Carpe Diem
I Parte
E' arrivato il momento di scegliere tra quel che
è giusto e quel che è facile.
Edward
osservò suo fratello Alphonse posare il mazzo di Gigli davanti alla lapide
bianca di Trisha Elric e chiudere gli occhi.
Nonostante
avesse chiarito che l'incidente di due giorni prima - quando aveva visto sua
madre indicargli chiaramente il luogo in cui Winry si trovava - era stato solo
un frutto della sua immaginazione aveva comunque ringraziato sua madre per
essere intervenuta ed averlo aiutato a ritrovare
Winry.
Un
sorriso nacque involontariamente sul suo volto ripensando a Winry:
fortunatamente il giorno dopo aver ripreso conoscenza si era alzata
in piedi e si era rimboccata le maniche iniziando a pulire e lavare casa dando
un notevolissimo aiuto a Edward, visto che con le faccende di casa aveva ben
poca confidenza.
La spalla
di Edward migliorava molto velocemente, e la ferita iniziava già a rimarginarsi
internamente nonostante i punti gli dessero ancora un po' fastidio.
Il suo
sguardo si incupì all'improvviso.
Certo, le
cose in casa avevano preso una nuova piega da quando Winry si era 'risvegliata' e tutto stava andando per il meglio, però...
Non
riusciva a non pensare che se sua madre fosse stata ancora lì con loro tutto
quello che era accaduto in quella settimana non sarebbe mai successo.
Winry non
sarebbe mai scappata di casa senza dire niente a
nessuno, non avrebbe mai digiunato e non sarebbe mai svenuta da sola in quel
cimitero.
La paura
si reimpossessava di lui ogni volta che pensava a
cosa sarebbe successo se non l'avesse trovata o se non fosse riuscito a tornare
a casa in tempo - nonostante sapesse che Winry si era trovata in pericolo di
vita almeno quanto lui - .
E
ovviamente Alphonse non si sarebbe mai allontanato così tanto
da lui, al punto da non rivolgergli mai la parola se non per non offenderlo.
Naturalmente
- e con molto disappunto di Edward - da quando Winry era tornata in piedi Alphonse aveva recuperato il suo buon umore e il suo solito
carattere riprendendo, anche se lentamente, a parlargli con naturalezza.
In soli
quattro giorni avevano rischiato di mandare all'aria La promessa, l'ultima
volontà di Trisha Elric: che i suoi figli non permettessero a niente e nessuno
di dividerli.
Tecnicamente
niente e nessuno si era intromesso nella famiglia e
gli aveva divisi: avevano letteralmente fatto tutto da soli tenendo da parte i
propri problemi ed andando avanti con assurdi silenzi. Teoricamente era stata
proprio la morte della loro madre a separarli.
Anche se
le cose in quegli ultimi due giorni si erano più o meno
sistemate, non poteva fare a meno di pensare che se sua madre fosse stata
ancora viva nessuna di quelle cose sarebbe successo. Era per quello che la
notte prima aveva preso una decisione, ritornando per la prima volta da molti
mesi nello studio di suo padre a sfogliare vecchi libri riguardanti l'Alchimia.
<<
Al, ho deciso di riportare in vita la mamma. >>
affermò Edward all'improvviso.
Alphonse
sobbalzò al sentire quelle parole ed alzò lo sguardo
verso il fratello, con aria preoccupata: << Perché? >> mormorò Al
mentre un brivido sinistro gli correva su per la schiena.
Lo
sguardo di Edward s'indurì mentre tornava a scrutare la scritta 'Trisha Elric'
incisa nella pietra.
<<
A te non manca, Al? Le cose tornerebbero come prima se
la mamma fosse di nuovo qui... tutto tornerebbe
normale.... >> la voce di Edward andava mano a mano diminuendo, come se
pensasse che con tutte le spiegazioni Alphonse non avrebbe comunque capito
quello che voleva dire.
<<
Ma... è proibito... sui libri di papà... ! >>
tentò inutilmente di obbiettare Alphonse, mentre Edward gli sorrideva
comprensivo.
<<
La verità è un altra. Sai anche tu che la gente tende ad aver paura di quello
che non conosce. E' solo che nessuno c'è mai riuscito e quindi hanno detto che
è una pratica proibita. Ma noi ci riusciremo. >>
Le parole di Edward suonavano come una promessa eppure...
<<
E Winry? >> chiese Alphonse automaticamente, con lo stesso tono con cui
si ammette una cosa ovvia.
Edward
sobbalzò silenziosamente e Alphonse non se ne accorse.
Winry...
