courage

 

Kurt non riusciva nemmeno a capire come ci fossero finiti in una stanza della Dalton – un momento prima si stavano baciando davanti a tutti, un bacio pieno di sospiri e Oh dio siamo pronti, lo siamo davvero, e un momento dopo Blaine gli aveva preso la mano e si era scusato e riportato su dalle scale, là dove c'erano i dormitori, aveva aperto la prima stanza che aveva trovato e ci aveva portato Kurt dentro – Sam doveva avergli detto che avevano preparato la prima sulla destra, e Blaine sperò di aver fatto giusto.

E adesso erano lì, petto a petto e cuore a cuore con le mani che si intrecciavano e sorrisi timidi e lacrime salate, e Kurt lo guardava al di sotto delle ciglia come se fosse un sogno, come se potesse svanire da un momento all'altro – ma Blaine era lì, lì che lo stringeva, che accarezzava la pelle nuda del so fianco e sbatteva le palpebre così lentamente che sembrava sul punto di cadere in un sonno profondo.

Hai detto sì.”, soffiò sulle sue labbra, e Kurt sorrise, sorrise perché non aveva altra scelta e sentì il cuore battere pulsare scoppiare. Si morse un pezzetto di labbro inferiore.

Ho detto sì.”, sussurrò lentamente. “Avresti dovuto sapere che ti avrei detto sì.”

Era accaduto tutto troppo velocemente. Kurt che scendeva dalla macchina di suo padre con un peso nel cuore perché loro erano troppo giovani per quel passo, troppo giovani per sposarsi – ma poi Blaine era comparso ed era così bello, così luminoso e pieno di vita, aveva cominciato a cantare e Kurt si era fermato a guardare tutta quella meraviglia e aveva pensato Mi sono innamorato di te esattamente così, mentre cantavi e mi rubavi il cuore.

Gli aveva chiesto di sposarlo di fronte a tutte le persone che conoscevano, facendo un discorso che era l'emblema di tutto quello che avevano, denso d'amore e di qualcosa di così grande che Kurt a un certo punto si era sentito sospeso, e poi, senza fretta, Kurt aveva detto sì, Blaine lo aveva baciato e poi gli aveva infilato l'anello – e l'anello ora era lì, un filo argentato sull'anulare semplice e lineare, proprio come piaceva a loro, e Kurt non la smetteva di sbirciare o muovere le dita per sentirne la consistenza perché dio, era lì. Era proprio lì.

Non sapevano nemmeno come erano arrivati in camera senza inciampare o scoppiare a piangere prima, però ci erano arrivati, e si erano baciati come mai prima d'ora e Blaine aveva sussurrato sulle sue labbra Ti renderò così felice e Kurt aveva risposto Grazie di avermi trovato quel giorno e a un certo punto avevano cominciato a spogliarsi per fare l'amore, ma c'erano troppi sospiri e troppe lacrime e alla fine erano caduti sul letto ridendo e senza staccarsi mai, le camice e le giacche dimenticate, i pantaloni slacciati e i capelli in tutte le direzioni – ma non erano riusciti ad arrivare fino in fondo. Era stato troppo. E adesso erano lì a fissarsi, e c'era qualcosa di più intimo del sesso che scorreva tra i loro occhi.

Dio, ti amo così tanto.”, soffiò Blaine, alzando una mano per accarezzare le labbra di Kurt con due dita. Ne percorse il profilo, sentendo la pelle di Kurt tendersi e rabbrividire sotto il suo tocco.

Kurt sorrise, gli occhi pieni e lucidi e chiari, così chiari da sembrare trasparenti. “Ho amato la parte in cui dicevi che ci siamo incontrati in ogni vita.”, disse, e sembrava al di là di tutto, quasi surreale. “Come se in ogni vita avessimo scelto di tornare indietro e amarci, ancora e ancora, per tutta l'eternità.”, soffiò, ripetendo le parole di Blaine. “...lo credi davvero, Blaine? Credi davvero che abbiamo scelto di tornare indietro ed amarci, in questa vita?”

Blaine strofinò il naso contro il suo delicatamente, quasi con lentezza. “Credo in molte cose da quando ho capito di amarti.”, ammise piano. “E sì, credo che non abbiamo scelta. Credo di aver sempre saputo che eri tu, che sei sempre stato tu, e che sarai tu fino alla fine. E anche oltre, se esiste un oltre.”

Una lacrima rotolò giù dalla guancia di Kurt, andando a incastrarsi vicino al bordo del pollice di Blaine. Si bagnò le labbra alla ricerca delle parole adatte, ma non c'era niente da dire, niente che fosse abbastanza, perché in qualche modo il loro amore parlava già da solo. Blaine roteò le dita e scacciò via ogni residuo di acqua salata, e rimasero fermi così, a contemplarsi e respirarsi a vicenda.

Secondo te chi eravamo nella nostra vita passata?”, chiese Kurt a un certo punto, facendo ridacchiare Blaine dolcemente.

Non lo so.”, ammise. “Qualunque cosa tu vuoi che io sia, immagino.”

Allora credo che fossi un principe.”, sussurrò Kurt. E non si sentì ridicolo. “E che tu mi abbia trovato e salvato da una vita senza amore e senza felicità.”

E' una bella storia.”, disse piano Blaine. “Potrei aver sentito il tuo canto ed essermene innamorato. E poi ti avrei portato via con me.”

E' una bella storia.”, confermò Kurt, gli occhi lucidi. “Anche se io dovrei fare la parte della principessa.”

Non devi fare la parte della principessa.”, borbottò Blaine aggrottando la fronte. “Tu, beh...tu sei sempre stato come un principe. Il mio principe.”

Kurt sorrise e si avvicinò ulteriormente alle labbra di Blaine. Le sfiorò con le proprie, facendo rabbrividire Blaine. “Scommetto che siamo stati due principi meravigliosi.”

Non ho dubbi su questo.”, scherzò Blaine facendogli un piccolo occhiolino. Kurt si ancorò alle sue spalle e si avvicinò ulteriormente al suo corpo, abbassando velocemente lo sguardo.

Ho un aereo da prendere.”, sbuffò. “Se continuiamo così non tornerò mai a New York.”

Non credo di essere in grado di lasciarti andare.”, ammise piano Blaine, baciandogli una guancia. Kurt sorrise.

Sono tuo, adesso. In qualsiasi posto andrò o qualsiasi cosa faccia, sarò tuo. Non che prima fosse diverso, ma adesso c'è qualcosa che lo dimostra al mondo intero.”, disse fieramente, sentendo il proprio anulare pizzicare. Blaine si bagnò le labbra, e Kurt sapeva che voleva baciarlo, ma aveva bisogno di dire una cosa prima.

Promettimi”, sussurrò “Che qualsiasi cosa accada nella nostra vita d'ora in poi, qualsiasi, ricorderemo sempre quello che abbiamo provato adesso. Sempre. Anche se ci perderemo o litigheremo o dovesse succedere qualcosa-”

Kurt-”

No. Promettilo, Blaine.”

E Blaine non aveva scelta. “Lo prometto.”

Kurt sorrise e lo baciò, finalmente, senza inibizioni e con trasporto, e forse passarono ore, forse una vita intera, e in effetti Kurt perse il suo volo, e fu costretto a prendere quello successivo. Ma non gli importò nulla. Non quando sapeva di essere promesso al ragazzo che gli aveva cambiato la vita, il ragazzo che gliene aveva donata una; la sua anima gemella, quella che aveva ritrovato anche in questa vita dopo mille battaglie.

 

***

 

Il mattino dopo quel terribile incidente, Blaine aprì gli occhi con calma sentendo un dolore acuto alla schiena e alla testa. Non capì immediatamente dove si trovava, ma riuscì con calma a distendere le palpebre e bearsi della luce che entrava pigramente dalla finestra.

E fu in quel momento che si rese conto di essersi addormentato sul pavimento, ancora accanto a Kurt. Le loro mani erano ancora intrecciate delicatamente, la punta delle dita di Blaine che aderiva a quelle di Kurt – come una piccola ancora. Ma lui stava ancora dormendo. Era rannicchiato più vicino possibile a Blaine, e questo si rese conto che era una cosa che doveva essere successa senza che loro potessero farci niente a riguardo. Erano i loro corpi ad avvicinarsi, a reclamarsi in qualche modo, senza lasciarsi mai. Con un certo stupore Blaine si rese conto che aveva un pezzo di coperta sopra il corpo, e immaginò che Kurt durante la notte si fosse accorto che Blaine era rimasto lì, e aveva voluto coprirlo.

Sarebbe stato facile baciarlo adesso. Adesso mentre dormiva e non poteva scegliere nulla, bastava sporgersi e chiudere il cerchio di labbra sulle sue, e probabilmente Kurt nemmeno se ne sarebbe accorto. Blaine moriva dalla voglia di baciarlo. Una volta era tutto così semplice – da quel loro primo bacio ce n'erano stati così tanti altri, sempre nuovi e sempre diversi, e Blaine ricordava che nei primi periodi praticamente passavano le giornate intere a pomiciare, quasi come se non volessero mai davvero staccarsi, come se le labbra dell'altro fossero una droga. Col tempo era diventato tutto diverso perché i baci avevano smesso di bastare e avevano bisogno di qualcosa in più – ma adesso come adesso, Blaine aveva bisogno solo di quello. Un semplice e innocente bacio. Gli mancava, gli mancava come aria da respirare, e Kurt era così bello davanti a lui. Rilassato e piccolo e meravigliosamente bello, come solo lui poteva essere.

