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Autore: Margo Malfoy    27/11/2014    2 recensioni
«Maggie, no!» gridò con la voce tremante.
Mi liberai dalla sua presa e continuai la mia corsa tra le mura strette. Ancora pochi passi, e avrei raggiunto i miei due amici. So che loro sarebbero stati fottutamente arrabbiati con me, ma non potevo abbandonarli. Un Velocista non l’avrebbe fatto, e io sapevo di voler diventare come loro.
«Fermati!» di nuovo Newt.
Le sue parole furono le ultime che sentii.
Poi le porte si chiusero alle mie spalle, segno che sarebbe iniziata la fine.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'She Belongs To Him'
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Giorno 40
Sarebbe stato bello potersi godere ciò che c’era stato, sempre se non era stato un errore, tra me e Minho quel giorno, ma il pensiero fisso di ognuno dei Radurai era ciò che sarebbe accaduto.
Mi svegliai nella stessa posizione in cui mi ero addormentata, appoggiata al petto di Minho. Come era potuto succedere? Mi era piaciuto? Non avremmo dovuto farlo? Per quanto fosse strano, la cosa che mi spaventava di più era doverne riparlare con lui. Perché dovevamo riparlarne, lo sapevo.
Aprii gli occhi e li strizzai subito, guardandomi intorno. Non vidi nessuno di sveglio, a parte Thomas che ci fissava da una fessura del legno. Mi alzai istintivamente, come se fosse una cosa sbagliata, e forse lo era.
«Tommy?» chiesi strabuzzando gli occhi.
Lui scomparve dietro lo stipite della porta.
«Guarda che ti ho visto» dissi alzando le braccia.
Di fianco a me, intanto, Minho si stava svegliando. Thomas fece il suo ingresso nella stanza.
«Allora come va?» disse sfregandosi le mani. Capivo il suo nervosismo.
«Mh... bene» lanciai un’occhiata a Minho. Ero così confusa... perché stavo bene? Perché Minho ed io ci eravamo baciati? Sarei dovuta essere terrorizzata da ciò che la mente dei Creatori aveva in serbo per noi quel giorno. «Tu?»
«Nervoso» disse sedendosi di fianco a me nel sacco a pelo. Fece un cenno a Minho, che si rigirava nel letto. «Cos’è successo?»
Dovevo dirglielo? Non feci tempo ad aprire bocca.
«Maggie aveva freddo» disse Minho stiracchiandosi.
«E tu l’hai... scaldata?» chiese Thomas.
D’accordo, la conversazione si stava facendo ridicola, davvero.
«Si è stretta a me e siamo stati bene» disse sistemandosi i capelli.
Perché non voleva dire a Thomas che ci eravamo baciati? Forse aveva bevuto uno di quei beveroni di Frypan e non si ricordava niente. Forse non voleva che si sapesse. Forse per lui era sbagliato... non volevo saperlo in presenza di Thomas, così cambiai improvvisamente argomento.
«Io vado a fare colazione, venite?»
I due si misero in piedi e mi seguirono. Ci sedemmo al solito tavolo, con Newt e Chuck che ci avevano tenuto i posti.
«Buon giorno» disse Newt.
Non me la sentivo di parlare quella mattina. Non prima di sapere cosa pensava Minho di noi due. Gli feci un cenno.
«Puoi venire con me un attimo?» gli chiesi.
Con un’espressione incerta, annuì e mi seguì verso le panchine.
«Dobbiamo parlare di ieri sera» disse prima di me.
«Già, perché non hai detto a Thomas che... si ecco...» balbettai seduta su una delle panchine.
«Ci siamo baciati?»
Annuii.
«Perché è sbagliato, Maggie. Mi sarei dovuto fermare, ti avremmo dovuto dire che ci siamo impegnati per non... approfittarci di te»
Approfittarsi di me? Che cos’ero, un gioco?
«Approfittarvi di me» ripetei. «Come se fossi un caspio di oggetto» osservai incrociando le braccia.
«No, no, no. Hai capito male. Solo che qui ci sono... non sono tutti bravi ragazzi e non vogliamo che tu, essendo l’unica ragazza, venga maltrattata e cose così»
Che razza di senso aveva?
«Scusa, ma non ha senso»
«Lo so» disse.
Quel ragazzo era troppo, davvero troppo complicato.
«È che ho paura, Maggie. Non ho mai avuto una fidanzata, non che io mi ricordi almeno. Se sbagliassi tutto? Io ci tengo a te e se mi dovessi affezionare più di quanto non lo sia di già e dovesse accaderti qualcosa di brutto... non lo sopporterei e non voglio rinunciare alla nostra amicizia»
Aveva ragione. Avremmo rovinato tutto e ci saremmo affezionati più di quanto non lo fossimo.
«Hai ragione» ammisi. «Dobbiamo impegnarci a “stare a distanza”»
«Esatto» esclamò con troppo entusiasmo, forse contento che fossi d’accordo con lui. «Ma devi comunque starmi vicina, ricordati del tatuaggio» disse indicandomi la pancia.
Già, il tatuaggio... forse una volta finito quell’incubo, saremmo potuti essere noi stessi. Forse avremmo potuto evitare di rinunciarci.
«Già» istintivamente di toccai il punto in cui l’inchiostro rialzava di poco la pelle chiara, come un timbro.
«Andrà tutto bene. Quando tutto sarà finito sarà più facile» mi strinse la spalla. A volte credo che mi riuscisse a leggere nel pensiero.
Poi Minho si avvicinò a me e mi abbracciò, un abbraccio forte, in cui riuscii a sentire i suoi muscoli, il suo odore. Sapeva di sudore e del suo profumo. Sapeva di lui, sapeva di buono.
«Ragazzi» Newt si stava avvicinando e noi, istintivamente, ci allontanammo. Se doveva essere così, sarebbe stato lancinante, quasi insopportabile. Ma mi dicevo che era a buon fine, dovevamo solo terminare quell’avventura.
«Ciao Newt» dissi schiarendomi la voce.
«Cosa ci fate qui?» si sedette di fianco a me.
«Niente di ché» dissi guardando Minho che mi lanciò un’occhiata.
«Le porte si stanno aprendo» disse indicandole. «Mentre voi sarete nel Labirinto, i pive che ho scelto scopriranno il resto del codice»
Simultaneamente, io e Minho annuimmo. Forse tutte queste coincidenze erano una garanzia, un altro segno che stabiliva che eravamo destinati a essere qualcosa. Che nonostante in quel momento stessimo rinunciando l’uno all’altra, ci volevamo comunque bene e avremmo potuto aspettare la fine.
La fine. Chissà cosa significava.
   
 
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