Era anche
per lei che rivoleva indietro la mamma. Perchè si era
accorto che lui non bastava per tenere unita la famiglia, che tutto, proprio tutto
gli era sfuggito di mano. E non
era del tutto sicuro che Winry sapesse come affrontare il tutto. Come un
conto alla rovescia, Edward lo sapeva: presto Alphonse si sarebbe dichiarato a
Winry. Era solo una questione di tempo, ormai. Inoltre se il signor Elric non sarebbe tornato a casa loro sarebbero finiti in custodia
a un altro parente in quanto minorenni, o in assenza di esso sarebbero stato
spediti in un orfanotrofio. E Dio solo a quel punto - sempre ammesso che
esisteva - sapeva che cosa sarebbe accaduto agli Elric...
<<
Sarà contenta quando vedrà che abbiamo riportato in vita la mamma, no? E ci
ringrazierà. >> Se da un lato Edward si aspettasse che Alphonse
replicasse, dall'altro sapeva che non l'avrebbe fatto perchè
in un modo o nell'altro aveva sempre accettato le scelte del fratello maggiore.
Winry
asciugò l'ultimo piatto e lo ripose nello scaffale con tutti gli altri piatti,
puliti e brillanti.
Dette uno
sguardo veloce alla cucina e sospirò di sollievo: aveva finito, finalmente.
Edward e Alphonse sarebbero tornati a casa da un momento all'altro e avrebbero
avuto fame, vista l'ora. Sorrise compiaciuta: quel giorno spettava a Edward
cucinare... Si sarebbe divertita un mondo a prenderlo
in giro assieme ad Al. Già riusciva ad immaginarselo:
il grembiule rosa, la cuffietta gialla a coprirgli i capelli, lo sguardo
completamente perso alla 'ma-chi-me-lo-ha-fatto-fare?!'....
era uno spettacolo che non avrebbe perso per nulla al mondo. Il suo sorriso si
trasformò poi in una smorfia di disappunto nel ricordare il motivo per cui era
dovuta restare a casa.
<<
Cosa? Non se ne parla nemmeno, Win, sei ancora
convalescente, devi restare qui! >> aveva chiarito Alphonse fin da
subito, con una risolutezza a lui solitamente sconosciuta.
<<
Ma... Ed, ti prego, aiutami! >> aveva detto
allora lei, tendendo le braccia a Edward in un segno volutamente infantile come
se fosse sicura che Alphonse stesse solo scherzando.
A quel
punto Edward aveva posato gli occhi nei suoi e in quello stesso istante aveva
capito che non avrebbe ricevuto alcun aiuto da lui.
<<
Al ha ragione. E' troppo pericolo per la tua salute,
seguirci. La prossima settimana verrai con noi, ma adesso è ancora troppo
presto. >> aveva detto lui con tono che non ammetteva repliche, che aveva ricordato a Winry in modo alquanto sinistro il modo in
cui parlava la loro madre quando proibiva loro di prendere un biscotto prima di
cena.
E
Winry non aveva replicato, evitando di ricordare ad Alphonse che anche Edward
era convalescente e che lui era addirittura più in pericolo di lei: cosa
avrebbero fatto se i punti si fossero tolti? Ma lo
sguardo di Edward l'aveva zittita, intrappolandola in una prigione di specchi.
Già... se
ripensava allo sguardo che Edward le aveva rivolto quella mattina...
Di solito
era Alphonse a guardarla così, anche se con minor intensità. Era uno sguardo
protettivo, preoccupato e tormentato di chi si tiene per sé qualcosa di troppo
grosso per essere sopportato da una sola persona. Ed
era stato molto più dolce nei suoi confronti, quella mattina.
Per
cominciare l'aveva svegliata lui facendole portare da Alphonse la colazione in
camera senza lamentarsi del fatto di essere l'unico in quella casa a non avere
il permesso di entrare in quella stanza,
poi si era offerto di cucinare per tutti e tre non appena fossero tornati a
casa e in più le aveva chiesto una decina di volte come stava, se le girava la
testa o si sentiva stanca e altre cose del genere...
Se non
avesse vissuto tutto questo in prima persona avrebbe
dato del pazzo a chi gliel'avesse raccontato: Edward che esprime i propri
sentimenti? E' contro natura!,
avrebbe detto all'individuo che aveva raccontato quei fatti incredibili.
E
inoltre... non si era mai accorta di quanto fosse penetrante lo sguardo di
Edward.