Blaine si avvicinò. Catturò con due dita una ciocca ribelle che era caduta sulla fronte di Kurt e la unì con le altre lisciandola contro la sua nuca, e continuò ad accarezzargli i capelli per un tempo che gli sembrò infinito – lo aveva fatto così tante volte in passato, semplicemente tenerlo stretto e accarezzargli i capelli, perché a Kurt piaceva. E poi rimase a fissarlo, vedendolo in tutta la sua bellezza. Fermò la mano sulla sua guancia e fece un po' di pressione. Era pronto, doveva farlo. Così si sporse verso di lui.

Tenne le labbra a una distanza così insignificante che poteva sentire ogni sfumatura del suo respiro; ogni piccolo cenno e movimento Blaine lo percepiva come proprio, e alla fine schiuse le palpebre. Le labbra bruciavano, proprio come la primissima volta che Blaine aveva sentito il bisogno di baciare Kurt. Ed era vicino, così vicino-

Ma alla fine sorrise, e si limitò a baciargli la guancia. Era morbida, e non fredda come si era aspettato. Kurt era caldo, probabilmente perché in qualche modo aveva ancora calore dentro di sé. Rimase lì in sospeso osservando i lineamenti di Kurt stropicciarsi, e dopo appena un secondo lui aprì gli occhi quasi di scatto.

E in quel blu Blaine annegò.

Kurt si mosse piano sotto di lui e sbattè le palpebre velocemente, e Blaine notò che i suoi occhi erano leggermente rossi ai lati, e si chiese perché. Forse era stanco perché magari non aveva dormito bene. Blaine si mosse a disagio cercando di allontanarsi, il cuore che batteva forte nel petto – così forte che temeva che Kurt potesse sentirlo.

“Buongiorno.”, sussurrò Kurt, stropicciandosi gli occhi.

“C-ciao, Kurt.”, disse Blaine, mettendosi a sedere sul pavimento. “M-mi dispiace per...è solo che tu eri lì ed i- io non-”

“E' tutto okay, Blaine.”, disse piano Kurt, distendendo le gambe e mettendosi a sedere con calma. Blaine osservò il movimento e si ritrovò a deglutire quando scorse un pezzetto di pelle scoprirsi quando la maglietta del suo pigiama scivolò di lato. “C-credo...credo che sia stato bello.”

Blaine aggrottò la fronte. “Credi.”

“No, solo...lo è stato. Davvero. E puoi...puoi farlo, se vuoi. Se per te va bene.”

Blaine si morse le labbra. “Tu...voglio dire- provi ancora qualcosa? Quando succede...quando succede questo.”

Kurt si tolse la coperta con un gesto veloce e abbassò lo sguardo, facendolo scivolare lontano da Blaine. “I-io...ci sono delle cose che non posso più sentire. O che sento in modo diverso da prima. Non posso provare quello che provi tu, ma...ma c'è ancora qualcosa. E' come se fosse tutto ovattato.”

Blaine alzò una mano per sfiorare la coperta. “Senti il freddo, o il caldo?”

“No.”, ammise Kurt, senza guardarlo negli occhi. “Sono più...ricordi di sensazioni. E forza di abitudine, in un certo senso, per questo dormo con le coperte.”

“Eri così freddoloso.”

“Già.”, ammise Kurt sorridendo per la prima volta quel mattino. Blaine deglutì.

“E cosa...cosa senti quando...non lo so, come ieri sera. Cosa hai sentito?”

“Dolore.”, ammise Kurt. “Le...le emozioni non svaniscono, Blaine. Le emozioni sono qualcosa di profondo e radicale che partono dall'anima, quelle non le puoi cancellare. O dimenticare.”

Tu mi emozioni.

Blaine si morse piano le labbra e avvicinò il proprio corpo a quello di Kurt, cercando i suoi occhi in continuazione ma non trovandoli mai veramente. “Quindi...l'odio, il desiderio, l'amore...sono cose che puoi sentire ancora?”

Kurt sorrise, un sorriso triste e amaro al contempo. “Non sono fatto di pietra, Blaine. Sento ancora tutto.”

Il cuore di Blaine precipitò da qualche parte nello stomaco e poi tornò al suo punto di origine, togliendogli ogni briciola di fiato. Blaine sapeva di non avere niente da perdere quando alzò una mano per poggiarla sulla guancia di Kurt. Il suo cuore batteva forte, forte come non l'aveva mai sentito, ed era come toccarlo per la prima volta. Kurt non disse niente, chiuse solo gli occhi di scatto sospirando, così Blaine ne approfittò per alzare l'altra mano e avvolgere completamente il suo volto.

Poi roteò i pollici. Con estrema delicatezza, quasi come se Kurt si potesse spezzare da un momento all'altro. Scese leggermente e premette le dita sul suo collo, sentendo Kurt irrigidirsi in un primo momento e subito dopo rilassarsi sotto il suo tocco. Teneva ancora gli occhi chiusi, sembrava piccolo e smarrito – ed era semplicemente bellissimo, come sempre.

Poi Blaine avvicinò i loro volti, e Kurt smise di respirare. Blaine se ne accorse, lo vide, lo sentì sulla propria pelle, e rimase lì, fermo a qualche millimetro delle sue labbra, senza mai avvicinarsi davvero. Fece scorrere le dita dl suo collo alle sue braccia in un tocco superficiale ma denso, e poi tornò su, ad avvolgere di nuovo il suo viso.

“Questo lo senti?”, sussurrò Blaine, e il suo fiato caldo andò a infrangersi sulle labbra di Kurt. Avrebbe potuto baciarlo, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa – ma non lo fece, non lo fece perché non era il momento e Kurt aveva paura.

Fu solo in quel momento che Kurt aprì gli occhi, ed erano così blu, così luminosi, così tutto da togliere a Blaine ogni certezza.

“Sì”, soffiò Kurt, lettere biascicate in qualche modo e appese a un filo. Blaine si avvicinò ancora e sfiorò con le labbra le sua guancia, poi il suo zigomo, una porzione di mento. E Kurt praticamente vibrò.

“D-dio, certo che lo sento.”, rantolò fuori Kurt, aggrappandosi ai bicipiti di Blaine per trovare un ancora, qualsiasi cosa potesse salvarlo e impedirgli di cedere. Blaine gli lasciò un bacio sfiorato sulla mascella, poi uno più giù in un punto imprecisato del collo, e poi spostò le mani per appoggiarle sopra il cuore di Kurt. Non batteva. Non poteva battere, naturalmente, ma per Blaine era come se lo facesse, come se non avesse mai smesso. E Kurt fremette quando Blaine accarezzò quel punto, e poi le sue labbra si appoggiarono sulla tempia di Kurt, e tutto il resto smise di esistere.

“B-Blaine.”, mormorò Kurt, il suono di quelle lettere che lasciava le sue labbra in un gemito quasi disperato, e Blaine era così caldo e così reale e così tutto attorno a lui, e Kurt era piccolo, piccolo e bisognoso di quello, e sarebbe stato semplice lasciarsi andare, così semplice e naturale, ma non poteva. Non ancora. Si aggrappò con una mano ai ricci di Blaine.

“Tu mi fai sentire. Tu mi fai provare di nuovo, Blaine.”, sussurrò, e sentiva le lacrime pizzicargli gli occhi. Era tutto così dannatamente strano e sbagliato: lui non doveva amare, non doveva piangere e nemmeno desiderare tutto quel calore da Blaine, ma Blaine era disposto a donarglielo e Kurt non riusciva a sottrarsi a quella stretta.

E poi Blaine percorse con il naso una linea immaginaria dalla sua guancia e al suo mento, abbandonando poi le labbra lì, accanto a quelle di Kurt.

“Non immagini nemmeno quanto abbia bisogno di questo. Quanto mi sei mancato. Quanto tu sia...tu, Kurt. Sei semplicemente tu, e ho così bisogno di te. Di noi.”, sussurrò, e Kurt deglutì. Commise l'errore di osservare le labbra di Blaine e poi i suoi occhi – miele scuro con una sfumature del verde dei prati incontaminati – ed era tutto casa e perfezione in quel momento, così bello e semplice-

Ma poi qualcuno bussò alla porta ed entrambi si congelarono sul posto.

“Aspetti qualcuno?”, chiese in un sussurro Kurt. Il respiro di Blaine era accelerato.

“No.”, disse in risposta. “Potrebbe essere...”, suo padre, Cooper? Era impossibile, di solito trovavano il modo di avvisarlo se decidevano di venire a trovarlo. Blaine si alzò in fretta dal divano senza lasciare andare le mani di Kurt.

“Devi nasconderti.”, disse in modo sbrigativo, trascinando Kurt nella loro camera. Lui faceva resistenza.

“Blaine, non potrò nascondermi per sempre-”

“Non sappiamo chi sia. E che cosa voglia da noi.”, lo interruppe Blaine, fermandosi in camera loro. “Rimani qui e non muoverti, capito? Ci penso io.”, gli disse, facendo per uscire. Kurt si aggrappò a un suo braccio.

