Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: SaraJLaw    28/11/2014    5 recensioni
È trascorso un anno dagli eventi narrati nel film. La regina Elsa, a causa di un sortilegio, viene relegata nel nostro mondo, in una piccola contea degli Stati Uniti. Lì dovrà vedersela con persone che pensano sia solo un personaggio delle favole, ma anche con chi ha fiducia in lei.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XII


Elsa guardava con curiosità il paesaggio che la circondava mentre viaggiava in auto. Non si era mai allontanata molto dalla zona in cui viveva e quindi tutto ciò che vedeva le sembrava incredibile: persone che viaggiavano su delle strane biciclette senza pedali, ragazzi che si mettevano in posa aspettando che qualcun altro scattasse una foto (Jane le aveva dato qualche dritta), auto che sfrecciavano accanto a quella in cui si trovava lei. Si voltò alla sua sinistra e osservò Christian: guidava tenendo lo sguardo fisso sulla strada ma evidentemente si era accorto degli occhi di Elsa, perché si girò verso di lei e sorrise, ammiccando. La ragazza fece a sua volta un sorrisetto imbarazzato e tornò a guardare il panorama dal finestrino, ricordando il momento prima di partire.

Appena Jane li ebbe lasciati soli, i due ragazzi si guardarono e si salutarono timidamente, come dei bambini. Elsa non aveva idea di come comportarsi e Christian voleva impegnarsi a essere un perfetto gentiluomo.

<< Ciao. >> disse lei, infilando le mani nelle tasche del cappotto.

<< Ciao. >> rispose il giovane, sorridendo e avvicinandosi poi a un veicolo che Jane aveva chiamato “macchina”.

Christian aprì lo sportello sul lato destro e con un braccio l'invitò a entrare, senza mai smettere di sorriderle, ma Elsa rimase immobile nella sua incertezza.

<< Hey, tutto bene? >> le chiese Christian, avvicinandosi a lei e sfiorandole il braccio con una mano.

Di certo non poteva dirgli che non aveva mai viaggiato in macchina, così si abbandonò a una risatina imbarazzata e scosse la testa come se nulla fosse.

<< Certo! Sono solo curiosa di vedere dove mi porterai! >> rispose con forse troppo entusiasmo, ma Christian fece finta di niente e le indicò con un cenno l'auto.

<< Vedrai, non essere impaziente. >>

Elsa si accomodò al posto del passeggero e chiuse lo sportello, subito imitata da Christian. Seguendo i suoi movimenti, la ragazza agganciò quella che doveva essere una cintura di sicurezza e aspettò che la macchina partisse. Ostentava tranquillità ma dentro moriva di curiosità mista a un pizzico di paura; saltò impercettibilmente quando il motore venne avviato e fece un respiro profondo per ricomporsi. Sapeva di risultare ridicola, e il solo pensiero che Christian potesse ritenerla tale non faceva altro che aumentare la sua ansia. Tuttavia Elsa inspirò a fondo e guardò la città attraverso il finestrino alla sua destra, convinta che nonostante quel piccolo momento d'imbarazzo, la giornata con Christian sarebbe stata fantastica.

<< Ti va un po' di musica? >> domandò Christian, riportando la regina al presente.

<< Uhm... Sì, perché no? >>

Il ragazzo annuì e cominciò a premere dei pulsanti; dopo qualche secondo, il suono di un pianoforte si diffuse nel piccolo abitacolo, seguito da una voce maschile.

Cause all of me loves all of you

All your curves and your edges

All your perfect imperfections

Elsa chiuse gli occhi, abbandonandosi a quella stupenda melodia e al significato profondo di quelle parole.

<< È bellissima. >> mormorò, dopo aver aperto di nuovo gli occhi.

Christian continuò a fissare la strada, mordendosi il labbro sovrappensiero e si voltò nella sua direzione, guardandola con un'intensità che per un attimo le bloccò il respiro in gola.

<< È vero... Ma c'è di meglio qui al momento. >>

Prima che Elsa potesse registrare il significato di quella frase appena sussurrata, Christian posò la sua mano destra su quella della ragazza, rendendo chiaro il messaggio. Il contrasto tra la sua pelle calda contro la propria, che era invece sempre fredda, provocò una strana sensazione nella giovane regina, una vera e propria morsa allo stomaco che però, stranamente, era piacevole. Tuttavia scostò la mano di scatto, in un modo che sorprese e fece corrugare le sopracciglia a Christian, che le parve mortificato.

