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Autore: Colpa delle stelle    28/11/2014    5 recensioni
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Il Signore Oscuro sta tornando. Agisce nell'ombra, si nasconde dal Mondo Magico e anche se nessuno lo vede e lui stesso non si presenta nelle sue solite vesti, la sua presenza è tangibile come una mannaia sul collo delle persone e nessuno riesce più a ignorarlo.
Quattro giovani coraggiosi si ritroveranno inevitabilmente attirati nel corso degli eventi e sarà il destino a decidere la riuscita o il fallimento della loro missione.
Ad Hogwarts, però, la vita scorre normalmente e per gli studenti che la frequentano rimane ancora la scuola di magia e stregoneria più sicura al mondo.
E voi, che ruolo avrete in questa storia?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 13

 

Ad Hogwarts il Natale era arrivato alla fine, ma nessuna atmosfera festosa rallegrava l'austerità del castello.
Di addobbi natalizi ce n'erano in abbondanza, così come un enorme albero decorato occupava la Sala Grande, ma per Lynne non era abbastanza.
Il silenzio sembrava essere diventato ormai una sorta di seconda pelle per la scuola, andava quasi a sostituire le pietre dei muri.
Gli studenti che erano rimasti ad Hogwarts erano pochi e la Serpeverde era ben convinta che non tutti quelli che erano partiti per trascorrere le vacanze natalizie a casa, sarebbero poi ritornati ancora a scuola. Il clima che si era respirato negli ultimi giorni era sconosciuto a tutti. Forse solo agli adulti era familiare quel gelido terrore, che strisciava negli animi delle persone e che accresceva la loro paura.
- Ehi Lynne, mi stai ascoltando? -
Il tentativo di Althea di attirare la sua attenzione non si rivelò poi così vano.
- Ovviamente. - confermò la Serpeverde, senza però staccare lo sguardo dal pavimento. Al che Althea si fermò in mezzo al corridoio e incrociò le braccia.
- E cosa stavo dicendo, allora? -
Per niente in ansia, Lynne scavò nella sua mente, alla ricerca delle parole che le sembrava l'amica avesse pronunciato e che lei aveva veramente ascoltato, tra un pensiero e un altro.
- Sono certa che si tratta di Andromeda. - rispose la Serpeverde, ostentando una finta sicurezza che non possedeva. Ma che sembrò trarre in inganno l'amica, che infatti annuì.
Althea e la Corvonero si era parlate spesso ultimamente e la notizia aveva dello straordinario. Chiunque conosceva la Serpeverde e allo stesso tempo, erano poche le persone che potevano dire di esserci amici o anche solo di averci parlato, qualche volta. Gli amici di Althea erano esclusivamente e categoricamente delle serpi. Avere la divisa verde e argento era una sorta di test: bastava quello per farti assumere importanza agli occhi della ragazza.
Era strano infatti che a riuscire ad attirare l'attenzione di Althea fosse stata una Corvonero, di un anno più grande di lei, come se non bastasse.
- Avrei paura a parlarci. - rifletté Lynne, ad alta voce, senza curarsi dell'occhiataccia che ricevette in risposta.
- Pregiudizio – ribatté Althea, seria. - Opinione senza fissa dimora e priva di documentabili mezzi di sussistenza. -
Lynne sollevò un sopracciglio, ma poi sorrise.
- Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo. -
- Non siamo qui per fare lezioni di letteratura – sbuffò Althea, liberandosi gli occhi da un ciuffo di capelli. - E poi Andromeda è già interessata a qualcuno, dunque il problema non sussiste. -
- Non rischi di essere trascinata per un corridoio buio e vuoto contro la tua volontà – commentò Lynne. - Bella soddisfazione. - Ma prima che Althea potesse dire qualcosa, la Serpeverde spalancò gli occhi. - Aspetta un momento, hai detto impegnata? - ripeté, incredula. Althea annuì, ma non riuscì a soddisfare la curiosità dell'amica, che avvertiva dirompente anche dentro di sé.
- Non mi ha detto chi è – si giustificò, riprendendo a camminare. - Ma so che ricambia i suoi sentimenti.
Lynne, che aveva continuato a camminare, si fermò ad aspettarla, scuotendo la testa.
Bella soddisfazione.

