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Autore: Tomi Dark angel    27/11/2014    3 recensioni
Tratto dalla storia:
Sequel di: "How To Train Your Sherlock"
Tratto dalla storia: "Questa è Londra, il segreto meglio custodito di questa parte di… be’… nulla. Sì, forse non sarà il massimo della bellezza, ma questo mucchio di rocce e palazzi riserva un bel po’ di sorprese. La maggior parte della gente di solito ha passatempi come leggere o sferruzzare caldi maglioni invernali. Noi invece, preferiamo fare una cosa che ci piace chiamare… CORSE DI DRAGHI!!!"
Johnlock, con accenni di Mystrade. Dedicato a chi impara, cresce e vive leggendo, figlio di innumerevoli mondi e personaggi che, ad ogni parola accarezzata dagli occhi di chi legge, sbocciano tangibili intorno all'anima del lettore per trascinarlo in avventure mozzafiato che egli saprà custodire in eterno nella purezza del proprio cuore.
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“MOLLY!!!”
“NOAH!!!”
Vento sulla pelle, paura, disperazione. Una mano artigliata la afferra per un polso, strattona, la spinge contro un petto ampio e muscoloso. Noah spalanca le ali nel disperato tentativo di riprendere quota, ma qualcosa va storto. Si ode uno strappo, una delle vele di sinistra si contorce dolorosamente. Noah ringhia nell’orecchio di Molly, le circonda la vita con la coda massiccia mentre precipitano ancora. Chiude le ali su di lei, piega l’ala sana per ruotare a mezz’aria ed esporre la schiena allo schianto con l’acqua improvvisamente dura come roccia cristallina. Farà male, brucerà come fuoco. Lui potrebbe anche spezzarsi la schiena. Ma a Noah va bene così, perché Molly sarà salva.
Nessuno si sarebbe aspettato che il drago li avrebbe lasciati andare a mezz’aria, senza tornare indietro a riprenderli o a ucciderli. Semplicemente, ha mollato la presa su di loro per afferrare John e sparire nel nulla, ombra tra le ombre, così come era arrivato.
E adesso loro precipitano disperati, Molly trema e Noah prega un Dio nel quale non crede davvero che John sia salvo, che stia bene. Sherlock lo prenderebbe a calci in culo, se fosse ancora vivo. Noah avrebbe dovuto proteggerli, occuparsi di John… ma non l’ha fatto. Ha protetto Molly, al caro prezzo di Irene e John.
Dove sarà lei?
Dove sarà lui?
Perduti. Forse perduti per sempre. E la colpa è di Noah e della sua incapacità di pensare tatticamente. Non li ha muniti di protezione, non si è preoccupato di organizzare un degno piano di difesa, semplicemente perché ha dato per scontato che nessuno li avrebbe attaccati davvero.
Idiota.
-Trattieni il respiro.- mormora all’orecchio di Molly, e lei ubbidisce. Lo stringe con forza, blocca le sue stesse vie respiratorie.
Poi, giunge lo schianto. Violento, doloroso, che schiocca aggressivo contro la spina dorsale di Noah. L’acqua è troppo fredda, e li abbraccia di una stretta che fortunatamente anestetizza momentaneamente il dolore che Noah già avverte, seppur più leggero, strisciargli sottopelle. Ma, ciò che è peggio… è che non riesce a muoversi. Non sente più le gambe, e poco a poco anche le braccia stanno perdendo di sensibilità. È come se una malattia insidiosa gli stia spezzando uno alla volta tutti i legamenti, tutti i tendini, giù fino alle ossa.
Crack, crack, crack.
Noah sbarra gli occhi, non respira. Tenta di muovere le zampe, cerca di scudisciare la coda… non funziona. Il suo corpo è immobile, abbandonato, pesante come macigno gettato nello stesso mare dove adesso lui e Molly affondano.