<< Ho fatto qualcosa di male? Scusa, non volevo darti fastidio. >>

Elsa si era resa conto di non aver agito correttamente nel momento stesso in cui aveva ritirato la mano dalla sua stretta delicata, così decise di rimediare e pensò che si sarebbe comportata meglio con lui. Sapeva di piacergli, Jane glielo aveva fatto notare, ma si era resa conto anche da sola che il suo interesse era palese e poi chi voleva prendere in giro? Anche lei provava qualcosa per quel ragazzo bello e gentile, un cavaliere dalla scintillante armatura che viveva in un mondo dove, chiaramente, la cortesia era una merce piuttosto rara.

<< Non ha fatto nulla di sbagliato, anzi... >> si interruppe per un attimo e poggiò la mano su quella che Christian teneva sul cambio. << Non me lo aspettavo ma di certo non mi ha dato fastidio. >>

Il ragazzo guardò brevemente le loro mani e portò poi lo sguardo su Elsa, sorridendole con sollievo.

<< Ok allora. >> e passò con gentilezza il pollice sul dorso, ignaro di quanto quel tocco così semplice stesse facendo battere furiosamente il cuore di Elsa, che ricambiò il suo sorriso senza la minima esitazione.

Rimasero in silenzio per il resto del viaggio, che tuttavia durò molto poco. Christian parcheggiò la macchina nel grande spiazzo, dove se ne trovavano molte altre, di fronte a un grande edificio che sembrava fatto di...

<< Ghiaccio?! >> praticamente urlò Elsa, sconvolta.

Christian ridacchiò di fronte alla sua espressione e le diede una spinta giocosa con la spalla, ma la ragazza non riusciva a emergere dal suo stato di totale stupore.

Come può esistere un palazzo di ghiaccio qui?! Qualcun altro... No, non è possibile... Qualcun altro ha i miei stessi poteri?!

<< Chi l'ha costruito? >> chiese con un filo di voce. Le sue mani erano strette a pugno lungo i fianchi e sentiva che i palmi stavano diventando decisamente freddi. Sapeva cosa significasse.

<< Sinceramente non l'ho mai capito ma so che ci sono dei macchinari che impediscono al ghiaccio di sciogliersi. L'hanno costruito in pochissimo tempo, i soldi li ha messi un privato che voleva regalare un castello di ghiaccio alla figlia come quello del film dove la regina congela tutto. >>

Fiocchi di neve cominciarono a cadere e il freddo divenne ancora più pungente. Elsa inspirò lentamente a fondo più e più volte, cercando di non dare nell'occhio ma sapeva che tutto ciò era necessario; da quando aveva scoperto per caso quel libro in cui era raccontata la storia sua e di Anna, era consapevole che in quel mondo la conoscessero meglio di quanto pensasse ma di certo nessuno poteva lontanamente immaginare che la regina Elsa fosse reale, e soprattutto che si trovasse di fronte a un'enorme scultura di ghiaccio che un uomo aveva fatto costruire per la figlia con l'intenzione di imitare proprio il suo castello. Il pensiero, in un'altra situazione, l'avrebbe fatta ridere ma in quel momento era troppo occupata a non congelare Christian, che le si parò davanti e poggiò le mani sulle sue spalle, piegandosi leggermente sulle gambe per guardarla meglio negli occhi.

<< Hey. Stai bene? >>

Elsa annuì energicamente, sperando di risultare credibile, e fece un altro respiro profondo. Gli sorrise perché in fondo era vero, stava bene, e non avrebbe permesso che un finto castello di ghiaccio le rovinasse l'umore. Per quel motivo non si sottrasse quando le mani di Christian scesero lungo le sue braccia per fermarsi alle mani che, con gentilezza, aprì per stringerle tra le sue. In silenzio si avvicinarono all'entrata e Christian pagò i biglietti, ma mentre si avviavano alla porta che li separava dalla zona fredda si bloccò a metà strada e indicò il suo cappotto.

<< Avrai freddo con solo quello addosso. Tieni. >> e tirò giù la zip del suo giubbotto imbottito.

<< No, no, non mi serve. Sto bene e poi saresti tu a morire di freddo! >> si affrettò a dire Elsa.

Lui sorrise e fece per sfilarsi l'indumento.

<< L'importante è che tu stia bene, e poi ho due maglioni sotto. >>

La ragazza lo fermò poggiando le mani sul suo petto e subito un brivido le percorse la schiena, ma di certo non era per il freddo. Christian la guardò, stupito come lo era lei da tanta confidenza, eppure a nessuno dei due dispiaceva.

