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Autore: Clarrie Chase    31/10/2008    4 recensioni
Cosa sarebbe successo se Winry fosse stata adottata da Trisha Elric quando aveva solo quattro anni e fosse cresciuta come sorella di Edward e Alphonse Elric?
Trisha sarebbe morta comunque?
I fratelli avrebbero comunque tentato la Trasmutazione Umana per riportarla in vita?
Edward sarebbe diventato comunque Alchimista di Stato?
E Alphonse?
A quest'ora la sua anima sarebbe legata ad un armatura?
E che cosa sarebbe successo se... ?
Prima FF su Full Metal Alchemist: What if... ?
Dal 10° cap.:

Prima accetti che le cose non torneranno più come una volta, e prima ricominci a vivere. [...]
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Winry Rockbell
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Carpe Diem

Carpe Diem

I Parte

 

E' arrivato il momento di scegliere tra quel che è giusto e quel che è facile.

 

 

Edward osservò suo fratello Alphonse posare il mazzo di Gigli davanti alla lapide bianca di Trisha Elric e chiudere gli occhi.

Nonostante avesse chiarito che l'incidente di due giorni prima - quando aveva visto sua madre indicargli chiaramente il luogo in cui Winry si trovava - era stato solo un frutto della sua immaginazione aveva comunque ringraziato sua madre per essere intervenuta ed averlo aiutato a ritrovare Winry.

Un sorriso nacque involontariamente sul suo volto ripensando a Winry: fortunatamente il giorno dopo aver ripreso conoscenza si era alzata in piedi e si era rimboccata le maniche iniziando a pulire e lavare casa dando un notevolissimo aiuto a Edward, visto che con le faccende di casa aveva ben poca confidenza.

La spalla di Edward migliorava molto velocemente, e la ferita iniziava già a rimarginarsi internamente nonostante i punti gli dessero ancora un po'  fastidio.

Il suo sguardo si incupì all'improvviso.

Certo, le cose in casa avevano preso una nuova piega da quando Winry si era 'risvegliata' e tutto stava andando per il meglio, però...

Non riusciva a non pensare che se sua madre fosse stata ancora lì con loro tutto quello che era accaduto in quella settimana non sarebbe mai successo.

Winry non sarebbe mai scappata di casa senza dire niente a nessuno, non avrebbe mai digiunato e non sarebbe mai svenuta da sola in quel cimitero.

La paura si reimpossessava di lui ogni volta che pensava a cosa sarebbe successo se non l'avesse trovata o se non fosse riuscito a tornare a casa in tempo - nonostante sapesse che Winry si era trovata in pericolo di vita almeno quanto lui - .

E ovviamente Alphonse non si sarebbe mai allontanato così tanto da lui, al punto da non rivolgergli mai la parola se non per non offenderlo.

Naturalmente - e con molto disappunto di Edward - da quando Winry era tornata in piedi Alphonse aveva recuperato il suo buon umore e il suo solito carattere riprendendo, anche se lentamente, a parlargli con naturalezza.

In soli quattro giorni avevano rischiato di mandare all'aria La promessa, l'ultima volontà di Trisha Elric: che i suoi figli non permettessero a niente e nessuno di dividerli.

Tecnicamente niente e nessuno si era intromesso nella famiglia e gli aveva divisi: avevano letteralmente fatto tutto da soli tenendo da parte i propri problemi ed andando avanti con assurdi silenzi. Teoricamente era stata proprio la morte della loro madre a separarli.

Anche se le cose in quegli ultimi due giorni si erano più o meno sistemate, non poteva fare a meno di pensare che se sua madre fosse stata ancora viva nessuna di quelle cose sarebbe successo. Era per quello che la notte prima aveva preso una decisione, ritornando per la prima volta da molti mesi nello studio di suo padre a sfogliare vecchi libri riguardanti l'Alchimia.

<< Al, ho deciso di riportare in vita la mamma. >> affermò Edward all'improvviso.

Alphonse sobbalzò al sentire quelle parole ed alzò lo sguardo verso il fratello, con aria preoccupata: << Perché? >> mormorò Al mentre un brivido sinistro gli correva su per la schiena.

Lo sguardo di Edward s'indurì mentre tornava a scrutare la scritta 'Trisha Elric' incisa nella pietra.

<< A te non manca, Al? Le cose tornerebbero come prima se la mamma fosse di nuovo qui... tutto tornerebbe normale.... >> la voce di Edward andava mano a mano diminuendo, come se pensasse che con tutte le spiegazioni Alphonse non avrebbe comunque capito quello che voleva dire.

