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Autore: CastaDiva    28/11/2014    3 recensioni
Dopo quattro anni lontane Michiru e Haruka si ritrovano purtroppo non con i migliori auspici. La prima impegnata a districarsi con il suo ritorno alla vita scolastica giapponese e il suo debutto sulla scena musicale, la seconda alle prese con una dura riabilitazione a seguito di un incidente.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Haruka/Michiru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Un dolce odore di miele si stava insinuando all'interno della camera. Prima uno, poi entrambi gli occhi di Rei si aprirono mostrando alla sua vista la camera di Minako. La ragazza si stirò cercando di non scostare il lenzuolo che copriva il suo corpo completamente nudo. Colpì per caso con il braccio il muro ove erano fissate delle assi che sostenevano i ( pochi ) libri di Minako ed i suoi ( tanti ) peluche. Uno di questi piombò addosso alla mora che se lo rigirò tra le mani.
Un orsetto, un classico Teddy Bear che la guardava con i suoi occhi fatti di bottoni. Rei si mise seduta dando la schiena al muro, facendo attenzione di coprirsi con il lenzuolo. Osservava la stanza di Minako.
Sul lato sinistro un grande armadio ricolmo di vestiti all'ultima moda, affianco la toeletta sulla quale erano disposti, in disordine, trucchi vari.
Vicino alla porta una scrivania che invece di essere utilizzata per lo studio era ricoperta da giornali di moda ( che spesso intasavano anche il letto ), un piccolo cuscino per Artemis ( inutile visto che il gatto preferiva il letto della padrona ) un computer il cui modem era ricoperto da vari post-it. Sul lato destro una libreria piena per lo più di manga shojo, del genere scolastico/sentimentale che erano quanto di più lontano dalle letture abituali di Rei ma che invece erano il genere preferito della bionda, affianco la porta del bagno attiguo alla camera, in quel momento occupato dalla proprietaria.
Al centro della camera  un tavolino basso in vetro coperto anch'esso da riviste. Ed infine, nel lato in cui vi era in quel momento Rei, vi era il letto con ai piedi una cesta contenente giocattoli dell'infanzia ed affianco un comodino con all'interno giocattoli decisamente più adulti. Le pareti dipinte con un giallo pallido, un colore che ben si addiceva alla proprietaria della stanza in quanto esprimeva un naturale calore e spensieratezza. In definitiva, la camera della bionda era l'esempio perfetto della femminilità mentre la sua a mala pena sembrava la camera di una persona. Spoglia, per meglio dire essenziale, un futon, un tradizionale kotatsu, un armadio vecchio stile per i libri ed un comodino contenente i vestiti, niente orpelli ed oggetti inutili. Il tutto seguendo lo stile tradizionale giapponese, così come tutta la casa della miko. Insomma, si poteva affermare con certezza che le loro stanze fossero l'esatto opposto.
Mentre Rei era ancora seduta sul letto, Minako aprì la porta del bagno facendo confluire nella stanza vapore acqueo misto ad un forte odore di miele, probabilmente frutto dell'abnorme quantità di bagnoschiuma che la bionda utilizzava nella vasca.
" Oh, sei sveglia " constatò Minako sistemandosi l'asciugamano che conteneva la sua lunga chioma bionda " Il bagno ora è libero "
" L'ho notato " rispose la mora senza prestarle troppa attenzione.
" Ti vedo molto pensierosa " affermò l'altra sedendosi a sua volta sul letto.
" Stavo solo riflettendo su quanto le nostre camere fossero agli antipodi " spiegò la miko trascinandosi sulla sponda del letto in cerca dei suoi indumenti. Nonostante lei e Minako facessero sesso ormai da quasi un anno provava ancora imbarazzo a farsi vedere nuda e cercava di mostrarsi in quello stato il meno possibile.
" Dovresti prendere un nuovo mobile per la tua " affermò la bionda " Sia il tuo armadio che il comodino non possono contenere più nulla " sbuffò.
" Effettivamente a momenti ci saranno i saldi e vorrei comprare qualcosa di nuovo " convenne la miko mentre si infilava la biancheria.
" Oh sì, anche per quello " disse l'altra ragazza che già pregustava l'arrivo della corsa per la ricerca delle offerte più convenienti " Però io pensavo più al fatto che da te non ci sta nessuno dei nostri giocattoli ed ogni volta tocca a me portarli in borsa. Non puoi immaginare la paura quando una volta incontrai Usagi-chan per strada e... "
" Penso che ora mi farò una doccia " esclamò Rei alzandosi di scatto, rossa in volto, dirigendosi verso il bagno. Appena entrata si denudò completamente mettendo i propri indumenti sopra il lavabo. Sì gettò immediatamente sotto il getto d'acqua, senza aspettare l'arrivo dell'acqua calda. Il contatto gelido tra la sua pelle e le gocce d'acqua le causò un breve spasmo, controbilanciato quasi immediatamente dal rilassamento dei muscoli una volta che la temperatura si alzò. Rimase sotto il getto continuando coi suoi pensieri. Nonostante come elemento aveva sempre trovato più affine a sè il fuoco doveva ammettere che l'acqua aveva un effetto rilassante su di lei, ma questo del resto poteva dirsi della gran parte della popolazione umana. Rifletteva Rei, sulla sua pseudo-relazione con Minako. Era iniziata quasi per gioco, per sfizio, " finchè non incontriamo un ragazzo che ci piace perchè non stiamo insieme ? " le aveva proposto la bionda dopo la loro " disavventura " nella grotta. La miko non ricordava neanche perchè accettò, fatto sta che il tempo era passato e benchè entrambe avessero ricevuto inviti ad uscire da parte di numerosi ragazzi, li avevano rifiutati per un motivo o per l'altro, con la conseguenza che la loro relazione di convenienza ora pareva essere un vero e proprio fidanzamento.
" Ma a me non piacciono le donne " esclamò mentalmente Rei. Ne era sicura, nessuna ragazza l'aveva mai attirata in quel senso, al massimo aveva provato una forte ammirazione per qualche sua sempai ( tra le quali rientrava anche Michiru, ma dopo essere diventate amiche la mora si guardò bene dal rivelarle che un tempo la guardava alla stregua delle sue tante fangirl ). A lei piacevano i maschi, ne era più che certa.
" Perchè l'ultima volta ho rifiutato quell'Hirano? " disse.
" Perchè portava la divisa della Takei, una scuola a tuo dire di buoni a nulla " le ricordò Minako entrando nella doccia.
" Minako!! " strillò la miko voltandosi, coprendosi al contempo, per quanto possibile, le parti intime con le mani " Cosa ci fai qui? "
" Come pensi di lavarti senza shampoo e bagnoschiuma? " domandò l'altra indicando lo scompartimento dei prodotti da bagno completamente vuoto " Io non uso la doccia per cui li lascio sempre sul bordo della vasca " spiegò porgendoglieli.
" Grazie, ora puoi uscire " disse la mora dopo aver preso i flaconi.
" Perchè invece non facciamo la doccia insieme? " propose raggiante Minako chiudendo lo sportello.
" Ti sei già lavata ed inoltre non preferivi la vasca? " chiese Rei allontanandosi per quanto possibile nell'abitacolo.
" Un pò d'acqua in più non mi farà certo male " affermò la bionda " E poi se è con te anche la doccia è divertente "
La miko si girò cercando di mascherare il rossore al volto causato dalle parole di Minako. Vedendo come la discussione pareva essersi chiusa la bionda riprese dalle mani della mora il flacone dello shampoo facendone fuoriuscire un pò sulla propria mano, andando poi con l'altra a raccogliere i lunghi capelli dell'altra.
Il movimento rotatorio che faceva Minako sulla testa di Rei era oltremondo rilassante. Le dita si insinuavano tra i capelli andando a massaggiarle la cute. Rei era certa che nessun ragazzo avrebbe mai potuto avere un tocco del genere.
Concluso con il capo Minako passò al bagno schiuma che fece scivolare addosso al corpo dell'altra ragazza.
" Posso lavarmi da sola " borbottò questa ma lei non le prestò ascolto continuando a massaggiarle il corpo, scendendo sempre di più.
" Minako!! " urlò nuovamente la miko quando la bionda iniziò ad allungare troppo le mani. Oltretutto sentiva qualcosa di appiccicoso sul corpo " Che bagnoschiuma mi hai messo? "
L'altra ragazza le passò un piccolo flaconcino color porpora la cui etichetta recitava " Olio ai fiori di ylang ylang, per rendere infuocate tutte le vostre notti "
" Si può sapere cosa ti passa per la testa?! " strillò la mora facendo cadere sul fondo della doccia l'olio " Tua madre ha fatto la notte potrebbe venire da un momento all'altro e tu... "
" Mia madre quando torna a casa è stravolta, non avrebbe neanche la forza, oltre che la voglia di venire in camera mia " spiegò Minako mentre le posava dei baci sul collo.
" I..in ogni caso non abbiamo tempo, dobbiamo andare a scuola ricordi? " disse Rei cercando di farla ragionare. " Nella mia scuola non sono ammessi i ritardi e con una punizione il mio ruolo di capitano della squadra di tiro con l'arco salta . "
" Ok " mestamente Minako si allontanò dall'altra ragazza uscendo dalla doccia. Rei tirò un sospiro di sollievo, almeno per quanto riguarda i doveri di capitano la bionda prendeva le cose molto seriamente essendo lei stessa capo della squadra di pallavolo della sua scuola. Con il pericolo scampato la miko si apprestò a concludere la sua doccia.
 
