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Autore: BrokenArrows    27/11/2014    1 recensioni
Immaginate due sorelle a Mystic Falls, ignare di cosa le aspetta. Cosa riserverà loro il futuro? Intrighi, lotte, amori e speranze... I due Salvatore tornano in città, sconvolgendo le loro vite.
Nuove storie e sentimenti a Mystic Falls.
Fanfic scritta a 4 mani.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Alexandra, devi nutrirti- intimò Stefan -Se aspetti non migliorerà, anzi-
-In questo momento vorrei solo che la testa smettesse di farmi male- disse massaggiandosi le tempie.
Stefan non insistette più e lasciò che decidesse lei il momento adatto.
All'improvviso la porta della camera si aprì -Ti ho portato la cena-
-Non la voglio, Damon- rispose Alexa, riferendosi alla sacca di sangue che aveva in mano il ragazzo.
-Certo che la vuoi! Il tuo corpo non chiede altro che sangue in questo momento- l'aprì e se ne versò una goccia sul palmo della mano, avvicinandola al viso di lei.
-Visto?-
I suoi occhi si erano accesi e il respiro si era fatto più accelerato.
-Peccato- fece spallucce Damon -Vorrà dire che me la berrò io-
Si avvicinò la cannuccia alle labbra e bevve in modo molto provocante.
-Ok, basta!- esclamò la ragazza dopo qualche secondo -Sei molto bravo a far cambiare idea alle persone- disse, prendendogli la busta dalle mani. Pochi secondi e la sacca di sangue era finita -Ora che si fa?- 
Damon guardò il fratello -Promettimi che non le farai del male- 
-Lo prometto, Damon- disse con voce solenne.
Calò il silenzio nella stanza -Uhh qualcuno si è affezionato- fu Alexandra a rompere il ghiaccio e a strappare un sorriso ai due.
-Non voglio altri vampiri morti sulla coscienza, tutto qui- disse uscendo dalla camera. I due rimasero nuovamente soli.
-Mi dispiace, Stefan- la ragazza si scusò nuovamente, malinconica. Lo guardò, illuminato dalla luce della lampada appoggiata sul comodino e pensò a quanto fosse perfetto. Si avvicinò, appoggiando la testa al suo petto. 
-È tutto finito, ora possiamo ricominciare- le accarezzò la testa con fare tenero. Poi le prese il volto tra le mani e la baciò con passione. Tutto intorno a loro si annullò, in quel momento esistevano solo loro due.
 

Arleene prese le chiavi della macchina e le mostrò alle figlie -Oggi vi accompagno io!- esclamò entusiasta. Alexandra e Jacqueline si guardarono sorprese. La madre le accompagnava raramente a scuola e, dopo quello che era successo l’altra sera, un cambio così repentino d’umore era inaspettato. 
-Vado a lavarmi i denti e poi arrivo- disse Jacqueline, andando in bagno.
Alexa e la madre rimasero sole nell’atrio della casa -Allora tesoro, va tutto… bene?- chiese preoccupata. 
-Sì mamma, va tutto bene- le sorrise benevolmente, guardandola negli occhi. Vedere sua madre così la rassicurò, non pensava l’avesse presa così bene. Tutta la faccenda riguardo ai vampiri, ai licantropi e agli ibridi… pensava che ce ne sarebbe voluto di tempo per farsi accettare. 
-Ok, partiamo- la voce della sorella maggiore la riportò nel mondo reale facendola sussultare. 