Quella
mattina le era sembrato diverso dal solito, oltre che misteriosamente più
gentile e generoso. E i suoi occhi... l'avevano praticamente
seguita per tutto il giorno con una strana luce e indecisione nello sguardo. Ma
i suoi incredibili occhi color dell'ambra l'avevano
stupita più di tutto quel giorno. Non si era mai accorta di quanto fossero
incredibilmente caldi e profondi, di un colore unico....
Ripensando al suo sguardo insistente quella mattina non poté
fare a meno di arrossire, dandosi della sciocca per dei pensieri così stupidi.
Un
capogiro la colse impreparata e dovette prendere un bel respiro e chiudere gli
occhi per evitare di ritrovarsi svenuta un altra
volta, come quando Edward l'aveva trovata al cimitero. Per quanto la cosa le
desse fastidio, dovette ammettere che sia Edward che
Alphonse avevano avuto ragione: dopotutto era ancora convalescente.
E di
certo non se la sarebbero presa se si fosse fatta un
pisolino, prima di mangiare.
Mentre
tornavano a casa Alphonse era inquieto, come se si
aspettasse che da un momento all'altro la terra si sarebbe aperta sotto i suoi
piedi e l'avrebbe risucchiato. Stavano per fare qualcosa di proibito. Ma qualcosa di grosso, non una cosa banale tipo rubare un paio di
biscotti dalla dispensa prima di cena senza farsi vedere dalla loro madre.
No, qualcosa di proibito nel vero senso della parola.
Ma avrebbero riavuto indietro la mamma. Era questo, forse, che lo spingeva
a mettere un piede davanti all'altro, diretto a casa.
La
consapevolezza che presto, come aveva detto Edward, sarebbe tornato tutto
normale. Avrebbero riavuto indietro la mamma e come per magia le paure e le
sofferenze patite in quegli ultimi giorni sarebbero
state spazzate via, come se non fossero mai realmente esistite.
Però...
Strinse i
pugni in automatico e il cuore iniziò a martellargli nel petto: era giusto
così? Era giusto ricominciare tutto da capo, come se non fosse successo proprio
niente?
Sua madre
gli aveva insegnato ad imparare dai suoi errori.
Quando aveva parlato ad Edward dei suoi sentimenti per
Winry aveva deciso di continuare muto, in silenzio, ad ammirarla e vegliare su
di lei da lontano.
Poi sua
madre era morta, e Winry aveva rischiato di seguirla solo pochi giorni dopo.
Aveva
rischiato di perdere Winry, la sua Winry, e questo gli aveva aperto gli
occhi, in qualche modo. Si era accorto di quanto fosse precaria e instabile la
vita umana, di quanto poco ci sarebbe voluto per spegnere per sempre quella di
Winry...
L'essere
umano cresce lentamente, estremamente lentamente;
diventa più grande, impara dai suoi errori, fa esperimenti e ne trae le sue
deduzioni personali, nasce con un carattere suo, per predisposizione
genetica... lascia una scia dietro di sé, che dice a tutti 'Io sono passato di
qui, c'ero.'... e nonostante tutto, bastano pochi secondi, per buttare all'aria
il lavoro di tutta una vita...
Bisognava
cogliere l'attimo, non lasciarsi sfuggire nessuna occasione per non doverla poi
rimpiangere per tutta la vita...
Aveva
avuto tante occasioni per dichiarare a Winry i sentimenti che nutriva per lei,
ma non l'aveva mai fatto...
E quel
giorno, quel maledettissimo giorno in cui aveva
pensato che l'avrebbe persa per sempre... quel giorno...
Aveva
rivisto tutto, tutti i particolari della sua vita: sua padre,
una figura che trasudava fiducia da tutti i pori anche se non lo ricordava
chiaramente, sua madre, dolce e affettuosa era stata la donna più speciale
dell'universo, Edward, fratello maggiore testardo che lo spingeva a dare il
meglio di sé entrando in competizione con lui per ogni piccola sciocchezza e
Winry, la ragazza che amava, l'unica in grado di calmarlo con il solo sguardo,
di rassenerarlo con un solo sorriso, di farlo fremere
con un solo tocco...
Il solo
pensiero di non rivederla più era stato straziante, quel giorno...
E si era
detto che mai sarebbe arrivato ad una veneranda età,
vecchio decrepito, per poi rimpiangere le occasioni perdute che aveva avuto in
gioventù...
Non era
quel tipo di persona e non lo sarebbe mai stato. Mai.
E così
quella mattina Alphonse prese la sua decisione: avrebbe detto a Winry che la
amava.
Edward
camminava al suo fianco, nella mente ripeteva a memoria le parole scritte da
suo padre con calligrafia elegante sui libri dove la sua mano si era mossa
tanti anni prima...