Molly, la sua Molly. No. Non anche lei. Noah ha già perso Sherlock, poi Irene e John. Ha fallito miseramente con loro, e la gemma che durante l’aggressione è caduta chissà dove, rappresenta solo il suo ennesimo fallimento. Ha perso tutto: l’ultimo regalo di Sherlock, i suoi amici, i suoi ideali. Ogni cosa affonda con lui, sparisce mentre Noah si lascia andare. E fa male, brucia da morire. Per un attimo ha pensato di esserne degno, di potercela fare. Ma forse la vita stessa non fa per lui. Solo e senza famiglia, cresciuto troppo in fretta, figlio di una guerra che gli ha strappato i genitori. Niente vita, niente serenità. Per lui no. Ma per Molly… Noah non ha intenzione di fallire anche con lei. Il suo ultimo gesto, la sua ultima preghiera, saranno per quel piccolo miracolo che per anni si è occupato di lui, giorno dopo giorno, crescendolo, donandogli il sorriso e la gioia di vivere. Dopo Sherlock e John, Molly è la persona più importante che Noah abbia mai avuto. È lei il suo cristallo vero, e brilla di luce propria con un’intensità che fa quasi male. Ha illuminato abbastanza della vita di Noah, e adesso è ora che quel cristallo sparisca, che sia libero di percorrere la sua strada: lui ha visto, amato, e forse vissuto abbastanza.
Con le ultime forze rimaste, Noah allenta la presa su Molly e la afferra per le spalle. La allontana da sé per guardala negli occhi, quelle iridi grandi e scure, lucenti di terrore e lucente umanità. Sono stelle del Vespro, piccoli punti luce che alla sera e all’alba brillano ancora e ancora, prime a sorgere e ultime a tramontare. Quegli occhi, Noah li ha amati dal primo momento in cui li ha visti.
Vorrebbe parlarle, vorrebbe spiegarle perché non può seguirla in superficie. Semplicemente, non ce la fa. Non cammina più. Qualcosa è andato storto nella sua schiena, e l’impatto forse gli ha spezzato la spina dorsale. Se anche riuscisse a risalire, Molly dovrebbe poi trascinarlo a riva come un peso morto, e da sola non ce la farebbe. Eppure, Noah sa che ci proverebbe lo stesso, fino alla fine, lottando con tutte le sue forze. Così, troppo stanca per nuotare, alla fine annegherebbe anche lei.
No.
Noah affonda una mano nei capelli fluttuanti di Molly, ne accarezza le ciocche leggere, sfiora innamorato quei fili scuri che tante volte da bambino ha sognato di poter accarezzare.
“Non posso seguirti”.
Socchiude gli occhi, si riempie lo sguardo della vista della sua unica vittoria. Una vita per una vita: Molly sarà salva, e questa è l’unica benedizione che Noah accetta prima di andarsene.
“Sii libera. Sii felice. E impara a volare con le tue sole ali… quelle sono sempre state più grandi delle mie, anche quando non credevi di averle”.
Noah la guarda ancora, dolcemente sorride. E improvvisamente, il dolore sembra sparire.
“Io credo in te, Molly Hooper”.
Si protende verso di lei, le sfiora le labbra con le sue in un semplice tocco di bambino, una carezza gentile che sa di paradiso e inferno, di cielo e terra, di passato e presente. Un bacio semplice, senza pretese. Ma, nella sua semplicità, esso appare anche tremendamente infelice. Infelice perché quello è l’ultimo gesto di Noah, infelice perché lui riesce a dichiararsi soltanto adesso, dopo anni e anni di affetto silenzioso.
“Sii libera. Vivi!”
Molly sbarra gli occhi, li fissa in quelli socchiusi del drago che ha dinanzi. Non ha mai visto dei riflessi violetti così belli. Eppure… c’è qualcosa di strano in lui, nel suo sguardo improvvisamente sereno. Perché non si muove?
“Vivi, Molly!”
E improvvisamente, Noah la spinge verso l’alto con l’ultimo slancio di energie.