 

 

Seduti davanti al caminetto, Annelise e Lorcan sembravano una persona sola, tanto erano stretti intorno alla coperta. 
Con la testa appoggiata al torace del giovane battitore, la Tassorosso non sentiva il bisogno di parlare o di spezzare il silenzio che aleggiava intorno a loro. Stavano così bene loro due insieme. Ma era inutile tentare di allontanare le preoccupazioni, perché erano troppo evidenti da riuscire ad ignorarle.
- La Clavell è riuscita a recuperare la memoria? - domandò Annelise, con un filo di voce.
La mano di Lorcan si mosse rapida e prese ad accarezzarle la chioma biondo miele con delicatezza.
- Da quello che si sussurra nei corridoi, non ancora – rispose, lo sguardo fisso nel vuoto. - Non sanno cosa sia successo, ma la professoressa non si ricorda niente. -
- Nemmeno il suo nome. - assentì Annelise, provando a nascondere il terrore profondo che provava. 
Chiunque le avesse inferto una simile tortura, doveva disprezzarla davvero tanto per ignorare le conseguenze: senza ricordi, non c'era più vita. L'avevano condannata ad un'esistenza a metà.
- Chi verrà a farci lezione d'ora in poi? - chiese ancora, quasi a sé stessa, e Lorcan non trovò le parole adatte per risponderle. Niente sembrava in grado di rassicurarli, ormai.

 

 

-Non riesco a capire. -
Roxanne scosse la testa per l'ennesima volta e guardò la migliore amica, in cerca di un minimo di sostegno. 
Diane sbuffò. - Non è difficile – ripeté, scoccandole un'occhiataccia. - Ogni volta che la bottiglia ti indica, devi scegliere se dire una verità scomoda o sottoporti a una prova altrettanto fastidiosa. -
Thea annuì e Roxanne scoccò un'occhiata indecisa al suo gatto, acciambellato vicino alle gambe della padrona, prima di continuare.
- E una volta che ho scelto... - continuò, lasciando la frase in sospeso apposta.
- Una volta che hai scelto fai quello che ti ordiniamo! - concluse Albus, assestandole un pugno leggero sul braccio. - Hai capito adesso? -
La Grifondoro si grattò la nuca e sospirò.
- È il senso di questa cosa che mi sfugge. - insistette, scuotendo la testa
- Voi Purosangue siete così complicati – esclamò Thea, dando un colpo alla bottiglia. - Lo facciamo per divertirci! Cos'altro? -
La bottiglia si fermò ad indicare Albus e la Serpeverde assunse un'espressione maliziosa, tutt'altro che rassicurante.
- Obbligo o verità? - domandò, sfregandosi le mani.
Albus scrutò la compagna di casa titubante, ma poi sorrise a sua volta.
- Obbligo. - annunciò, sicuro.
Roxanne lo studiò pensierosa e per la prima volta diede segno di essere entrata nello spirito del gioco.
- Sei una serpe sprecata, cugino – affermò. - L'ho sempre pensato. -
Diane impallidì e si voltò verso Thea, che minimizzò il tutto con un gesto della mano.
- Perché non ci mostri come passate il tempo libero, tu e Diane? -
L'espressione sicura di Albus vacillò e si ritrovò a bocca aperta, senza trovare letteralmente le parole per replicare. Diane, dal canto suo, era più rossa dei festoni natalizi che decoravano la Sala Grande.
- Non mi sembra il caso! - esclamarono all'unisono, guardandosi sconvolti più
e più volte.
Thea si lasciò cadere sul tavolo, ridendo a crepapelle, e Roxanne invece li osservò, l'espressione sognante.
- Siete nati per stare insieme. - sospirò.

 

 