La giornata che si stava prospettando non era delle migliori per Haruka. Il giorno prima Setsuna dopo un bell'interrogatorio ( di cui poteva metterci la mano sul fuoco, Chiba era coinvolto ) l'aveva quasi obbligata a prendere un appuntamento con lo psicologo e, ciliegina sulla torta, nel pomeriggio avrebbe avuto riabilitazione con Michiru. Non era dunque strano che fin dal mattino la bionda tenesse una faccia da funerale, cosa che il suo compagno di stanza non perse tempo a farle notare. Almeno, se c'era una nota positiva in quella giornata, era che Takeda avrebbe dovuto fare degli accertamenti in una struttura più attrezzata dunque fin dal primo mattino l'uomo era uscito dalla clinica Mugen e sarebbe tornato solo il pomeriggio del giorno successivo.
La mattina dunque diversamente dal solito l'aveva passata a poltrire in camera, finalmente libera da coinquilini molesti. Questo almeno fino all'ora del pranzo. Il suo stomaco stava già iniziando a brontolare quando la porta della stanza venne aperta facendo entrare all'interno un invitante odore.
Se c'era una cosa di cui Haruka non poteva lamentarsi era l'alta qualità della cucina della clinica. Stranamente però, invece della solita infermiera fu Makoto a varcare la soglia della porta scortando un carrello contenente vassoi e cibo.
Makoto era una studentessa delle superiori che lavorava part-time alla clinica ed in virtù del suo status di studentessa iniziava a lavorare solo nel pomeriggio preparando la cucina ed i suoi attrezzi, gli ingredienti per la cena ed infine cucinando quando questa era imminente. Oltre all'orario insolito dunque pure il ruolo era inusuale visto che per portare il cibo ai degenti vi erano delle ragazze specifiche.
" Ti hanno degradata? " scherzò Haruka sistemandosi intorno al tavolino della stanza.
In genere una camera d'ospedale sarebbe dovuta essere priva di qualunque mobile che ne limitasse la percorribilità sia per i degenti che il personale, soprattutto in caso di pericolo. Però la bionda e Takeda erano lì solo in virtù della riabilitazione e non correvano nessun pericolo o meglio, non più di quanto ne corresse una persona perfettamente sana. Dunque la loro era una stanza con tavolo e sedie ( utilizzate dalla pilota o dagli ospiti in quanto l'altro occupante si muoveva in sedia a rotelle ), un mobile con sopra adagiato un televisore e contenente videogiochi, un armadio che all'interno aveva il vestiario di entrambi, una camera ampia visto che entrambi gli ospiti potevano muoversi senza restrizioni ( Takeda necessitava di più spazio ).
" Una ragazza del servizio pasti si è ammalata dunque ieri mi hanno chiamata chiedendomi se ero disponibile a sostituirla " spiegò Makoto. La Clinica Mugen era fiscale per quanto riguardava i ruoli ma ancora di più riguardo alla segretezza. Il personale medico e non veniva accuratamente selezionato svolgendo anche dei test comportamentali. Avendo all'interno persone di una certa fama, nessuno voleva che certe notizie uscissero dal perimetro dell'edificio. Ovviamente, in sede di contratto, prima della firma finale del futuro dipendente veniva fatta sottoscrivere una clausola che faceva sì che, in caso di accertata causa di fuga di informazioni, il dipendente sarebbe stato immediatamente licenziato e su di lui sarebbe gravata una denuncia automatica.
Inoltre, il personale era diviso tra reparti e nessuno era autorizzato ad entrare in un altro al di fuori del proprio salvo permesso firmato dalla direttrice la quale era esente da questa limitazione insieme alla dottoressa Mizuno ( che ricopriva il ruolo di primario ) ed il professor Tomoe.
 Vedendo come funzionava la clinica, è facile immaginare che qualora un dipendente fosse stato indisponibile a lavorare, l'amministrazione era più propensa a chiamare qualcuno del medesimo reparto piuttosto che chiamare un dipendente assegnato ad un altro se questo era in grado di svolgerne la mansione. Makoto in quanto cuoca in verità sarebbe dovuta essere relegata alla cucina però l'entrata di questa era attigua al reparto dei degenti con problemi motori i quali avendo più libertà rispetto agli altri a volte giravano per i corridoi incontrando a volte gli addetti alla cucina. Dunque ciò aveva fatto di lei una candidata al posto e dopo alcune chiamate andate a vuoto rivolte ad altri era stata contattata.
" Ho dovuto fingermi malata per la scuola ma almeno guadagnerò qualcosina " disse la ragazza.
" Stai mettendo soldi da parte per qualcosa? " chiese la pilota stranamente amichevole ( il fatto che l'altra fosse una ragazza carina di certo aiutava ). Tutti i dipendenti che la bionda finora aveva visto o erano adulti o giovani praticanti, lei invece nonostante l'altezza notevole era chiaramente più giovane.
" Sì, il vitto settimanale " rise Makoto, una risata però non priva di una velata tristezza, cosa che non sfuggì allo sguardo attento dell'altra. Haruka già tempo prima aveva provato un interesse verso la ragazza. Niente di natura sessuale quanto piuttosto la sensazione di avere qualcosa in comune. La stazza fuori dagli standard di certo, se la bionda era alta Makoto le era inferiore di pochi centimetri. Era forse una mezzo sangue come lei? Del resto, da quanto poteva ricordare, solo Setsuna rivaleggiava con lei ed entrambe avevano un genitore straniero. Non era comunque una questione di fisico quanto piuttosto un medesimo atteggiamento. Sebbene l'avesse incontrata poche volte, e ci avesse parlato anche meno, aveva avvertito in lei una certa amarezza che abilmente mascherava dietro ad un sorriso, similmente a ciò che faceva lei con il suo atteggiamento da spaccona.
" Ho visto spesso una bella donna venire a trovarti, la tua fidanzata? " domandò la più giovane cambiando argomento. Non era il tipo che voleva farsi compatire dunque sebbene non avesse nulla di cui vergognarsi cercava di parlare della sua condizione il meno possibile.
" Chi, Setsuna? " esclamò Haruka leggermente sbigottita " No, no è mia sorella. Sorellastra per la precisione " aggiunse per fugare ogni dubbio riguardo al fatto che non si somigliassero per niente. " I suoi genitori mi hanno adottato che avevo tre anni ".
" Sei stato fortunato ad essere finito in una famiglia così premurosa " le sorrise Makoto.
" A rimanere orfano a tre anni ? " rise beffarda la bionda stupita dalle parole dell'altra, mettendosi preventivamente sul piede di guerra " Già, è una cosa che augurerei a chiunque " " Hai comunque trovato una nuova famiglia che ti vuole bene " affermò la più giovane, conscia di essere in ritardo con le consegne dei pasti ma incapace di lasciare le conversazione. " Una famiglia che ti ha voluto e con cui sei potuto crescere.  " " Facile parlare ma cosa ne vuoi capire tu?! " affermò a denti stretti Haruka.
" I miei genitori sono morti che avevo dodici anni " spiegò serafica Makoto " A questa età nessuna famiglia vuole adottarti ma almeno a quattordici anni i servizi sociali mi hanno concesso di andare a vivere da sola nell'appartamento in cui abitavo con la mia famiglia a patto che io riuscissi a mantenermi. L'affitto mensile lo pago con l'eredità lasciatami però per le bollette ed il cibo devo provvedere da me lavorando. Tecnicamente non potrei ma i servizi sociali non controllano, per loro sono un minore in meno da mantenere dunque meglio così "
“ Scusa “ disse la bionda rendendosi conto di come le sue parole possano aver ferito l’altra.
“ Figurati “ replicò Makoto  mettendosi nuovamente alla guida del carrello. “ Non posso dire di averlo superato ma non sono certo una che si deprime. Ho già avuto una bella botta dalla vita, dunque ora si può solo migliorare no? “ disse sorridendo,        questa volta in modo sincero.
“ Giusto “ le sorrise di rimando la pilota per poi soffiare sulla zuppa appena consegnata. La sincerità e pensiero positivo dell’altra l’avevano spiazzata, pensava di avere qualcosa in comune con lei ma, oltre all’infanzia accomunata dalla perdita dei genitori, erano molto diverse, quasi la invidiava, cosa che lei, orgogliosa com’era, non aveva mai provato per nessuno, nemmeno per persone che, oggettivamente, la superavano nelle più disparate cose.
“ Per quanto avrai il turno di pranzo ? le chiese.
“ Una settimana credo “ rispose la più giovane.
“ Spero di poter chiacchierare ancora con te allora “ disse suadente la pilota, ghignando leggermente al vedere l’altra imbarazzarsi per poi uscire dalla porta trascinando il carrello del cibo, carrello che fece sbattere più di una volta sulla soglia.
 
 
La campanella della fine delle lezioni mattutine salvò Michiru da una temutissima interrogazione di matematica. Per quanto lei eccellesse in praticamente tutto quella materia non le era mai andata giù. Ciò non vuol dire che avesse voti bassi, disdicevoli, non sia mai, però impiegava il doppio del tempio per imparare una nozione rispetto alle altre materie.
Come ad pausa ogni pausa pranzo Michiru uscì dall'aula per recarsi sulla terrazza. Notoriamente era preclusa agli studenti ma per lei gli insegnanti avevano fatto un'eccezione. Il fatto che fosse l'unica autorizzata ad andarci faceva sì che durante i pasti avesse la tranquillità e del tempo per se stessa. Purtroppo quel giorno ad attenderla fuori dalla classe vi erano un gruppo di ragazze che, ad una rapida occhiata, Michiru identificò come le sue compagne del nuoto.
" Dovremmo parlarti Kaiou-san " esclamò la più grande tra loro, un'energumena dalla folta chioma rossa che avrebbe decisamente figurato meglio nel club di karate che in quello di nuoto
" Per ogni problema riguardante la squadra c'è Ami-san che mi tiene informata " la liquidò la violinista cercando di farsi spazio per andarsene, le altre ragazze però non avevano la minima intenzione di demordere.
" Il capitano non è informata o meglio, non ha voluto sentir ragioni dunque abbiamo deciso di risolvere il problema alla radice " continuò la ragazza.
" Problema? " Ripetè perplessa Michiru.
" Questo fine settimana c'è il primo turno del torneo interscolastico di nuoto, indovina chi è nel gruppo titolare pur avendo saltato gran parte degli allenamenti? " spiegò una ragazza più giovane, probabilmente del secondo anno.
" E' Ami-san a decidere le ragazze del gruppo, non io "  affermò la violinista che non aveva la minima intenzione di starle a sentire un minuto di più.
" C'è qualche problema?  "
Dal fondo del corridoio apparve Ami,  avvertita da alcune compagne di Michiru che l'avevano vista fermarsi con le compagne del nuoto le quali non parevano avere atteggiamenti amichevoli.
" Per qualunque cosa riguardante la squadra " esordì il capitano " Dovete rivolgervi a me
" E' inutile parlare con te, sei sorda quando si tratta di lei " le ringhiò contro una ragazza assumendo poi un'espressione tra il divertito ed il maligno " Del resto c'era da aspettarselo, mai che parli di ragazzi o che mostri un minimo interesse verso di loro, forse non è stata solo una scelta dettata dalla qualità del nostro istituto se ti sei trasferita in una scuola di sole ragazze." la giovane si inumidì le labbra prima di lanciare l'attacco conclusivo all'altra " E poi come ti sei mostrata così interessata al ritorno di Kaiou...  "
A seguito dell'insinuazione Ami divenne rossa fino alle punte dei capelli abbassando il capo e distogliendo lo sguardo dalle sue interlocutrici. Al che Michiru si piazzò davanti alla più giovane con fare protettivo " Se avete dei problemi con me possiamo benissimo giocarci la presenza in squadra in una gara di nuoto. Domani pomeriggio sono libera se volete sfidarmi " esclamò sprezzante, certa di poter benissimo sconfiggerle tutte.
" Ci credi sceme? Sappiamo benissimo che sei la migliore " sbraitò la rossa " Però non ci spacchiamo la schiena con allenamenti su allenamenti e non è giusto che solo perchè ti chiami Kaiou tu abbia il posto assicurato pur non essendo quasi mai presente "
" Non è il mio nome ad avermi dato il posto " sentenziò Michiru " Ma per ciò che hai detto prima, sono la migliore "
Il chiasso che le ragazze stavano facendo in mezzo al corridoio richiamò l'attenzione di uno degli insegnanti che immediatamente intervenne per riportare la quiete. Sebbene le ragazze abbandonarono gli intenti bellicosi era chiaro che quella era solo una tregua e che presto sarebbero tornate all'attacco.
Rimaste sole Michiru propose ad Ami di pranzare insieme e dopo un'iniziale ritrosia la più giovane accettò di seguirla sulla terrazza della scuola.
" Che bel pranzo!! " esclamò la violinista guardando la disposizione del cibo nel bento di Ami. " Tua madre deve essere un'ottima cuoca "
" In realtà è la domestica che l'ha fatto " la corresse l'altra " Mia madre lavora tutto il giorno dunque è Akemi-san ad occuparsi dei miei pasti e di tener pulita la casa "
" Capisco " disse Michiru, abituata ad una vita seguita unicamente dai domestici.
Salvo quel breve preludio il pranzo si consumò in un religioso silenzio. Ami troppo timida per parlare, Michiru non abbastanza coinvolta per tirar fuori le parole dalla bocca dell'altra. Solo concluso di mangiare la più piccola proferì nuovamente parola.
" Tu saresti un capitano migliore "
" In questo caso si che le ragazze avrebbero motivo di lamentarsi con un capitano mai presente " rise la violinista " Dopo di me sei la nuotatrice migliore, sempre presente agli allenamenti e a tuo agio con tutte le scartoffie necessarie per far andar avanti il club. Sei perfetta per questo ruolo  "
" Non mi rispettano, come posso essere un buon capitano?! " strillò Ami stingendo con forza la propria gonna. " Tu invece hai saputo tenere loro testa, dovresti riprenderti il posto che ti compete "
" Sono stata capitano alle medie, a quei tempi praticamente erano i professori a gestire il tutto, ora non avrei il tempo per riprendermi il posto " affermò Michiru " E sinceramente neanche la voglia. Alle medie il club di nuoto era più il mio fan-club che una squadra dunque diventò automatica la mia carica di capitano sebbene io non abbia mai mostrato alcun interesse per loro "
" Sei una persona solitaria " scherzò la più giovane sentendosi però in un certo senso rincuorata. " Però anche io lo sono ".
All'arrivo di Michiru, aveva dato per scontato che in breve tempo questa avrebbe ripreso la carica per cui lei aveva tanto faticato ottenere, dimostrandosi sempre la migliore, costruendo un solido rapporto con i professori per far ottenere alla squadra notevoli vantaggi rispetto agli altri club. In verità gran parte delle sue compagne di squadra erano partite con l'idea del cambio di capitano, ed Ami era sicura che pure i professori avrebbero chiuso un occhio se Michiru avesse voluto, ma fortunatamente la violinista entrò nel club solo come membro saltuario senza nessuna pretesa di comando. Le ragazze dovettero presto abbandonare la loro fantasia. Tra l'altro, la ragazza era sicura che parte dell'ostilità mostrata dal gruppo non fosse altro che il risultato per il rifiuto della più grande al ruolo di capitano.
" Io non mi interesso delle altre persone, per scelta personale " la corresse la violinista che in vita sua praticamente aveva stretto rapporti d'amicizia solo con Rei ed Haruka " Dunque non mi interessa essere capo di un gruppo " Sono invece convinta che la tua sia solo una questione di timidezza ed insicurezza. Alle altre persone potrà sembrare che i nostri atteggiamenti siano i medesimi, ma in realtà son profondamente diversi. Con la tua eccellenza scolastica ed il suo essere scostante scommetto che in molti ti abbiano additata come una superba che non presta attenzione agli altri. Mentre invece i fatti parlano di una ragazza che quando le viene chiesto un aiuto in una data materia è sempre disponibile a dare una mano, anche al di fuori delle lezioni, che perde tempo per studiare nuovi metodi per aiutare le ragazze del nuoto nei loro difetti, che come capoclasse cerca sempre di creare un dialogo aperto tra alunni ed insegnanti "
A seguito delle parole di Michiru l'altra ragazza arrossì leggermente, incapace di staccare i propri occhi da quelli della più grande.
" Rei-san mi ha parlato di te " spiegò così la violinista le informazioni riguardo lei. " E vedendo come ti sei impegnata per farmi trovare un impegno extracurricolare per avere i crediti necessari al diploma posso dire di essere d’accordo con la sua visione di te "
" N...non ho fatto nulla di speciale, sei tu quella che fa grandi cose " affermò Ami " Il conservatorio a Vienna, macinare record su record nel nuoto, avere una mostra d'arte ad appena nove anni. Alle medie quando ti vidi alla finale regionale di nuoto, tutti sapevamo che avresti vinto sin da quando poggiasti i piedi sulla pedana "
" Non ti facevo una mia grande fan " esclamò piuttosto sorpresa Michiru cercando di scavare nella propria memoria. Ora che ricordava meglio, alle medie lei ( come nuotatrice singola ) e la sua squadra avevano ottenuto il piazzamento migliore tra le nuotatrici di tutta la regione, ma che da lì a ricordarsi di lei...
" Io ottenni il secondo posto " spiegò Ami vergognandosi leggermente, indecisa però se per il risultato oggettivamente buono, o per il fatto di essere arrivata seconda rispetto alla ragazza che aveva di fronte. " Facemmo pure una foto insieme per l'annuario dei partecipanti alla competizione "
" Non ricordo " disse semplicemente la più grande causando un leggero sorriso nell'altra che vedendo l'espressione perplessa della violinista si affrettò a spiegare.
" Normalmente qualcuno si sarebbe scusato di non ricordare il volto di una persona, benchè oggettivamente siano passati anni e noi eravamo poco più che ragazzine, tu invece no. Sei... interessante.  "
" Bel modo di definirmi " sorrise la violinista. Nonostante per sua stessa ammissione non provasse interesse per il resto del mondo, pareva che Ami cominciasse a rientrare in quella stretta cerchia di persone degne di nota. La ragazza pareva... comprenderla. Non di certo ad un livello quasi complementare come Haruka, nè ad un livello di esperienze e carattere comune come Rei, forse neanche lei avrebbe saputo spiegarlo a parole, forse con la musica o la pittura avrebbero potuto aiutarla a creare un qualcosa che spiegasse questo debole legame che stava nascendo. Un'altra cosa le venne però in mente, qualcosa che le avrebbe chiarito le idee.
" Non abbiamo mai nuotato insieme " esclamò. Era vero. Come capitano, Ami stava la maggior parte del tempo fuori dalle vasche a scrutare le movenze ed i risultati delle compagne, allenandosi per ultima. Come asso della squadra, Michiru partiva per prima in modo da fornire un esempio per le altre " Vogliamo andare? " propose Michiru porgendole la mano.
" Dove? " domandò Ami stringendo quel palmo nel proprio.
 