“Salva il mondo. Combatti così come io non ho potuto fare. Io credo in te, Molly”.
Molly tende una mano verso Noah, grida, e anche attraverso l’acqua lui riesce a sentire l’eco della sua disperazione. Ma va bene così.
“Sii libera!”
Noah chiude gli occhi, pregando un’ultima volta, ricordando la forza della ragazza che ama, il suo volto, i suoi occhi. Crede in lei e nelle sue capacità, ci crede con tutte le sue forze. Se c’è qualcuno che può trovare gli altri e porre fine a questa storia, quella è Molly.
“Io credo nei miracoli. Credo nel tuo essere un miracolo, Molly. Lo giuro”.
Ma Noah non è il solo a pregare, ad aver fiducia. Molly capisce che la pressione è troppa, che non riuscirà a scendere verso Noah. Ma non lo lascerà lì, costi quel che costi. Lotterà come ha sempre lottato lui, lotterà come ha sempre fatto quel bambino ancora troppo piccolo ma che durante la guerra lottava come la più feroce delle bestie. Lotterà, perché Noah le ha insegnato così. Non John… non Sherlock. Non Sherlock Holmes!
Molly si guarda intorno, ode l’eco di un grido silenzioso sfiorarle le orecchie. Noah urla senza aprir bocca, le grida di aver fiducia in lei. E lei semplicemente risponde perché a sua volta… crede nei miracoli. Crede in Noah e in Sherlock che è ancora lì e li protegge.
Chiude gli occhi, si porta le mani al petto. Poi, comincia a pregare in silenzio.
“Io… credo nei miracoli”.
E Molly ci crede davvero, così come Noah crede in lei. Crede nei miracoli, crede nella carità di Sherlock e nella forza della sua anima. Non l’ha mai visto andar via davvero, semplicemente perché John è rimasto in vita… e Sherlock non abbandona John. E non abbandona i suoi amici.
“Io credo nei miracoli. Lo giuro!”
Molly grida, leva al cielo le sue preghiere. Chiama Sherlock, chiama il suo re, il suo amico. E lo chiama in qualità di Dio misericordioso.
“Io credo nei miracoli. LO GIURO!!!”
Improvvisamente, qualcosa freme, il mare vibra di una eco silenziosa. Il grido di Molly si estende per leghe e leghe, s’insinua nei boschi e nelle città, nell’acqua e nella terra. Il cielo accoglie le preghiere, le riflette ai quattro angoli dell’universo. Chiede aiuto per lei, chiede pietà per quella vita che poco a poco soffoca e si spegne nel sacrificio di un amore perduto.
“IO CREDO NEI MIRACOLI!!! LO GIURO!!!”
E stavolta Molly grida davvero, a pieni polmoni, cacciando tutta l’aria di cui dispone. Non ha abbastanza ossigeno per risalire in superficie, ma non le importa. Senza Noah, non sopravvivrebbe lo stesso.
Una seconda eco, un altro grido alla pietà. Si espande ancora e ancora, oltre gli oceani, fino alle orecchie e al cuore di chi anche solo accidentalmente, sa ancora ascoltare.
“Io credo nei miracoli. Lo giuro”, urla quella voce. E lo ripete di continuo, come un mantra o una preghiera che non accetterà un rifiuto come risposta. E non sarà solo Molly a lottare per vederla esaudita. A Londra, lontano da lì, Mrs Hudson si affaccia, leva gli occhi al cielo.
