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Autore: Ryoda_Oropa    31/10/2008    0 recensioni
Un ragazzo appare misterosamente a Tomobiki; stupito, si incamminerà per quella città che credeva esistesse solo fra le pagine di un fumetto e le immagini di una serie animata! Primo capitolo della trilogia "Dei e popoli dell'universo" e prima opera del duo di autori composto da Kitsune no Pao e Achille88!
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atarù Moroboshi, Benten, Lamù, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OROPA

Tomobiki giaceva ancora addormentata nelle prime luci dell'alba; il cielo andava colorandosi prima di rosa e poi di azzurro, accompagnando il sorgere del sole di maggio.

Il ragazzo dei giornali lasciava di porta in porta il suo carico, mentre il lattaio sostituiva le bottiglie vuote abbandonate sull'uscio con altre piene.

A scuotere quella tranquillità fu uno stridio di acciaio sul suolo ed un forte botto, prima che i cinguettii degli uccellini tornassero a riempire il cielo limpido e sereno.

Paolo, supino al suolo e tutto dolorante, volle accertarsi di essere ancora tutto intero prima di aprire gli occhi; quindi mosse un ginocchio, poi l'altro, roteò un piede, poi il secondo e infine piegò le ginocchia. "Tutto in ordine!", si disse infine.

Alzò la testa e si accorse di avere ancora addosso il casco. Aprì gli occhi mentre giaceva fra i bidoni di acciaio dell'immondizia, sotto un traliccio della corrente; il vicolo era stretto fra due muri e lungo appena una ventina di metri, prima di immettersi nella strada principale.

Paolo si alzò e con suo sommo stupore, si accorse di non essere ferito e di non provare neppure il minimo rumore. Percorse barcollando pochi metri e fu assalito da una stranissima sensazione.

"Il mio avversario mi ha gabbato alla grande. Ho fatto un volo terrificante... dannata ghiaia! Le strade di montagna dovrebbero essere tenute meglio! Ma... dov'è la montagna?! La ghiaia?! I miei amici?! Insomma... dove sono finito?!?", pensò Paolo.

Guardandosi attorno si accorse di essere stato dislocato in un attimo da un posto all'altro, ma non sapeva assolutamente dove. Ciondolandosi per quei vicoli, quei muri, quelle case basse, Paolo fu asalito da un senso di déjà vu, convinto di aver già visto quei luoghi: il parco coi tubi di cemento, la sabbia e l'altalena, i grattacieli in lontananza... poi il suo sguardo venne attratto da una tarhetta metallica su una cassetta per le lettere con degli strani ideogrammi e sotto di essi, fra parentesi, una scritta.

(MOROBOSHI)

Paolo strabuzzò gli occhi, si diede due schiaffi sul viso e guardò meglio.

(MOROBOSHI)

"Ma questo è il cognome del protagonista maschile della serie animata di Lamù, ho letto anche il fumetto...", pensò Paolo incredulo. "Però può essere un cognome comune in Giappone... forse sono morto ed ora mi ritrovo in Giappone. Che bello! Ho sempre desiderato vederlo almeno una volta...".

La porta della casa a due piani che aveva di fronte si aprì di colpo ed un ragazzo dai capelli castani con indosso una divisa di colore blu scuro fece capolino urlando un saluto alle sue spalle.

Paolo lo fissò con la bocca spalancata e gli occhi strabuzzanti per la meraviglia.

Ataru si accorse che a pochi metri da lui un giovane immobile lo fissava con aria stravolta; non apparteneva alla sua cerchia di conoscenti e aveva i capelli a spazzola color paglia, gli occhi azzurri e i tipici lineamenti indoeuropei; inoltre indossava una tuta da cross e degli stivali in pelle.

"Tesoruccio, ho detto di aspettarmi!", disse una voce dolce da dentro l'uscio... ed infine apparve Lamù.

Paolo non riusciva a credere ai suoi occhi; Lamù svolazzava sopra le spalle di Ataru e anche lei aveva notato lo strano ragazzo che stava impetrito davanti al cancello.

Era leggermente diversa da come Paolo la ricordava: più femminile, occhi grandi e luminosi, bocca piccola e rosea, nasino un pò all'insù. I lunghi capelli fluenti erano di una strana tonalità di nero che riflettevano splendidi lampi azzurri o verdi quando venivano colpiti dalla luce del sole.

Il corpo, fasciato dalla morbida divisa alla marinara, lasciava intendere forme sode e ben svillupate... e non mancavano i cornini dorati e le orecchie a punta.

"Meraviglioso!", si lasciò sfuggire Paolo. "Questo è il sogno che aspettavo da tanto tempo".

"Tesoruccio, è un tuo amico?", domandò Lamù.

"Mai visto prima! Sembra un pazzo...", sbottò Ataru fingendosi seccato.