Quando
ormai vicini a casa il suo stomaco brontolò si dette
dello stupido: come diavolo gli era venuto in mente di proporsi per cucinare il
pranzo, quel giorno? Quasi riusciva a sentire le battute e le risate di Winry ed Alphonse, alle sue spalle....
D'un tratto arrestò il passo, mentre una terribile sensazione di deja-vù si faceva spazio prepotentemente in lui. Lanciò uno
sguardo preoccupato ad Alphonse e scoprì che anche lui aveva avuto la sua
stessa sensazione, e stava guardando casa loro con sguardo incerto, come se
stesse ancora cercando di capire che cosa gli suonava sinistramente familiare
in quell'immagine.
La porta
di casa era socchiusa.
Prima che
Edward potesse agire Alphonse aprì la porta di casa e si precipitò all'interno,
gridando: << Winry?! >>
Se si
fossero trovati in un altra situazione avrebbe fatto i
complimenti al fratello per la prontezza dei riflessi, ma in quel momento si
ritrovò ancora una volta incapace di proferir parola. Entrò in casa subito dopo
Alphonse, lanciando uno sguardo veloce alla cucina e gemendo di dolore per uno
scatto troppo veloce che gli aveva provocato una fitta alla spalla. Salirono le
scale per il piano di sopra e si diressero subito verso la stanza della
ragazza, temendo per quello che avrebbero potuto - non - trovarci.
Ma invece...
Alphonse
si arrestò immediatamente rimanendo sulla soglia mentre Edward si azzardava ad entrare: Winry era stesa sul letto, il capo sul cuscino e
le mani congiunte davanti al viso. Sembrava una bambina.
Edward e
Alphonse tirarono un silenzioso sospiro di sollievo.
Beh... non troppo - o abbastanza - silenzioso, in effetti.
Winry
aprì gli occhi azzurro cielo lentamente, battendo più volte le palpebre per
abituarsi alla luce.
Quando i
suoi occhi individuarono Edward il ragazzo si irrigidì,
ricordandosi improvvisamente di trovarsi in un luogo che per lui doveva essere
completamente off-limits.
Winry
inarcò le sopracciglia e spostò lo sguardo su Alphonse, sulla soglia della porta.
Parlo
lentamente e con voce misurata, che la rendeva ancora più minacciosa: <<
Alphonse, che cosa ci fa Edward in camera mia? >> chiese fissando Edward
come se si aspettasse di vederlo sparire da un momento all'altro.
Alphonse ed Edward deglutirono in sincronia: Winry li aveva chiamati
con i loro nomi completi. Brutto, bruttissimo segno.
Quando
Winry scese al piano di sotto, un quarto d'ora dopo, trovò Edward seduto in
cucina che ancora si teneva in testa quel maledettissimo impacco ghiacciato.
Nonappena lui si accorse della sua presenza la fulminò con lo sguardo
e si voltò dall'altra parte con aria offesa.
<<
Ancora con il ghiaccio? Ed, non ti facevo così
delicato. >> disse Winry alzando il capo con orgoglio e parlando con voce
altezzosa.
Alphonse,
dietro ai fornelli, sospirò: stava per iniziare l'ennesima litigata.
<<
Chiudi il becco, tu! Vorrei proprio vedere che faccia avresti
adesso se fossi stato io a tirarti una chiave inglese - una chiave
inglese! - in testa! >> sibilò Edward evitando ancora di incontrare il
suo sguardo.
Winry
abbozzò un sorriso: << Sai che se fossi stato pochi centimetri più alto
ti avrei rotto il naso? >> replicò Winry
innocentemente, battendo le palpebre come un cerbiatto quando Edward spostò lo
sguardo su di lei.
Edward
arrossì e rischiò di cadere dalla sedia, imprecando a mezza voce e voltandosi
definitivamente, dando le spalle alla ragazza che adesso lo fissava confusa.
Alphonse
alzò le spalle quando Winry lo guardò interrogativa e tornò a concentrarsi
sulle pentole e i fornelli, seguendo passo per passo
quello che il libro di ricette diceva di fare. Winry scosse la testa intenerita
dallo sguardo spaesato del fratellino e sorridendo si avvicinò a lui: <<
Lascia stare, Al, faccio io. E Edward - disse, scandendo bene il nome fino ad
attirare l'attenzione del 'proprietario' - farà il mio
e il tuo turno oltre al suo, nei prossimi tre giorni! >>
Edward
lanciò uno sguardo incredulo ad Alphonse e inarcò le sopracciglia sempre più
arrabbiato.
Tre ore
dopo in casa Elric regnava una pace a dir poco surrale.