-Io credo nei miracoli… lo giuro.- mormora, guardando su, dove sa che Sherlock ormai dimora come anima ancora in vita, ancora pulsante. Più in là, Mike Stamford ode un’eco, e non sa cosa esattamente lo spinge a pregare all’improvviso, occhi al cielo e cuore aperto. Sorride, scaglia un pugno in aria… e urla: -IO CREDO NEI MIRACOLI, LO GIURO!!!-
Intorno a lui, la gente si ferma, lo fissa, poi guarda il cielo. Ma è un bambino a sorridere, a vedere un baluginio di oscuro arcobaleno su, tra le nuvole, laddove il leggero cimitero dei draghi dimorerà in eterno. Ed è forse la semplice forza di crederci, la giovane energia di bambino a fargli cominciare un mantra continuo, urlato, al quale si aggrega lo stesso Mike: -Io credo nei miracoli, lo giuro, lo giuro. Io credo nei miracoli, lo giuro, lo giuro…-
I draghi nelle vicinanze atterrano all’improvviso, si arrampicano sulle costruzioni rinforzate, levano le grosse teste al cielo. Poi, uno alla volta, si trasformano in umani iridescenti, muniti di coda, ali e scaglie. E tutti insieme, si uniscono al coro.
Credono nei miracoli, ci credono davvero. Implorano aiuto, implorano giustizia.
Edarion si affaccia dal palazzo, grida anche lui. Poco dopo, Greg Lestrade si distrae, rovescia il caffè per la folla che grida al cielo le sue preghiere. Si chiede cosa stia succedendo, teme che qualcosa li stia attaccando… ma quando guarda Mycroft, seduto a gambe accavallate sul davanzale della finestra e lo sente mormorare a sua volta il suo mantra, l’umano capisce che qualcosa sta cambiando.
Il mondo si raccoglie al cospetto di un unico grido, un pezzo alla volta. Nelle foreste gli animali fissano il cielo, nell’acqua le bestie marine si bloccano e ascoltano. Uno alla volta, nella rispettiva lingua, anche loro supplicano e piegano il capo al cospetto di quell’unico ordine che improvvisamente si sovverte, cambia, rinasce a nuovo volto.
-IO CREDO NEI MIRACOLI, LO GIURO, LO GIURO!!!-
Da qualche parte nell’oceano, Irene Adler giace viva, sanguinante e aggrappata a uno scoglio. È stanca, ha paura… ma anche lei trova la forza per chiedere aiuto al cielo.
-Io credo nei miracoli, lo giuro, lo giuro… coraggio, dolcezza.-
Ma è ancora più lontano, oltre l’oceano e racchiuso in uno scrigno di ghiaccio, che l’unico valente ago della bilancia spalanca gli occhi lucidi di lacrime e leva il volto al cielo. John Watson scatta in piedi mentre i draghi, Sherrinford e Mary si immobilizzano in ascolto.
-Stanno pregando. Il mondo…- mormora Sherrinford, ma non fa in tempo a finire che Mary lo interrompe e sorridendo scaglia un pugno in aria, luminosa di umana aspettativa.
-Io credo nei miracoli, lo giuro, lo giuro!- urla, e comincia a ripeterlo più e più volte, senza fermarsi mai, come una bambina che guarda l’orologio il giorno della vigilia natalizia, nell’attesa di veder scoccare la mezzanotte. –Io credo nei miracoli, lo giuro, lo giuro!-
Sherrinford si guarda intorno, fissa i draghi improvvisamente immobili, improvvisamente in attesa. L’acqua in fondo alla cascata vibra, come se qualcosa stesse per emergere. Ed è allora che Sherrinford affianca John, sorridendo genuino, sereno, come se stesse parlando silenziosamente con qualcosa… o qualcuno.
-Coraggio, fratellino.-
Annuisce a indirizzo di John, gli poggia una mano sulla spalla e ammicca.
-È il tuo momento, Romeo. Forse è ora di fare la differenza.-
John non ha bisogno di chiarimenti per sapere che il mondo si sta unendo, che per un’unica vita, la gente forse è disposta a lottare davvero. Quello è il mondo che ha accolto Sherlock, quello è il mondo che lo ha visto morire ma che non lo ha mai dimenticato davvero. John lo sente vivere in quelle preghiere, ascolta il suo nome che sottointeso si propaga oltre gli oceani, oltre i cieli, fino all’esercito di Augustus Magnussen.