Percorrere quei corridoi senza provare un minimo di nostalgia era difficile. Ogni singolo armadietto le ricordava un avvenimento del suo passato. Quando era stata coronata Miss Mystic Falls, i numerosi balli a tema, quando aveva compiuto il 18esimo compleanno e quando aveva conosciuto Frederick. Arleene sospirò a quel ricordo che le causava sentimenti contrastanti: da una parte l’amore che aveva provato e in parte provava per lui, dall'altra l’odio per averla abbandonata con due figlie. Ma quello non era il momento per l’autocommiserazione. Era lì a scuola per un altro motivo. 
Bussò alla porta di un piccolo ufficio -Sì?- chiese una voce maschile dall’interno. 
La donna entrò, presentandosi -Alaric Saltzman? Sono Arleene Van der Wegen. Volevo parlarle delle mie figlie-
Alaric la riconobbe fin da subito -Si sieda pure- disse indicando la sedia e facendo ordine sulla scrivania -Lei è la madre di Jacqueline ed Alexandra- affermò.
-Esatto- si sedette, tenendo la borsa sulla gambe. In quel momento si accorse che non aveva nulla da dirgli. Cosa poteva sapere un professore? Lo guardò, cercando di schiarire le idee, e fu colpita subito da quello sguardo quasi magnetico. Era anche lui un vampiro?
-Ed è qui per...?- chiese confuso dalla situazione. Forse vuole discutere delle assenze delle figlie. O della C- che ha preso Jacqueline nell’ultimo compito di storia.
-Sono a conoscenza delle numerose assenze ingiustificate di Alexa e Jacque, volevo solo sapere se lei ne sa qualcosa- 
Il signor Saltzman scosse la testa.
-So che lei e...-
-Mi dia del tu e mi chiami pure Alaric, la prego- le rivolse un sorriso, sperando di tranquillizzarla perché sentiva il suo tono nervoso e capì che non c’era nulla di buono in quella visita.
-Le mie figlie parlano spesso di te e so che avete legato molto da quando è arrivato in città. Inoltre so che frequenti Damon e Stefan, dunque li conoscerai bene, mi sbaglio?- 
-Non si sbaglia- 
-Posso fidarmi di quei due? Intendo dire, le mie due ragazze sono strane. Ho notato che tornano tardi, saltano lezioni e...-
-La smetta con questa farsa, signora Van Der Wegen. Sappiamo tutti e due cosa vuole dire in realtà- era un azzardo, ma Alaric sentiva di aver fatto la cosa giusta.
Arleene sospirò, guardando in basso -Non so cosa fare. Alexandra e Jacqueline sono vampiri e io...-
Alaric si sedette di fianco a lei, mostrandole sostegno morale -Non è cambiato nulla in loro, sono le stesse di prima, più forti e immortali, certo… ma non si preoccupi, il tempo passerà e lei accetterà l’idea-
-Chiamami pure Arleene. Ho la sensazione che d’ora in poi passeremo molto tempo insieme- disse sorridendo. 
Fu felicemente sorpreso da quella frase -Non che questo mi dispiaccia. Se vuoi possiamo incontrarci uno di questi pomeriggi. Mi piacerebbe conoscere meglio la madre delle mie alunne preferite- 
-Preferite ma non migliori- osservò.
-Quella C- di Jacqueline si può riparare, le chiederò di prepararmi una tesina su un argomento a scelta- 
Calò per un momento il silenzio, interrotto pochi attimi dopo da una domanda -Da quando esistono?-
-Le creature soprannaturali esistono da sempre. Questa città un tempo era infestata da vampiri-  


-Corri, piove!- esclamò Jacqueline, correndo dentro la biblioteca di Mystic Falls. Stefan la seguì all’interno dell’edificio di cui aveva visto la costruzione nel lontano 1860. Si sedettero ad un tavolo lontano da occhi indiscreti e cominciarono a parlare. 
-Bene- buttò il libro su tavolo con un tonfo -La storia si ripete-
-A cosa ti riferisci?- 
-Ai primi giorni di scuola, quando mi hai aiutato per una ricerca sul Rinascimento Italiano- 
Stefan abbassò lo sguardo, ricordando ciò che era successo quel pomeriggio sotto al gazebo.
La ragazza capì quello che stava pensando -Già... piuttosto imbarazzante- sdrammatizzò.
-Cominciamo?- chiese lui, sviando i loro pensieri. 
-Sì! Allora, il tema che ho pensato di affrontare è...- cominciò a sfogliare il libro alla ricerca di qualche idea -Ah sì, eccolo! La crisi del ’29 negli Stati Uniti d’America-  non appena lo disse si rese conto di quanto fosse banale l’argomento, ma dopotutto doveva tenere Stefan occupato per almeno due ore. 
Stefan alzò lo sguardo e la guardò perplesso -A cosa ti serve il mio aiuto? Su internet trovi milioni di tesi già scritte- 
-Eh, ma volevo un parere da chi lo ha vissuto in persona- cercò una scusa, arrampicandosi sugli specchi. 
-Jacque, di quegli anni ricordo solo il sangue che scorreva nelle mie mani. Lexi stava cercando di farmi recuperare la mia umanità e l’autocontrollo- spiegò melanconico. 
-Comunque possiamo studiare insieme e so che mi aiuterai perché sei una persona... gentile e intelligente- la ragazza sudò freddo per salvare la situazione.


