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Autore: Ryoda_Oropa    31/10/2008    0 recensioni
Un ragazzo appare misterosamente a Tomobiki; stupito, si incamminerà per quella città che credeva esistesse solo fra le pagine di un fumetto e le immagini di una serie animata! Primo capitolo della trilogia "Dei e popoli dell'universo" e prima opera del duo di autori composto da Kitsune no Pao e Achille88!
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atarù Moroboshi, Benten, Lamù, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SALTO NEL BUIO

"Ascoltami bene, Paolo", disse un ragazzo con i corti capelli scuri e la barba leggermente incolta ad un suo amico in sella ad una moto. "Quel tipo mi sembra uno che sa il fatto suo...", continuò guardando un altro ragazzo, anch'esso in sella ad una moto.

"Non preoccuparti, Dario!", lo tranquillizzò l'amico mentre teneva il casco fra le mani. "Non sarà certo un motociclista da quattro soldi con una moto modificata a farmi paura; su queste strade ciò che occorre è il coraggio".

"Ed io ne ho da vendere!", ribadì con estrema convinzione il misterioso centauro prima di allacciarsi con cura il casco; poi scalciò sulla pedalina di accensione della moto e dallo scaricò partì un ruggito metallico.

Paolo, a sua volta, serrò sotto al mento il laccio del casco, mise a folle ed accese la sua moto, una Enduro 50 conosciuta da tutti i ragazzi della zona come la moto modificata più veloce che esista.

Tutt'attorno vi era una piccola folla di giovani dall'aria festosa.

Come una nera e lucida serpe, la strada scendeva a valle in un susseguirsi di curve assai insidiose ed oltre il guard rail, ad attenderli in caso di sfortunato evento, metri e metri di vuoto.

Ragazzi e ragazze osservavano i contendenti con aria affascinata, i loro occhi erano eccitati dal brivido della sfida e dall'illegalità della contesa; di notte la strada era assai poco trafficata e la moda si era diffusa rapidamente fra i possessori di scooter e motocicli.

Ci si radunava in cima: il primo che arrivava giù aveva vinto e dopo un rapido susseguirsi di messaggi, le varie compagnie si riunivano per assistere allo spettacolo.

I ragazzi più grandi si portavano sul sellino le ragazze più belle, mentre a quelli più giovani toccavano gli amici a piedi oppure le ragazze meno appariscenti.

Paolo alzò lo sguardo al cielo nero tempestato da tanti puntini luminosi, prima di posarlo sul suo avversario e sulla sua moto: un mezzo dalle gomme larghe e così basso da sembrare appiccicato al suolo, mentre il rumore che emanava era indice di una corposa elaborazione.

"Tutto si giocherà sulle frenate", pensò Paolo. "Quella moto ha sicuramente un'accelerazione fulminea e tiene ottimamente la strada".

Dario diede un ultimo tiro alla sua lucky strike e si portò sulla riga bianca al centro della strada davanti ai due sfidanti ormai pronti e concentrati. Gettò a terra il mozzicone di sigaretta, sbuffò un fumo denso ed acre dalla bocca e alzò le braccia al cielo per richiamare l'attenzione su di sé; poi le abbassò di colpo e gridò: "VIA!".

Le due moto schizzarono lasciandosi dietro una nuvola di fumo bluastro finchè il rombo dei motori si fece più lontano dopo le prime curve.

Dario contò rapidamente fino a dieci e poi saltò sulla sua moto, caricando una bella ragazza e scese a valle per seguire l'andamento della corsa. Insieme a lui scesero i ragazzi più grandi, alcune ragazze si affrettarono a farsi accogliere sulle moto per scendere a loro volta... ma i due contendenti tenevano un ritmo indiavolato ed era impossibile cercare di raggiungerli.

 

Paolo, 17 anni, ragazzo sognatore e spensierato.

Centauro misterioso, età ignota, atteggiamento burino ma allegro.

 

Paolo si mangiava una curva dietro l'altra, scalava, staccava, piegava e riapriva, ma l'alto baricentro del suo mezzo era d'ostacolo nelle curve in piega; di conseguenza non riusciva a staccare il suo avversario dalla scia nonostante il vantaggio della perfetta conoscenza del tracciato. Ciò lo innervosiva non poco, portandolo spesso a commettere piccoli errori di traiettoria.

"Il cimitero dei fifty...", pensò Paolo preoccupato. "Quella è una curva tosta, parte larga per poi restringersi di colpo, costringendoti a rallentare bruscamente... ma sarà lì che lo staccherò!".

Il Centauro misterioso rimase incollato al portatarga del rivale lungo tutti i tornanti, avvicinandosi nelle staccate e perdendo metri sui brevi rettilinei, dove l'enduro a marce sfoderava un'accelerazione degna di una moto di maggiore cilindrata; tuttavia era tranquillo e sicuro di vincere. Il suo avversario evidenziava chiari segni di nervosismo e poi aveva visto il curvone largo stringersi di colpo; il suo avversario sarebbe stato costretto a rallentare a causa del battistrada stretto da enduro che offriva molta meno aderenza rispetto alle gomme larghe del suo scooter. Lì lo avrebbe superato tenendosi prima all'interno per poi fiondarsi all'esterno appena toccato il punto di corda della curva.

Ciò significava tagliare alla cieca la curva... una mossa rischiosa, ma l'unica possibile per aggiudicarsi la vittoria. E così fu: il Centauro misterioso infilò Paolo come aveva previsto, passando stretto e sparandosi largo.

Paolo, preso in contropiede, allargò la traiettoria mettendosi con entrambe le ruote sulla ghiaia sul bordo della strada.

Fu un attimo; un attimo fatto di dolore, scintille e un gran fracasso. Un attimo in cui asfalto e stelle si mescolarono e si scambiarono di posto per più di una volta. Un attimo lungo e freddo, di paura e delusione... un attimo interminabile... e poi, come panacea di ogni male e timore, il buio più totale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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