<< Insisto. >>

In quella singola parola Elsa racchiuse tutta la sicurezza che riuscì a mettere insieme ed evidentemente fu sufficiente perché Christian, dopo averla guardata negli occhi per qualche altro secondo, annuì e si sistemò di nuovo il giubbotto sulle spalle ed Elsa tolse le mani dal suo petto forte, sentendo subito la mancanza del calore che avvertiva nonostante gli strati di lana che la separavano dalla sua pelle. Si sentì arrossire al pensiero di quanto doveva essere forte e scattante il suo fisico. La sua mente non si era mai avventurata in certe riflessioni.

Finalmente entrarono all'interno del castello vero e proprio: le pareti, il pavimento e il soffitto erano fatti di ghiaccio che aveva delle brillanti sfumature di azzurro e rosa che rendevano inutile qualsiasi altra forma di illuminazione. C'erano dei piccoli divanetti, anch'essi ghiacciati, e un piano bar ricoperto di brina dietro al quale una ragazza serviva da bere agli altri ospiti. Elsa si guardava intorno, sorpresa di come fossero riusciti a costruire una cosa del genere; non sentiva freddo, visto che la più rigida delle temperature non le dava fastidio, e con la coda dell'occhio notò che però Christian aveva la punta del naso leggermente arrossata, anche se non tremava, e stava osservando il castello con curiosità. Fece scivolare una mano nella sua e subito due profondi occhi color nocciola incontrarono i suoi.

<< Prendiamo qualcosa da bere? >> gli chiese mentre già lo trascinava verso il bancone.

<< Cosa vuoi? >>

<< Quello che prendi tu. >>

Christian fece un cenno con la mano per chiamare la barista che si avvicinò subito, sorridendogli.

<< Cosa ti porto? >> gli chiese, provocante, chinandosi un po' in avanti.

Lui non sembrò farci caso e ordinò due pepsi. La ragazza annuì e si voltò per prendere dei bicchieri fatti di ghiaccio e versarci del liquido scuro, senza smettere di lanciare sguardi piuttosto eloquenti a Christian, che tuttavia la ignorò per tutto il tempo. Ma Elsa, nonostante la totale indifferenza del ragazzo, era piuttosto infastidita dal comportamento dalla barista che, secondo il cartellino attaccato alla giacca termica, si chiamava Sharon.

<< Ecco a te. >> disse, facendo ovviamente finta che lei non esistesse, poggiando le bevande sul bancone.

Entrambi sorseggiarono la pepsi e dopo un po' Christian si alzò in piedi, rivolgendosi a Sharon.

<< Dove sono i bagni? >>

<< In fondo a quel corridoio, a destra. Posso accompagnarti se vuoi. >>

Non ci posso credere, pensò Elsa. Cominciò a battere le dita sulla superficie del bancone, andando a inspessire impercettibilmente il ghiaccio che lo ricopriva.

Christian scoppiò a ridere appena ebbe udito la proposta sfacciata della barista e scosse la testa.

<< No, grazie. >> disse poi si girò verso la ragazza alla sua sinistra e si chinò verso di lei, che subito trattenne quando le sue labbra le sfiorarono l'orecchio.

<< Torno subito. >>

<< O-ok. >> balbettò lei, guardandolo mentre si allontanava.

Riportò l'attenzione alla bevanda che non aveva mai bevuto fino a quel momento.

Il caffè, la macchina e ora questo. Quante cose nuove sto conoscendo grazie a lui. E vogliamo parlare del sorriso sciocco quando lo vedo o mi rivolge la parola? Non mi sono mai sentita così.

Sorrise a quei pensieri ma subito tornò seria quando si accorse che Sharon stava fissando il punto in cui Christian si era diretto. Sentiva di avercela con lei nonostante non la conoscesse, e il modo in cui si comportava in presenza del ragazzo la infastidiva. E molto anche.

Lascialo stare.

<< Certo che il tuo ragazzo è proprio bello. >> disse di punto in bianco, mandando su tutte le furie la regina. Ovviamente aveva dato per scontato che i due stessero insieme e sapeva che aveva ragione riguardo alla sua bellezza ma il fatto che manifestasse apertamente il suo interesse per lui, con aria civettuola e malizia che sprizzava da tutti i pori, la fece innervosire. Doveva fare qualcosa, senza però perdere la sua dignità e cadere nel ridicolo.