"Un bacio! Anche se è solo un sogno, voglio un bacio da te!", gridò Paolo scansando Ataru con una vigorosa gomitata e aggrappandosi a Lamù. Sentendosi stretta stretta fra le braccia di uno sconosciuto, la bella aliena si caricò di elettricità e la scaricò nel corpo dell'appiccicoso individuo.

Paolo sentì una tremenda botta strizzargli i muscoli del corpo; Lamù, Ataru e l'intera città sparirono all'istante per lasciare il posto ad un impenetrabile buio. Una seconda scarica elettrica lo fece nuovamente sobbalzare e nella sua mente esplosero immagini cupe ed indecifrabili... sagome umane lo attorniavano lampeggiando di blu e di rosso ad intermittenza regolare, urla storpiate e sommesse... e poi il buio.

Quando Paolo aprì gli occhi la luce trafisse la sua mente come una lancia; era sdraiato a terra con una garza umida sulla fronte e vicino a lui vi erano Lamù, Ataru e sua madre.

Ten svolazzava nella stanza lanciandogli occhiate carichi di interrogativi. "Ten... ti ho sempre visto come una piccola, adorabile peste!", pensò Paolo. "Spesso immaginavo di averti come fratellino... quante volte ti ho chiesto in prestito lo scooter a levitazione, da ragazzino...".

Poi Paolo posò gli occhi su Lamù. "Lamù-chan, immaginavo che la tua scossa fosse intensa... ma non fino a questo punto! Povero Ataru...", si disse il ragazzo.

Ataru fissò serio Lamù e le disse: "Guarda come lo hai ridotto! Sei sempre la solita...".

"Ma l'intensità era standard...", si giustificò la bella aliena.

Paolo balzò fuori dal futon con l'agilità di un felino. "Mi sento benissimo! Ci vuole ben altro per mettermi al tappeto!".

Ataru e gli altri rimasero allibiti vedendo quel ragazzo sprizzare energia da tutti i pori.

"Scusatemi, non mi sono ancora presentato!", disse Paolo in tono brillante rivolgendosi principalmente a Lamù. Avrebbe voluto proseguire, ma all'improvviso si bloccò.

"E ora che cosa mi invento?", pensò il ragazzo indeciso. "Mi chiamo Paolo, ma in Giappone l'uso della lettera L è solo verbale e le parole con il suo suono vengono scritte con la lettera R. Dovrei chiamarmi Paoro, ma è orribile... Oropa mi sembra più accettabile!".

"Mi chiamo Oropa", disse infine.

"Degno di uno stupido!", bisbigliò Ataru. "Qual cattivo vento vi porta qui, signor Oropa?".

"Non essere scortese!", lo rimproverò duramente la signora Moroboshi. "Signor Oropa, avrà un posto dove andare, non è vero?! Qui le bocche da sfamare sono già tante...".

"Ben detto!", esclamò Ataru. "Sarà meglio che torni a casa, signor Oropa. un paio di giorni di riposo e si sentirà meglio!".

"Perchè invece non mi fate visitare il vostro quartiere?", propose il misterioso giovane. "Vengo da un posto diverso e in tutta sincerità non so proprio come sia finito qui. Forse camminando mi verrà in mente qualcosa...".

"Ottima idea!", esclamò Lamù entusiasta. "Tesoruccio, è una bella giornata. Accompagniamo Oropa a fare quattro passi a approfittiamone per uscire io e te!".

"Incastrato!", sbottò Ataru.

 

Oropa si voltò ad osservare la dimora dei Moroboshi; ciò che stava accadendo gli sembrava impossibile, eppure reale... l'aria del mattino era calda, il sole picchiava forte e il ragazzo si meravigliava continuamente di poter osservare e toccare con mano ciò che aveva sempre ritenuto opera di fantasia. I tralicci dell'elettricità, le piante delle aiuole, le recinzioni delle case... tutto era così vero da fargli paura.

Ataru si lamentava per il caldo, Lamù volava al suo fianco... aveva ammirato quella scena tante volte.

All'improvviso Oropa si accorse di indossare un elegante yukata di cotone bianco con striature irregolari nere al posto della tuta da cross. Desiderava da sempre un simile indumento, ma non era mai riuscito a trovarlo... il Giappone era come un lontano pianeta, per un ragazzo italiano abituato ai paesini di monagna.

Oropa era al settimo cielo; non gli importava più come ci fosse arrivato nè il perchè. Importava soltanto esserci.

Lamù era bellissima: le sue movenze eleganti, la folta chioma accarezzata dal vento scopriva un viso dolcissimo e sensuale al tempo stesso, i cornini, i canini e le orecchie a punta contribuivano a rendere l'insieme unico ed irresistibile.

Oropa sentì di colpo un profumo denso e soave; lo attribuì alla bella aliena... soltanto una donna poteva emanare un'essenza così dolce e sensuale. "Strano... è come se per un attimo le mie narici si fossero immerse nei suoi capelli", pensò il giovane.

All'improvviso un rombo nel cielo spazzò via la pace del mattino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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