Blaine.”, sussurrò Kurt. “Abbiamo sempre combattuto insieme. Non escludermi.”

“E tu permettimi di proteggerti.”, mormorò di rimando Blaine. Gli afferrò il volto tra le mani e si alzò sulle punte per potergli lasciare un bacio sulla fronte. “Resta qui piccolo, torno subito.”

E poi Kurt vide solo Blaine che se ne andava e la porta della loro camera da letto sbattere.

 

A Blaine sudavano le mani, e spesso quello non era un buon segno. Le mani che sudavano per Blaine Anderson non precedevano mai qualcosa di semplice – ecco spiegato il motivo per cui era successo poco prima del suo primo bacio con Kurt, o prima di sposarlo. Era una frana, lo aveva sempre saputo, ma in qualche modo sperava sempre che la gente non si accorgesse di quella sua fragilità – per quello sul palco una volta si trasformava, diventava un'altra persona. Si scordava delle sue debolezze e cercava di apparire diverso – ma sotto sotto, nel profondo, rimaneva un ragazzo semplice e pieno di difetti.

E con le paure che aveva qualsiasi altro essere umano.

Aprì la porta con dita tremolanti. Non gli servì indugiare sui lineamenti dell'uomo che gli era di fronte per capire che non era stata una buona idea aprire la porta. Non passò nemmeno un secondo che Blaine fece pressione sul legno per sbattergliela in faccia – ma una mano enorme e prepotente la bloccò, e Blaine sentì il proprio cuore precipitare.

“Non così in fretta, Anderson.”, sputò fuori David Karofski. Non era cambiato molto dai primi anni in cui Blaine lo aveva conosciuto, quegli anni in cui si divertiva a spaventare Kurt nei corridoi della sua scuola e a intimorirlo perché non riusciva ad accettare chi fosse veramente. Blaine ricordava ancora ogni piccolo particolare del loro primo incontro, quel giorno che aveva accompagnato Kurt a scuola per poter parlare con quel bullo che gli faceva del male – e ancora oggi, più guardava David in faccia più pensava che non sarebbe mai riuscito a capirlo veramente. Non era una cosa che poteva fare. David aveva tormentato per anni l'amore della sua vita – e Blaine lo odiava, era qualcosa di automatico, qualcosa che non poteva scegliere. Aveva provato a capirlo, e farselo piacere quando Kurt era cresciuto e gli aveva detto dolcemente Non pensare più a lui - ma per Blaine sarebbe sempre rimasto il bullo che aveva fatto del male al suo Kurt, che lo aveva minacciato, e quella non era una cosa che poteva cambiare.

“Non sei il benvenuto, Karofski.”, disse in modo sbrigativo Blaine, facendo di nuovo pressione sulla porta per far capire a David che doveva andarsene. Ma questo senza dire nulla lo superò ed entrò in casa, guardandosi attorno divertito, un sorriso spento e beffeggiante che ormai Blaine odiava con ogni piccola fibra del suo corpo.

“Senti, non ho tempo di starti a sentire. Ora se non ti dispiace-”

“So tutto, Anderson.”, lo interruppe David, fermandosi esattamente al centro dell'appartamento e guardandolo con quegli occhi piccoli e perennemente arrabbiati con il mondo.

“Non so di cosa tu stia parlando-”

“Oh, ma smettila.”, grugnì, la bocca che si arricciava a formare una sorta di ringhio. “So di Hummel. Che è uno di loro, e che è stato portato in uno di quei centri in cui fanno esperimenti su di loro proprio come se fossero delle rane da vivisezionare. So tutto.”

Il cuore di Blaine fece qualche capriola prima di fermarglisi in gola. Era come se avesse perso ogni capacità di respirare o dire qualsiasi cosa - anche di semplice.

Deglutì diverse volte, ma la sensazione non cambiò.

“Non dirmi che stai seriamente pensando di andare a prenderlo.”

“Non sono affari tuoi, David.”

“Ma quindi tu sei uno di quelli, eh? Uno di quelli che è davvero convinto che una volta che tornano da quel fottuto ospedale siano davvero tornati ciò che erano una volta. Povero illuso.”, sputò, puntandogli il dito contro. “La tua bella femminuccia non tornerà mai indietro-”

“Non ti azzardare a parlare così di mio marito.”, lo interruppe Blaine, facendoglisi più vicino, senza mai distogliere lo sguardo. “E' una minaccia, Dave.”

Vide Dave vacillare per un attimo, ma fu solo per un istante, il tempo di un battito di ciglia.

“Mi fai così pena, Anderson. Lì bloccato ad aspettare qualcosa che non succederà mai davvero.”

“Possono cambiare, sai.”, sussurrò Blaine, ignorando le sue parole. Era stanco di difendersi, stanco di tutto, voleva solo che David se ne andasse. “Tu non riesci a vederlo, ma loro possono cambiare. Possono tornare indietro.”

“Bugie.”, ringhiò David. “Sono tutte luride bugie.”, ripetè. Poi fece qualche passo verso Blaine e si chinò per fare in modo che la sua bocca fosse a qualche centimetro dal suo orecchio.

“E mi stupisce che tu ci creda, dopo tutto quello che hai fatto in questi anni.”

Il cuore di Blaine si congelò nel petto. David aveva sussurrato quelle parole in modo così viscido e vicino che Blaine le sentì attraversargli il corpo e la pelle, come un veleno che si propagava inesorabilmente ovunque.

Poi, proprio come era venuto, David lo superò nuovamente e si incamminò verso la porta.

“Sappi che se mai verrò a scoprire che quella...quella cosa, quella che tu ti ostini tanto disperatamente a chiamare marito, tornerà indietro, farò in modo che smetta di vivere una volta per tutte.”

“Vattene via, David.”, sussurrò Blaine, stringendo le mani a pugno lungo i fianchi. “E sta lontano da me e dalla mia casa, o ti giuro che ti denuncio.”

“Fa' pure.”, grugnì lui, con una aria di superiorità che fece contorcere qualcosa dentro lo stomaco di Blaine. Sentì la porta dietro di lui chiudersi, e aspettò il tempo di un minuto prima di precipitarsi nella loro camera da letto. Kurt lo aspettava seduto sul pavimento, il volto tra le mani, piccolo come non lo aveva mai visto.

“Kurt.”, sussurrò Blaine, inginocchiandosi di fronte a lui e sfiorandogli i polsi con le dita. “Hai...hai sentito tutto, vero? Dio Kurt, mi dispiace così tanto.”, mormorò, facendoglisi più vicino possibile, senza mai stringerlo davvero. Aveva davvero sentito tutto, ogni cosa, anche quella che David gli aveva detto piano vicino all'orecchio? Perchè se era così, ora Kurt lo avrebbe odiato, Blaine ne era certo. Lo avrebbe odiato perché non aveva trovato il coraggio di dirgli tutta la verità e lo avrebbe perduto di nuovo e-

“Ho sentito abbastanza.”, soffi Kurt, ed era così stanco, così stanco e vulnerabile e svuotato, che il cuore di Blaine si spezzò di nuovo, e di nuovo ancora, in un modo che non aveva mai conosciuto prima.

“E solo, i-io...”, pigolò, con una voce che era più un tintinnio che altro. Poi Kurt alzò le mani dal suo viso, gli occhi erano rossi e pieni di pianto, e poi non fece altro che allungare le dita e artigliarle al maglione di Blaine, quel maglione rosso che sapeva di casa e di ricordi, mordendosi piano il labbro inferiore.

“Vorrei che mi stringessi, Blaine.”

Fu un sussurro, un soffio più che altro, una richiesta disperata e appesa a un filo che rimase tra di loro come una luce appesa, e Blaine non indugiò oltre. Abbracciò Kurt stretto a sé appoggiando il mento alla sua testa e lasciando che i loro corpi si modellassero l'uno attaccato all'altro, Kurt che diventava piccolo piccolo contro il suo petto e piangeva piano, senza singhiozzi, solo con qualche singulto ogni tanto, e Blaine gli accarezzava i capelli o glieli baciava perdendosi nel dolore annegando, andando giù, sempre più giù, verso un punto buio e senza fine.

E c'era tenerezza nel modo in cui Kurt si aggrappava a lui. Con forza ma anche con riguardo perché Blaine sapeva che non era ancora pronto a lasciarsi andare completamente – e dio, se lo amava. Lo amava forse anche più di prima, lo amava perché lo aveva perso e ritrovato, lo amava anche se adesso le cose tra di loro erano fragili come vetro e anche se Kurt pensava che quello fosse uno sbaglio – ma non lo era. Non per i loro cuori e per le loro anime, quello mai.

“Shhh”, ripeteva dolcemente Blaine. “Andrà tutto bene.”

E Kurt cominciò a crederci a un certo punto, perché smise di piangere e con un gesto veloce si asciugò le lacrime con le mani. Poi tirò su col naso – e oh, era così Kurt in quel momento, così di Blaine, così suo – e poi cercò i suoi occhi, ambra contro oceano.

“E' stato lui.”, sussurrò Kurt, stringendo così forte il suo maglione rosso da farsi venire le nocche bianche. “A fare del male a quella signora anziana. L'ha uccisa lui.”

Blaine gli spazzò via una lacrima con la punta del pollice, un gesto gentile e confortante.