<< Ma... è proibito... sui libri di papà... ! >> tentò inutilmente di obbiettare Alphonse, mentre Edward gli sorrideva comprensivo.

<< La verità è un altra. Sai anche tu che la gente tende ad aver paura di quello che non conosce. E' solo che nessuno c'è mai riuscito e quindi hanno detto che è una pratica proibita. Ma noi ci riusciremo. >> Le parole di Edward suonavano come una promessa eppure...

<< E Winry? >> chiese Alphonse automaticamente, con lo stesso tono con cui si ammette una cosa ovvia.

Edward sobbalzò silenziosamente e Alphonse non se ne accorse.

Winry...

Era anche per lei che rivoleva indietro la mamma. Perchè si era accorto che lui non bastava per tenere unita la famiglia, che tutto, proprio tutto gli era sfuggito di mano.     E non era del tutto sicuro che Winry sapesse come affrontare il tutto. Come un conto alla rovescia, Edward lo sapeva: presto Alphonse si sarebbe dichiarato a Winry. Era solo una questione di tempo, ormai. Inoltre se il signor Elric non sarebbe tornato a casa loro sarebbero finiti in custodia a un altro parente in quanto minorenni, o in assenza di esso sarebbero stato spediti in un orfanotrofio. E Dio solo a quel punto - sempre ammesso che esisteva - sapeva che cosa sarebbe accaduto agli Elric...

<< Sarà contenta quando vedrà che abbiamo riportato in vita la mamma, no? E ci ringrazierà. >> Se da un lato Edward si aspettasse che Alphonse replicasse, dall'altro sapeva che non l'avrebbe fatto perchè in un modo o nell'altro aveva sempre accettato le scelte del fratello maggiore.

 

Winry asciugò l'ultimo piatto e lo ripose nello scaffale con tutti gli altri piatti, puliti e brillanti.

Dette uno sguardo veloce alla cucina e sospirò di sollievo: aveva finito, finalmente. Edward e Alphonse sarebbero tornati a casa da un momento all'altro e avrebbero avuto fame, vista l'ora. Sorrise compiaciuta: quel giorno spettava a Edward cucinare... Si sarebbe divertita un mondo a prenderlo in giro assieme ad Al. Già riusciva ad immaginarselo: il grembiule rosa, la cuffietta gialla a coprirgli i capelli, lo sguardo completamente perso alla 'ma-chi-me-lo-ha-fatto-fare?!'.... era uno spettacolo che non avrebbe perso per nulla al mondo. Il suo sorriso si trasformò poi in una smorfia di disappunto nel ricordare il motivo per cui era dovuta restare a casa.

 

<< Cosa? Non se ne parla nemmeno, Win, sei ancora convalescente, devi restare qui! >> aveva chiarito Alphonse fin da subito, con una risolutezza a lui solitamente sconosciuta.

<< Ma... Ed, ti prego, aiutami! >> aveva detto allora lei, tendendo le braccia a Edward in un segno volutamente infantile come se fosse sicura che Alphonse stesse solo scherzando.

A quel punto Edward aveva posato gli occhi nei suoi e in quello stesso istante aveva capito che non avrebbe ricevuto alcun aiuto da lui.

<< Al ha ragione. E' troppo pericolo per la tua salute, seguirci. La prossima settimana verrai con noi, ma adesso è ancora troppo presto. >> aveva detto lui con tono che non ammetteva repliche, che aveva ricordato a Winry in modo alquanto sinistro il modo in cui parlava la loro madre quando proibiva loro di prendere un biscotto prima di cena.

E Winry non aveva replicato, evitando di ricordare ad Alphonse che anche Edward era convalescente e che lui era addirittura più in pericolo di lei: cosa avrebbero fatto se i punti si fossero tolti? Ma lo sguardo di Edward l'aveva zittita, intrappolandola in una prigione di specchi.

 

Già... se ripensava allo sguardo che Edward le aveva rivolto quella mattina...

Di solito era Alphonse a guardarla così, anche se con minor intensità. Era uno sguardo protettivo, preoccupato e tormentato di chi si tiene per sé qualcosa di troppo grosso per essere sopportato da una sola persona. Ed era stato molto più dolce nei suoi confronti, quella mattina.

Per cominciare l'aveva svegliata lui facendole portare da Alphonse la colazione in camera senza lamentarsi del fatto di essere l'unico in quella casa a non avere il permesso  di entrare in quella stanza, poi si era offerto di cucinare per tutti e tre non appena fossero tornati a casa e in più le aveva chiesto una decina di volte come stava, se le girava la testa o si sentiva stanca e altre cose del genere...