Inarcò un sopracciglio, come faceva sempre, e sorrise alla ragazza, fingendo complicità, ma quando parlò il suo tono era talmente gelido che il posto dove si trovavano a confronto era caldo come un forno.

<< Sì, il mio ragazzo è davvero perfetto. >>

Sharon abbassò lo sguardo e fece in modo di non rialzarlo più, specialmente quando Christian tornò dal bagno e terminò la sua pepsi.

I due ragazzi ripresero a camminare per i corridoi e scesero una rampa di scale che, per la gioia di Elsa, portava a una pista di pattinaggio. Sentì le sue labbra piegarsi in un grande sorriso e si girò verso Christian, lanciandogli uno sguardo speranzoso. Lui scosse la testa e sorrise imbarazzato.

<< Non sono capace, mi dispiace. Vai tu, ti guarderò da qui. >>

<< Neanche per sogno! Dai vieni, ti insegno come si fa. >>

Lui ci pensò su un attimo e infilò le mani in tasca.

<< Ci ho provato tante volte ma non sono mai riuscito a fare più di due metri in piedi. >>

<< Mia sorella sa pattinare perché gliel'ho insegnato io. E se ci è riuscita lei di sicuro puoi farcela anche tu! >> disse la regina, afferrandolo per un braccio senza dargli tempo di rispondere.

Affittarono due paia di pattini e si diressero poi verso la pista, Elsa camminando con sicurezza, chiaramente felice, e Christian con passo incerto ma allo stesso tempo divertito. Appena le lame dei pattini toccarono il ghiaccio, il ragazzo dovette tenersi alle barriere per non scivolare e subito le sue guance si colorarono di rosso per la vergogna; Elsa rise ma si affrettò a coprire la bocca con una mano mentre lo raggiungeva, prendendogli le mani.

<< Piega un po' le gambe e chinati leggermente in avanti. Scivola lentamente, un piede alla volta. >> spiegò con calma e Christian apprese subito, riuscendo a percorrere qualche metro in avanti mentre lei procedeva all'indietro senza mai lasciargli le mani. Però teneva ancora lo sguardo fisso sui piedi.

<< Non guardare a terra. >>

<< Non è facile! >> sbuffò lui.

<< Guarda me, tieni gli occhi fissi su di me. >>

Christian fece come gli era stato detto e subito i loro sguardi si incatenarono, mentre entrambi scivolavano con facilità sul ghiaccio, senza cadere e senza incertezze. Risero insieme ed Elsa lasciò le sue mani, constatando che riusciva a tenersi in equilibrio senza problemi. Come se fossero d'accordo si fermarono e si avvicinarono l'uno all'altra, senza mai perdersi di vista. Il cuore impazziva nel petto di Elsa e il modo in cui Christian la osservava le faceva girare la testa e sentire le gambe deboli. Istintivamente portò entrambe le mani sul suo torace e sentì quelle del ragazzo poggiarsi sui suoi fianchi. Nonostante gli abiti, la pelle bruciava in quei due punti e si rese conto che non voleva perdere quel contatto per nulla al mondo. Gli occhi di Christian brillavano, intensi e profondi, come se volessero conoscere i segreti più profondi della sua anima ed Elsa si sentì di nuovo debole quando lui cominciò a chinare la testa verso di lei, con una lentezza esasperante. La ragazza schiuse le labbra, passandovi la lingua per inumidirle e Christian seguì quel piccolo movimento con quella che poteva essere definita solo fame. Chiusero gli occhi, i loro volti erano talmente vicini che Elsa poteva sentire il suo respiro sulla propria bocca e si ritrovò a pensare che desiderava quel bacio più di ogni altra cosa al mondo. Proprio in quel momento però, qualcuno passò velocissimo vicino a loro, sfiorandoli appena, e tutti e due aprirono di scatto gli occhi e si guardarono intorno spaesati; Elsa riportò poi l'attenzione su Christian, che le sorrise e la prese per mano, portandola alla bocca per lasciare un bacio leggero come l'aria sul palmo. La ragazza sospirò con un pizzico di frustrazione al pensiero che quelle labbra sarebbero state poggiate sulle sue se non fossero stati interrotti così bruscamente.

<< Andiamo? >> le chiese.