Alexandra si guardò intorno cercando la sua preda. 
-Va bene lei- le disse Damon, indicando una giovane ragazza che si stava dirigendo verso un pub, lontano dal centro di Beckley, una città vicino a Mystic Falls.
-Ma è giovane!- esclamò sorpresa. 
-Non devi ucciderla, devi solo stordirla un po’ e farle dimenticare tutto. Ora vai e sbrigati, prima che mio fratello scopra che sei a caccia di umani- 
Alexa le andò in contro e la chiamò per la spalla.
-Ehi, per caso sai se... dove posso trovare delle cartoline?- chiese cercando di risultare più spontanea possibile. 
La ragazza la guardò e la bionda trovò subito l’occasione per soggiogarla -Seguimi e non dire una parola- 
Damon applaudì -Bene, ora il prossimo passo è portarla dove nessuno possa vederti- 
Presero una via laterale e, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, Alexandra passò all’azione. Non ci volle molto prima che si sentisse sazia. Scambiò uno sguardo con Damon, il quale le chiese se ne avesse avuto abbastanza. 
La ragazza ci pensò su -Mmh, sì- poi si rivolse alla ragazza -Dimentica tutto. Ora torna a quello che stavi facendo- 
-Passare del tempo con mio fratello ti ha reso più tollerante?- domandò sarcastico. 
-Per fortuna che a te non l’ha fatto, dato che ti diverti ad uccidere la gente-
-Touché- 

Caroline si prestava ad uscire quando fu fermata dalla madre.
-Perché hai quello sguardo preoccupato?- chiese, piegando leggermente la testa di lato. 
Liz sospirò -Ti ricordi quando a inizio anno c’erano stati degli avvenimenti inspiegabili? Persone scomparse dal nulla, uccisioni da parte di animali e...-
-Sì, ricordo- annuì la ragazza, preoccupata di ciò che avrebbe potuto dire.
-Pensavamo che fossero cessate, invece no. Hanno ripreso da poco- la donna appoggiò le spalle al muro, scuotendo la testa. 
-E perché mi stai dicendo questo?- Caroline scandì bene quelle parole.
-Voglio solo che tu stia attenta, tutto qui. Abbiamo alcuni sospetti, ma non agiremo subito per catturarli. Vogliamo essere sicuri di ciò che facciamo-
-Starò attenta mamma, se è questo che vuoi- si stava dirigendo verso la porta quando venne fermata nuovamente. 
-Care! Queste informazioni devono restare tra noi due, nessuno lo deve sapere, altrimenti si scatenerà il panico- tirò fuori dalla tasca un ciondolo a forma sferica -Questo è per te, ti proteggerà da eventuali aggressioni- 
La ragazza prese un colpo. No, non ci poteva credere -Seriamente, una collana mi proteggerà? Sei pazza, forse?- chiese, cercando di capire ciò che la madre aveva in mente. 
Liz si accorse dell’errore commesso -No ma... volevo solo che tu lo avessi, è un antico cimelio di famiglia- lo porse alla figlia, la quale sembrava non volerlo -All’interno c’è una piccole dose di erba... portafortuna- 
Verbena intuì Care. Annebbiata non sapeva cosa dire, ma non poteva attirare troppe attenzioni, quindi senza fare ulteriori storie prese la collana e se la mise sopra alla giacca, per poi uscire una volta salutata la madre. 



Nel prossimo capitolo...
-Stai insinuando che io sono come lei?- domandò Alexandra con un filo di voce.
-Questa è la cazzata più grande che sia mai uscita dalla tua bocca, Stefan- commentò Damon -Lo sai che ucciderla è stata una benedizione per me e ricreare la situazione non è affatto nelle mie priorità!-
  
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