Per Zoey, nonostante l'avesse vista unicamente due volte negli anni precedenti, era strano non trovarsi alla Tana insieme alla famiglia Potter e alla famiglia Weasley. Non solo l'aria che si respirava ad Hogwarts non era delle migliori: persino il tono della lettera che Rose Weasley aveva ricevuto il giorno prima dal padre, che li invitava a non raggiungerli per le vacanze, aveva perso la spensieratezza che l' aveva sempre caratterizzata.
James era deluso, ma non perché i genitori lo avessero lasciato a casa: sospettava che la squadra degli Auror si ritrovasse invischiata in una missione pericolosa, proprio nel periodo di Natale, e che lo avessero voluto tenere fuori perché preoccupati per lui. Era maggiorenne, ma agli occhi del padre non era cambiato niente.
- Sei ingiusto. – considerò Zoey ad alta voce, dopo parecchi minuti di silenzio.
Lo sguardo che ricevette in risposta avrebbe intimidito chiunque, ma non lei.
- Ti vogliono bene e provano a tenerti fuori dai pericoli. Ti permettono di stare qui al sicuro, senza doverti preoccupare di nulla – continuò. - Non vedo cosa ci sia di male. -
James provò a ribattere, ma lei lo fermò con un cenno.
- Capisco che questa situazione ti faccia incavolare, ha colto di sorpresa anche me, ma non pensi spetti agli Auror occuparsi del problema? -
Zoey sapeva che quelle parole lo avrebbero fatto arrabbiare ancora di più, ma sarebbe stato comunque un passo in avanti rispetto a quegli ultimi giorni che avevano trascorso insieme. Si erano parlati a monosillabi per tutto il tempo e alla Grifondoro sembrava quasi che il fidanzato non volesse più stare con lei, che si limitasse a sprecare in silenzio i pochi minuti che avevano a disposizione. E questo non le stava bene.
- Puoi parlarmi dei tuoi problemi, puoi anche urlarmi contro, io posso risponderti a tono e possiamo litigare come non abbiamo mai fatto prima d'ora. - Strinse la mani in una morsa sulla gonna di velluto. - Ma non tenermi fuori dalla tua vita! -
Non si era accorta di aver alzato la voce e se ne rese conto solo quando James sussultò. La reazione che seguì però fu ben diversa da quella che si immaginava.
Il Grifondoro lasciò l'angolo del divano in cui si era rifugiato e si sedette vicino a lei, per poi avvolgerla con le sue possenti braccia da Cacciatore. Il calore dei loro corpi a contatto scaldò le membra irrigidite di Zoey e la rilassò all'istante.
- Non dubito di te, principessa – la rassicurò James, parlando tra i suoi capelli. - Non potrei mai. -
Il nomignolo scherzoso che le affibbiava sempre nei momenti romantici, la tranquillizzò definitivamente.
- Come farò l'anno prossimo senza poterti più vedere ogni giorno? - domandò James, fingendosi sconsolato.
Zoey sorrise e di nascosto gli rifilò un pizzicotto sulla pancia.
- Dici quando affronterai il pericoloso addestramento degli Auror e rischierai la vita ogni secondo? - Scherzava, per evitare di pensarci troppo seriamente. - Me lo domando anche io, in effetti. -
Il Grifondoro le restituì il pizzicotto, ma continuò a tenerla stretta a sé, in una morsa dalla quale Zoey non voleva scappare. Lasciò che le mani le scivolassero in grembo e chiuse gli occhi, dimenticandosi una volta per tutte del mondo che li circondava.

 

 

- Amber ti ha detto perché è tornata a casa? -
Al pranzo di Natale di quell'anno, l'A-Team non era riunito e ad Angel dispiaceva particolarmente, anche se non lo dava a vedere. Era talmente abituata a trascorrerlo con le sue migliori amiche, che vedere Alice seduta davanti a lei da sola, senza Amber al suo fianco, le procurava un vuoto incredibile all'altezza dello stomaco.
Fino ad allora non si era mai accorta di quanto fosse forte il potere dell'amicizia.
- Neanche una parola. -
Alice sbuffò, ma non smise di portarsi il cucchiaio della zuppa alla bocca.
Quell'anno il banchetto della vigilia non era affollato come sempre, molti più ragazzi del previsto erano tornati a casa dalle loro famiglie, e Angel era certa che nemmeno la cena di Natale di domani sarebbe stata poi così attiva.
- Meglio approfittare degli ultimi momenti che ci rimangono – rifletté Angel amaramente, ad alta voce. - Prima che moriremo tutti. -
Una Corvonero si voltò verso di loro e si spostò di parecchi posti, non apprezzando il sarcasmo della Caposcuola, che invece aveva solo espresso ad alta voce quelli che erano i suoi pensieri. Alice guardò la scena con il cucchiaio sollevato e quando se lo riportò alla bocca, sorrideva divertita.
- Stasera avrà gli incubi per colpa tua. - scherzò, raschiando il piatto.
La Grifondoro guardò i suoi movimenti quasi incantata, mentre si rendeva improvvisamente conto che Alice era al quarto anno, aveva solo quattordici anni. Non le faceva bene rimanere in sua compagnia, visto che trasudava pessimismo da ogni singolo poro della sua pelle.
- Ho freddo – sbottò Angel, alzandosi. - Vado a prendere un maglione. -
La Corvonero la guardò sbigottita, per poi rivolgere un'occhiata dubbiosa alle fiammelle sospese in aria che riscaldavano l'ambiente, ma non provò a fermarla.
Aveva solo quattordici anni, certo, ma capiva benissimo che situazione si erano ritrovati ad affrontare. E non la sottovalutava.

 

 