Era a questo che stava pensando Edward quando Winry
propose a sorpresa di andare a fare una 'gita' al fiume di Resembool. Alphonse
accolse la proposta con eccessivo entusiasmo per fare ammenda al fatto di
averle proibito di seguirli quella mattina e per coprire il cipiglio di
disappunto che aveva assunto il fratello maggiore.
Winry gli
fece la linguaccia e corse su per le scale a cambiarsi, lasciando ad Edward il compito di preparare il cestino da pic-nic.
<<
Io non volevo neanche venirci! >> si lamentò Edward quando avvolse in un
fazzoletto il panino pronto e lo mise nel cestino chiudendolo definitivamente.
<<
E poi non ho ancora capito perchè tocca proprio a me
portare le chiavi di casa e il cestino! >> si impuntò
con voce arrabbiata Edward, guadagnandosi un occhiata confusa da parte di
Alphonse: << Devi portarli tu perchè Winry si è
arrabbiata, visto che hai trovato il modo di non cucinare e sei entrato in
camera sua senza permesso. >> gli ricordò il ragazzino con uno sguardo
eloquente.
Edward
strinse i pugni e lo fulminò con lo sguardo: << Guarda che lo sapevo,
accidenti! Era solo un modo di dire! >> borbottò il maggiore con aria
ancora più stizzita.
<<
Ragazzi, sono pronta! Possiamo andare! >> annunciò Winry allegra, facendo
la sua comparsa in cucina.
Per poco
a Edward non andò di traverso la saliva, vedendosi comparire Winry davanti
vestita in quella maniera: indossava una magliettina
leggera, bianca, che le lasciava scoperto l'ombellico,
abbinata a una minigonna sempre bianca ma con i bordi rosa in pizzo. I capelli
erano sciolti e anche da quella distanza Edward riusciva a sentire
quell'inconfondibile fragranza di Giglio. Era bellissima.
<<
Sei bellissima, Winry. >> le disse Alphonse, dando vita
ai pensieri di Edward. Winry sorrise dolcemente ad Alphonse e cercò Edward con
lo sguardo.
Lui
abbassò gli occhi, incapace di sostenere lo sguardo
così dolce di lei.
<<
Dai, andiamo. >> mugugnò Edward voltandosi per allontanare da sè quel profumo inebriante di Giglio che gli offuscava la
mente impedendogli di ragionare lucidamente.
Alphonse
annuì senza staccare gli occhi da Winry e non fece un passo finchè
lei non lo ebbe raggiunto, accostandolesi come se si
aspettasse di vederla cadere da un momento all'altro.
Durante
il cammino gli unici a parlare erano Alphonse e Winry, mentre Edward si teneva
più distante da loro, osservandoli camminare a pochi passi da lui.
Strinse i
pugni pensando che chiunque avesse visto Alphonse e Winry passeggiare per le
strade del villaggio li avrebbe tranquillamente scambiati per una coppia.
Sentiva
che doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di allontanarli l'uno dall'altra,
ma non interveniva.
I motivi
che aveva per intervenire erano stati inevitabilmente
macchiati dai sentimenti che aveva appena scoperto di provare per Winry.
Prima
voleva che Alphonse le stesse lontano perchè non voleva correre il rischio che dividesse la
famiglia, rivelando a Winry quello che provava; adesso invece desiderava
allontanarli perchè non voleva che Winry stesse
vicina a qualunque altro ragazzo che non fosse lui.
... Era
diventato egoista, come solo qualche giorno prima aveva rinfacciato ad
Alphonse.
Sì,
dannazione, era egoista!
Voleva
Winry, e la voleva solo per sé, senza doverla dividere
con nessun altro.
<< Lo so,
dannazione! Lo so benissimo! So che sto rovinando tutto! Ma...
non posso farci niente! Non riesco a ignorare i miei sentimenti! E quando
capiterà anche a te ti sentirai allo stesso modo.
>>
Le parole
che suo fratello gli aveva detto solo pochi giorni prima gli sembavano un rimbombo confuso e lontano. E se ripensava
alla risposta che aveva dato lui gli veniva da ridere.
<<
No, non mi sentirò allo stesso modo. Perchè quando
succederà a me - e SE succederà - mia sorella non
c'entrerà assolutamente niente. Quindi non avrò la
sensazione di rovinare la mia famiglia per il mio puro egoismo. >>
Già... se
non fosse stata una situazione così pateticamente disperata - e se fosse stato
molto, molto sbronzo - probabilmente si sarebbe messo a ridere. Almeno adesso
capiva quali sentimenti muovevano e avevano mosso Alphonse ogni volta che si
dimostrava molto aperto nei confronti di Winry.