“I-io...ieri lo guardavo. E ogni cosa di me mi gridava di conoscerlo, e sentivo la paura.”, ammise piano Kurt. “Era David. E adesso lui...lui vuole-”

“Non ti toccherà, Kurt.”, sussurrò piano Blaine, perdendosi nei suoi occhi blu. “Non gli permetterò di farti del male, te lo prometto.”

Kurt si mordicchiò il labbro. “Mi ha...mi ha sempre odiato, Blaine, sempre. E adesso ha una buona scusa per...per farmi del male, no? Sarà tutto sensato nella sua testa. Per lui siamo semplicemente mostri.”

“Sei l'uomo che amo.” disse Blaine senza pensare, e vide Kurt inghiottire quelle parole con un luccichio negli occhi. Non glielo aveva detto ancora direttamente, non c'era ancora stato nessun Ti amo, semplicemente perché Blaine pensava fosse troppo presto – ma quello che Blaine aveva detto era vero, era reale, e non poteva cancellarlo. “L'uomo che amo da sempre. Questo sei.”

Blaine vide Kurt deglutire e chiudere gli occhi per un momento, un momento in cui probabilmente cercò di inghiottire la densità di quelle parole e farle proprie. E poi li riaprì, con calma, ed era come se ci fosse una nuova alba dentro. Sorrise.

Blaine.”, sussurrò, come se fosse l'unica cosa sensata in quel momento, l'unica cosa bella, che valesse la pena di essere raccontata. Solo il suo nome, quel groviglio dolce e musicale di sei lettere. “B-Blaine, solo...i-io...”

E Kurt gli guardava le labbra. Gliele guardava come non aveva mai fatto prima, nemmeno durante i loro primi baci, nemmeno durante la loro luna di miele. Era tutto amplificato eppure intimo e in qualche modo indistruttibile, e senza poter far nulla di concreto per fermarsi Blaine si ritrovò ad accarezzargliele con due dita, e Kurt fremette al tocco.

E sarebbe bastato sporgersi – qualche centimetro e sarebbe finito tutto, Kurt era pronto ed era così sconvolto da lasciarsi baciare. Ma Blaine nel profondo sapeva che non lo voleva, che non voleva che fosse così. Alla fine si avvicinò davvero. Alla fine entrambi chiusero gli occhi, ma Blaine non cercò le sue labbra, ma l'angolo della sua bocca. Quel punto in cui la pelle si arricciava e diventava soffice per la guancia.

“Non sei pronto.”, sussurrò poi Blaine. “Non...non così. Non è così che deve succedere.”, mormorò. E poi poggiò le labbra sulla sua fronte e lo cullò per un pochino, prima di alzarsi e scappare via, in cucina, dove poteva distrarsi e stargli lontano.

Kurt quando realizzò cos'era appena successo si sentì morire, e quella notte non chiese a Blaine di dormire vicino a lui. Rimase solo nella loro stanza, rannicchiato sotto le coperte a piangere in silenzio.

 

***

 

Il mattino dopo Blaine fu svegliato da alcuni rumori che provenivano dalla cucina. In un primo momento pensò di star sognando, o che tutto quello fosse frutto della sua immaginazione – o delle capacità della sua mente di ricreare ricordi così vividi – ma quando si mise a sedere per ruotare la testa, si rese conto che dal posto sul divano riusciva a vedere Kurt.

Kurt in cucina che stava canticchiando e preparando qualcosa ai fornelli.

L'istinto di Blaine fu quello di alzarsi con calma – fremette quando i suoi piedi nudi toccarono il freddo delle mattonelle, e poi con passi piccoli raggiunse la cucina. La voce di Kurt era limpida ma bassa, quasi come se avesse paura di svegliarlo, ma Blaine non riuscì a evitare di sentire quel familiare calore avvolgergli il petto. Non ascoltava la voce di suo marito da così tanto tempo – quella stessa voce che tanti anni prima lo aveva risvegliato e gli aveva fatto dire Oh, eccoti qui, cerco uno come te da una vita.

Ed ora eccolo lì, a distanza di anni ma bello come sempre, bello come allora, anche se tra di loro era cambiato tutto – eppure, Blaine ebbe il coraggio di non aver paura.

“E' così bello da sembrare un sogno.”, sussurrò, e a quel punto vide il corpo di Kurt irrigidirsi e subito dopo smise di canticchiare. Era voltato, Blaine non poteva vedere il suo volto. “E vorrei...vorrei così tanto che non lo fosse.”

“Non lo è.”, ammise piano Kurt, e anche se Blaine non poteva vederlo in volto era più che chiaro che fosse sereno, ed era bello vederlo così, dava l'impressione che le cose sarebbero potute andare meglio.

Poi Kurt si voltò e – oh, sorrideva. Sorrideva in quel modo piccolo e disinibito e con le fossette attorno alle labbra, quel sorriso accennato di cui Blaine si era innamorato da subito, quello in cui mostrava i dentini. E non riuscì a fermarsi, dopo. Si avvicinò a Kurt sorridendo a sua volta, il cuore che rimbombava nel petto.

“Ho solo pensato che fosse...carino, ecco.”, spiegò Kurt distogliendo lo sguardo, e Blaine si intenerì nel vedere che ancora era così intimidito e pieno di dolcezza. Dopo tutto quel tempo, le sue guance si sarebbero imporporate ancora quando faceva una sorpresa a Blaine. “Prepararti la colazione e tutto il resto.”, borbottò poi, mescolando qualcosa di liquido in una teglia. Stava cuocendo i pancakes, e Blaine sentì una voragine al posto dello stomaco quando si ricordò di tutte le volte in cui era stato lui a preparargli a Kurt, mille vite prima.

“E' un gesto bellissimo.”

“Già, solo...avevo bisogno di staccare, sai? Venire qui e...è b-bello essere avvolto dai fornelli, risentire questi profumi. Credevo di non saper più cucinare.”, ammise piano, versando il preparato per i pancakes dentro un'altra padella.

“Il profumo che c'è mi dice il contrario.”, ammise Blaine, superandolo e immergendo un dito dentro la pastella. Se lo portò alla bocca e produsse un suono di puro apprezzamento.

“Dovresti dirmi come sono.”, mormorò Kurt, guardandolo con un sopracciglio alzato. “Sai, non posso...posso assaggiarlo, e non vorrei avvelenarti.”

“Sono semplicemente perfetti.”, sussurrò Blaine guardandolo in quei cerchi di occhi blu. Si voltò dalla parte del frigo e prese un po' di latte e una bottiglia di succo.

“Quando li preparavi tu erano mille volte più buoni.”, ammise scherzosamente Kurt, portandosi la punta del pollice alla bocca per cominciare a stuzzicarla con i denti.

“Io credo solo che il tuo giudizio sia di parte.”, ridacchio Blaine, tornando vicino a Kurt dopo aver sistemato la tavola. “Sai, per il fatto che ti portavo la colazione a letto e tutto il resto.”

Dio, mi manca New York a volte.”, disse Kurt, pentendosene quasi subito. Non avrebbe dovuto dire quelle cose, si era ripromesso di non vagare nel loro passato, perché era qualcosa di difficile, qualcosa che non erano ancora pronti ad affrontare. Cercò gli occhi di Blaine, quelle pozze di miele che riuscivano in qualche modo a salvarlo sempre, e Blaine lo stava guardando di rimando, un mezzo sorriso triste sul volto.

“Manca tanto anche a me.”

E oh - Blaine sapeva sempre cosa dire, come capirlo. Kurt si specchiò nei suoi occhi e sentì che Blaine capiva ogni sua parola ma che non lo incolpava, che non era triste. La vita che avevano bastava a Blaine tanto quanto bastava a Kurt – e Kurt si odiava perché per Blaine non voleva quello, per lui voleva il meglio, lui meritava tutto. Eppure sceglieva di amare lui.

Poi Blaine si avvicinò a lui, le ciglia lunghe che sbattevano e gettavano un'ombra tremolante sulle sue guance. “Ma mi va bene qualsiasi posto purché ci sia tu.”, sussurrò, e lo disse con il cuore in mano e l'anima tra le dita, qualcosa che andava oltre una confessione e che si conficcava tra i loro corpi. Kurt perse un battito, fece per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma si ritrovò a fissare il volto di Blaine.

“E poi”, soffiò Blaine “Mi va bene qualsiasi posto in cui tu possa fare...questo.”, disse, e poi semplicemente alzò una mano e lasciò con il dito un po' di residuo della pastella che aveva preso poco prima sul naso di Kurt – che naturalmente, come faceva sempre, come aveva sempre fatto, spalancò gli occhi.

“...Blaine.”

Blaine scoppiò a ridere. “Dio, dovresti vederti in questo momento.”

Blaine si sforzava di rimanere serio, ma c'era un leggero ghigno che gli increspava il volto – perché come poteva anche solo pensare di non ridere di fronte a tutta quella genuinità?

Blaine.”, ripetè, sperando di risultare minaccioso. Blaine raccolse un altro po' di impasto e questa volta colpì la sua guancia, Kurt che di conseguenza emise un gridolino.