Se non avesse vissuto tutto questo in prima persona avrebbe dato del pazzo a chi gliel'avesse raccontato: Edward che esprime i propri sentimenti? E' contro natura!, avrebbe detto all'individuo che aveva raccontato quei fatti incredibili.

E inoltre... non si era mai accorta di quanto fosse penetrante lo sguardo di Edward.

Quella mattina le era sembrato diverso dal solito, oltre che misteriosamente più gentile e generoso. E i suoi occhi... l'avevano praticamente seguita per tutto il giorno con una strana luce e indecisione nello sguardo. Ma i suoi incredibili occhi color dell'ambra l'avevano stupita più di tutto quel giorno. Non si era mai accorta di quanto fossero incredibilmente caldi e profondi, di un colore unico....

Ripensando al suo sguardo insistente quella mattina non poté fare a meno di arrossire, dandosi della sciocca per dei pensieri così stupidi.

Un capogiro la colse impreparata e dovette prendere un bel respiro e chiudere gli occhi per evitare di ritrovarsi svenuta un altra volta, come quando Edward l'aveva trovata al cimitero. Per quanto la cosa le desse fastidio, dovette ammettere che sia Edward che Alphonse avevano avuto ragione: dopotutto era ancora convalescente.

E di certo non se la sarebbero presa se si fosse fatta un pisolino, prima di mangiare.

 

Mentre tornavano a casa Alphonse era inquieto, come se si aspettasse che da un momento all'altro la terra si sarebbe aperta sotto i suoi piedi e l'avrebbe risucchiato. Stavano per fare qualcosa di proibito. Ma qualcosa di grosso, non una cosa banale tipo rubare un paio di biscotti dalla dispensa prima di cena senza farsi vedere dalla loro madre. No, qualcosa di proibito nel vero senso della parola.

Ma avrebbero riavuto indietro la mamma. Era questo, forse, che lo spingeva a mettere un piede davanti all'altro, diretto a casa.

La consapevolezza che presto, come aveva detto Edward, sarebbe tornato tutto normale. Avrebbero riavuto indietro la mamma e come per magia le paure e le sofferenze patite in quegli ultimi giorni sarebbero state spazzate via, come se non fossero mai realmente esistite.

Però...

Strinse i pugni in automatico e il cuore iniziò a martellargli nel petto: era giusto così? Era giusto ricominciare tutto da capo, come se non fosse successo proprio niente?

Sua madre gli aveva insegnato ad imparare dai suoi errori. Quando aveva parlato ad Edward dei suoi sentimenti per Winry aveva deciso di continuare muto, in silenzio, ad ammirarla e vegliare su di lei da lontano.

Poi sua madre era morta, e Winry aveva rischiato di seguirla solo pochi giorni dopo.

Aveva rischiato di perdere Winry, la sua Winry, e questo gli aveva aperto gli occhi, in qualche modo. Si era accorto di quanto fosse precaria e instabile la vita umana, di quanto poco ci sarebbe voluto per spegnere per sempre quella di Winry...

L'essere umano cresce lentamente, estremamente lentamente; diventa più grande, impara dai suoi errori, fa esperimenti e ne trae le sue deduzioni personali, nasce con un carattere suo, per predisposizione genetica... lascia una scia dietro di sé, che dice a tutti 'Io sono passato di qui, c'ero.'... e nonostante tutto, bastano pochi secondi, per buttare all'aria il lavoro di tutta una vita...

Bisognava cogliere l'attimo, non lasciarsi sfuggire nessuna occasione per non doverla poi rimpiangere per tutta la vita...

Aveva avuto tante occasioni per dichiarare a Winry i sentimenti che nutriva per lei, ma non l'aveva mai fatto...

E quel giorno, quel maledettissimo giorno in cui aveva pensato che l'avrebbe persa per sempre... quel giorno...

Aveva rivisto tutto, tutti i particolari della sua vita: sua padre, una figura che trasudava fiducia da tutti i pori anche se non lo ricordava chiaramente, sua madre, dolce e affettuosa era stata la donna più speciale dell'universo, Edward, fratello maggiore testardo che lo spingeva a dare il meglio di sé entrando in competizione con lui per ogni piccola sciocchezza e Winry, la ragazza che amava, l'unica in grado di calmarlo con il solo sguardo, di rassenerarlo con un solo sorriso, di farlo fremere con un solo tocco...

Il solo pensiero di non rivederla più era stato straziante, quel giorno...

E si era detto che mai sarebbe arrivato ad una veneranda età, vecchio decrepito, per poi rimpiangere le occasioni perdute che aveva avuto in gioventù...

Non era quel tipo di persona e non lo sarebbe mai stato. Mai.