John sorride, il luccichio di una lacrima sul viso. –Coraggio, Sherlock. Aiutalo, ti prego… aiutaci tutti. Io credo in te, miracolo mio, miracolo del mondo.-
Sherrinford gli stringe la mano, la chiude a pugno sulla sua, stretta a sua volta. Poi, scaglia il loro intreccio di dita in cielo, violento come un pugno rivolto a quanto di malvagio è nel mondo.
Perché il male non si porterà via anche Noah.
Perché il male non li ferirà di nuovo, mai.
Loro hanno una difesa, loro hanno Sherlock Holmes. E questo vale più di qualsiasi altro esercito mai esistito, incluso quello di Magnussen.
-IO CREDO IN SHERLOCK HOLMES, LO GIURO, LO GIURO!!!-
Il mondo si raduna, implora, leva al cielo le sue suppliche. Tutto, per un’unica vita tanto fragile, ma tanto gentile. Noah ha salvato il mondo, una volta. Sacrificò se stesso, antepose al suo stesso benessere i suoi ideali. E la Terra ha bisogno di lui così come un disidratato ha bisogno d’acqua. No, il mondo non vedrà spegnersi un altro sovrano, né un altro giovane uomo. C’è vita, c’è speranza. E la gente lo dimostra urlando, pregando, implorando il predecessore di Noah di compiere il miracolo.
E alla fine… il miracolo avviene. Perché a volte basta pregare, basta chiedere, e un piccolo cambiamento finalmente sboccia.
La schiena di Noah tocca il fondale, s’inarca abbandonata e ormai inerme ad ogni visibile ansito di vita. Molly Hooper grida ancora, prega… ma qualcosa la urta all’improvviso, spingendola di lato.
Dopo la guerra, i draghi marini sembravano scomparsi nel nulla. Svolsero il loro compito, poi s’inabissarono, e nessuno li vide più. Tuttavia, nessuno che abbia visto ha mai dimenticato la reale maestosità di quelle creature acquatiche. Molly ancora le rivede nei sogni, iridescenti come ali di libellula, possenti di muscoli e pinne massicce. Sono signori del loro regno, signori degli oceani e dell’acqua che piove dal cielo.
Molly ricorda. E sa che quella creatura grande quanto due intere metropoli ha combattuto come sovrano del suo popolo nell’ultima grande guerra di due anni fa.
Il drago ha la pelle azzurrina, percorsa di riflessi argento e oro, come carne iridescente di un pesce. La schiena è percorsa da un’unica, lunga membrana argentea intervallata da ossa appuntite, sottili, che svettano verso l’alto come piccoli pugnali. I muscoli sono definiti, sporgenti, e le zampe palmate. La coda è un intreccio di pinne natatorie e membrane fluenti come acqua che danzano abbandonate intorno alla pinna centrale, più grossa e più massiccia. Poi, c’è la testa. Lunga, dal muso affusolato, percorsa da creste e piccole punte d’argento. Ha occhi blu zaffiro, dalla pupilla verticale.
Molly sbarra gli occhi, fissa la creatura mentre con dolcezza afferra Noah e lo trascina verso l’alto, verso di lei. Quando il drago la raggiunge, Molly si aggrappa con le ultime energie residue e lascia che le loro teste buchino la superficie dell’oceano.
Aria. Ce n’è troppa. Brucia i polmoni, invade le narici, corrode i sensi. Molly se ne sente sopraffatta e quasi perde la presa sulla pelle scivolosa del drago per un giramento di testa.
Tossisce, cerca di respirare normalmente. Dopo un po’ ci riesce. Anche il cervello si riattiva, ma lo fa con calma, quasi pigramente, e lei si sente ancora troppo stordita per riemergere dallo stato di prostrazione in cui verte.
Poi, il drago brontola come per dirle qualcosa. E Molly ricorda.