Scoppiarono all'unisono a ridere, dopo, una risata che arrivava dall'anima e che toglieva il fiato, e continuarono a farlo per molto tempo, anche quando fu Kurt a prendere la farina e a impiastricciare i capelli di Blaine – ancora liberi dalla costrizione del gel. Rimasero a combattere di fronte ai fornelli per un po', poi Kurt scivolò di lato per poter fuggire da Blaine e fece il giro della tavola, ma alla fine dovette arrendersi perché Blaine lo afferrò per un polso e poi avvolse i suoi fianchi con l'altro braccio, e Kurt era in trappola.

“Preso.”, scherzò Blaine ridacchiando, e Kurt non potè fare altro che sbattere le palpebre e ridere a sua volta notando tutto quelle nuvolette di farina che lasciavano i loro volti e le labbra, ed erano ridicoli, ma in qualche modo tutto era bello. Quotidiano e naturale, come era sempre stata ogni piccola cosa tra di loro.

E, forte come un fulmine, arrivò anche la realizzazione che erano vicini, davvero molto vicini. I loro respiri caldi si intrecciavano e i loro corpi erano schiacciati l'uno contro l'altro, i sorrisi che non volevano abbandonare i loro volti e i capelli ormai bianchi per colpa della farina – e Blaine pensò che Kurt sembrasse così giovane in quel momento, senza tempo, ed era come se non fosse mai andato via. Come se non lo avesse mai lasciato. Solo loro due, Kurt e Blaine, due ragazzi che si erano persi e ritrovati e che avevano accettato tutto quello e lo stavano facendo loro – anche se aveva fatto male.

Così Blaine schiuse gli occhi e si avvicinò ancora a Kurt. Lo vide vacillare, vide i suoi occhi blu dilatarsi un momento prima che le sue palpebre si socchiudessero, vide il suo labbro inferiore tremare leggermente, il suo sguardo che vagava tra gli occhi di Blaine e le sue labbra. E al diavolo, lo voleva baciare, lo avrebbe fatto. Blaine chiuse gli occhi, il mondo che sembrava appeso a un filo attorno a lui-

“Non posso.”

Un sussurro, niente di più. Una foglia portata via dal vento, e Blaine riaprì gli occhi.

“Blaine, i-io...non posso.”, ripetè Kurt, gli occhi che tornavano alla loro naturale bellezza e grandezza. Kurt deglutì, le sue manine aggrappate ai bicipiti di Blaine fecero pressione per far sì che si staccassero.

“Kurt.”, sussurrò Blaine, stringendo la presa per far sì che non si allontanasse. “Kurt, guardami.”

“Lasciami andare, Blaine.”

“Non capisco.”

E poi Kurt scivolò via dalle sue braccia, i suoi occhi che sembravano quelli di un cucciolo ferito, venati da un tocco di rosso e improvvisamente lucidi.

“E' quello il punto Blaine, tu non capisci. Non capisci.”

Un sospiro, e poi Kurt si passò una mano tra i capelli e tornò a grandi passi verso i banconi della cucina, anche se Blaine non riusciva a capire come cucinare in quel momento potesse essere più importante del problema che c'era tra di loro.

“K-Kurt, solo...”, tentò di dire Blaine, le mani che tremavano leggermente e il fiato corto. “Provaci. Prova a dirmi perché secondo te non può funzionare.”

“Devi smetterla, Blaine!”, gridò Kurt, finalmente furioso, finalmente fuori di sé, finalmente lui. Si voltò, gli occhi iniettati di qualcosa che era più primitivo del dolore, più lacerante della paura. Due lacrime solcarono le sue guance. “Smetterla di fingere che tutto sia tornato com'era. Dobbiamo smetterla tutti e due! Non capisci, Blaine? Non lo capisci che è cambiato tutto? Sembra quasi che tu non veda, e questo mi fa male, Blaine.”

“Non sto fingendo, Kurt.”, disse semplicemente Blaine, avvolgendo il proprio petto con le braccia. “Non ho mai finto. Non potrei.”

“Dio, guardami, Blaine!”, singhiozzò Kurt, indicando sé stesso. “Guardami, non- non sono più io. Non sono quel ragazzo innocente e spezzato che è sceso dalle scale della Dalton e che tu hai preso per mano. Non sono il ragazzo a cui hai chiesto di sposarti promettendo il per sempre, o quell'uomo che ti baciava le labbra quando tornavi dal lavoro.”

“Ti sto guardando, Kurt-”

“Non abbastanza! Sono stato un mostro, Blaine. Lo sai cosa ho fatto per sopravvivere? Lo sai? Vuoi che lo dica ad alta voce, così magari lo rende più reale?”

“Kurt-”

“Ho ucciso, Blaine.”, sussurrò Kurt, mordendosi poi le labbra. “Ho ucciso, ho ferito, ho divorato vite. Sono stato vuoto e solo, per poi essere riempito da buio e sangue e freddo. La mia anima nemmeno esiste più, Blaine. Sono dilaniato.”

“Kurt, ti prego, smettila-”

“E non c'è niente che tu possa fare per cambiare quello che ho fatto, Blaine.”, ringhiò Kurt, stringendo con una mano la stoffa del proprio maglioncino, accartocciandolo tra le dita. “Niente che possa salvarmi, non più. Questa volta sono marcio, Blaine. Nemmeno tu puoi farci niente, e mi odio per questo.”

Blaine piangeva in silenzio, le labbra tremanti e gli occhi grandi – così grandi che Kurt avrebbe potuto annegarci dentro, e lo avrebbe fatto volentieri. Vide che li chiudeva. Lo vide respirare, a lungo e a fondo. Poi li riaprì, il miele al loro interno chiaro e quasi liquido.

“Ti sbagli.”

Erano parole così semplici, così semplici eppure ricche di così tanto significato che Kurt si bloccò e rimase immobile a fissare l'uomo che amava nonostante non avesse nemmeno più un cuore che pulsava sangue nel corpo.

“Non mi sbaglio su tutto.”

“No, non su tutto.”, sussurrò Blaine. “Ma su alcune cose sbagli.”

“Prova a dirmi quali.”, disse con calma Kurt.

“Su di me.”, rispose Blaine semplicemente, incatenando i suoi occhi in quelli di Kurt, scavando in profondità. “Posso salvarti, Kurt. Posso farlo, devi solo darmene la possibilità.”

“Non ti farò annegare nel buio, Blaine. Non puoi chiedermi questo.”

“E se invece fossi in grado di farti vedere la luce? Kurt, ti ho salvato una volta, lo dicevi sempre. Io non ci ho mai creduto, però tu dicevi che era così. Lascia che lo faccia di nuovo. Posso salvarti. Voglio farlo.”

Un pezzetto della maschera di Kurt crollò insieme al suo cuore.

“Non voglio distruggerti. Quando ti accorgerai che non posso essere salvato finirai per...per odiarmi, o portarmi rancore, e sarebbe la cosa più orribile che potremmo farci a vicenda.”

“Non mi distruggerai.”, sussurrò Blaine avvicinandosi ancora di più, senza mai distogliere lo sguardo. Kurt dubitava che stesse sbattendo le palpebre. “Lascia che ti dimostri quello che io vedo.”

Kurt lasciò che Blaine gli poggiasse una mano sul cuore.

“E cosa vedi?”

“Noi.”, sussurrò Blaine. “Vedo noi, vedo la nostra forza e quello che ci lega, vedo coraggio. Ma più di ogni altra cosa, vedo te.”, soffiò piano, alzando una mano per potergli accarezzare una guancia. “Vedo te, Kurt, ti guardo, e l'unica cosa che riesco a pensare è che sei sempre tu. Non c'è alcuna differenza da prima, sia fuori che dentro.”

Una lacrima rotolò via dall'occhio di Kurt, andando ad annidarsi nell'arricciamento delle labbra.

“Senza paure e per sempre, Kurt.”, soffiò Blaine, roteando un pollice per scacciare via la scia bagnata. “Te lo avevo promesso.”

Kurt annuì, il cuore che si riempiva di qualcosa molto più grande dell'amore ma di meno definito, qualcosa che andava oltre la comprensione di un semplice corpo. Tirò su con il naso, e Blaine lo avvolse di nuovo, entrambe le sue braccia sulla sua schiena.

“Dammi un giorno.”, sussurrò. Kurt sorrise, un sorriso piccolo e accennato. “Un giorno per dimostrarti che possiamo essere quello che eravamo. O avere qualcosa di più, non lo so. Possiamo essere chiunque tu vuoi che noi siamo.”

Kurt percorse con dita tremanti le braccia di Blaine fino a cingergli il collo. Tenne gli occhi bassi, fissi sul suo maglioncino.

“Un giorno, Kurt.”, ripetè Blaine. “Solo quello, e se non funzionerà ti lascerò andare. Promesso.”

Kurt chiuse gli occhi di scatto non appena sentì Ti lascerò andare, ma alla fine si convinse che era quello che voleva, ciò di cui avevano bisogno, e si ritrovò ad annuire. Il volto di Blaine si illuminò con la luce di mille soli, e nel giro di un istante Kurt era stretto e piccolo nelle sue braccia, con Blaine che gli baciava una guancia e i capelli.

“Andrà tutto bene.”, gli sussurrò poi. “Coraggio, piccolo, andrà tutto bene.”

 

***

 

Così Kurt si lasciò trascinare da Blaine, e Blaine lo portò indietro nel tempo, in un vortice di ricordi.