E così quella mattina Alphonse prese la sua decisione: avrebbe detto a Winry che la amava.

Edward camminava al suo fianco, nella mente ripeteva a memoria le parole scritte da suo padre con calligrafia elegante sui libri dove la sua mano si era mossa tanti anni prima...

Quando ormai vicini a casa il suo stomaco brontolò si dette dello stupido: come diavolo gli era venuto in mente di proporsi per cucinare il pranzo, quel giorno? Quasi riusciva a sentire le battute e le risate di Winry ed Alphonse, alle sue spalle....

D'un tratto arrestò il passo, mentre una terribile sensazione di deja-vù si faceva spazio prepotentemente in lui. Lanciò uno sguardo preoccupato ad Alphonse e scoprì che anche lui aveva avuto la sua stessa sensazione, e stava guardando casa loro con sguardo incerto, come se stesse ancora cercando di capire che cosa gli suonava sinistramente familiare in quell'immagine.

La porta di casa era socchiusa.

Prima che Edward potesse agire Alphonse aprì la porta di casa e si precipitò all'interno, gridando: << Winry?! >>

Se si fossero trovati in un altra situazione avrebbe fatto i complimenti al fratello per la prontezza dei riflessi, ma in quel momento si ritrovò ancora una volta incapace di proferir parola. Entrò in casa subito dopo Alphonse, lanciando uno sguardo veloce alla cucina e gemendo di dolore per uno scatto troppo veloce che gli aveva provocato una fitta alla spalla. Salirono le scale per il piano di sopra e si diressero subito verso la stanza della ragazza, temendo per quello che avrebbero potuto - non - trovarci.

Ma invece...

Alphonse si arrestò immediatamente rimanendo sulla soglia mentre Edward si azzardava ad entrare: Winry era stesa sul letto, il capo sul cuscino e le mani congiunte davanti al viso. Sembrava una bambina.

Edward e Alphonse tirarono un silenzioso sospiro di sollievo. Beh... non troppo - o abbastanza - silenzioso, in effetti.

Winry aprì gli occhi azzurro cielo lentamente, battendo più volte le palpebre per abituarsi alla luce.

Quando i suoi occhi individuarono Edward il ragazzo si irrigidì, ricordandosi improvvisamente di trovarsi in un luogo che per lui doveva essere completamente off-limits.

Winry inarcò le sopracciglia e spostò lo sguardo su Alphonse, sulla soglia della porta.

Parlo lentamente e con voce misurata, che la rendeva ancora più minacciosa: << Alphonse, che cosa ci fa Edward in camera mia? >> chiese fissando Edward come se si aspettasse di vederlo sparire da un momento all'altro.

Alphonse ed Edward deglutirono in sincronia: Winry li aveva chiamati con i loro nomi completi. Brutto, bruttissimo segno.

 

Quando Winry scese al piano di sotto, un quarto d'ora dopo, trovò Edward seduto in cucina che ancora si teneva in testa quel maledettissimo impacco ghiacciato.

Nonappena lui si accorse della sua presenza la fulminò con lo sguardo e si voltò dall'altra parte con aria offesa.

<< Ancora con il ghiaccio? Ed, non ti facevo così delicato. >> disse Winry alzando il capo con orgoglio e parlando con voce altezzosa.

Alphonse, dietro ai fornelli, sospirò: stava per iniziare l'ennesima litigata.

<< Chiudi il becco, tu! Vorrei proprio vedere che faccia avresti adesso se fossi stato io a tirarti una chiave inglese - una chiave inglese! - in testa! >> sibilò Edward evitando ancora di incontrare il suo sguardo.

Winry abbozzò un sorriso: << Sai che se fossi stato pochi centimetri più alto ti avrei rotto il naso? >> replicò Winry innocentemente, battendo le palpebre come un cerbiatto quando Edward spostò lo sguardo su di lei.

Edward arrossì e rischiò di cadere dalla sedia, imprecando a mezza voce e voltandosi definitivamente, dando le spalle alla ragazza che adesso lo fissava confusa.

Alphonse alzò le spalle quando Winry lo guardò interrogativa e tornò a concentrarsi sulle pentole e i fornelli, seguendo passo per passo quello che il libro di ricette diceva di fare. Winry scosse la testa intenerita dallo sguardo spaesato del fratellino e sorridendo si avvicinò a lui: << Lascia stare, Al, faccio io. E Edward - disse, scandendo bene il nome fino ad attirare l'attenzione del 'proprietario' - farà il mio e il tuo turno oltre al suo, nei prossimi tre giorni! >>

Edward lanciò uno sguardo incredulo ad Alphonse e inarcò le sopracciglia sempre più arrabbiato.