La piscina dell'Istituto Sophomore era ampia, ben al di sopra delle reali esigenze della scuola. Ora che all'interno si trovavano solamente Michiru ed Ami, questa sembrava ancora più grande.
" Non mi sembra una buona idea... " mormorò la più giovane mentre dall'altra parte Michiru si era già buttata. Quando, poco prima, la violinista era andata dal docente responsabile del club insieme a lei a richiedere le chiavi della palestra per un'esercitazione durante l'orario pomeridiano, questo aveva speso solo qualche minuto prima di rendersi conto da chi proveniva quella richiesta ed accettarla.
" Non mi sembra una buona idea saltare le lezione " continuò Ami sedendosi a bordo vasca.
" Paura di prendere solo 98 nel prossimo test? " scherzò Michiru che con un paio di bracciate la raggiunse mettendo le mani sulle sue ginocchia. " Entra "
Pur non subendo le medesime pressioni del professore, Ami seguì quella richiesta come un ordine, immergendosi in acqua. Tremò leggermente a causa dello sbalzo di temperatura.
Insieme alla più grande nuotò senza fretta, solo per rilassare i muscoli intorpiditi dal torpore dell'acqua. Ami non potè fare a meno di notare con quanta grazia Michiru eseguisse movimenti così meccanici ed immediati, frutto di anni di all'allenamenti.
" Ti va una gara? " propose la più grande quando entrambe raggiunsero il bordo vasca.
" Io e te? " mormorò Ami
" Vedi qualcun'altro? " domandò la violinista con tono di ovvietà.
Con un tacito assenso Ami si mise in posizione di partenza, presto seguita dalla seconda ragazza. Ad un cenno di Michiru partirono. Fu da subito un testa a testa, entrambe sorprese di vedere come l'altra riusciva a tenere il proprio ritmo. Arrivate vicino alla fine però Michiru staccò la più giovane, raggiungendo per prima la meta.
" Beh, era prevedibile " disse Ami
" Non hai neanche provato a battermi " ribattè ruvida la più grande.
" Un misero lago non potrà mai contrastare la forza del mare " dichiarò seria la più giovane sedendosi a bordo vasca. La violinista fu sorpresa da quelle parole e stava per ribattere quando improvvisamente arrivò Rei.
" Sirenette, è ora di uscire  " esclamò.
" E come mai sei venuta tu a dircelo?" chiese Michiru seguendo Ami fuori dall'acqua.
" Oggi portano i nuovi archi per il club dunque sono giustificata a saltare parte delle lezioni pomeridiane per accertarmi che il nuovo materiale non sia difettoso, visto che il nostro insegnante responsabile a mala pena sa come sia fatto un arco " spiegò la mora scostandosi i capelli " E visto che il club di tiro con l'arco è vicino alla piscina mi hanno mandato a chiamarvi "
" Se vuoi continuare a parlare possiamo vederci a casa mia " disse Ami alla più grande " Poi mia madre ci porterà in clinica "
" Va bene " acconsentì Michiru iniziando ad asciugarsi.
" Ehi voi due, mi state ascoltando?! " sbraitò Rei. La sua compagna di classe si incamminò verso lo spogliatoio senza risponderle, in quel momento era troppo concentrata nei suoi pensieri per permettere alla mora di invadere il suo spazio privato, anche solo per ricevere una risposta alla domanda posta.
" Si può sapere cosa è successo tra voi due? "sbuffò la miko una volta che Ami fu lontana da loro. Raramente l'aveva vista in quello stato e sempre per qualcosa che la preoccupava.
" Credimi se ti dico che ne so meno di te " disse la violinista mentre strizzava i suoi capelli intrisi d'acqua. In piscina era obbligatorio l'uso della cuffia, costrizione che Michiru aveva sempre mal sopportato e visto che non vi era nessuno a controllare aveva avuto l'ardire di entrare senza. A suo dire, quel pezzo di plastica stretto in testa le impediva di " sentire " l'acqua. Ai più poteva parere un capriccio dettato da un animo abituato ad ottenere tutto ciò che vuole, ma Rei poteva dire di comprenderla. Non con l'acqua, il fuoco era l'elemento con cui aveva un legame speciale, con cui rimaneva ore a meditare immobile nel silenzio del suo tempio di famiglia.
" Non è che Ami-chan ti ha fatto una dichiarazione? " chiese la miko. La voce che Ami potesse avere un interesse nascosto verso Michiru era da tempo uscita dalla cerchia delle ragazze del nuoto tanto che era arrivata alle orecchie della mora.
" Ma no, abbiamo parlato un pò del club e ci siamo fatte una nuotata " rispose la più grande avvicinandosi.
" Sì, in effetti Ami-chan non è una di quelle ragazzette che perdono tempo dietro ad un amore surrogato " affermò Rei  con convinzione " Le solite maldicenze "
" Nessuno mi aveva mai definito un surrogato " esclamò Michiru fintamente offesa.
" Sai cosa intendo " replicò la mora piccata che insieme all'altra entrò nello spogliatoio. Ami se ne era già andata. Corretta com'era per lei era già stato un grande evento trovarsi con Michiru a nuotare durante le lezioni ed ora che aveva ricevuto l'ordine di tornare in classe era filata alla velocità della luce. Dall'altro lato Rei e Michiru non si facevano troppi problemi a prendersela con comodo, certe che nessuno avrebbe alzato la voce contro di loro. Negli anni passati nell'istituto erano abituate ad usare il potere derivato dalle famiglie quel tanto che basta per non sembrare delle raccomandate ed al contempo permettersi certe libertà. " Siamo un istituto femminile e molte di noi prendono sbandate per altre ragazze, alcune poi riescono a formare una coppia e a giocare a fere le fidanzatine. Ma alla fine non è altro che un gioco inutile. " dichiarò Rei.
" Hai per caso un problema con Minako-chan? " domandò la più grande mentre si spogliava.
" C...come ti viene in mente questo?! " esclamò l'altra con voce stridula per poi quietarsi improvvisamente. Non aveva mai visto Michiru nuda, non ne aveva mai avuto occasione del resto. Era indubbiamente una bella ragazza, più bella di quel che ricordava. Del resto era cresciuta e così anche il suo corpo. Mentre le guardava il seno, veramente grande, a memoria poteva dire che solo Makoto poteva rivaleggiare con lei su questo punto. Istintivamente si portò le mani sul proprio e la sensazione, indice di un'evidente disparità di dimensioni, non era certo edificante.
" Il tuo seno è perfetto così com'è, sei una perfetta bellezza orientale "
Queste parole, dette tempo prima da Minako, le ritornarono in mente facendola immediatamente arrossire.
" Rei-san, sei ancora qui? " domandò Michiru, ormai completamente vestita, che con uno schiocco di dita riportò l'amica con i piedi per terra. " Sicura che con Minako-san vada tutto bene? "
" Sì, sì, tutto bene " rispose, con tono poco convincente, la miko. Michiru non aveva bisogno degli anni d'amicizia per sapere che l'altra nascondeva qualcosa. Rei non sapeva mentire e ne era conscia. Sospirò.
" Dovresti avere il coraggio di troncare una relazione basata unicamente sul sesso " sentenziò la più grande  " O averne ancora di più ed ammettere che la vostra non è una relazione basta unicamente sul sesso "
" Che ne sai tu della nostra relazione?! " esclamò irritata Rei.
" So solo che ti conosco abbastanza per dire che non avresti passato così tanto tempo con Minako-san senza provare qualcosa per lei " affermò la violinista " Posso capire un mese, due, presa dalla...foga diciamo, ma un anno... è troppo. "
" Tu non sai niente " strillò rabbiosa la mora, fortunatamente erano sole e le classi lontane dunque nessuno poteva sentirle. " E poi cosa parli a fare di sesso se non hai la minima esperienza? "
" Non sto parlando si sesso ma di sentimenti lo vuoi capire? " si infervorò la più grande di fronte all'animo non proprio quieto della miko " Devi far chiarezza con Minako-san "
" Cosa ne vuoi sapere tu di sentimenti? " esclamò Rei " Che esperienze hai mai avuto? Facile parlare dall'alto di una moralità rarefatta e non toccata dalla realtà " aggiunse sul piede di guerra. " L'unica volta che avresti potuto fare qualcosa è stato con Haruka-san e come è finita? Sei fuggita in Europa quindi non venirmi a parlare di chiarezza o affrontare le situazioni "
" Haruka non centra niente in questa storia!! " dichiarò ferma Michiru, perdendo per un attimo la sua abituale compostezza.
" Haruka-san, magari dovrei confidarmi con lei, di certo ha più esperienza di te " sorrise maligna la miko sapendo di cogliere un nervo scoperto nell'altra.
" Come ho già detto Haruka non ha nulla a che vedere con ciò di cui stavamo discutendo " affermò lapidaria la più grande alzandosi per poi dirigersi verso la porta dello spogliatoio " Quando ti deciderai ad affrontare la realtà fammelo sapere " disse, uscendo dalla stanza chiudendo con forza la porta dietro di sè.
 