Dopo aver fatto colazione lo prese per mano e lo trascinò sul divano. Sparì per qualche minuto buono e tornò con in mano una video-camera e delle piccole cassette, e nel giro di qualche minuto Kurt e Blaine stavano guardando il video del loro matrimonio.

Scoppiarono a piangere più o meno nello stesso momento, i loro copri vicini, senza mai che si stringessero.

“Perchè mi fai vedere questo?”

“Voglio che ricordi ciò che abbiamo provato.”

“...Blaine, ricordo perfettamente che cosa ho provato.”

“E che cosa hai provato?”

La mano di Kurt scivolò nella sua, gli occhi che si abbassavano a cercare quel groviglio di dita.

“Che non avrei potuto essere più felice.”

Una piccola pausa, e il Blaine del video stava mettendo a Kurt la fede.

“Che non sarei mai riuscito ad amarti di più.”

Blaine appoggiò la testa alla sua spalla.

“Mi sbagliavo, Blaine.”

Blaine non alzò la testa, il suo cuore smise praticamente di battere.

“Su cosa?”

“Sul fatto che non sarei riuscito ad amarti di più.”, soffiò Kurt. Il suo corpo era caldo e gridava amore, e per quello Blaine lo strinse più vicino e gli baciò i capelli. “Mi sbagliavo.”

 

***

 

Poi Blaine insistè per portarlo fuori, e Kurt divenne adorabilmente intrattabile.

“Blaine, ho appena pianto.”

“Continui a dirmi che non dovrebbero vedermi.”

“Ho il trucco sbavato, scapperanno via tutti. O beh, lasciami pensare, scapperebbero in ogni caso.”

Ma Blaine gli tirò fuori il cappotto invernale che tanto amava e l'adorabile cappellino con i pallini, e Kurt non potè fare a meno di dire di sì alzando gli occhi al cielo – fuori c'era davvero brutto, quindi presumibilmente nessuno sarebbe uscito.

Lasciarono casa loro mano nella mano, sbuffi di fiato freddo che scivolavano via dalle loro labbra e denti che tremavano – da parte di Blaine, perché Kurt non poteva sentire il freddo. Ne ricordava la sensazione, ma non era qualcosa che la sua pelle poteva percepire.

Non riconobbe il posto in cui Blaine lo stava portando fin quando non furono immersi dalla neve del prato e il buio del cielo – e poi a un tratto, ecco l'albero robusto accanto al sentiero che avevano appena percorso, e Kurt sorrise.

Proprio lì a qualche metro, c'era ancora la piccola tomba di Pavarotti. Kurt si abbassò per togliere con le mani inguantate il residuo di neve che la copriva per metà.

“Mi hai portato qui.”

“Già.”, soffiò Blaine, giocando con la neve di fronte a loro con i movimenti del suo piede. “Qui è dove ti ho detto per la prima volta che ci eravamo trovati, e poi hai abbiamo allungato le dita e le abbiamo intrecciate, proprio come se fossero nate per fare quello. Solo quello, Kurt.”

Kurt ruotò il capo per avere Blaine di fronte, con delicatezza allungò una mano e prese la sua; era calda, calda e morbida e casa.

“Sembra proprio che le nostre mani siano state costruite per incontrarsi e completarsi. Qualcosa che deve andare così e basta.”, ammise Kurt.

“L'ho sempre pensato anche io.”

Kurt ricordò il discorso di Blaine riguardante le loro dita, quello della proposta, e sentì gli occhi pizzicare. Ripensare a quelle parole aveva sempre quello strano effetto su di lui.

Blaine si voltò a sua volta per poterlo guardare negli occhi, a fondo, ambra immersa nel verde e blu scuro, e questa volta non si avvicinò, non fece niente di compromettente, eppure i loro respiri accelerarono comunque.

“Ho così voglia di baciarti.”, sussurrò Blaine, il suo sguardo che scivolava sulle sue labbra in fretta, come se si sentisse in colpa.

“Lo vorrei tanto anche io.”, ammise Kurt, ma lo disse tremando, lo disse con il cuore in mano e gli occhi blu che gridavano Aspettami ancora un po', e Blaine si limitò a sorridere.

“Ti aspetterei per sempre.”, disse piano, perché Blaine sapeva. Sapeva ogni cosa, e Kurt lo amava per quello. E così si avvicinò, ma non lo baciò sulle labbra. Kurt cercò la sua guancia e rimase lì qualche momento di troppo beandosi del suo calore, e quando si staccò si trovò Blaine vicino così vicino troppo vicino, però poi Kurt distolse lo sguardo. Non riuscì a stargli vicino un momento di più, perché Kurt sapeva che avrebbe ceduto e non poteva permetterselo, così di voltò e lasciò il parco, Blaine che dietro di lui sorrideva con le mani in tasca e il cuore leggero come piuma.

 

***

 

Alla fine si ritrovarono seduti sulla veranda di casa loro, rannicchiati su una piccola panchina che Kurt aveva insistito tanto per comprare, perché lì d'estate era bello sedersi e osservare il mondo mutare, e d'inverno era facile vedere la neve cadere.

E quella sera cominciò a nevicare, infatti. Piccoli fiocchi di neve che riempivano l'aria attorno a loro e coloravano il mondo di bianco, depositandosi sul piccolo prato di fronte al loro appartamento e vicino ai loro piedi, poco prima che iniziassero gli scalini.

Blaine in mano stringeva la tazza che aveva preso da poco – si erano fermati al Lima bean, e dio se quel posto era pieno di ricordi. Quel Ti amo mormorato da Blaine al sapore di caffè e guance arrossate, e Kurt lo aveva guardato di rimando, non aveva niente da perdere e tutto da conoscere, e aveva detto Ti amo anche io semplicemente, perché era così che avrebbe sempre dovuto essere.

Kurt non aveva potuto prendere niente, e adesso era semplicemente lì con Blaine a osservare la neve che cadeva di fronte a loro, il corpo rannicchiato contro il fianco di Blaine perché probabilmente aveva freddo e bisogno di calore – e Kurt glielo voleva dare. Voleva dargli ogni piccola cosa, finchè Blaine l'avesse voluta.

Blaine era bello in ogni sua sfumatura, mentre beveva il suo caffè avvolto da quell'enorme bicchiere di plastica. Le sue labbra si arricciavano ogni volta che lo portava alla bocca e poi se le leccava distrattamente, le sue guance che si facevano più rosse e le linee del collo che si muovevano in guizzi leggeri. E poi c'erano quelle sue ciglia infinite, quel ventaglio nero che sembrava una piuma caduta, e Kurt al di là vedeva i suoi occhi chiari, quegli occhi di cui aveva imparato ogni piccolo cambiamento di colore.

Poi Blaine ruotò il capo e i loro occhi si incontrarono, e Blaine sorrise, quel sorriso grande e senza pretese.

“Mi stai fissando.”

“Lo so. Ti...ti infastidisce?”

Blaine scosse il capo. “Amavo svegliarmi il mattino e trovarti lì a fissarmi. Era come se in qualche modo mi stessi proteggendo.”

Kurt alzò gli angolini della bocca a formare un sorriso sghembo.

“Mi manca guardarti dormire.”, ammise Kurt, spostando una mano per incontrare timidamente le dita di Blaine, avvolte da un guanto di colore blu. “Mi manca ogni singolo pezzo della nostra vita insieme.”

Blaine rigirò le dita per accarezzare lievemente le nocche di Kurt, abbassò lo sguardo, ma il sorriso sul suo volto rimase.

“Vorrei che non ti mancasse niente.”, disse piano. “Vorrei poterti ridare tutto.”

E a quel punto, Kurt appoggiò la testa sulla sua spalla e si fece piccolo piccolo contro il suo corpo.

“Me lo stai dando, Blaine.”, sussurrò. Non seppe nemmeno capire se Blaine lo avesse sentito. “Credimi, me lo stai dando.”

Le labbra di Blaine furono tra i suoi capelli un istante dopo, calde e indugianti; e Kurt chiuse gli occhi per imprimersi quel momento sulla pelle e anche oltre, in profondità, fin dentro l'anima.

Rimasero fermi a stringersi e osservare la neve per un tempo che parve infinito, e fu Blaine a rompere il silenzio diverso tempo dopo.

“Facciamo un gioco.”

Kurt alzò la testa e aggrottò la fronte. “Un gioco?”

“Sì. Il gioco delle verità. Dobbiamo dirci qualcosa che non ci siamo mai detti prima.”

Kurt ridacchiò. “Blaine, sai che ti basta chiederlo se vuoi sapere qualcosa di me. Ti direi tutto come ho sempre fatto.”

Blaine lo guardò dall'altro e mise su un broncio adorabile – lo stesso che faceva fin da giovane, lo stesso che scioglieva anche i cuori più cattivi.

“Ma non sarebbe un gioco.”, borbottò. E Kurt naturalmente cedette.

Oh, e va bene.”, sbuffò, roteando gli occhi. “Facciamo questo gioco.”

Sentì la risata di Blaine e le sue labbra posarsi di nuovo sui suoi capelli, e poco dopo un respiro profondo.

“Uhm, okay. Chi comincia?”

Kurt si staccò leggermente da lui per poterlo guardare negli occhi. “Direi che l'idea è stata tua, per cui cominci tu.”