-No… Noah…-
Raggiunge nuotando il corpo di Noah, sostenuto dalle fauci appena schiuse del drago marino. Molly avverte il respiro della bestia sulla pelle, ma non si innervosisce per la vicinanza esagerata di quelle zanne poderose al suo viso. Sa che se il drago volesse potrebbe inghiottirla in un colpo solo, ma non le importa. Tutto ciò che vede adesso è Noah, col suo viso esangue e i capelli appiccicati al viso. Ha gli occhi chiusi, le labbra serrate, le ali abbandonate metri e metri sotto di lui come splendide propaggini di ametista. Le squame brillano come pietre preziose alla luce del sole.
-Noah.- Molly lo afferra per le spalle, gli stringe il viso con entrambe le mani. Lo guarda in volto, lo scuote, lo chiama.
-NOAH!!! Svegliati!-
Urla, urla al cielo ancora una volta.
Noah non respira, e Molly improvvisamente ha paura di nuovo. Non può aiutarlo lì, al centro dell’oceano, col solo aiuto di un drago marino a disposizione. È già tanto che la bestia li abbia riportati in superficie.
-NOAH!!!-
Molly lo abbraccia forte, urla il suo nome. Poi gli bacia le tempie, le guance, le labbra. Lo richiama alla vita con tutte le sue forze, piangendo mentre lo bacia, singhiozzando aria sulla sua bocca adesso appena schiusa.
-Svegliati. Non andartene, non adesso!- supplica, abbracciandolo ancora. Affonda il viso nei suoi capelli, respira sul suo collo, si graffia le dita sulle squame taglienti. Ma non importa, perché sangue e acqua per lei sono la stessa cosa, adesso che Noah non c’è più. Sangue ed acqua, come vita o morte.
Senza di lui, Molly non andrà avanti.
-Restituiscimelo, ti prego.- mormora al cielo. –Mi hai aiutata, quindi perché portarmelo via ora?-
Il drago grugnisce, liberando una zaffata d’alito che odora di oceano e sale.
“Non dovresti essere così rumorosa, Molly Hooper”, mormora una voce alle sue spalle. “Mi dai fastidio”.
Non può essere.
Molly si volta, incrocia lo sguardo di una figura evanescente placidamente ritta sul pelo dell’acqua. Indossa un lungo cappotto nero e ha le mani in tasca, come se fosse capitato lì per caso. La fissa con incredibili occhi di vetro, limpidi come acqua cristallina.
-Sherlock Holmes…-
La creatura sorride, facendo vibrare di riflessi le ali luminescenti e la coda massiccia. Molly non l’ha mai visto sorridere, ma vederlo non le provoca più quel brivido che gli aveva sempre attribuito quando era nelle vicinanze. Perché? Cosa è cambiato?
-Non… non è possibile. Tu sei…-
“Morto?”
Molly annuisce, arrossendo vistosamente. Sherlock Holmes sospira esasperato.
“Secondo te chi te l’ha mandato Idillian?”
-Chi?-
“Il drago marino, stupida”.
Molly guarda il drago alle sue spalle, ma quello non sembra allarmato dalla presenza di Sherlock. Sbuffa un saluto dal naso e incredibilmente arriccia le commessure labiali in un sorriso animalesco.
“Mi hai chiesto aiuto, Molly Hooper, e io te l’ho fornito. Ma io non resuscito i morti”.
Molly singhiozza, una mano premuta sulla bocca. –Vuoi dire che…?-
“Certo che no, stupida”.
Sherlock sbuffa dal naso, esasperato, ma Molly trae un tremante sospiro di sollievo. Stringe Noah a sé, pianse ancora, affonda il viso nei suoi capelli. Lo sente freddo e distante come un morto, ma se Sherlock dice che era ancora vivo, gli crede.
-Grazie a Dio… grazie….-
Si volta nuovamente verso Sherlock, ancora fermo sul pelo dell’acqua. Li fissa con malcelata tristezza, lo sguardo distante, l’aria stanca.
“Non potrò essere al vostro fianco ancora per molto. I rimasugli della mia anima si tratterranno solo fino a un certo punto. Poi, dovrete andare avanti da soli”.