La casa di Ami era una tipica villetta familiare. Costruita su due piani,il primo era occupato dal soggiorno, la sala da pranzo e la cucina, il superiore dalle camere, il bagno ed una stanza che un tempo fu lo studio del padre della ragazza. Questa raramente veniva aperta dopo il divorzio dei coniugi Mizuno. Fu proprio lì che Ami la portò. La stanza aveva un forte odore di chiuso, segno che era da molto che nessuno vi entrava. Passando un dito su un pezzo del mobilio Michiru potè constatare l'enorme quantità di polvere presente. Guardandosi intorno la ragazza poteva facilmente dire che si trattava di una stanza adibita alla pittura. Tante tele poggiate al muro, segni di colore rappreso sul pavimento, numerose tavolozze poggiate su un tavolino. Mentre la violinista scrutava la stanza Ami andò alla finestra, aprendola facendo così entrare nuova aria e rischiarando notevolmente l'interno.
" Perchè mi hai portato qui? " domandò la più grande coprendosi la bocca per mascherare la tosse causata dall'alzarsi della polvere.
" Per farti vedere questo " rispose Ami scoprendo un quadro che troneggiava al centro della stanza. Michiru rimase a bocca aperta quando vide l'immagine di lei da bambina impressa sulla tela.
 
 
Goro Mizuno sin da giovane aveva sempre avuto una sensibilità superiore ai suoi coetanei. Da bambino era molto riservato, crescendo la cosa non sembrava migliorare tanto da preoccupare i genitori che per lui sognavano un futuro dirigenziale prendendo in mano l'azienda che fu di suo padre. A causa della sua riservatezza Goro subiva passivamente tutto ciò che succedeva intorno a lui. Si iscrisse e frequentò le scuole scelte dai genitori senza battere ciglio, sposò la ragazza scelta per lui ad un miai, delegò alla moglie qualunque decisione riguardo alla figlia. In un solo contesto Goro poteva dirsi pienamente consapevole delle sue scelte, in un solo momento nessuno poteva sindacare su ciò che faceva. Quando dipingeva. Prediligeva la pittura che praticava durante i suoi rari momenti liberi. Sebbene le persone intorno a lui non apprezzassero questo hobby questo non era un problema fintanto che rimaneva limitato. L'unica che provava un certo entusiasmo per i lavori di Goro era sua figlia. Quando Ami entrava nello studio di suo padre rimaneva incantata per ore ( nonostante la madre non approvasse il suo " perdere tempo " ) a guardare il genitore dipingere. I soggetti preferiti dell'uomo erano attinenti al mondo acquatico. Dipinti di fiumi,laghi, creature marine o comunque soggetti astratti che vi si rifacevano.
" Sei molto indicata al nome di famiglia " affermò una volta Goro durante una seduta di pittura. La bambina ( allora 8 anni ) lo guardò con un'espressione perplessa. Con fare amorevole il genitore le accarezzò la testa per poi iniziare a spiegare " Sei una bambina tranquilla come le acque di un lago, calma e riflessiva, una fonte di sostegno che quieta i problemi altrui. "
La piccola lo ascoltava estasiata, rare le volte in cui il padre avesse parlato con lei francamente, in quanto preferiva lasciar lavorare la moglie.
" Purtroppo però vi sono anche dei difetti, come ad esempio il chiudersi nella propria solitudine senza aprirsi agli altri, rischiando così di non svilupparsi mai. Come ho fatto io per tutta la vita tra l'altro "
Sebbene giovane Ami poteva comprendere la profonda tristezza insita nelle parole del padre. Quel giorno Goro non andò oltre con le parole, la moglie rientrò obbligando la figlia ad uscire dallo studio per concentrarsi sui propri compiti. Ami non poteva sapere che quella sarebbe stata l'ultima chiacchierata aperta con il genitore.
Tutto cambiò una sera. L'intera famiglia era stata invitata ad una mostra riguardante i lavori dei figli dei vari appartenenti alla " società bene " di Tokyo. Goro non amava le serate mondane ma il fatto che la mostra trattava i dipinti ( seppure di bambini ) l'aveva incuriosito abbastanza da accettare di presenziare.
I lavori erano di chiara matrice infantile ma non per questo l'uomo non si ritenne soddisfatto. Ad essere sinceri, fu l'unico interessato alla mostra mentre le altre famiglie preferirono prendere questa come un'occasione per parlare di affari.
Goro stava girando per i pannelli quando ad un certo punto un dipinto lo colpì. Era diverso da tutti gli altri che, in modo impacciato o meno, ritraevano la realtà sotto il tratto di un bambino. Pur senza un'esperienza accademica alle spalle Goro poteva percepirlo, quel quadro era speciale. Tecnicamente non avrebbe sfigurato con quello di un adulto, cosa già di per sè eccezionale, ma oltre alla mera abilità manuale dentro quel dipinto vi era una ricercata sensibilità. Il quadro ritraeva un'astrazione di un delfino che usciva dai flutti di un mare sconfinato quanto lo spazio. Goro percepiva un'estrema voglia di libertà provenire da quel disegno.
" Oh, vedo un intenditore "
L'uomo si girò incontrando il volto di Haruko Sakuragi, proprietario della galleria che aveva affittato per quel ricevimento.
" Pensi, all'inizio non avevo neanche appeso il quadro pensando che fosse finito insieme agli altri per uno sbaglio. Ancora desso stento a credere che un simile dipinto sia opera di una bambina di nove anni " spiegò avvicinandosi all'altro uomo " Anche se devo ammettere che dopo aver saputo chi l'ha dipinto la sorpresa è scemata leggermente "
Seguendo l'indice di Sakuragi Goro posò lo sguardo su una donna. Corti capelli neri ed occhi del medesimo colore, non troppo alta. Sfoggiava un elegante abito bianco così come gli orecchini, probabilmente perle. Ai suoi piedi una bambina. Di aspetto molto diverso dalla madre, i capelli erano ondulati e di un originale color acqua marina, gli occhi azzurri ed indossava un abitino pieno di fronzoli.
" I Kaiou sono noti per avere delle doti eccezionali " continuò Sakuragi " Ma non pensavo che si distinguessero già in così tenera età. E poi dopo aver sentito la bambina suonare il violino non mi aspettavo che avesse un altro talento di tale portata. Da grande sicuramente diventerà la fanciulla più ambita dai rampolli di tutto il Giappone. Come se già il cognome non fosse un'ottima attrattiva "
Goro però non lo stava più ad ascoltare. Era troppo preso a guardare quella bambina e poi ancora il suo quadro. Quel giorno decise di dare una svolta totale alla sua vita.
 
" Mio padre abbandonò il lavoro, divorziando di conseguenza da mia madre. I miei nonni praticamente lo ripudiarono e lui andò a vivere come un eremita fuori in campagna, passando tutto il tempo a dipingere e mantenendosi con quel poco che riesce a vendere " spiegò Ami. " Mia madre non ebbe nulla da recriminargli e tutt'ora non ha niente in contrario che io vada a trovarlo o che lui torni a Tokyo per incontrarmi mentre io trovo che così come stanno le cose ora lui sia felice e di conseguenza va bene. "
Michiru era rimasta decisamente stupefatta dal racconto dell'altra. Diede un'ultima occhiata al dipinto che la ritraeva prima che Ami lo coprisse nuovamente con il telo.
" Tua madre sa che sono io la bambina del quadro? " domandò
" Penso lo abbia capito, del resto la somiglianza è lampante, e anche le date coincidono " rispose la più giovane " Comunque non devi preoccuparti, mia madre non è di certo il tipo che prova rancore verso una bambina, tra l'altro completamente ignara di quello che provocò. E poi come ho già detto prese bene il divorzio. Penso che non si siano mai amati veramente dunque per lei fu in un certo senso una liberazione  "
Entrambe stettero per qualche minuto in silenzio, utile per metabolizzare la situazione attuale.
" Tuo padre deve essere una persona eccezionale per abbandonare tutto per poter  fare ciò che ama " mormorò la più grande sentendo subito dopo una leggera risata provenire da Ami.
" Nessuno aveva mai parlato di " persona eccezionale " riguardo mio padre, un uomo che abbandona famiglia e lavoro per andarsene a fare l'artista solitario " chiarì la giovane " Nessuno tranne te. Ero certa che almeno tu lo avresti compreso. "
" Non hai appena detto che tu e tua madre... "
" Abbiamo preso atto della cosa senza recriminargli nulla, mia madre poi non l'ha mai amato dunque non ha sofferto. " disse Ami che iniziò a perdere la compostezza a favore del pianto " Io però ancora non riesco ad accettare il fatto che lui abbia preferito l'arte a sua figlia. Dunque ti prego, tu che lo comprendi dimmi come ha fatto.  " la ragazza si era portata entrambi i palmi delle mani a coprire il volto ormai invaso dalle lacrime. Michiru si trovava spaesata, non aveva idea che una ragazza così composta avesse un così pesante macigno sul cuore. Ma del resto, come poteva biasimarla visto che anche lei nascondeva i segreti più dolorosi dietro una maschera di perfezione?
A salvare la situazione intervenne la madre della più giovane o meglio, il rumore causato da questa quando aprì la porta principale. Immediatamente Ami si ricompose invitando Michiru a seguirla al piano di sotto dove la donna dopo aver sistemato la spesa le avrebbe portate alla clinica.
 