Louis Weasley non poteva che guardare la fidanzata e Ross, intenti in una gara ai suoi occhi inutile e persino stupida, con un'espressione di malcelato disgusto negli occhi. Yulia invece ridacchiava sotto i baffi, studiando il rivolo di minestra che partiva dalla bocca di Ross e gocciolava dal mento al suo piatto.
- Ho vinto! - esclamò Thalia, soddisfatta, lasciando cadere il cucchiaio nel piatto ormai vuoto e pulendosi la bocca con il tovagliolo.
- Mi mancava un cucchiaio. - mugolò Ross, abbattuto, e incrociò lo sguardo di Louis, che gli indicò il mento. Il Grifondoro dapprima non capì e fece l'errore di accertarsi di non avere niente fuori posto con la mano. Se l'impregnò di brodo e Thalia scoppiò a ridere.
- Due piccioni con una fava! - esclamò, facendo aggrottare le sopracciglia di Louis.
- Cosa c'entrano i piccioni adesso? - domandò, esasperato.
La Grifondoro gli sorrise e gli picchiettò sulla testa, come si farebbe con un bambino troppo curioso.
- Un detto babbano. - gli spiegò allora Yulia, bevendo un sorso d'acqua dal suo bicchiere.
- Sui piccioni? - domandò Ross, nel chiaro tentativo di far dimenticare a tutti della sua sconfitta. Era pur sempre un Grifondoro e il suo orgoglioso ruggiva in quel momento, dolorosamente ferito.
Thalia lo aveva battuto. In una gara a chi finiva prima la minestra. Era davvero umiliante.
- Capisco. - sbuffò Louis, anche se il suo sguardo tradiva il contrario.
Thalia si allungò verso di lui e li lasciò apposta un bacio a fior di labbra con la bocca ancora sporca di minestra.
- Un piccolo Corvonero che non sa tutto, alla fine. -
Louis avvampò e cercò di nascondere l'imbarazzo dietro al tovagliolo, ignorando nel contempo il sorrisetto di Yulia.
- Sono un Purosangue – precisò il Corvonero, indispettito. - E se proprio vuoi saperlo, so tutto sul nostro mondo. -
La Grifondoro annuì convinta e non diede peso alla sua espressione arrabbiata.
- Sei tutto rosso. - gli fece notare, affondando un dito nella sua guancia.
Yulia scoppiò definitivamente a ridere e Ross si alzò in piedi, contento di non essere stato nella mira di tutti per poi così tanto tempo.
- Andiamo a giocare a spara schiocco? - propose, abbandonando il tovagliolo vicino al piatto.
La Grifondoro si alzò in piedi e indicò gli altri due, stranamente vicini.
- Giochiamo noi, ti va? - Guardò Ross e scoppiò a ridere. - Inizio io, perdente. -
Scappò via dalla Sala Grande, prima che il Grifondoro potesse anche solo replicare.
Forse nessuno si sarebbe mai dimenticato della sua stupida gara con la minestra, purtroppo.

 

 

Skylight stava giocando a carte con Lily e Michael dal primo pomeriggio e quel fatto era di per sé straordinario. La coppia non aveva mancato di manifestare chiare effusioni e se la Tassorosso aveva puntualmente distolto lo sguardo, l'aveva fatto più per buona educazione che per altro.
- Mi piace questa cosa della Brisfola. - commentò Micheal, mentre raccoglieva le carte e si vantava della sua ennesima vittoria.
Lily roteò gli occhi al cielo e diede una leggera gomitata nel fianco di Skylight.
- Credevo che la tua idea fosse buona – si lamentò, fintamente contrariata. - Ma gli hai dato solo un altro motivo per pavoneggiarsi, ora. -
Il Corvonero fece spallucce, ma le sorrise e non distolse gli occhi dal suo viso per tutto il tempo in cui mescolò le carte. Anche la Tassorosso sorrise, sinceramente divertita, e sobbalzò quando una mano le si posò sulla spalla e la prese in contropiede.
- Si dice Briscola, non Brisfola. - precisò Andromeda, sedendosi vicino a lei. Alla vista dell'amica, sul viso di Skylight sorse un sorriso spontaneo, ma molto più largo dei precedenti.
- Andromeda. - esclamò, cercando di mascherare la contentezza che aveva provato nel vederla. 
Il giorno prima avevano parlato, tanto da farsi seccare la gola, e la Corvonero le aveva fatto una domanda abbastanza esplicita. Skylight doveva ancora risponderle.
- Voglio provarci! - affermò, sbattendo con convinzione una mano sul tavolo.
Era girata completamente verso Andromeda e quando le fece l'occhiolino, la Corvonero comprese all'istante il messaggio intrinseco che nascondeva quell'affermazione. - Voglio provare a mischiarle io quelle carte. -

 


Angolo d'autrice:
Ehilà! Chiedo perdono per l'aggiornamento mancato, ma la settimana scorsa è spuntato fuori all'improvviso uno stage a scuola di cui non ero a conoscenza e ci sono rimasta incastrata dentro. Ergo: tutti i pomeriggi impegnati. E i professori ovviamente non hanno risparmiato i compiti.
Comunque, ecco gli altri personaggi che non ho descritto nelle punizioni! Non è un capitolo molto importante, ma almeno è allegro e ce n'era il bisogno visti i precedenti ;)
Ringrazio infinitamente tutti quelli che hanno recensito (<3) e vi saluto!
Alla prossima,
Colpa delle stelle

   
 
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