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Autore: La_Sakura    27/11/2014    7 recensioni
“Cosa sarebbe successo se…?” Quante volte, nella vita ci poniamo questa domanda. Tsubasa non l’ha mai fatto, ha sempre compiuto scelte consapevoli, è sempre stato convinto al 100% delle sue azioni. Fino al suo ritorno in Giappone per il World Youth. Uno sguardo, e tutto viene rimesso in discussione. Da lei.
“Le scelte che compiamo e le loro conseguenze tracciano la storia, disegnano la realtà così come la conosciamo. Costruiscono il mondo che ci circonda. Ma cosa sarebbe successo se una scelta fosse stata diversa?” Liberamente ispirata dalla fanfiction di Melanto “The Bug”, scritta col consenso dell’autrice.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9
 
Si sollevò di scatto e si guardò intorno: aveva sognato o era tutto vero? Si passò una mano sulla fronte madida di sudore e cercò di calmare il respiro affannoso. L’orologio sul comodino segnava le 8:45, così decise di anticiparne il suono e alzarsi per raggiungere la madre a fare colazione.
Scese le scale strofinandosi gli occhi e raggiunse la cucina strascinando i piedi sul pavimento.
«Buongiorno tesoro. Che brutta cera, dormito male?»
Annuì, sedendosi a tavola senza guardarla.
«Incubi.»
«Va tutto bene?»
Sakura annuì nuovamente, passandosi una mano tra i corti capelli castani, tagliati a caschetto.
«Tsubasa?»
«Si è alzato presto ed è andato a correre, vuoi raggiungerlo?»
«Sì, finisco colazione e vado.» immaginava dove trovarlo.
 
Lo raggiunse e si sedette accanto a lui sull’erba fresca: rimase in silenzio rispettando i suoi tempi, fino a quando lui sospirò.
«Non sono il tuo Tsubasa...»
«Lo sei. Sei comunque mio fratello. Da qualunque “realtà” tu provenga. Forse… - si rabbuiò, abbracciandosi le ginocchia - Forse è più difficile per te da digerire… intendo… avere una sorella…»
Le scompigliò i capelli e le sorrise dolcemente.
«Affatto. Penso che sia meraviglioso. E secondo me andiamo anche molto d’accordo.»
«Mmh… dipende.»
Lui inarcò un sopracciglio e la fissò, dubbioso.
«Ah sì?»
«In realtà sei un po’ geloso…»
«Io?!» esclamò esterrefatto. Non poteva proprio crederci. Lei sorrise e si mise a giocare con dei fili d’erba.
«Si perché quando Misaki è entrato a far parte della mia vita ti sei sentito un po’… messo da parte…»
«Wow… - mormorò, sinceramente colpito - Chi l’avrebbe mai detto che sarei stato un fratello pedante e rompiscatole?»
Lei scoppiò a ridere e lo abbracciò.
«Ti voglio bene, Tsu-chan.»
Arrossendo, ricambiò l’abbraccio, e le depositò un bacio sulla fronte.
«Ora cerchiamo di risolvere il tuo problema, anzi, il “vostro” problema. - disse lei con fare sornione, aumentando l’imbarazzo del fratello - Dobbiamo capire qual è stato l’errore che vi ha trascinato in questo vortice.»
«Errore?»
«Sì! Ci ho pensato stanotte, mettendo insieme i pezzi della storia. - disse lei, alzandosi in piedi e togliendosi l’erba in eccesso dalla gonna - Credo che tutto sia scaturito da un errore di sistema, sai, come nei computer. Un bug.»
«E tu come… lasciamo stare.» scosse poi la testa. Lei gli sorrise.
«Al corso di informatica sono la prima della classe! Andiamo, ti racconto tutto strada facendo.»
 