A dispetto della giovane età Hotaru Tomoe dimostrava un'intelligenza e sensibilità decisamente superiore alla norma. Sulla prima, era evidente l'impronta genetica dei genitori mentre la seconda era forse da ricercarsi nell'esperienza della sofferenza, sentimento così inusuale per una bambina ma purtroppo fortemente presente nella sua vita. Era durata appena una settimana la sua vita al di fuori della clinica, un attacco improvviso ( e leggero )durante una lezione aveva fatto sì che il padre la rinchiudesse di nuovo nell'edificio che ormai la bambina vedeva come la propria prigione. A nulla era servito l'intervento della dottoressa Mizuno che spiegava come era più che normale che un corpo abituato ad un ambiente asettico come quello di un ospedale si sarebbe trovato spiazzato nel mondo esterno e che per ovviare ad ogni problema bastava semplicemente iniziare ad uscire dall'ambiente della clinica così che il corpo si abituasse al cambiamento, e che il riportare Hotaru indietro non avrebbe fatto altro che azzerare i progressi ottenuti dal suo sistema immunitario. Tante belle e logiche parole ma niente sembrava smuovere la decisione del Professor Tomoe, decisione che costringeva la figlia ad una vita da eremita.
Hotaru stava quasi accarezzando il suo libro di testo di scienze, aperto la settimana prima ed ora inutile, quando sentì qualcosa solleticarle la pelle del braccio. Vide un piccolo gattino zampettare insicuro sopra il proprio corpo per poi mettersi placido a dormire sul suo libro, tenuto sulle gambe. Se l'avesse visto suo padre, od una delle infermiere, sarebbe successo il finimondo. Lei invece non aveva paura, non temeva il quantitativo di germi e parassiti che quel piccolo animale stava portando nella sua camera, era invece felice di essere a contatto con un essere vivente diverso dai soliti medici ed infermiere.
" Diana? Diana dove sei? "
Una voce infantile si udì nei corridoi, sempre più forte fino a quando una bambina dai codini rosa che la facevano sembrare un coniglietto non apparve di fronte alla porta, lasciata aperta, della stanza di Hotaru. Istintivamente questa nascose come potè il gattino tra le sue braccia, non ancora pronta per separarsi da quella creaturina. Da parte sua la bambina dimenticò per un istante la ricerca del gatto entrando nella stanza di quella che, per lei, era una bambina come le altre.
" Ciao " la salutò.
" Ciao " la imitò con timore Hotaru vedendola avanzare.
" Diana!! " esclamò festante l'altra vedendo la gattina al sicuro sul letto della degente. Questa aprì leggermente gli occhi constatando la presenza della sua padroncina per poi tornarsene a dormire.
" E' tua? " domandò la mora.
" Sì, è la mia gattina " confermò la bambina " Che non ha ben capito il fatto che è entrata di nascosto e quindi non deve fuggire da qui! " esclamò mostrando all'altra una borsa da dove probabilmente Diana era fuggita in un momento di distrazione della sua padrona. " Se Usagi scopre che l'ho portata mi ammazza, ma lei non capisce, Diana si annoia a stare con i suoi genitori, passano tutto il tempo a farsi le coccole mentre lei vuole giocare! "
" I suoi genitori? " ripetè Hotaru incuriosita dalla piega che aveva preso la situazione.
" Luna e Artemis. Luna è la gatta di Usagi mentre Artemis della sua amica Minako-chan . Da quando Usagi ha iniziato le lezioni di nuoto infantile insieme a Chibi-Chibi quando può Minako-chan si prende cura anche di Luna ed oggi avrebbe badato anche a Diana visto che volevo venire anche io qui ".
" Ehm, penso di aver perso un pò il filo del discorso " ammise Hotaru che era stata messa di fronte a nomi e legami completamente ignoti per lei.
"  Prima di spiegarmi, il tuo nome? " chiese.
" Ah! E' vero!! " la bambina fece un leggero inchino per poi presentarsi " Mi chiamo Usagi Tsukino ma tutti mi chiamano Chibiusa. Anche mia cugina ha lo stesso nome, così non si fa confusione. "
" Io sono Hotaru Tomoe " si presentò a sua volta lei mettendosi seduta sul bordo del letto, facendo attenzione a non infastidire Diana " E sono l'unica con questo nome " aggiunse sorridendo. " Allora, mi dicevi sui gatti, tua cugina e le sue amiche? " domandò curiosa Hotaru. Il timore provato con l'arrivo di Chibiusa era ora completamente scemato.
" Sì, dicevo... " esordì l'altra facendo mente locale " Io vengo ad Osaka ma da un pò vivo a Tokyo con i miei zii ed i miei cugini perchè i miei genitori lavorano all'estero. Anche se mia madre e mio padre sono lontani mi piaceva stare dallo zio Kenji e dalla zia Ikuko mio cugino Shinji che è un anno più grande di me e pure Usagi che fa le superiori, anche se con lei litigavo di continuo. Poi però è nata Chibi-Chibi e nessuno mi presta più attenzione, Usagi si è pure fissata con queste lezioni di nuoto da fare insieme a lei quando con me non voleva mai fare nulla e anche oggi se la zia non le avesse detto di portarmi mi avrebbe lasciata sola a casa. "
" Usagi non è mica una ragazza bionda con due gradi codini ? " chiese Hotaru che aveva già sentito quel nome pronunciato da Mamoru.
" La conosci? " domandò Chibiusa confermando all'altra la sua corretta intuizione.
L'altra annuì sorridendo " E' la fidanzata di Mamoru-san vero? " chiese conferma, che le venne immediatamente data " Ho idea che le lezioni di nuoto infantile non siano altro che un pretesto per incontrarlo. Mamoru-san ora a causa del praticandato non deve avere molto tempo libero da dedicare alla sua fidanzata. "
" Effettivamente è una cosa da Usagi " convenne Chibiusa pensando al comportamento abituale della cugina.
" Dunque non dovresti preoccuparti inutilmente no? " le fece notare Hotaru.
" Però è vero che Chibi-Chibi è il centro dell'attenzione " sbuffò l'altra bambina pestando i piedi, un pò irritata di essere stata corretta da qualcuno della sua età.
" Mi pare logico, è una bebè ed ha fisiologicamente bisogno di tante cure " spiegò la più grande con tono saccente " Anche per te deve essere accaduto lo stesso quando sei andata a casa dei tuoi zii visto che eri la più piccola e dovevi abituarti alla nuova famiglia "
" Mmm " Chibiusa prese a ricordare la situazione che si era creata quando arrivò per la prima volta a casa degli zii. Per Shingo divenne un'alleata nei dispetti e le prese in giro di Usagi, la zia Ikuko le faceva sempre i suoi piatti preferiti mentre lo zio le dava pieno controllo del telecomando. Usagi invece si lamentava del fatto che tutti in casa la favorissero dimenticandosi di lei, esattamente ciò che ora Chibiusa stava provando. " Forse hai ragione " ammise infine " Grazie per avermi ascoltata "
" Il piacere è tutto mio " disse Hotaru che andando indietro con la memoria non riusciva a ricordare quando aveva avuto una conversazione così lunga con qualcuno estraneo alla clinica.
Chibiusa dondolandosi sul posto guardò l'altra bambina. Non sembrava malata eppure si trovava lì. Forse era la figlia di una persona importante e magari per questo si trovava in una struttura del genere non essendo malata gravemente. Oppure come Minako uno dei suoi parenti lavorava lì. Le piaceva Hotaru, avrebbe voluto stare di più a parlare con lei.
" In che scuola vai? " le chiese
" Alla Infinity, prima media " rispose prontamente la degente.
Le labbra di Chibiusa formarono un silenzioso O con le labbra. La Infinity era una prestigiosa e famosa scuola privata. Una volta aveva sentito suo zio affermare che non sarebbe bastato il suo stipendio di un anno per pagarne la retta. Questa informazione fu una conferma del fatto che Hotaru doveva avere dei genitori importanti. Inoltre aveva detto che faceva la prima media, per cui aveva due anni più di lei. Tutto questo pareva dirle che sarebbe stato difficile creare un'amicizia solida. Da quando si era trasferita a Tokyo gli unici amici erano i suoi compagni di classe, ma era un'amicizia molto diversa e meno profonda di quella che vedeva in sua cugina e le sue amiche. Era una cosa che invidiava ad Usagi.
" Però non potrò andare a scuola per un tempo indefinito " continuò Hotaru con voce sommessa.
" Bene! " esultò festante Chibiusa abbassando  poi immediatamente l'entusiasmo rendendosi conto della gaffe appena fatta " Volevo dire, così ti verrò a trovare "
" Lo faresti sul serio?! " esclamò sobbalzando Hotaru, facendo quasi cadere Diana che si irritò non poco.
" Certo, quando Usagi verrà a lezione con Chibi-Chibi io verrò qui da te " disse la più piccola. Non aveva idea della felicità che le sue parole stavano dando all'altra.
 
 
Barcollando leggermente ( aveva da poco ripreso ad indossare la protesi ) Haruka si stava dirigendo alla piscina. Le sedute distensive con Viluy stavano dando i primi frutti, ora riusciva ad indossare la protesi per qualche ora senza provare poi un immenso fastidio. Quando entrò in piscina ad attenderla sulla soglia della porta ( tanto che per poco non la faceva cadere ) c'era Usagi con in braccio la sorellina.
" Ma che piacere rincontrare una così bella signorina " sorrise la bionda facendo un buffetto a Chibi-Chibi " E anche Usagi-san non è male " aggiunse.
" Spiritosa " disse Usagi facendole la linguaccia per poi assumere un'espressione sorniona, espressione che preoccupava non poco Haruka. " Oggi farai lezione anche con quella ragazza "
" Sì " rispose con finta non-curanza la più grande
" Ami-chan mi ha detto che è una famosa violinista " sussurrò Usagi mettendo una mano davanti alla bocca come se le stesse dicendo un gran segreto " Pare anche che farà un mash-up con le Three light "
" Buon per lei " replicò con finta non-curanza la pilota. Se non altro almeno per un pò Seya non le avrebbe rotto le scatole.
" E' proprio bella. " affermò Usagi guardando la violinista fare qualche bracciata per riscaldarsi.
" Anche tu non sei male Odango " scherzò Haruka toccandole i codini intrecciati in quella forma tanto strana. Era un mistero per lei come facesse la giovane ad inserire tutta la capigliatura all'interno della cuffia. E soprattutto come riusciva a farlo alla bambina visto che Chibi-Chibi condivideva con la sorella quella caratteristica bizzarra.
" Secondo me sareste una bella coppia " continuò la giovane ignorando la provocazione della pilota.
" Sì, se non per il fatto che siamo due ragazze " scherzò Haruka. Quattro anni prima sarebbe andata nel panico ad un'affermazione del genere, ora invece grazie ad anni di self-control ( indispensabile per chi come lei doveva nascondere una parte fondamentale del proprio essere ) riusciva a sostenerla. Ora, solo Setsuna ( ma con lei poteva permetterselo ) e Michiru ( non poteva assolutamente permetterselo ) riuscivano a coglierla in fallo.
" Dettagli,state comunque bene insieme " dichiarò solenne Usagi annuendo con la testa, imitata da Chibi-Chibi.
" Sarà " sorrise Haruka dandole un'altra pacca sulla testa, superandola per dirigersi verso la vasca. Non doveva coinvolgere Michiru nella sua vita e di certo le parole di Usagi non le avevano fatto cambiare idea. Però era felice di sapere che quella svampita non sarebbe mai stata disgustata da lei.