 

Tre ore dopo in casa Elric regnava una pace a dir poco surrale. Era a questo che stava pensando Edward quando Winry propose a sorpresa di andare a fare una 'gita' al fiume di Resembool. Alphonse accolse la proposta con eccessivo entusiasmo per fare ammenda al fatto di averle proibito di seguirli quella mattina e per coprire il cipiglio di disappunto che aveva assunto il fratello maggiore.

Winry gli fece la linguaccia e corse su per le scale a cambiarsi, lasciando ad Edward il compito di preparare il cestino da pic-nic.

<< Io non volevo neanche venirci! >> si lamentò Edward quando avvolse in un fazzoletto il panino pronto e lo mise nel cestino chiudendolo definitivamente.

<< E poi non ho ancora capito perchè tocca proprio a me portare le chiavi di casa e il cestino! >> si impuntò con voce arrabbiata Edward, guadagnandosi un occhiata confusa da parte di Alphonse: << Devi portarli tu perchè Winry si è arrabbiata, visto che hai trovato il modo di non cucinare e sei entrato in camera sua senza permesso. >> gli ricordò il ragazzino con uno sguardo eloquente.

Edward strinse i pugni e lo fulminò con lo sguardo: << Guarda che lo sapevo, accidenti! Era solo un modo di dire! >> borbottò il maggiore con aria ancora più stizzita.

<< Ragazzi, sono pronta! Possiamo andare! >> annunciò Winry allegra, facendo la sua comparsa in cucina.

Per poco a Edward non andò di traverso la saliva, vedendosi comparire Winry davanti vestita in quella maniera: indossava una magliettina leggera, bianca, che le lasciava scoperto l'ombellico, abbinata a una minigonna sempre bianca ma con i bordi rosa in pizzo. I capelli erano sciolti e anche da quella distanza Edward riusciva a sentire quell'inconfondibile fragranza di Giglio. Era bellissima.

<< Sei bellissima, Winry. >> le disse Alphonse, dando vita ai pensieri di Edward. Winry sorrise dolcemente ad Alphonse e cercò Edward con lo sguardo.

Lui abbassò gli occhi, incapace di sostenere lo sguardo così dolce di lei.

<< Dai, andiamo. >> mugugnò Edward voltandosi per allontanare da quel profumo inebriante di Giglio che gli offuscava la mente impedendogli di ragionare lucidamente.

Alphonse annuì senza staccare gli occhi da Winry e non fece un passo finchè lei non lo ebbe raggiunto, accostandolesi come se si aspettasse di vederla cadere da un momento all'altro.

Durante il cammino gli unici a parlare erano Alphonse e Winry, mentre Edward si teneva più distante da loro, osservandoli camminare a pochi passi da lui.

Strinse i pugni pensando che chiunque avesse visto Alphonse e Winry passeggiare per le strade del villaggio li avrebbe tranquillamente scambiati per una coppia.

Sentiva che doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di allontanarli l'uno dall'altra, ma non interveniva.

I motivi che aveva per intervenire erano stati inevitabilmente macchiati dai sentimenti che aveva appena scoperto di provare per Winry.

Prima voleva che Alphonse le stesse lontano perchè non voleva correre il rischio che dividesse la famiglia, rivelando a Winry quello che provava; adesso invece desiderava allontanarli perchè non voleva che Winry stesse vicina a qualunque altro ragazzo che non fosse lui.

... Era diventato egoista, come solo qualche giorno prima aveva rinfacciato ad Alphonse.

Sì, dannazione, era egoista!

Voleva Winry, e la voleva solo per sé, senza doverla dividere con nessun altro.

 

 << Lo so, dannazione! Lo so benissimo! So che sto rovinando tutto! Ma... non posso farci niente! Non riesco a ignorare i miei sentimenti! E quando capiterà anche a te ti sentirai allo stesso modo. >>

 

Le parole che suo fratello gli aveva detto solo pochi giorni prima gli sembavano un rimbombo confuso e lontano. E se ripensava alla risposta che aveva dato lui gli veniva da ridere.

 

<< No, non mi sentirò allo stesso modo. Perchè quando succederà a me - e SE succederà - mia sorella non c'entrerà assolutamente niente. Quindi non avrò la sensazione di rovinare la mia famiglia per il mio puro egoismo. >>

 

Già... se non fosse stata una situazione così pateticamente disperata - e se fosse stato molto, molto sbronzo - probabilmente si sarebbe messo a ridere. Almeno adesso capiva quali sentimenti muovevano e avevano mosso Alphonse ogni volta che si dimostrava molto aperto nei confronti di Winry.