E in un
certo senso li aveva anche accettati, visto che adesso si trovava nella sua
stessa situazione. Anche lui non riusciva più a restare indifferente a Winry,
alla sua vicinanza... persino sentire il suo odore scatenava in lui nuove
reazioni. E vederla in quel momento parlare con Alphonse, un ragazzo che era
innamorato di lei, lo faceva sentire strano. Geloso.
Da un punto
di vista avrebbe voluto sfondargli la faccia visto che
si stava approfittando dell'ingenuità di Winry per stargli più vicino di quanto
lei permettesse a qualsiasi altro ragazzo, dall'altro non l'avrebbe mai fatto perchè sapeva la fatica che faceva nel resistere ai suoi
sentimenti, nel fare finta che tutto andasse bene, che non fosse successo
niente e ingoiare, ingoiare ogni qual volta che lei lo trattava in modo diverso
da come avrebbe voluto, ogni volta che lo trattava da fratello....
Era
qualcosa di irraggiungibile dove Edward non voleva
neppure arrivare. In un modo o nell'altro qualcuno ne avrebbe sofferto e questo
Edward non l'avrebbe permesso.
A costo di tenersi per sé i suoi sentimenti fin dentro la
tomba.
Puntò lo
sguardo verso il sole ormai prossimo al tramonto e sospirò: domani a quell'ora
avrebbero riavuto indietro la loro vita. E tutto sarebbe tornato normale.
O quanto meno era quello che sperava.
Preso dai
suoi pensieri si accorse che erano arrivati al fiume
solo quando vide Winry correre giù per la collina con una spensieratezza che in
quel momento avrebbe fatto di tutto per possedere. Al suo fianco Alphonse la
guardava preoccupato, chiedendosi se tutta quella allegria
avrebbe determinato una ricaduta nel suo stato di salute.
<<
Dai, Al, lasciamola divertire. Da tre giorni è chiusa a casa, sai com'è Winry.... non può stare per troppo tempo ferma nello stesso
posto, altrimenti si stressa e poi se la prende con noi. >> gli disse
Edward cercando di tranquillizzarlo mentre con lo sguardo seguiva la figura
della ragazza che si muoveva da una parte all'altra della collinetta, felice
finalmente di essersi allontanata da quella che in quei giorni era diventata la
sua prigionia forzata. La vide avvicinarsi all'unico albero presente sulla
collinetta e accostarvi la schiena, sedendosi tra l'erba.
Alphonse ed Edward raggiunsero finalmente Winry, l'uno sedendosi
accanto a lei e l'altro avvicinandosi alla superfice
del fiume come era abituato a fare fin da bambino.
Winry
seguì Edward con lo sguardo fino alla riva del fiume e sospirò sconfortata,
mentre Alphonse la guardava incuriosito.
Sentendosi
addosso lo sguardo del fratello minore lei sorrise:
<< Non l'hai notato, Al? Ed ha dimenticato a casa il cestino da pic-nic.
>> spiegò Winry con un sospiro triste. Alphonse guardò sorpreso in
direzione del fratello: non si era accorto che avesse lasciato a casa il
cestino, preso com'era ad osservare Winry. E se
riusciva a decifrare lo sguardo di Edward capiva che
la stessa cosa era successa a lui che - figurarsi - non se ne era neanche
accorto.
<<
Temo che dovremo tornare a casa prima, allora. >> rispose Alphonse
fingendosi furbescamente triste: la verità era che era felice di tornare a casa
prima che facesse buio, un po' per la salute di Winry e un po' per essere
sicuro che...
Il suo
volto si incupì tutt'un tratto, mentre la voglia di
tornare a casa presto quel giorno scompariva del tutto.
Se ne era
quasi dimenticato: quel giorno avrebbero tentato
La gola
gli si seccò all'improvviso: quella non era una canzoncina qualunque. No,
quella era
Winry
aveva sette anni, era normale che avesse ricordi più nitidi di
quel periodo. Lui invece ricordava poco e niente di quando aveva sei anni,
mentre la sua mente aveva registrato fino allo svenimento quello che gli era
successo dagli otto anni in su. Era quello il periodo
che ricordava più facilmente e con un sorriso.
Anche a
Winry doveva mancare molto la loro madre... come mancava sia a lui che a Edward.
Eppure il
fatto che presto l'avrebbero riportata in vita, che
presto l'avrebbero riabbracciata e avrebbero rivisto il suo sorriso aveva
qualcosa di sinistro e raccapricciante, come una corda di violino che si rompe
sulla nota cruciale di un brano...