Nonostante fosse ancora nel periodo di apprendistato Zoisite era uno psicologo molto rinomato, soprattutto grazie al suo approccio che lo rendeva in grado di risolvere anche i casi più difficili. Da uno psicologo in genere ci si aspetta comprensione ma la tecnica dell'uomo era invece una lotta verbale con il proprio cliente in cui questo riuscisse infine a capire da solo i propri problemi mentre lui ne ricavava ( oltre al denaro ovviamente ) un sottile piacere nel vedere le difese dell'altra persona crollare una ad una a causa delle sue parole che andavano a colpire nel profondo. Quando Mamoru Chiba, suo compagno di università ora tirocinante presso la clinica Mugen gli aveva sottoposto il caso di Haruka Tenou, provò immediatamente un forte interesse per la ragazza tanto che diede la disponibilità immediata per qualunque orario questa avesse preferito. Ed ecco dunque che quel pomeriggio, nonostante fosse il suo giorno libero, si trovava alla clinica Mugen in una stanza in cui era presente un irreale silenzio. Chiba aveva avuto la brillante di donargli  un breve fascicolo in cui vi erano scritte le sue impressioni sulla paziente ed alcune informazioni sulla stessa, nulla di clinico ma solo storia personale, pervenuta in maggior parte dalla sorella adottiva. Prima dell'incontro Zoisite aveva avuto l'accortezza di leggerlo ed ora era curioso di vedere se poteva confermare la teoria del suo affascinante collega sul punto di rottura della pilota. Il fascicolo però aveva evidenziato un'interessante storia familiare che lo psicologo voleva chiarire prima di incontrare la paziente. Era dunque questo il motivo per il quale Setsuna Meiou si trovava in quel momento seduta di fronte a lui.
L'uomo era stato molto gentile facendola accomodare sulla sedia di fronte alla propria ed offrendole il caffè. Setsuna però era ben conscia che dietro quella maschera di gentilezza si nascondeva una persona subdola, il suo intuito non sbagliava mai. Non le piaceva quell'uomo. Era però conscia che una persona a modo e rispettosa non sarebbe mai stata in grado di aiutare Haruka, del resto, pure lei doveva spesso agire alle sue spalle per aiutarla.
" Vorrei che mi parlaste dell'adozione di Tenou-san " esclamò Zoisite. In genere non parlava per primo ma era conscio che quella donna era un osso duro dunque meglio assecondarla piuttosto che " giocare " con lei. D'altro canto, non era che un antipasto che serviva ad avvicinarlo alla portata principale, dunque meglio risolverla in fretta per poi concentrarsi su come " distruggere " la pilota.
Come previsto, il fatto di essersi esposto per primo rese più collaborativa Setsuna che iniziò a parlare.
 
Aveva cinque anni quando apprese che non avrebbe mai avuto un fratellino o una sorellina. Ai tempi era troppo piccola per comprendere concetti come " sterilità " ma i suoi genitori, con tutto il tatto possibile, le avevano spiegato che la mamma non poteva avere altri figli. Aveva dunque accettato l'idea di rimanere figlia unica quando, appena un anno dopo, i genitori la fecero sedere davanti a loro per darle la grande notizia.
Setsuna poteva vedere chiaramente come suo padre fosse agitato. Muoveva freneticamente le mani ed ogni momento si levava gli occhiali per pulirseli. Quando finalmente arrivò anche sua madre, desiderata in un'altra stanza per rispondere ad una telefonata, i due si decisero a parlare.
" Ti ricordi che tempo fa ti abbiamo detto che la mamma non poteva avere altri bambini? " chiese Yosuke mettendo la propria mano su quella della moglie. Nonostante fosse passato un anno dalla scoperta della sua infertilità acquisita la donna non aveva ancora superato del tutto la cosa.
" Sì " confermò la bambina.
" Bene " disse il padre prendendosi un minuto prima di riparlare. Sapeva che sua figlia era molto perspicace, persino troppo per la sua età ma non sapeva come avrebbe preso la notizia che stava per darle. Fu però sua moglie a toglierlo dall'impaccio.
" Due grandi amici di mamma e papà sono morti qualche mese fa " esordì la donna.
" Queste persone avevano una bambina che ora è rimasta sola " continuò Yosuke " La mamma di questa bambina era straniera dunque è difficile che una coppia decida di adottarla. "
" Perchè? " chiese la figlia perplessa, dondolando le sue gambine troppo corte per toccare terra.
" Vedi, i genitori vorrebbero un bambino che somigliasse loro, così anche se adottato potrà riconoscersi nei nuovi genitori " spiegò la madre cercando di lasciare fuori la figlia da concetti come il razzismo di cui era certa, vista la sua natura di mezzo-sangue, avrebbe presto fatto esperienza sulla sua pelle.
" Dunque è per questo che la volete adottare? " domandò allora la bambina " Perchè con noi non sarebbe diversa? "
I coniugi Meiou furono sorpresi dalla figlia. Le cose non stavano esattamente così ( il padre di Haruka era un grande amico di Yosuke e dunque per questo motivo voleva prendere in famiglia la figlia rimasta orfana ) però la domanda, detta con naturalezza, li faceva ben sperare riguardo all'accettazione da parte di questa della loro intenzione di adottare la bambina.
" A te farebbe piacere averla come sorellina? " chiese cauta Latika.
" Quanti anni ha ? " chiese Setsuna.
" Tre anni " rispose Yosuke " Quasi quattro "
" Ma è già grande " esclamò leggermente delusa lei che come logico si aspettava una neonata.
" Meglio così no? " intervenne la madre " Potrete giocare subito e poi non dovrai sorbirti i pianti notturni, l'odore dei pannolini, sarà molto meglio non avere un neonato in giro per casa "
L'uomo strinse la mano della moglie comprendendo come quella frase fosse dura da pronunciare per lei dopo tutta la fatica per avere un altro figlio, ma era un mezzo efficace per convincere Setsuna.
Dopo aver informato la figlia i coniugi dovettero attendere l'inizio del nuovo anno per poter accogliere la nuova arrivata. Setsuna non potrebbe mai dimenticare il giorno in cui Haruka entrò nella sua vita. Era un sabato e tutta la mattina l'aveva passata fantasticare su come sarebbe stato avere una sorellina, come se nei due mesi precedenti avesse fatto altro. Aveva visto Haruka solo in foto e ora fremeva dal poterla vedere in carne e ossa. Quando la bionda, in braccio a Yosuke, entrò in casa Setsuna fu folgorata da lei. Era una bambina bellissima, grandi occhi verdi velati però da un'evidente tristezza che le davano un'espressione che, unita ai folti capelli biondi e la carnagione pallida, la facevano sembrare una bambola di porcellana. Setsuna non capiva come qualcuno avrebbe potuto non volerla adottare.
La bambina si guardava in giro spaesata non prestando troppa attenzione a Setsuna e sua madre, preferendo rimanere saldamente incollata a Yosuke. La diffidenza non era l'unico, prevedibile, problema della piccola. A causa dello shock dovuto all'incidente si svegliava spesso la notte urlando e capitava sovente che si facesse la pipì addosso. Praticamente annullò i lati positivi che Latika aveva enunciato alla figlia in merito all'avere una sorellina cresciuta rispetto ad un neonato.
 Inoltre, la bambina per mesi dimostrò una forte diffidenza nei confronti suoi e della madre mentre Yosuke si aprì più facilmente grazie alle macchinine che l'uomo le aveva regalato dopo aver notato la crescente attenzione che nasceva in lei ogni qual volta le vedeva esposte nel negozio di giocattoli. Ricordò inoltre come il suo amico gli raccontasse che, sebbene avesse avuto una femmina, si ritrovava a giocare con lei con oggetti di gusto prettamente maschile,
 Latika all'inizio non apprezzò il regalo pensando che avrebbe potuto traumatizzare Haruka (  la donna cercava pure di portarla in giro in automobile il meno possibile ) ma invece questo fu molto  gradito. Nonostante l'auto e la velocità fossero la causa della morte dei suoi genitori, lei ne era attratta. Grazie a ciò quando la notte Haruka si svegliava in lacrime Yosuke, con la fiducia acquisita, riusciva a farla addormentare con sè sul divano, mentre prima vi era un'estenuante attesa che la piccola si riaddormentasse a causa della stanchezza del continuo piangere. Quando era preoccupata od in ansia correva tra le braccia dell'uomo senza così doversi urinare addosso.
Seguendo l'esempio del marito e vedendo i risultati ottenuti da questo Latika iniziò ad uscire con la bambina per brevi tragitti in auto in cui Haruka si divertiva ad indicare le vetture viste dal finestrino. Sfruttando questa sua inaspettata passione la donna cercò di insegnarle a riconoscere le macchine per marca, ottenendo un inaspettato successo. Questo " esercizio " fu molto utile perchè aiutò Haruka a parlare per un tempo abbastanza lungo mentre fino a quel momento si faceva capire a gesti o monosillabi. Nel giro di qualche mese fu in grado di parlare di nuovo come una bambina della sua età anzi, aveva persino un vocabolario più nutrito rispetto ai coetanei. A quasi un anno dal suo arrivo in famiglia si poteva dire che Haruka aveva pienamente accettato i coniugi Meiou come nuovi genitori e con ciò i postumi del trauma si fecero via via meno presenti. Un solo problema rimaneva, ovvero la completa indifferenza che Haruka provava verso Setsuna.
I coniugi Meiou durante tutto il primo anno a seguito dell'adozione furono seguiti da  Tatsuo Anno,uno psicologo affiliato ai servizi sociali che li aveva aiutati non poco a comprendere i comportamenti bizzarri della bionda, suggerendo loro le dovute contromisure. Più passavano i mesi e più le sedute iniziarono a diradarsi ed i due erano ormai convinti di poter gestire la situazione da soli. Prima di lasciarlo però, si consultarono un'ultima volta con lui in merito alla questione " Setsuna ".
Fu così che in una tiepida giornata d'aprile si ritrovarono nello studio dello psicologo .Dopo i saluti di rito ed un breve resoconto sulla situazione l'uomo ascoltò con attenzione il problema.
" Capisco " disse allontanandosi leggermente con la sedia dalla sua scrivania. Fece cenno ai Meiou di voler parlare con loro senza la presenza della bambina e questi la fecero uscire dalla stanza, affidandola alla supervisione della segretaria dell'uomo." In un certo senso posso dire che la cosa sia positiva. " esclamò lui una volta rimasto solo coi due.
" Positivo che Haruka non consideri minimamente sua sorella? " domandò ironica Latika.
" La bambina vi considera i propri genitori " esordì Anno " Vista l'età la sua mente ha sostituito il ricordo dei suoi genitori naturali con la vostra persona in modo da mantenersi il più equilibrata possibile. E' una cosa normale nei bambini piccoli che ancora non hanno ben chiara la personalità dei genitori ed andando avanti pure il ricordo del loro aspetto fisico scemerà. C'è un problema però nel vostro caso, la presenza della vostra figlia naturale. Paradossalmente per Haruka è lei ad essere l'elemento acquisito, quello estraneo al corpo familiare. Il fatto poi che sia di un'età superiore alla sua rende ancora più evidente questa cosa. "
" Cosa dobbiamo fare allora? " chiese Yosuke mostrandosi insolitamente spazientito. In quei mesi molte, troppe volte, aveva messo l'interesse di Haruka davanti a quello di Setsuna. Haruka era più piccola, aveva subito un grave trauma e dunque trovava comprensibile darle più attenzione ma ora, si rendeva conto che agli occhi di una bambina, questo comportamento logico per un adulto poteva sembrare un abbandono in favore della nuova arrivata ed era straziante vedere come Setsuna durante le occasioni familiari aveva iniziato ad isolarsi.
" Voi dovrete gradualmente smettere di tenere un atteggiamento di riguardo verso la più piccola ed incoraggiare attività di famiglia che comprendano entrambe " rispose lo psicologo " Vi avverto subito che non sarà facile, Haruka non gradirà il distacco e potrebbe ritornare ad avere parte degli atteggiamenti sostenuti in passato in quanto ricorderà che è grazie a questi che ha ottenuto tutta la vostra attenzione. Non dovrete assolutamente cedere, siete i suoi genitori e lei deve comprendere che il vostro amore non è una cosa che si acquisisce con i capricci. "
I due seguirono il suggerimento dello psicologo. Come previsto, inizialmente Haruka prese piuttosto male questo cambio d'atteggiamento da parte dei genitori ma questi furono inflessibili. Sapevano di star facendo il suo bene e anche quello di Setsuna che, benchè ancora non ricevesse alcun segno d'affetto dalla sorella acquisita, per lo meno aveva ritrovato quello dei genitori.
 