Elsa annuì, non fidandosi della sua capacità di formulare una frase di senso compiuto. Si sedettero sugli spalti che circondavano la pista, si tolsero i pattini e li riconsegnarono, avviandosi poi verso l'uscita; mentre camminavano, Christian prese la mano di Elsa, la strinse e la ragazza fece scivolare le dita tra le sue, intrecciandole con una naturalezza disarmante, come se lo facessero da una vita. Durante il viaggio di ritorno i ragazzi non si scambiarono molte parole, preferendo rimanere in un piacevole silenzio, interrotto ogni tanto da risatine sommesse ogni volta che l'uno sorprendeva l'altra a osservarlo e viceversa.

Una volta arrivati di fronte alla libreria, Christian scese subito dalla macchina e si affrettò ad aprire lo sportello dal lato del passeggero, piegandosi in un inchino aggraziato.

<< Prego, Vostra Maestà. >> disse con un finto accento inglese.

Elsa sorrise sia per quello sia per l'appellativo e afferrò la mano che le porgeva. L'accompagno all'interno del locale, fino in cima alle scale, dove entrambi si sorrisero imbarazzati, incerti su cosa fare o dire.

<< Allora... >>

<< Allora... >>

Parlarono insieme e subito scoppiarono a ridere, alleggerendo così l'imbarazzo che si era venuto a creare. Elsa portò una mano alla bocca, come al solito, ma smise immediatamente di ridere quando Christian le strinse il polso con delicatezza e l'allontanò.

<< Non nasconderti. Sei così bella quando ridi. >> e le baciò quella stessa mano, prima sul dorso, poi su ogni nocca, senza mai perdere di vista quegli occhi blu ghiaccio che lo osservavano rapiti.

<< Ho passato una bella giornata con te. >> le disse quando ebbe finito.

<< Anch'io sono stata bene. Dovremmo vederci ancora. >> replicò la ragazza con una sicurezza che sorprese anche lei.

E se non vuole un altro appuntamento? Non avrei dovuto darlo per scontato!

<< Mi piacerebbe moltissimo. >>

Appena terminata la frase, Christian si chinò e chiuse la distanza che c'era tra loro, baciandola. La prima cosa che Elsa notò, oltre al suo cuore che stava per esplodere, fu la morbidezza e il calore delle sue labbra, così dolci ma allo stesso tempo decise contro le proprie. La regina non aveva mai baciato nessuno, quindi non sapeva cosa aspettarsi esattamente, ma sapeva che di certo che non sarebbe potuto essere più perfetto di così. Quando si separarono, Elsa rimase con gli occhi chiusi mentre aspettava che di calmarsi, e quando li riaprì vide che Christian le sorrideva con gli occhi che ancora gli brillavano.

<< Le ginocchia... Le ginocchia si piegano. >> mormorò lei, arrossendo.

Christian rise e le accarezzò una guancia, sfiorando la pelle con il pollice.

<< Ti confesso un segreto. >> disse sottovoce, avvicinandosi poi al suo orecchio con fare cospiratorio. << Anche le mie. >>

Elsa scoppiò a ridere e si voltò verso di lui, che stava ridendo a sua volta.

<< Ci vediamo domani? >>

Lei annuì e si alzò sulla punta dei piedi per dargli un bacio veloce sulle labbra.

<< Ci vediamo domani. >>

Christian aspettò che aprisse la porta e la salutò facendole l'occhiolino prima di scendere le scale. Elsa chiuse a chiave e poggiò la fronte contro la superficie di legno, trovandola piacevolmente fresca contro la sua pelle bollente; con un dito si sfiorò le sua labbra e pensò a quelle di Christian, che si erano subito adattate alle sue come se fossero state fatte per unirsi. Sorrise felice e quella sensazione di leggerezza ed eccitazione non l'abbandonò per tutta la notte, impedendole di chiudere occhio e facendola fremere al pensiero che il giorno dopo avrebbe visto di nuovo il suo cavaliere.





Si sono baciatiiii!!!!!!!!!!! Finalmente!!!!!! Chiedo scusa per il ritardo ma in questo periodo sto preparando due esami contemporaneamente e quando arrivo alla sera non ho la forza di mettermi a scrivere :( Ma eccomi qua con questo nuovo capitolo ^^ Allora la canzone che Elsa e Christian ascoltano in macchina, per chi non lo sapesse, è “All of me” di John Legend (meravigliosa *.*) e per il castello di ghiaccio mi sono ispirata all' Ice Club di Roma (quando ero lì dentro speravo tanto di incontrare Elsa,ma non sono stata fortunata ._.)

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, sarebbe davvero importante :)

Un bacioooo!!!

Sara

  
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