Edward si
avvicinò a loro proprio in quel momento, una mano a grattarsi i capelli e sul
viso l'espressione imbarazzata di chi è appena stato scoperto con le mani
sporche di marmellata.
Sembrava
indeciso, e dalla sua espressione Winry capì subito che cosa stava per dire.
<<
... Temo.... temo di aver dimenticato il cestino da
pic-nic a casa... non fa niente, vero... ? >> chiese Edward temendo una
possibile reazione di Winry, dopo aver controllato che la ragazza non avesse a
portata di mano la sua nuova chiave inglese.
Alphonse
sospirò posando la testa contro la corteccia dell'albero: << Non
preoccuparti, Fratellone. Tanto è già tardi e non avremmo fatto in tempo ad usarlo. >> disse lui sebbene sapesse che Winry
sarebbe stata più che capace di trovare il tempo per farlo.
Lui
sembrò tirare un sospiro di sollievo e si rilassò,
lanciando uno sguardo indeciso ai due e allontanandosi nuovamente, stendendosi
tra l'erba a pochi metri da loro.
Alphonse
seguì i suoi movimenti fino a spostare nuovamente lo sguardo su Winry. Si
trovava nella stessa posizione di poco prima, con gli occhi chiusi e il volto
rivolto verso di lui, continuando a cantare quella Ninna Nanna.
Era il
momento perfetto: Edward sembrava essersi appisolato, erano da soli e... sì, ed
era stanco di rimandare.
Sospirò
profondamente raccogliendo tutto il coraggio di cui era capace e iniziando:
<< Winry.... >> Cattiva idea, la sua voce
sembrava un debole sussurro insicuro e per un attimo pregò che Winry non
l'avesse sentito.
Ma come al solito i sensi della ragazza non vennero meno, infatti si
voltò verso di lui posando il capo all'indietro, sulla corteccia dell'albero.
<<
Sì? >> lo incitò lei, incuriosita dal rossore che aveva invaso le guance
di Alphonse.
<<
Io... Beh, volevo... Vorrei... >> Alphonse prese
fiato e chiuse gli occhi: << Io ti amo, Winry. >>
Winry
sembrò sorpresa, ma poi sorrise circondando le spalle di Alphonse con il
braccio, come tante volte aveva fatto da bambina.
<<
Anch'io ti amo, Alphonse. Così come amo Ed, come amavo la mamma... Siete la mia
famiglia e io vi amo più di ogni altra cosa al mondo.
>> Winry posò la testa sulla spalla di Alphonse, aspettando una sua
risposta.
Alphonse
la guardò con un misto di delusione e tristezza mentre sentiva il suo cuore
iniziare a battere forte, come se si stesse sbriciolando.
<< Ma io... intendevo sul serio... >> disse incerto,
pensando che lei avesse capito male.
Winry
alzò lo sguardo verso di lui, liberandolo dal suo abbraccio e incatenando gli
occhi ai suoi.
<<
Al... - gli accarezzò una guancia con il dorso della mano, vedendolo chiudere
gli occhi e sospirare - guarda dentro di te, e cerca
di paragonare l'amore che provi per me a quello che provi per la mamma.
>> gli stava parlando con dolcezza ma la sua voce appariva sicura.
Alphonse
si limitò ad ubbidire, nonostante non avesse ancora
capito dove volesse andare a parare Winry.
<<
Allora? >> chiese Winry al ragazzo ancora con gli occhi chiusi,
ritrovandosi inevitabilmente sulle spine.
<<
E'... simile, ma... >> Stava per dire ' Ma non
uguale ', quando Winry lo zittì con lo sguardo.
<<
Sai, in fondo è colpa mia... mi comporto in modo diverso con te, me ne rendo
conto... ma non posso farci nulla! Non riesco a trattarti normalmente,
Al, perchè io ti voglio bene, molto bene! >>
Sembrava triste mentre pronunciava quelle parole, come se si giudicasse
responsabile dei sentimenti che Alphonse nutriva per lei.
Quindi... era così? Winry non lo ricambiava... però... perchè si sentiva così? La ragazza che amava gli stava
dicendo di non corrisponderlo, eppure... non si sentiva particolarmente male...
Cioè, sì, aveva avuto una brutta sensazione, ma era
durata poco. Adesso si sentiva solo sereno, come se fosse contento di essersi
tolto quel peso dal cuore... Possibile che il suo amore per Winry, quel
sentimento che lo aveva accompagnato da anni, fosse così superficiale?