" La situazione doveva essere pesante per lei " si lasciò sfuggure Zoisite che fino a quel momento aveva ascoltato impassibile il racconto della donna.
" Sapevo che Haruka aveva dei problemi e non la biasimavo " disse Setsuna " Non mi curavo di lei. Ma forse era questo il problema, non tanto il fatto che Haruka mi ignorasse, quanto piuttosto che io dopo aver riconosciuto che la mia sorellina non era perfetta come avevo sempre immaginato persi qualsiasi interesse verso di lei ed il suo ignorarmi non mi creava nessun fastidio anzi, per era meglio. "
" Una reazione piuttosto matura " esternò lo psicologo.
" Ma non in senso buono " sorrise la donna.
Quel colloquio non era altro che un preludio per qualcosa di più sostanzioso ed interessante e Zoisite lo sapeva, però cominciò a dispiacersi un poco di non poter approfondire la conoscenza dell'altra. Sin dall'aspetto riteneva Setsuna una persona degna di nota. Le sue chiare origini straniere la facevano spiccare tra gli altri, ed il suo fisico formoso e l'atteggiamento austero la facevano apparire più grande dei suoi vent' anni, caratteristiche che, sebbene non fosse amante di quello femminile, Zoisite apprezzava in entrambi i sessi.
" Allora, quando cambiò la situazione ? " chiese l'uomo lasciando perdere il proprio rammarico.
 
Come immaginato da Latika Setsuna sperimentò presto il razzismo. Era al secondo anno delle elementari e la sua classe per la fine dell'anno aveva ideato una recita scolastica in cui i bambini avrebbero recitato la favola di Biancaneve. Setsuna, in quanto alunna migliore della classe fu assegnato il ruolo della protagonista, quello in cui vi erano più battute da studiare e memorizzare. Il ruolo del principe fu assegnato invece a Yu Sato, non di certo uno studente del livello di Setsuna ma sicuramente il bambino più carino della classe, perfetto dunque per il principe. Yosuke, eletto a furor di popolo rappresentante dei genitori della classe ( nonostante da sempre la carica era assegnata ad una donna, ma il suo fascino verso il gentil sesso aveva colpito ancora ) si era ritrovato, nel mese antecedente alla rappresentazione, a partecipare ai lavori di costruzione degli scenari e pittura di questi, sperimentò persino il cucito quando dovette creare insieme alla maestra gli abiti per i bimbi. Avrebbe potuto rifiutarsi ( del resto, il suo ruolo di rappresentante non implementava questi servizi ) ma non se la sentì di rifiutare la richiesta d'aiuto della maestra proprio nel momento in cui si lussò due dita della mano destra in concomitanza con l'avvicinarsi della rappresentazione. Yosuke decise di portare anche Haruka ad aiutare. Sebbene ormai i due coniugi potessero stare tranquilli a lasciarla al doposcuola, se possibile preferivano ancora averla accanto a sè in quanto loro erano ancora la causa principale dei suoi progressi in campo umano. Inoltre, sebbene da lontano, la bambina avrebbe condiviso dei momenti insieme alla sorella. Beh, più che la sorella erano gli altri bambini ad essere galvanizzati dalla sua presenza. I maschi trovavano in lei uno strano ibrido con il corpo di una femmina ma un cervello " giusto ". Parlavano degli ultimi capitoli su Jump, della serie cult del momento e a volte, quando la maestra lo permetteva, per lo più per farli svagare dopo le prove, tiravano due calci al pallone. Per le bambine invece era un misto tra un bimbo piccolo da coccolare ed un principe da ammirare, Yosuke ancora ride al ricordo di quando a San Valentino Setsuna portò a casa numerosi cioccolatini datele dalle sue compagne per Haruka e di come questa, ignorando completamente il motivo del gesto, si sbaffò tutto il cioccolato delle scatoline indistintamente, senza neanche prestare attenzione ai nomi scritti sui biglietti. Meno divertente invece il conto che dovette pagare per ricambiare i regali durante il white day.
Un pomeriggio, quando mancava poco  meno di una settimana alla messa in scena della recita, la signora Sato volle venire ad assistere alle ultime prove. E fu in quel momento che apprese che il figlio avrebbe dovuto recitare insieme a Setsuna. La maestra provò in ogni maniera a spiegarle che la bambina era stata scelta per il ruolo in quanto  migliore della classe ma la donna pareva sorda ad ogni questione. Non si fermò neanche dal fatto che in quel momento fosse presente anche Yosuke, padre della bambina che stava cominciando a perdere la sua compostezza.  Da parte sua , Setsuna si sentiva mortificata ed era sul punto di piangere.  A salvare la situazione, il provvidenziale intervento di  Haruka che lanciò addosso alla donna un intero barattolo di vernice macchiandole irrimediabilmente i vestiti.
Il susseguirsi degli eventi successivi  fu molto confuso tra la signora che sbraitava contro “ le figlie bastarde di quell’uomo “ ed il bidello della scuola che con tutta la delicatezza possibile cercava di far uscire quella donna che si muoveva freneticamente annunciando denunce su denunce. Yosuke non ebbe cuore di sgridare Haruka, Latika una volta scoperto tutto arrivò addirittura a lodarla. Dal canto suo, Setsuna era rimasta perplessa, ma come le era sempre stato insegnato, per sapere una cosa bisognava chiedere o scoprire.
“ Perché hai tirato la vernice addosso alla mamma di Yu-kun? “ domandò allora alla sorella una volta rimaste sole.
“  Non ti stava prendendo in giro? “ chiese a sua volta Haruka non comprendendo il motivo di quella domanda. Latika si era complimentata con lei dunque non aveva sbagliato.
“ Sì, l’ha fatto “ confermò la maggiore “ Ed è per questo che le hai fatto quello? “
“ Sì, papà dice sempre che bisogna proteggersi in famiglia no? “ rispose la bionda.
 
“ Sia io che Haruka non siamo di certo due persone emotive “ affermò Setsuna, emozionata nel ricordare quell’avvenimento passato “  Lei mi aveva già accettato, solo che non lo esprimeva come la maggior parte dei bambini “
“ E questo cambiò la sua opinione su di lei? “ chiese Zoisite cercando di mascherare la noia. Non amava le storie di amore famigliare, preferiva il torbido, l’oscurità nel cuore delle persone. Perlomeno quel tedio gli era servito per comprendere la solidità del legame tra la sua futura paziente e la sorella e parte del carattere di Haruka.
“ Direi che è abbastanza. “ affermò l’uomo guardando il suo orologio da polso. “ E’ stato un piacere  “ disse, allungando la mano verso la donna che accettò di buon grado. Non persero tempo in ulteriori chiacchiere preferendo uscire dalla stanza per poi dirigersi ognuno in diverse direzioni. Il loro colloquio era stato proficuo, ma non di certo piacevole.
 
Niente sarebbe stato meglio di una bella immersione nell'acqua per risollevare la giornata di Michiru. Nonostante l'acqua fosse nella piscina della clinica, cosa che di certo non aveva il tempo per rilassarsi, la ragazza si sentì comunque sollevata. Viluy la guardava distrattamente da bordo vasca mentre, così come lei, attendeva l'arrivo di Haruka. Questa non si fece attendere molto e, dopo qualche parola spesa con il medico, si immerse riuscendo a raggiungere la violinista, facendo affidamento all'unica gamba che saltellava sul fondo basso della piscina, azzardando pure una piccola nuotata.
" Siamo migliorate vedo " constatò Michiru.
" Apprendo in fretta " replicò Haruka fermandosi di fronte a lei, tenendosi a debita distanza. " Chiba mi ha detto che se continuo così presto potrò lasciare la clinica e tornare solo per le lezioni settimanali. " La bionda evitò volutamente di menzionare la seduta psicologica obbligatoria e conseguente consenso dello psicologo necessario per farla uscire.
" Ma è fantastico " esclamò sinceramente felice l'altra. La prospettiva di saperla fuori dalla clinica però le creò presto nuovi dubbi. Fintanto che la ragazza rimaneva lì poteva farsi un'idea della sua vita attuale ma fuori? Dove avrebbe vissuto? A casa dei suoi probabilmente ma lei non sapeva nulla sul nucleo famigliare della bionda. Chi avrebbe frequentato? Sicuramente quella Setsuna Meiou che pareva avere un ruolo importante nella sua vita. Improvvisamente il litigio avuto con Rei tornò con prepotenza nei suoi pensieri facendole crescere un seme di gelosia che non sapeva neanche di avere.
" Allora, iniziamo la lezione? " domandò Haruka mettendosi eretta sulla sua unica gamba" Anche se non sembra sono una persona molto impegnata "
" Prima vorrei chiederti una cosa se non ti dispiace " disse la violinista avvicinandosi riducendo notevolmente la " distanza di sicurezza " che Haruka si era autoimposta.
" Parla " acconsentì la bionda preferendo il rischio di scoprirsi con le parole piuttosto che le azioni che sarebbero conseguite ad un'eccessiva vicinanza del corpo dell'altra.
" Hai fatto sesso con qualcuno? " domandò a bruciapelo Michiru.
Gli occhi della pilota aumentarono di volume per un momento che parve impercettibile prima che la sua mente riuscisse a formulare un pensiero. Perchè le aveva fatto una domanda del genere? Si sentiva forse minacciata e voleva conferme della sua sessualità? O peggio ancora era in vena di confidenze tra amiche e voleva dei consigli? Effettivamente alla sua età Michiru poteva aver avuto esperienze come anche no. L'idea, seppur momentanea e velocemente cacciata via, della ragazza tra le braccia di un uomo le diede un conato di vomito che Haruka riuscì a non palesare.
" Difficile qua in clinica con Chiba, Takeda e la dottoressa Mizuno che mi controllano ventiquattro ore su ventiquattro " rispose la bionda gettando tutto sull'ironia.
" Non intendo ora " specificò l'altra " Intendo dire se hai mai fatto sesso con qualcuno. "
Haruka si trincerò dietro un serrato mutismo, non sapendo come riuscire a cavarsela.
" Allora? " mogugnò la violinista non ricevendo nessuna risposta, assumendo un'espressione corrucciata che la pilota trovava oltremondo adorabile, la stessa espressione che la caratterizzava quando qualcosa non andava come voleva, come quando, mentre dipingeva, non riusciva a mettere su tela l'idea che aveva in mente. Una cosa comune per i pittori normali ma impensabile per un genio quale lei che si perdeva giusto qualche secondo per mostrare col suo volto la sua contrarietà a quella mancanza di perfezione. Haruka sapeva di essere una, forse l'unica persona ad aver visto quell'espressione, e la cosa le piaceva.
" Preferirei non parlarne Michiru " rispose la pilota allontanandosi nuotando. Non aveva però messo in conto la grande cocciutaggine dell'altra, la stessa che mostrò anni prima quando volle ritrarla in un quadro, cocciutaggine che non era certo scemata negli anni, anzi.
" Di questo come di tutto ciò che ti riguarda " si lamentò Michiru neanche troppo velatamente.
" Non sono mai stata una che parla dei suoi fatti privati e lo sai bene " disse la bionda.
" Già, ho potuto constatarlo personalmente " affermò l'altra ripensando a quel ( poco ) che aveva appreso in merito ad Haruka, cose che non si era mai premurata di dirle. Certo, anche lei non era certo la prima a parlare della propria vita privata ma era ben lontana dal nasconderla come pareva stare facendo l'altra " Immagino che con Setsuna-san... " si premurò di rimarcare bene con la voce il nome della più grande " Tu non ti faccia problemi a parlare "
" Non ne ho proprio bisogno, quella ha una specie di radar in grado di captare ogni cosa " dichiarò Haruka beandosi leggermente della palese gelosia dell'altra. Era però conscia che prima o poi avrebbe dovuto interrompere il gioco che la sorellastra aveva dato inizio che la gratificava ma faceva palesamente impazzire la musicista.
" Oggi ho litigato con Rei-san " esordì Michiru. Se voleva ottenere qualcosa dall'altra forse era meglio non essere dirette. " Mi ha detto che non ho nessuna esperienza in fatto di sentimenti "
" E' così ? " chiese Haruka con finta noncuranza. Voleva sapere se l'altra si fosse mai concessa a qualcuno, ma a differenza di Michiru non voleva assolutamente prendere la situazione di petto e chiederglielo.
" Per me ci si deve donare ad un'altra persona solo se questa è speciale " affermò sicura la violinista " Però comincio a credere che il mio modo di pensare sia anacronistico e fuori dal mondo "
" No " affermò la bionda fermandosi. " E' un modo meraviglioso di pensare ". Michiru è stata senza ombra di dubbio il suo primo amore. Con lei non scoprì la propria omosessualità ma con lei per la prima volta provò un immenso desiderio di possesso, di voglia di averla che ancora oggi a causa dell'intensità di quel sentimento non la lascia andare. La voleva, la vuole ancora oggi e per placare questa sua voglia negli anni la pilota si concesse a molte ragazze per placare i suoi bollenti spiriti, oltre che il vuoto causato dalla lontananza della violinista. Nessuna però poteva appagarla come Michiru. Solo la sua presenza la completava, il tempo passato insieme a lei volava, senza di lei sentiva come se una parte di sè fosse stata estirpata. Il voler stare insieme ormai però non era più possibile. Ormai il suo corpo le mandava chiari segnali, che non erano certo diminuiti dopo quei quattro anni anzi. Però non doveva assolutamente cedere. Amava Michiru e l'ultima cosa che avrebbe voluto era vederne il volto disgustato qualora avesse appreso ciò che si celava in lei. Per quanto doloroso, doveva tenerla lontana.
" L'ho fatto qualche volta " disse tutto d'un fiato " Ma niente di importante "
La delusione sugli occhi dell'altra era palese. Sembrava che a momenti si sarebbe messa a piangere.
" Credo che sia onorevole pensarla come te però non ho ancora incontrato nessuno di speciale e beh, sai com'è, gli ormoni " continuò la pilota.
" Io pensavo di essere speciale per te " mormorò afflitta Michiru. " Tu lo sei stata per me "
“  E allora, cosa vorresti  dire che dovremmo farlo insieme noi due?  “ scherzò Haruka rendendosi conto troppo tardi di ciò che aveva appena detto.  Il volto della violinista aveva preso letteralmente fuoco  al che anche lei si sentì imbarazzata facendo cadere un pesante silenzio.
 