E in un certo senso li aveva anche accettati, visto che adesso si trovava nella sua stessa situazione. Anche lui non riusciva più a restare indifferente a Winry, alla sua vicinanza... persino sentire il suo odore scatenava in lui nuove reazioni. E vederla in quel momento parlare con Alphonse, un ragazzo che era innamorato di lei, lo faceva sentire strano. Geloso.

Da un punto di vista avrebbe voluto sfondargli la faccia visto che si stava approfittando dell'ingenuità di Winry per stargli più vicino di quanto lei permettesse a qualsiasi altro ragazzo, dall'altro non l'avrebbe mai fatto perchè sapeva la fatica che faceva nel resistere ai suoi sentimenti, nel fare finta che tutto andasse bene, che non fosse successo niente e ingoiare, ingoiare ogni qual volta che lei lo trattava in modo diverso da come avrebbe voluto, ogni volta che lo trattava da fratello....

Era qualcosa di irraggiungibile dove Edward non voleva neppure arrivare. In un modo o nell'altro qualcuno ne avrebbe sofferto e questo Edward non l'avrebbe permesso.

A costo di tenersi per sé i suoi sentimenti fin dentro la tomba.

Puntò lo sguardo verso il sole ormai prossimo al tramonto e sospirò: domani a quell'ora avrebbero riavuto indietro la loro vita. E tutto sarebbe tornato normale.

O quanto meno era quello che sperava.

Preso dai suoi pensieri si accorse che erano arrivati al fiume solo quando vide Winry correre giù per la collina con una spensieratezza che in quel momento avrebbe fatto di tutto per possedere. Al suo fianco Alphonse la guardava preoccupato, chiedendosi se tutta quella allegria avrebbe determinato una ricaduta nel suo stato di salute.

<< Dai, Al, lasciamola divertire. Da tre giorni è chiusa a casa, sai com'è Winry.... non può stare per troppo tempo ferma nello stesso posto, altrimenti si stressa e poi se la prende con noi. >> gli disse Edward cercando di tranquillizzarlo mentre con lo sguardo seguiva la figura della ragazza che si muoveva da una parte all'altra della collinetta, felice finalmente di essersi allontanata da quella che in quei giorni era diventata la sua prigionia forzata. La vide avvicinarsi all'unico albero presente sulla collinetta e accostarvi la schiena, sedendosi tra l'erba.

Alphonse ed Edward raggiunsero finalmente Winry, l'uno sedendosi accanto a lei e l'altro avvicinandosi alla superfice del fiume come era abituato a fare fin da bambino.

Winry seguì Edward con lo sguardo fino alla riva del fiume e sospirò sconfortata, mentre Alphonse la guardava incuriosito.

Sentendosi addosso lo sguardo del fratello minore lei sorrise: << Non l'hai notato, Al? Ed ha dimenticato a casa il cestino da pic-nic. >> spiegò Winry con un sospiro triste. Alphonse guardò sorpreso in direzione del fratello: non si era accorto che avesse lasciato a casa il cestino, preso com'era ad osservare Winry. E se riusciva a decifrare lo sguardo di Edward capiva che la stessa cosa era successa a lui che - figurarsi - non se ne era neanche accorto.

<< Temo che dovremo tornare a casa prima, allora. >> rispose Alphonse fingendosi furbescamente triste: la verità era che era felice di tornare a casa prima che facesse buio, un po' per la salute di Winry e un po' per essere sicuro che...

Il suo volto si incupì tutt'un tratto, mentre la voglia di tornare a casa presto quel giorno scompariva del tutto.

Se ne era quasi dimenticato: quel giorno avrebbero tentato la Trasmutazione Umana. Osservò Winry: aveva portato le ginocchia al petto e vi aveva posato sopra la testa chiudendo gli occhi e canticchiando una canzoncina orecchiabile a bassa voce.

La gola gli si seccò all'improvviso: quella non era una canzoncina qualunque. No, quella era la Ninna Nanna che cantava loro la mamma prima che andassero a dormire, quando avevano sei e sette anni. Si era quasi dimenticato di quella dolce melodia che era solito ascoltare prima di addormentarsi...

Winry aveva sette anni, era normale che avesse ricordi più nitidi di quel periodo. Lui invece ricordava poco e niente di quando aveva sei anni, mentre la sua mente aveva registrato fino allo svenimento quello che gli era successo dagli otto anni in su. Era quello il periodo che ricordava più facilmente e con un sorriso.

Anche a Winry doveva mancare molto la loro madre... come mancava sia a lui che a Edward.