No, si
rese conto lui, non era un amore superficiale. Solo... non era amore. Amava
Winry, sì, ma la amava allo stesso modo in cui aveva amato sua madre... Nello
stesso modo in cui si amava una sorella... magari in modo un po' più protettivo, ma nulla di più del semplice amore fraterno...
<<
Non dire così, Win... non è
colpa tua! Adesso che ho capito non devi senirti in
colpa! Anzi, dovresti sentirti sollevata! Ed stava per
impazzire... >> si rese conto troppo tardi di aver messo in mezzo anche
il fratello, solo quando Winry gli lanciò un occhiata interrogativa: <<
Che cosa c'entra Edward? >> chiese infatti,
curiosa.
E adesso?
<< Beh... Diciamo che Ed sapeva che io...
credevo di amarti e... gli ho fatto passare molte notti insonni! >> Detto
così, si rese conto Alphonse, sembrava quasi una
barzellette in confronto alle vere pene che Edward doveva aver sofferto.
Winry
sospirò lanciando un occhiataccia in direzione di
Edward, che ancora steso nell'erba sembrava placidamente addormentato.
<<
Sempre a pensare di salvare il mondo! Il giorno in cui capirà di essere un
essere umano vorrò proprio vedere che faccia farà!
Anzi, spero proprio di esserci! >> esclamò inviperita sotto lo sguardo
divertito di Alphonse.
<<
Dai, non dire così, Ed vuole solo il tuo bene... il nostro bene.
>> Disse lui cercando di far riguadagnare punti al fratello.
<<
Sì, lo so... ma a volte si fa prender un po' la mano... un po' troppo in
effetti... >> commentò continuando a squadrarlo sebbene un sorriso fosse
comparso sul suo volto.
Edward
dovette stringere i pugni fino a far entrare le unghie nella carne, per non
rispondere per le rime a quei due che se la stavano
ridendo alla grande alle sue spalle.
Tuttavia... non poté far altro che sentirsi sollevato dalle
cose appena origliate.
E così
Alphonse aveva dichiarato i suoi sentimenti a Winry...
Ricordò
con un groppo in gola a quei pochissimi minuti in cui aveva temuto - non
potendo aprire gli occhi per non rischiare di essere scoperto - che Winry
ricambiasse i sentimenti di Alphonse.
Aveva
sentito quella frase: << Anch'io ti amo, Alphonse. >>
Erano
bastate quattro parole per far si che il suo cuore smettesse di battere per poi
ricominciare tutt'un tratto ad una velocità tutt'altro
che normale.
E si
sentiva uno stupido se ripensando a quello che era venuto dopo quella frase un sorriso enorme gli si apriva sul volto, mentre
tutto intorno a lui scompariva lasciando il posto ad una felicità mai
sperimentata.
<<
Così come amo Ed, [...] >>
Avrebbe
mai sentito dire a Winry che lo amava? Perchè il suo
cuore batteva più velocemente se immaginava la scena?
I suoi sentimenti stavano lentamente e inevitabilmente
prendere il sopravvento sulla ragione, cosa che lui non poteva assolutamente
permettersi.
Doveva
rimanere concentrato sugli ingredienti che servivano per creare un corpo umano
adulto, per riportare in vita la loro madre.
... Ma
nonostante tutti i buoni propositi, non riusciva ad
evitarsi di invidiare Alphonse, che in un modo o nell'altro era riuscito a
compiere una scelta, qualcosa che Edward non avrebbe mai avuto il coraggio di
fare...
***************************************My space^^
Purtroppo
non posso ringraziare tutti singolarmente per mancanza di tempo, ma il fatto è
che ci tenevo ad aggiornare oggi! Per due motivi: per prima cosa, perché ieri
ho ufficialmente finito questa ff e quindi avviso
tutti che i capitoli saranno in tutto 10 (anche se l’ultimo non mi soddisfa
molto…), per secondo perché oggi mi sono divertita un mondo con le mie amiche e
mi sento di umore veramente liberatorio ( e volevo
ringraziarvi tutti i commenti e i complimenti che mi avete fatto, naturalmente^^).
Di scene
imbarazzanti ce ne sono state molte per il povero Ed, vero? La parte iniziale è
stata molto divertente da scrivere, mentre per l’ultima… per quanto riguarda la
dichiarazione di Alphonse, per l’appunto, mi sono ispirata alla dichiarazione
di Sakura a Yukito (nell’anime
CardCaptor Sakura), infatti quello che Winry dice ad
Al è quasi uguale a quello che Yukito dice a Sakura^^
Mi raccomando,
commentate in tanti^^ Chissà che non mi scappi un aggiornamento già dalla
prossima settimana…^^