Blaine a quel punto si morse le labbra, e Kurt gli diede tutto il tempo del mondo. Si mise a sedere con le ginocchia vicine al petto, tutto rannicchiato, quasi come se volesse difendersi.

“Okay.”, soffiò dopo un po'. “Una cosa che non ti ho mai detto.”, mormorò giocherellando con le sue stesse dita. Il bicchiere del Lima Bean era scivolato lì di lato.

“C'è stato un momento prima di chiederti di sposarti in cui ho avuto paura che mi dicessi di no.”, disse a quel punto Blaine. Non alzò gli occhi, e la sua voce era piccola, piccola e ferita. Kurt fece per aprire la bocca e dire qualcosa, ma Blaine continuò a parlare.

“Non dubitavo del tuo amore per me.”, spiegò, come se sentisse il bisogno di dire che non era per quello, nel modo più assoluto. “O di quello...quello che avevamo. E' solo che...eravamo appena tornati insieme, capisci? E odiavo me stesso per il fatto di non averci provato abbastanza a farla funzionare quando tu eri a New York.”

“Blaine.”, sussurrò Kurt. “Non era solo colpa tua.”

“No.”, ammise Blaine. “Però dopo che ci siamo lasciati io non mi sono fatto più sentire, e ho anche preso quella stupidissima cotta per Sam.”

Kurt scoppiò a ridere. “Blaine.”, lo chiamò dolcemente. “Non sono cose che si possono controllare.”

Blaine si morse un pezzetto di labbro inferiore. “E' stato solo...un istante, capisci? Ero lì e ho pensato e se mi dicesse di no? Avevo così tanta paura, Kurt. Perché ero consapevole di non avere niente se non avevo te. Poi però sei sceso dalla macchina, e in qualche modo ho capito...ho capito che era la cosa giusta.”

“Non ho mai preso in considerazione di dirti di no, Blaine.”, disse Kurt, gli occhi conficcati nei suoi. Blaine perse almeno mille battiti di cuore. “Avevo paura, lo sai. Prima di scendere dalla macchina ho parlato molto con mio padre e avresti dovuto vedermi, a malapena respiravo, perché temevo fossimo troppo giovani. E lo eravamo, Blaine.”, disse piano. “Ma dirti di no non era nei miei piani. Non riuscivo a immaginare un mondo in cui tu non eri insieme a me. Sarebbe successo, prima o poi, giovani o adulti o anziani, non importa. Doveva succedere, ed è successo.”

Blaine deglutì distogliendo lo sguardo, e Kurt fece in tempo a cogliere una piccola lacrima che rotolava via. Blaine la tolse con un dito distrattamente.

“O-okay. Tocca a te.”

Kurt schioccò la lingua. “Ma tu sai tutto di me! E' così ingiusto.”, borbottò, ridacchiando verso la fine. Blaine lo fissava con gli occhi luminosi e carichi di aspettativa. Kurt sentiva il suo sguardo addosso come se bruciasse sulla pelle, come se potesse lasciargli il segno in qualche modo.

“Ho capito di amarti veramente quando poi ti ho detto di sì, quel giorno.”, disse piano. I suoi occhi erano puntati in un punto lontano e pieno di ghiaccio, sfocato per via della lontananza e delle lacrime che stavano nascendo.

“Oh.”, sussurrò Blaine. “Cioè, prima tu...”

“Non fraintendere, Blaine.”, mormorò dolcemente Kurt. “Ti ho amato dal primo momento, non ti ho mai mentito su questo. Da quando ti sei voltato quella prima volta e mi hai detto il tuo nome e mi hai preso per mano.”, raccontò Kurt. “Però il mio cuore era giovane, così giovane e bisognoso di essere riempito, ed era facile amarti. Eri tutto ciò che stavo cercando, eri perfetto.”, disse, sbattendo le palpebre. “Ma quando ho sceso le scale e tu eri lì che cantavi io...ho realizzato tutto, capisci? Che eri tu. Tu e che non avevo scelta. Che volevo dire di sì, che ero nel posto giusto al momento giusto, che eri la mia destinazione. Quel momento è stato il mio oh, eccoti qui. Ti sto cercando da una vita.”

Blaine espirò, quasi come se avesse trattenuto il fiato per tutto quel tempo, e poi distolse lo sguardo, un sorriso accennato che gli increspava il volto.

“Credo che...beh, tocca di nuovo a me.”, balbettò Blaine in qualche modo, tirando su col naso. Le loro dita di tanto in tanto si sfioravano ancora. L'atmosfera cambiò leggermente, Blaine si fece più piccolo e Kurt notò i lineamenti del suo viso farsi più gravi, concentrati.

“E' difficile parlarne.”, sussurrò Blaine. “Però c'è stato un momento nella mia vita, quello subito dopo l'aggressione al ballo sadie hockins, in cui...in cui mi sono chiesto come potesse essere farla finita.”

Il cuore di Kurt precipitò nello stomaco, e il suo respirò si bloccò di colpo.

“Blaine-”

“Non ho mai fatto nulla di serio.”, spiegò Blaine. “Lo...lo giuro. Niente di stupido. Però a volte semplicemente mi...mi fermavo e mi chiedevo se fosse stato più semplice lasciarsi andare. Mollare, sai. Arrendersi.”

Kurt strinse la sua mano con così tanto vigore da temere di fargli male.

“Non lo hai fatto.”

“No.”, disse immediatamente Blaine. “A volte sarebbe stato semplice. I miei genitori, beh...fingevano che non esistessi, e io avevo così bisogno di loro.”, sussurrò Blaine. “Fu per questo che mi attaccai così tanto alla musica, e di conseguenza agli Walbers. Sono stati un po' la mia ancora.”

Kurt annuì, e Blaine restituì quella presa ferrea, proprio come se da quelle dita intrecciate ne dipendesse la loro vita.

“Da quando tu sei entrato nella mia vita non ho mai più avuto quei pensieri. Voglio che tu lo sappia.”, disse con fermezza Blaine. “Le cose sono state più difficili quando tu...quando te ne sei andato.”

“Blaine, ti prego-”

“Lo so, so che non vuoi sentirlo, ma è la verità. Ci ho pensato seriamente, quella volta. Mi sembrava di non avere niente per cui vivere, e qualsiasi cosa facessi mi ricordava te. Anche cantare.”, ammise piano Blaine. “Poi però ogni volta sentivo la tua voce, e mi dicevi il mondo ha bisogno di più di un sole, Blaine, ha bisogno del tuo sorriso, e così smisi di pensarci. E continuai a vivere.”

“Sei più forte di quanto pensi, Blaine.”

“Non lo sono stato sempre.”, soffiò Blaine. “C'erano dei momenti in cui anche solo respirare faceva male, Kurt.”, disse, la voce spezzata come vetro e il labbro che tremava. “Momenti in cui anche solo respirare era impossibile, perché tu eri il mio respiro.”

“Ma adesso sono qui.”, disse Kurt, e l'impeto che ci mise in quelle parole scavarono un buco al posto del cuore di Blaine, perché Kurt era tutto, valeva tutto, ogni piccolo dolore e sforzo e ferita. “Adesso sono qui.”, ripetè, e i suoi occhi erano così blu, così belli da inghiottire tutto. “E posso continuare ad essere il tuo respiro, se lo vuoi.”

“Lo voglio.”, disse Blaine immediatamente dopo, senza indugio. I suoi occhi erano verdi, macchiati dal bianco della neve riflessa. “Mi dispiace di essere stato debole.”

“Non sei stato debole.”, disse Kurt. “Non te l'ho mai detto, ma poco prima di conoscerti anche io ci ho pensato per un po'. Dopo...dopo l'infarto di mio padre. Ero...triste, e stanco di tutto, della scuola e delle delusioni e del dolore. Non ho mai fatto niente, ma ci ho pensato.”

Oh, Kurt.”, sussurrò Blaine, prima di rubargli un bacio sulla fronte. “Dio, mi dispiace. Nessuno dovrebbe soffrire come hai fatto tu.”

Kurt gli concesse un sorriso triste. “Non fa niente. E' andata meglio, dopo.”, mormorò piano. I loro occhi si trovarono senza sforzo, blu oceano dentro ambra. “Ho trovato te.”

Fu bello il modo in cui si sorrisero dopo, quei sorrisi senza pretese e piccoli e grazie ai quali i cuori battevano più veloci; ma Kurt a un certo punto cedette e abbassò lo sguardo.

“Tocca di nuovo a te.”, sussurrò, facendo ridacchiare Blaine. Questa volta però fu tutto diverso. Questa volta Blaine afferrò il suo mento con due dita per costringerlo a guardarlo negli occhi, e Kurt lasciò che lo facesse.

Gli angoli della bocca di Blaine erano rivolti verso l'alto, e da quella vicinanza Kurt poteva vedere ogni cosa, ogni sfumatura, ogni cenno, ogni minimo cambiamento, ed era quasi più intimo del toccarsi.

“Era un giorno come questo, fuori nevicava.”, cominciò a raccontare Blaine. “Tu studiavi e io mi annoiavo, così venni a chiederti se avevi voglia di provare un duetto di natale insieme a me.”, disse piano. Kurt sentiva il cuore battere nella gola. “Cantammo insieme per la prima volta quel giorno, ed io a un certo punto ti guardai le labbra.” ed esattamente in quel momento, lo sguardo di Blaine si posò sulla sua bocca. “E per la prima volta in tutta la mia vita desiderai baciare qualcuno.”, confessò, senza mai sbattere le palpebre. “E' così, Kurt. Avrei voluto baciarti, quel giorno. Ed era...così sconvolgente, perché non avevo mai provato niente del genere.”