Molly respirò profondamente per calmarsi. –John non continuerà senza di te.-
“Lo so”.
Molly lo guarda, ma tutto ciò che vede in Sherlock è semplice e pacata sincerità.
-Non puoi abbandonarlo… ha bisogno di te.-
Non avrei mai voluto farlo, Molly Hooper”, risponde Sherlock, e Molly capisce che quello è forse uno dei rari momenti in cui Sherlock Holmes apre il suo cuore, morbido di emozioni ancora vive, pulsanti e mai defunte. “Ho imparato la vita da John, e con lui ho vissuto ciò che avevo da vivere. Va bene così. Ho capito come sarebbe finita quel giorno, durante il nostro penultimo viaggio. Io già sapevo, e sono pronto. Ma lui non lo è. So che non sarà facile andare avanti, ma deve farlo, perché la vita non è giusta e perché la guerra dovrebbe avergli insegnato che nessuno è immortale, nemmeno io”.
Sherlock spinge lo sguardo in lontananza, come se stesse osservando qualcosa che soltanto lui riesce a vedere. Nonostante la semitrasparenza del suo corpo, il bacio della luce solare riflette sulle sue scaglie il caratteristico riflesso di oscuro arcobaleno, lontano e bellissimo così come Molly lo ricorda.
“Io ho fatto la mia parte, e la mia storia finisce qui. Ho vissuto abbastanza per vivere davvero e ho imparato abbastanza da ciò che la vita ha saputo darmi. Ho conosciuto la morte, Molly. Credo di aver compiuto il giro completo delle lancette del mio orologio. La mezzanotte è scoccata e per questo io non potrò rispondere ogni volta ai vostri richiami. Non sono la vostra balia, è ora che lo capiate”.
Guarda Noah, lo fissa intensamente. E all’improvviso, i suoi occhi si riempiono di un orgoglio talmente marcato, talmente vivo, che Molly quasi non riconosce il suo viso. Sherlock guarda Noah come un padre fisserebbe il figlio appena laureatosi col massimo dei voti. È fiero di lui, è sicuro di aver fatto la scelta giusta.
“Sarà un grande sovrano”, mormora. “Saprà accettare il suo ruolo così come io non ho mai fatto. Questo piccoletto mi ha insegnato più di quanto avessi mai potuto immaginare, e me ne rendo conto solo adesso. Non sono bravo coi sentimenti… io no”.
Il suo sguardo torna a spingersi lontano, e Molly capisce che in quei momenti, Sherlock pensa a John.
“Lui era bravo. Lui sapeva sempre cosa fare o cosa dire. Però, mi ritengo abbastanza intelligente da sapere di aver fatto la scelta giusta con Noah”.
A sorpresa, Sherlock sorride di un sorriso luminoso, vivo, chiaro come raggio di sole tra fasci di nubi temporalesche. È un sorriso che gli schiarisce lo sguardo, è un sorriso che pare ringiovanirlo di secoli e millenni. È il sorriso di un padre, è il sorriso di un uomo finalmente sereno.
“Aiutalo a regnare, Molly Hooper. Aiutalo a compiere le scelte giuste, aiutalo a crescere. Ha ancora tanto da imparare, ma sono certo che saprai aiutarlo. Aiutalo, e aiuta John”.
-Non posso sostituirti, lo sai. John continuerà a cercarti, aspetterà, ma non ti volterà mai le spalle.-
“So anche questo, ma devi provarci. È l’ultima cosa che ti chiedo, è il mio ultimo desiderio. Sii regina del tuo regno, ma non dimenticare gli antichi re decaduti. Tra di essi, c’è anche il tuo migliore amico, colui che ha sconfitto il più feroce dei draghi per difendere la pace e gli ideali in cui credeva. Ricordalo, Molly, e restagli accanto”.
