EPILOGO

 
 
Sono seduta sul largo davanzale della finestra, la testa rivoltata verso la luna che risplende nivea sull'acqua del mare, in contrasto con un cielo di un blu così scuro da sembrare nero, illuminato da qualche stella qua e là.
Da quando Luna ha scoperto il mio problema le cose sono migliorate. Dormiamo quasi tutte le notti insieme. Le mie urla e il mio rigirarmi nel letto come una pazza durante gli incubi la destano e subito dopo lei mi sveglia. Le racconto il mio incubo e lei commenta di tanto in tanto. Anche se non sono poi così svariati. In quanti modi mi sono vista torturata dalla Mangiamorte. Quante volte ho visto i miei amici morire davanti ai miei occhi o i miei genitori accusarmi di averli traditi, prima di perire sotto la bacchetta della mia nemica. Luna mi consola, dice che stanno bene e che mi capiranno, che li ritroverò e tutto tornerà alla normalità. Quanto le sono grata! Senza di lei sarei impazzita, mi ha aiutato a ritrovare me stessa. Alcune notti, ho provato a dormire senza di lei. In una di queste ho avuto un incubo tra i peggiori: quella volta ero io a uccidere tutte le persone che amavo, perché avevo perso la regione dopo uno dei miei "colloqui" con Bellatrix. Ho urlato, in preda al panico e all'orrore, ma non è stata Luna a svegliarmi. È stato Ron. Le mie grida lo avevano destato ed era subito accorso. Gli ho raccontare tutto e alla fine si è infilato nel letto e , impacciato, mi ha abbracciato dicendo che quella notte sarebbe stato lui con me, che non mi avrebbe più lasciata. Io, all'inizio imbarazzata, mi sono posizionata tra le sue braccia e, con la testa appoggiata al suo petto e i battiti del suo cuore che mi rimbombavano nelle orecchie, mi sono addormentata. È stata una delle poche notti in cui non ho avuto più incubi. Da quel giorno mi è sempre stato vicino e credo abbia parlato con Fleur perché si è tranquillizzata. Harry, invece, non ne sa niente: è già troppo occupato con il piano che domani metteremo in atto.
Tra meno di cinque ore dovrò trasformarmi in Bellatrix Lastrange. Le mie mani si stringono a pugno sulla bacchetta appartenente alla Mangiamorte. Perché se voglio essere il più credibile possibile, dovrò impugnare la sua arma. Quella con cui ha ucciso milioni di persone, come Sirius. Quella con cui ha tracciato il Marchio Nero sopra Hogwarts. La bacchetta che mi ha torturata. La mia presa si fa più forte, tanto che ho paura di spezzarla. Non posso riuscirci. Non posso fare finta che non sia successo niente! Quando Harry l'ha proposto sono rimasta paralizzata. Quel giorno avevo trovato un capello della donna sul mio maglione, quello che avevo a Malfoy Manor. Mi sono a lungo opposta a questa decisione, ma poi Unci-unci ha iniziato a dire che sarebbe andato tutto all'aria per colpa di una ragazzina capricciosa e codarda e allora ho ceduto. Nessuno può mettere in dubbio il mio coraggio! Nessuno! Ma per quanto io mi sforzi di non apparire turbata, dentro di me si sta scatenando l'inferno. Il solo pensiero che quando mi guarderò allo specchio vedrò la sua immagine, mi fa rabbrividire.
E ora sono qui, nella mia ennesima notte insonne, mentre mi rigiro tra le mani l'arma della mia nemica. Devo farlo. Devo farlo per Harry, per i Weasley, e per tutti i maghi e i non maghi. Per i miei genitori. Quando sarà tutto finito potrò riabbracciarli. Non so se capiranno mai perché ho fatto quello che ho fatto, ma dovevo. Non potevo lasciarli soffrire così. Li dovevo proteggere, come ho tentato di fare con Harry e Ron a Malfoy Manor. A volte penso di dimenticarmi di proteggere me stessa. Lo provano gli incubi che mi visitano a sere alterne. Lo prova la scritta "Mudblood" sul mio braccio. Mi tiro su la manica fino a farla apparire e alla luce della Luna sembra ancora più macabra. Ma stavolta non piango quando la vedo rilucere sulla mia pelle, anzi sorrido. Lo faccio perché Belletrix Lestrange quando mi ha scritto questa parola ha commesso un grosso errore! Mi ha inciso ciò che per lei sempre sarò: una Mezzosangue, una Sangue Sporco. Il punto è che questa è solo una parte di me, che non potrebbe descrivermi alla perfezione. È solo il pezzo di un puzzle, necessario, ma da solo non può comporre l'immagine. Guardando lo sfregio sul mio braccio, questa è la cosa più superficiale che si può notare perché io sono fiera delle mie origini. Sono orgogliosa di essere una nata babbana, di aver potuto conoscere bene entrambi i mondi senza alcun pregiudizio e con la mente aperta. Perché dovrebbe essere motivo di vergogna? In questo Bellatrix ha sbagliato, ma non pensando che mi avrebbe ferito! So che ci saranno giorni in cui il solo ricordo di ciò che mi è accaduto prosciugherà in me la voglia di vivere; che non smetterò di soffrire guardando questa ferita; che il ricordo di questa guerra finirà per piegarmi e, forse, anche per spezzarmi. Probabilmente, ci saranno momenti nei quali mi odierò per il mio sangue, nei quali sentirò di non essere niente, solo un ombra che gira in questa terra e, se vinceremo, non capirò mai le persone che mi guarderanno con ammirazione, perché in fondo sto solo seguendo ciò credo, i miei ideali. Ma verrà anche il giorno in cui davanti a tutto questo sconforto, guarderò questa ferita e al posto di distruggermi ancora di più mi farà sorridere. Perché è in questa ferita che si vede l'immagine finale del mio puzzle. Perché mi ricorderà per cosa sono stata marchiata: per ciò che sono. Che sono stata. Che sarò. Sempre.
 Una guerriera.


--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


Eccomi tornata con l'epilogo di questa storia!
Mi scuso per il ritardo con cui è stato postato, ma lo studio mi ha distrutto! Comunque, siamo arrivati alla fine. Devo dire che, sebbene questa non sia stata una delle storie più famose o recensite del sito, sono contenta di averla continuata e pubblicata fino alla fine. Ogni storia merita di avere un finale e ogni lettore merita di leggerlo. Smettere di scrivere solo per mancanza di recensioni è una violenza verso se stessi e verso il proprio racconto. Dopotutto, come disse Emil Cioran, non si scrive perché si ha qualcosa da dire, ma perché si vuole dire qualcosa e questo fantomatico "qualcosa" vale la pena di essere detto anche solo a quel lettore di passaggio che clicca la storia perchè lo incuriosice.
Va be', probabilmente non ve ne importa niente dei miei scleri filosofici! Quindi, ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite e le seguite. Un grazie particolare va a rebe5699 per aver recensito. Infine, ringrazio tutte le persone che hanno letto la storia e vi invito a recensire per dirmi cosa ne pensate.
Questo è tutto. Alla prossima!