Eppure il fatto che presto l'avrebbero riportata in vita, che presto l'avrebbero riabbracciata e avrebbero rivisto il suo sorriso aveva qualcosa di sinistro e raccapricciante, come una corda di violino che si rompe sulla nota cruciale di un brano...

Edward si avvicinò a loro proprio in quel momento, una mano a grattarsi i capelli e sul viso l'espressione imbarazzata di chi è appena stato scoperto con le mani sporche di marmellata.

Sembrava indeciso, e dalla sua espressione Winry capì subito che cosa stava per dire.

<< ... Temo.... temo di aver dimenticato il cestino da pic-nic a casa... non fa niente, vero... ? >> chiese Edward temendo una possibile reazione di Winry, dopo aver controllato che la ragazza non avesse a portata di mano la sua nuova chiave inglese.

Alphonse sospirò posando la testa contro la corteccia dell'albero: << Non preoccuparti, Fratellone. Tanto è già tardi e non avremmo fatto in tempo ad usarlo. >> disse lui sebbene sapesse che Winry sarebbe stata più che capace di trovare il tempo per farlo.

Lui sembrò tirare un sospiro di sollievo e si rilassò, lanciando uno sguardo indeciso ai due e allontanandosi nuovamente, stendendosi tra l'erba a pochi metri da loro.

Alphonse seguì i suoi movimenti fino a spostare nuovamente lo sguardo su Winry. Si trovava nella stessa posizione di poco prima, con gli occhi chiusi e il volto rivolto verso di lui, continuando a cantare quella Ninna Nanna.

Era il momento perfetto: Edward sembrava essersi appisolato, erano da soli e... sì, ed era stanco di rimandare.

Sospirò profondamente raccogliendo tutto il coraggio di cui era capace e iniziando: << Winry.... >> Cattiva idea, la sua voce sembrava un debole sussurro insicuro e per un attimo pregò che Winry non l'avesse sentito.

Ma come al solito i sensi della ragazza non vennero meno, infatti si voltò verso di lui posando il capo all'indietro, sulla corteccia dell'albero.

<< Sì? >> lo incitò lei, incuriosita dal rossore che aveva invaso le guance di Alphonse.

<< Io... Beh, volevo... Vorrei... >> Alphonse prese fiato e chiuse gli occhi: << Io ti amo, Winry. >>

Winry sembrò sorpresa, ma poi sorrise circondando le spalle di Alphonse con il braccio, come tante volte aveva fatto da bambina.

<< Anch'io ti amo, Alphonse. Così come amo Ed, come amavo la mamma... Siete la mia famiglia e io vi amo più di ogni altra cosa al mondo. >> Winry posò la testa sulla spalla di Alphonse, aspettando una sua risposta.

Alphonse la guardò con un misto di delusione e tristezza mentre sentiva il suo cuore iniziare a battere forte, come se si stesse sbriciolando.

<< Ma io... intendevo sul serio... >> disse incerto, pensando che lei avesse capito male.

Winry alzò lo sguardo verso di lui, liberandolo dal suo abbraccio e incatenando gli occhi ai suoi.

<< Al... - gli accarezzò una guancia con il dorso della mano, vedendolo chiudere gli occhi e sospirare - guarda dentro di te, e cerca di paragonare l'amore che provi per me a quello che provi per la mamma. >> gli stava parlando con dolcezza ma la sua voce appariva sicura.

Alphonse si limitò ad ubbidire, nonostante non avesse ancora capito dove volesse andare a parare Winry.

<< Allora? >> chiese Winry al ragazzo ancora con gli occhi chiusi, ritrovandosi inevitabilmente sulle spine.

<< E'... simile, ma... >> Stava per dire ' Ma non uguale ', quando Winry lo zittì con lo sguardo.

<< Sai, in fondo è colpa mia... mi comporto in modo diverso con te, me ne rendo conto... ma non posso farci nulla! Non riesco a trattarti normalmente, Al, perchè io ti voglio bene, molto bene! >> Sembrava triste mentre pronunciava quelle parole, come se si giudicasse responsabile dei sentimenti che Alphonse nutriva per lei.

Quindi... era così? Winry non lo ricambiava... però... perchè si sentiva così? La ragazza che amava gli stava dicendo di non corrisponderlo, eppure... non si sentiva particolarmente male... Cioè, sì, aveva avuto una brutta sensazione, ma era durata poco. Adesso si sentiva solo sereno, come se fosse contento di essersi tolto quel peso dal cuore... Possibile che il suo amore per Winry, quel sentimento che lo aveva accompagnato da  anni, fosse così superficiale?