Sanae stava svogliatamente spolverando il bancone: il suo corpo era lì, ma la mente vagava altrove. Rivoleva la sua vita, i suoi amici, la sua routine. Si sentiva intrappolata in un vortice senza fine, anzi, la fine c’era, era il suo matrimonio con Kanda.
Aveva riflettuto molto sulla sua relazione col boxeur, e se i primi tempi le erano sembrati tutti rosa e fiori, se ripensava all’ultimo anno, aveva avuto un sacco di tentennamenti, che però aveva accantonato dandosi della sciocca ragazzina per aver solo pensato certe cose.
In realtà non era stata sciocca. Voleva sì bene a Kanda, ma… non lo amava, non più per lo meno.
La domanda successiva era palese: era stato rivedere Tsubasa che le aveva instillato il germe del dubbio?
Sì e no. Sicuramente lui aveva giocato un ruolo chiave, la sua prima cotta importante, il primo ragazzo che ti fa battere il cuore e che ti fa capire cosa sono i sentimenti… ma credeva davvero di averlo accantonato dopo la sua partenza…
E se non fosse mai partito? Se fosse rimasto lì? La fermata dell’autobus… quel bacio… ripensare a quella scena le provocò un’accelerazione dei battiti del cuore. Si portò una mano al petto, cercando di fermarli, ma era evidente che il suo cuore aveva già capito ciò che la sua mente cercava ancora di respingere.
«Stai pensando a me?»
Kanda era appoggiato al bancone, lei non si era neanche accorta della sua presenza.
«Koshi… ciao…»
«Ciao piccolina. - si allungò per accarezzarle una guancia, e lei abbassò lo sguardo sentendosi colpevole per ciò che aveva appena finito di pensare - Ehi, tutto bene?»
«Sì, sono solo un po’ stanca…»
«Stasera ce ne stiamo un po’ soli, eh? Ti va?»
Lei annuì, mantenendo lo sguardo basso e cercando di ostentare sicurezza e padronanza di sé. Cosa che le venne meno quando il tintinnare della porta scorrevole indicò l’ingresso di due nuovi clienti, gli ultimi che in quel momento avrebbe voluto avere sotto al naso.
«Guarda, guarda, i fratelli Ozora.» Kanda li accolse con un ghigno e incrociò le braccia con fare supponente.
«Ciao, Kung fu Kanda!» lo salutò Sakura.
«Ti ho detto di smetterla di chiamarmi così, kohai. Sei irrispettosa.»
«Non ho nessun motivo per portarti rispetto - rispose lei, seccata - dato che tu non ne porti a mio fratello.»
«Quell’ameba senza spina dorsale?»
Sentendosi chiamare con quell’appellativo, Tsubasa si voltò verso di lui giusto in tempo per vedere Sakura lanciarglisi contro: riuscì a fermarla un attimo prima che la sua mano destra atterrasse sulla guancia del ragazzo.
«Sacchan. No.»
«Tu non vuoi reagire, Tsu-chan, ma io non intendo lasciargli dire tutto ciò che vuole. Non si deve permettere di chiamarti così.»
«Va tutto bene. - le disse lui, nel tentativo di calmarla - Se ha un cervello grande come una nocciolina, non è colpa tua.»
Kanda, che già pregustava la vittoria, spalancò gli occhi.
«Come hai detto, scusa?»
«Hai capito bene. - Tsubasa lo fissò con astio, non sapeva cos’era successo, ma vedere la reazione di Sakura era stato come la classica goccia che fa tracimare il vaso già colmo fino all’orlo - E lascia in pace mia sorella.»
«Ozora, vuoi prenderle? Già una volta ti sei rifiutato, sappiamo tutti che sei un codardo.»
«Perché no? Magari una bella lezione è quello che ti ci vuole.»
Un rombo lontano ruppe il silenzio che era calato sui quattro: Sanae e Sakura non potevano credere alle proprie orecchie, mentre Kanda e Tsubasa continuavano a fissarsi negli occhi, nessuno dei due sembrava intenzionato a cedere.
«Dici sul serio, Ozora?»
«Mai stato più serio di così.»
«Che sta succedendo qui? - la voce di Misaki, giunto in caffetteria in quel momento insieme al padre, non distrasse i due conflittuari - Sakura? Sanae?»
La minore degli Ozora gli si avvicinò e gli sussurrò in un orecchio cos’era successo: lui sbiancò e si avvicinò all’amico, posandogli una mano sulla spalla.
«Non farlo.»
Un lampo squarciò il cielo cupo.
«Devo.»
E mentre pronunciava quelle parole, si rese conto che avrebbe dovuto farlo molto tempo prima.
 
Et voilà! Lo scontro è servito! Beh, dai, non ancora… vi lascio giusto giusto sulle spine una settimana, chissà se se le suoneranno di santa ragione, o se Misaki riuscirà a far desistere Tsubasa ^^
Nel frattempo, rinnovo il mio affetto per voi, vi ringrazio per continuare a seguirmi e sostenermi e per aver accolto così bene l’arrivo della mia Sacchan.
Vi abbraccio forte
Sakura
   
 
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