Lentamente, l’immagine di Sherlock comincia a sbiadire. Molly vede il mare stendersi alle sue spalle, il cielo, la brina ghiacciata. E ha paura di restare da sola, con Noah svenuto e un drago marino come unico appiglio.
-Non lasciarmi!-
Ma Sherlock non smette di sorridere. Tende una mano, schiude le dita. E, al centro del suo palmo, si presenta la familiare quanto splendida gemma che Noah credeva di aver perso durante l’attacco di Sherrinford.
Molly afferra la pietra, se la stringe al petto con la mano libera, gli occhi colmi di lacrime non versate.
“Ci rivedremo, Molly Hooper. Forse per l’ultima volta, ma ci rivedremo. Io non dimentico chi mi è amico, così come non dimentico il mio popolo. Vi guiderò di nuovo, lotterò per voi e con voi. Poi, sarò libero di intraprendere la mia strada… e il mondo che conoscete finalmente vedrà una nuova alba, tinta di tiepido oro o del rosso sanguigno del sangue degli innocenti. Starà a voi decidere cosa accadrà. Il mondo lo plasmiamo con le nostre azioni, dopotutto… cosa fa di un uomo, un uomo? Forse come muore, o come viene alla vita? No, Molly. Sono le scelte che fa… non come inizia le cose, ma come decide di finirle”.
Ed è lì, alla luce del sole che poco a poco comincia a tramontare, che Sherlock svanisce, si dissipa come aria pulita e profumata di spezie e vaniglia. Sorride ancora, forse per l’ultima volta, ma nemmeno per un istante abbandona l’aria di regalità che lo ha sempre contraddistinto. Molly capisce allora di poterlo seguire in capo al mondo, prima e dopo la morte, semplicemente perché quello è un re che mai morirà nelle leggende, un re che più della madre ha saputo sacrificare se stesso per ciò che è meglio per tutti.
Un re. Il suo re, il re dei draghi. L’ultima grande bestia sopravvissuta allo scorrere delle ere, l’ultima leggenda che mai morirà tra scritti e canti, tra racconti e disegni, tra ricordi e sorrisi di chi l’ha realmente conosciuto.
Un re. Il suo nome è Sherlock Holmes.
 
Angolo dell’autrice:
Un parto. Questo capitolo è stato un parto. Tuttavia, è importante nel suo piccolo. La scena di Molly che prega per Noah e coinvolge il mondo intero in un’unica grande implorazione, è tratta da un film che guardavo quando ero piccola ma che qualcuno forse ha visto. Chi sa dirmi quale?
Sher: finiscila con queste stupidaggini. Io sono morto, qui.
E morto ci rimani! Così impari a mangiarti l’ultimo sandwich rimasto nel piatto!
Sher: avevo fame.
Non mi interessa! C’era il mio nome, scritto su quel tramezzino!
Coff coff… torniamo a noi. Spazio ai ringraziamenti!
Kcolrehs_41175: suvvia, almeno in questo capitolo Sherrinford si è rifatto! Non è cattivo come sembra, e lo dimostrerà molto presto. E anche Mary non è male. Sherlock non è ancora scomparso del tutto, ma il suo tempo stringe ed è abbastanza intelligente da lasciare la situazione in mano a chi sa gestirla. Ma è ancora tutto da vedere! A presto!
Sonia_0911: sì, Sherlock ha un gemello. Sherrinford è presente anche nei libri, ma se non ricordo male, lì è il gemello di Mycroft. Credo. Purtroppo ho letto i libri anni fa e non li ricordo benissimo. Per spiegare il pezzo che hai citato: “Sherlock non si è mai occupato dei casi. Per lui i casi non esistono”. Sherlock crede che ogni cosa, ogni avvenimento, siano soggetti alla pura e semplice logica. Nessun caso è casuale, nessun caso sfugge alla ferrea logicità del mondo e degli schemi che egli stesso ha costruito nella mente. Spero di esserti stata d’aiuto! E grazie mille per il commento, a prestissimo!

Tomi Dark Angel
 
 
 
  
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