No, si rese conto lui, non era un amore superficiale. Solo... non era amore. Amava Winry, sì, ma la amava allo stesso modo in cui aveva amato sua madre... Nello stesso modo in cui si amava una sorella... magari in modo un po' più protettivo, ma nulla di più del semplice amore fraterno...

<< Non dire così, Win... non è colpa tua! Adesso che ho capito non devi senirti in colpa! Anzi, dovresti sentirti sollevata! Ed stava per impazzire... >> si rese conto troppo tardi di aver messo in mezzo anche il fratello, solo quando Winry gli lanciò un occhiata interrogativa: << Che cosa c'entra Edward? >> chiese infatti, curiosa.

E adesso? << Beh... Diciamo che Ed sapeva che io... credevo di amarti e... gli ho fatto passare molte notti insonni! >> Detto così, si rese conto Alphonse, sembrava quasi una barzellette in confronto alle vere pene che Edward doveva aver sofferto.

Winry sospirò lanciando un occhiataccia in direzione di Edward, che ancora steso nell'erba sembrava placidamente addormentato.

<< Sempre a pensare di salvare il mondo! Il giorno in cui capirà di essere un essere umano vorrò proprio vedere che faccia farà! Anzi, spero proprio di esserci! >> esclamò inviperita sotto lo sguardo divertito di Alphonse.

<< Dai, non dire così, Ed vuole solo il tuo bene... il nostro bene. >> Disse lui cercando di far riguadagnare punti al fratello.

<< Sì, lo so... ma a volte si fa prender un po' la mano... un po' troppo in effetti... >> commentò continuando a squadrarlo sebbene un sorriso fosse comparso sul suo volto.

 

Edward dovette stringere i pugni fino a far entrare le unghie nella carne, per non rispondere per le rime a quei due che se la stavano ridendo alla grande alle sue spalle.

Tuttavia... non poté far altro che sentirsi sollevato dalle cose appena origliate.

E così Alphonse aveva dichiarato i suoi sentimenti a Winry...

Ricordò con un groppo in gola a quei pochissimi minuti in cui aveva temuto - non potendo aprire gli occhi per non rischiare di essere scoperto - che Winry ricambiasse i sentimenti di Alphonse.

Aveva sentito quella frase: << Anch'io ti amo, Alphonse. >>

Erano bastate quattro parole per far si che il suo cuore smettesse di battere per poi ricominciare tutt'un tratto ad una velocità tutt'altro che normale.

E si sentiva uno stupido se ripensando a quello che era venuto dopo quella frase un sorriso enorme gli si apriva sul volto, mentre tutto intorno a lui scompariva lasciando il posto ad una felicità mai sperimentata.

<< Così come amo Ed, [...] >>

Avrebbe mai sentito dire a Winry che lo amava? Perchè il suo cuore batteva più velocemente se immaginava la scena?

I suoi sentimenti stavano lentamente e inevitabilmente prendere il sopravvento sulla ragione, cosa che lui non poteva assolutamente permettersi.

Doveva rimanere concentrato sugli ingredienti che servivano per creare un corpo umano adulto, per riportare in vita la loro madre.

... Ma nonostante tutti i buoni propositi, non riusciva ad evitarsi di invidiare Alphonse, che in un modo o nell'altro era riuscito a compiere una scelta, qualcosa che Edward non avrebbe mai avuto il coraggio di fare...

 

 

***************************************My space^^

Purtroppo non posso ringraziare tutti singolarmente per mancanza di tempo, ma il fatto è che ci tenevo ad aggiornare oggi! Per due motivi: per prima cosa, perché ieri ho ufficialmente finito questa ff e quindi avviso tutti che i capitoli saranno in tutto 10 (anche se l’ultimo non mi soddisfa molto…), per secondo perché oggi mi sono divertita un mondo con le mie amiche e mi sento di umore veramente liberatorio ( e volevo ringraziarvi tutti i commenti e i complimenti che mi avete fatto, naturalmente^^).

Di scene imbarazzanti ce ne sono state molte per il povero Ed, vero? La parte iniziale è stata molto divertente da scrivere, mentre per l’ultima… per quanto riguarda la dichiarazione di Alphonse, per l’appunto, mi sono ispirata alla dichiarazione di Sakura a Yukito (nell’anime CardCaptor Sakura), infatti quello che Winry dice ad Al è quasi uguale a quello che Yukito dice a Sakura^^

Mi raccomando, commentate in tanti^^ Chissà che non mi scappi un aggiornamento già dalla prossima settimana…^^

 

*** la frase di inizio capitolo è di Albus Silente, del film e libro Harry Potter (non ricordo quale capitolo della saga, però XD )
   
 
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