Alla fine, anche gli occhi di Kurt scivolarono sulle labbra di Blaine.

“Anche io volevo baciarti.”, soffiò, uno sbuffo nella neve fragile come vetro. Respirarono appena, giusto il tempo di perdere un battito di cuore, poi Blaine alzò una mano e accarezzò con il pollice la guancia di Blaine. Piano, estremamente piano; ne percorse il bordo, tracciando linee immaginarie. Poi alzò anche l'altra fino ad avvolgere il suo viso, e fu in quel momento che tutto ebbe senso, e Kurt chiuse gli occhi.

E questa volta Blaine lo baciò.

Fu delicato, quasi come se fossero sospesi. Un sospiro sulle labbra soffici e piene e calde e reali e tutto di Kurt, e Blaine sentì il suo cuore fermarsi per poi ripartire in un modo nuovo, sempre diverso, e battere battere battere nei polsi e nelle tempie – e Kurt era ovunque, anche se a conti fatti lo stava toccando solo con le labbra. Poi Kurt le schiuse leggermente e Blaine avvolse piano la sua lingua con la propria, ed era morbido, morbido e dolce e possessivo, e Kurt cercò la guancia di Blaine, proprio come nel loro primo bacio – e proprio come allora, Blaine era bollente e suo, timidamente e incredibilmente suo.

Il bacio durò un tempo che parve infinito; passarono minuti e forse ore intere e quando si staccarono le labbra pizzicavano, e sia le guance di Blaine e quelle di Kurt erano bagnate di lacrime fresche, i loro sospiri in sincrono che si infrangevano sulle loro pelli – ed era il loro nuovo primo bacio.

E poi Kurt sbattè le palpebre, e fu come risvegliarsi da un sogno.

“Oddio, solo- io...no.”, sussurrò chiudendo gli occhi di scatto e scivolando lontano da Blaine. “No.”, ripeté, scuotendo la testa. Si alzò dalla panchina e fece qualche passo veloce per allontanarsi da Blaine e scendere le scale dalla veranda, i suoi occhi enormi conficcati in quelli di Blaine.

“Non...non posso farti questo, Blaine. Non me lo perdonerei mai.”

“Kurt-”

“No. Non posso, tu non capisci.”, qualche altro passo, e Kurt questa volta diede le spalle a Blaine, incamminandosi nel loro giardino, la neve che cadeva e lo faceva sembrare una creatura eterea, senza fine né tempo. Blaine si morse le labbra. Sentì gli occhi pizzicare e tese le mani in avanti, e poi si alzò, si alzò perché non aveva niente da perdere, e fece qualche passo barcollante verso Kurt.

“Non lasciarmi.”, disse, la voce spezzata e roca, quel tono basso e disperato e senza appiglio. “Non lasciarmi ancora, Kurt.”

E Kurt si bloccò. Si bloccò perché non aveva scelta, si bloccò insieme al suo cuore, e poi ruotò il corpo in modo da avere Blaine di fronte – e il suo Blaine sorrideva, ma stava anche piangendo, e non era mai, mai stato più bello di così.

Il tempo si fermò, la neve cadeva sulle loro pelli incastrandosi nei vestiti e tra le ciglia, e Kurt vide un piccolo fiocco annidarsi tra i riccioli di Blaine e poi scivolare sulle sue guance rosee.

“Ti amo, Kurt.”

Una pausa, un nuovo fiocco che stavolta cadde sul nasino di Kurt, e poi scivolò giù, giù lungo il collo.

“Non ho mai smesso.”

Ti prego smettila.

“Ti amo.”, ripetè Blaine, alzando le spalle come per chiedergli scusa, come per dirgli che non aveva scelta. “Ti amo così tanto da credere di poterti salvare, così tanto che non mi importa se tu credi di essere diverso – perché per me non lo sei, Kurt.”, disse Blaine, gli occhi grandi e il cuore aperto, lì con il corpicino sporcato dalla neve. “Ti amo e voglio ferirmi e farà male ma non m'importa perché si tratta di te, di noi, di ciò che ho sempre voluto. Continui ad essere il mio tutto, Kurt, e voglio che sia così sempre e anche oltre. Sono innamorato di te, e sì, forse hai smesso di essere il ragazzo che ho raccolto su quelle scale, ma sei sempre tu in una sfumatura diversa, e io ho promesso di amarti. A qualunque costo, Kurt, senza paure e per sempre.”

Kurt si morse le labbra e si passò una mano tra i capelli, il cuore che batteva come mille cuori.

“Non ci riesco.”, sussurrò infine.

“Non riesci a fare cosa, Kurt?”

Kurt alzò la testa verso il cielo, la neve che gli cadeva sulla faccia e cadeva ovunque poi sul suo viso, e si impigliava tra le ciglia. Poi tornò a guardare Blaine, il ghiaccio che si confondeva con le lacrime.

Ti amo, Blaine.”, mormorò, un mezzo sorriso che gli increspava le labbra. “Se c'è rimasto qualcosa di puro e incontaminato nel mio cuore da quando sono risorto, è che ti amo. Il resto è buio, Blaine, ma un po' di luce c'è, ed è perché ti amo, e non riesco a lasciarti andare. Questo non riesco a fare.”, disse, le lacrime che adesso scendevano l'una dietro l'altra e si mischiavano alla neve che cadeva dal cielo. “E mi dispiace, Blaine, mi dispiace perché so che è sbagliato e tu meriti di più-”

Ma Kurt non riuscì più a dire nulla, perché Blaine nel frattempo aveva fatto qualche passo deciso verso di lui e gli aveva avvolto il viso tra le mani. E poi lo aveva baciato, di nuovo; stavolta senza tenerezza ma con trasporto e disperazione e tutta quella vita che non era riusciti a vivere insieme, quella sensazione di pienezza perché ora si erano ritrovati e si amavano, e quello era più forte di qualsiasi cosa, più forte della morte e degli errori e del buio.

Kurt si aggrappò al suo collo e Blaine ai suoi fianchi, e poi si staccarono, le loro labbra che si rincorrevano in un piccolo gioco e Kurt lì col fiato sospeso e gli occhi chiusi, il cuore ormai inesistente che sembrava in qualche modo vivo e pulsante. Blaine appoggiò la fronte alla sua e aprì gli occhi, un oceano di ambra e miele pieno di qualcosa che andava al di là di tutto.

“Ti amo.”, ripetè, questa volta sorridendo, questa volta senza il minimo accenno di paura. “Ti amo tantissimo, e non ti perderò.”, disse, mettendo tutta la devozione che aveva in corpo in quelle parole. “Ti ho già perso una volta Kurt, non ho intenzione di perderti di nuovo. Proprio no. Scelgo di amarti, Kurt, anche se farà male e ci ferirà. Scelgo di amarti non perché non ho altra scelta, ma perché tra tutte quelle che ho tu sei la via che ho sempre voluto percorrere. Sei nitido, proprio qui accanto a me. E io ti appartengo, tu appartieni a me, niente può cambiare questo.”

Blaine fece roteare i pollici per scacciare via le lacrime di Kurt – il bellissimo Kurt, che ora lo guardava con occhi blu e pieni di realizzazione ed amore, e forse non si erano mai amati come in quel momento.

“Non potremo tornare indietro.”, sussurrò Kurt. Blaine sorrise, un sorriso consapevole e completamente di Kurt.

“Lo so, e non ho paura.”

“Posso provare a non averne nemmeno io, Blaine.”, ammise Kurt, stiracchiando le labbra in un piccolo sorriso. “Se tu rimani, posso provarci.”

Blaine si morse le labbra, e nelle lacrime incastrate agli angoli degli occhi c'erano mille e mille parole che voleva dire ma che non erano abbastanza, così lasciò che il tempo passasse. Fu Kurt a spezzare il silenzio.

“Ti amo così tanto, Blaine Devon Anderson.”, soffiò Kurt, ogni parola che era così bassa da essere inudibile se non a loro e al vento che li circondava. E proprio il vento fece sue quelle parole e le trascinò lontane. “Infinitamente.”

“Sono così innamorato di te, Kurt Hummel.”, rispose Blaine, anche lui con quel tono di voce appeso a un filo ma comunque vivido e reale. E poi si strinsero. Si aggrapparono l'uno all'altro come piccoli corpi dispersi alla deriva, uniti in quel mondo fatto di lacrime e neve e buio – e speranza, la speranza che finalmente stava rinascendo nei loro cuori.

.





 

.





 

.

E' un capitolo dove succedono un sacco di cose, e per questo lascio la parola a voi. Fatemi sapere cosa ne pensate, sono piuttosto in ansia! >.<
Grazie, grazie e grazie ancora a tutti voi per avermi dato fiducia anche se non avevate alcuna garanzia. Mi riempite il cuore.
A prestissimo, promesso,
Vostra
 
Je <3
 
Qui la mia pagina autore su facebook, per spoiler e vaneggiamenti e per sapere quando aggiorno! ^^
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Papillon_