“ Allora, come stiamo andando? “  Mamoru Chiba si fermò affianco a Viluy. Da lontano aveva visto come le due ragazze in acqua non muovessero un muscolo da parecchio tempo e si era leggermente allarmato.
“ Can you feel the love tonight… “ canticchiò la donna imitando Elton John.
“  Siamo una clinica non un luogo di incontri tra single “ borbottò alterato lui.
“  Calmati Chiba “ rise Viluy “ Tenou-san è molto avanti con il programma di recupero ed al massimo possiamo aumentare le sedute insieme. Ciò che le serve ora è un recupero psicologico e affettivo, cosa che quella ragazza sta facendo divinamente “
“  Ho già chiesto a Zoisite-san di prendere il suo caso, è un buono psicologo, Tenou-san non ha bisogno di un aiuto ulteriore “ la informò Mamoru
“ Ha bisogno di tutto l’aiuto possibile “ sentenziò lei “ Sinceramente non riesco a capire il tuo problema. La sorella di Tenou-san è d’accordo e non mi sembra che a quelle due dispiaccia passare del tempo assieme. Occorreva soltanto una spinta. “
“ Non mi piace ingannare le persone, tutto qui  “ sbuffò l’uomo irritato del fatto che nessuno pareva capirlo.
Spazientita, Rei camminava in circolo davanti all’entrata della clinica Mugen, sulla spalla Luna che sembrava non apprezzare molto i movimenti circolari della ragazza.
“ La farai vomitare se continui così “ esclamò Minako intenta a leggere una rivista di moda, seduta su una delle panchine del giardino.
“  Si può sapere perché Chibiusa-chan non ci ha lasciato Diana?! “ domandò la mora senza fermarsi.  “ Già Usagi l’altro giorno ha rischiato affidando Luna a Makoto, si vogliono far sbattere fuori quelle due? “
“  Ti stai preoccupando troppo, vedrai che andrà tutto bene “ affermò l’altra ragazza costretta suo malgrado a seguire Rei fino alla clinica visto che questa non aveva la minima idea di come raggiungerla.
Mentre se ne stavano a discutere su cosa era giusto fare, Makoto uscì dall’edificio, sorprendendosi di trovare le amiche lì fuori.  Neanche il tempo di chiedere loro perché fossero lì che Rei le si parò davanti.
“ Mako-chan, finalmente qualcuno che mi può aiutare  “ esordì agitata “ Sai mica come posso entrare senza farmi vedere ? “
Senza parlare Makoto alzò lo sguardo in cerca di delucidazioni da Minako, che non si fece attendere.
“  Vuole andare a recuperare Diana prima che succeda l’irreparabile “ spiegò facendole il verso.
“ Potremmo passare dalle cucine “ ipotizzò Makoto.
 “ Perfetto!! “ senza neanche darle il tempo per riflettere la miko depositò Luna sulle gambe di Minako per poi strattonare l’altra amica al fine di farsi fare da guida.
 
“  Finalmente!! “  sollevata Usagi si levò la cuffia riuscendo finalmente a far rifiatare i suoi capelli. La lezione era appena finita e, stringendo se stessa e Chibi-Chibi nell’accappatoio, cominciava ad asciugarsi.
“  Chibi-Chibi!! “  mugugnò la sorellina tirandole i lembi del costume.
“  Adesso la levo anche a te impaziente che non sei altro!! “ esclamò la sorella maggiore liberando la piccola che si esibì in un mugolio di gioia una volta tolta la cuffietta.
“  Usagi!! “
La bionda alzò la testa in direzione della voce che avrebbe riconosciuto tra mille, un mostro di ira e preoccupazione che neanche sua madre possedeva, ecco che Rei stava procedendo a falcate verso di lei.
“ Non dovresti tenere a bada Luna e Diana? “ le domandò immediatamente Usagi.
“  E tu non dovresti tenere a bada Chibiusa? Dov’è? “ chiese la miko guardandosi intorno.
“ L’ho persa di vista quando sono entrata “ ammise la bionda facendo spallucce.
“  Cosa vuoi dire che l’hai persa di vista?!  “ strillò Rei tanto che diverse persone presenti si voltarono nella loro direzione.
“ Direi di evitare di fare baccano “ disse Makoto poggiando una mano sulla spalla di Rei. Nonostante lei fosse la più grande di tutte era sicuramente la miko quella più esplosiva tra il loro gruppo e fortunatamente insieme ad Usagi anche la più minuta. La ragazza non avrebbe voluto neanche immaginare come sarebbe stato se il loro fisico fosse stato invertito.
“ Ehi, vi ricordate per caso di essere in una clinica ospedaliera? “
“ Appunto “  sospirò la bruna incontrando il volto di Haruka, appena cambiatasi, che svettava da dietro Usagi. Accanto, una ragazza che non aveva mai visto, una bellissima ragazza che non aveva mai visto.
“ Haruka-san!! “ esclamò festosa Usagi alzando la testa.
“ Chibi-chibi!! “ la imitò la sorella.
“ Ma questa qui non sa dire nulla oltre al suo nome? “ scherzò la pilota. Incontrare Usagi fu per lei una vera benedizione.  Con Michiru aveva passato la lezione in un silenzio tombale e anche nello spogliatoio ( Haruka a suo rischio e pericolo si cambiò in quello maschile, ma l’idea che il suo sesso venisse scoperto rispetto a quella di rimanere sola con la violinista dopo quello che era successo era molto più allettante )ed incontrare quella biondina svampita era l’ideale per stemperare la situazione e non dover necessariamente stare con Michiru a non parlarsi.
“  Beh no, non sa ancora parlare “ spiegò Usagi “ La sua prima parola è stata Chibi-Chibi e da allora non ha detto altro “
“ E io che pensavo di essere un tipo egocentrico  “ rise Haruka. Nel frattempo Rei si era quietata completamente. Non solo per aver rivisto Michiru, che non aveva neanche fatto un accenno di saluto, ma soprattutto per aver rivisto la bionda, ed averla vista per la prima volta con la protesi. La cosa era decisamente scioccante. Dopo aver abbandonato il chiacchiericcio con Usagi fu turno della pilota rivedere, dopo tanto tempo, Rei.  A dispetto suo i cambiamenti nell’aspetto dell’altra erano da imputare unicamente alla crescita. Una buona crescita a suo parere. In ogni caso non era certo il momento di perdersi in apprezzamenti verso il gentil sesso, la sua boccaccia l’aveva già messa abbastanza nei guai quel giorno.
“ Vi conoscete? “ chiese Makoto vedendo come l’amica era rimasta zitta ed immobile all’apparizione dei nuovi arrivati.
“ S…sì “ mormorarono Haruka e Rei all’unisono con titubanza.
“ Anni fa la scuola di Haruka ebbe dei problemi alle condutture per cui per un anno venne nella nostra.  “ rispose per loro Michiru.
“  Hai capito come si conoscono le persone famose? Mai che conoscenze del genere capitino a me “ sospirò afflitta Minako.
“ Minako?! “ bastò la tempestiva ed inaspettata presenza della bionda, insieme ai due gatti, per far riprendere a Rei il suo spirito “ Cosa ci fai qui con loro? “
“ Mi stavo annoiando “ si giustificò la ragazza “ Qua stavate facendo comunella escludendomi “
“ Hai idea di cosa succede se qualcuno vede i gatti? “  domandò la mora ad un passo da un’esasperazione. Possibile che tra tutte le sue amiche fosse l’unica con un minimo di raziocino.
“ Probabilmente vi caccerebbero e vi sarà recapitata una misura restrittiva “ rispose per lei Ami che, a differenza di Usagi, era andata subito a cambiarsi una volta conclusa la lezione ed una volta uscita dallo spogliatoio, visto il trambusto creatasi dalle vasche e, riconosciute le sue amiche, decise di intervenire. “ E farebbero bene, sapete quanti germi sono presenti nel pelo dei gatti? Anche se non sembra questo è un ospedale, le norme igieniche sono molto severe “
“ Esatto “ annuì la miko felice di avere qualcuno dalla propria parte.
“ Dunque sarebbe meglio per voi andarvene al più presto “ aggiunse Setsuna, vicino a lei Hotaru e Chibiusa sul cui capo troneggiava Diana.  Aveva da poco concluso il suo colloquio recandosi poi nella stanza della sorella per poterle parlare nuovamente dello psicologo. Non vedendola arrivare decise di andarla a recuperare, durante il tragitto incontrò Hotaru insieme all’altra bambina che girovagavano per i corridoio in cerca della piscina.
“ Santo cielo Setsuna, non ti si può lasciare un minuto che subito ti attacchi a dei bambini “ la prese in giro Haruka. Una delle doti, molto nascoste, della donna era la sua perfetta attitudine con i bambini, dove ce ne era uno, era certo che presto si sarebbe appiccicato a lei. Questa sua caratteristica era una cosa  per cui la bionda la prendeva in giro ogni qual volta che poteva.
“  Chibiusa!! “  esclamarono all’unisono Rei ed Usagi in una maniera non di certo festosa per cui la piccola si nascose dietro le gambe di Setsuna.
“  Tranquilla, erano solo preoccupate per te “ cercò di rassicurarla la donna.
“ Miao!! “  vedendo la presenza dei due genitori, ciondolanti sulle spalle di Minako, la gattina saltò dalla testa della padroncina fino ad agganciarsi con le unghie al braccio destro della bionda. Con prontezza Rei si mosse mettendo una mano sopra la bocca dell’altra ragazza per evitare qualsiasi gridolino dovuto ai graffi conseguenti all’azione di Diana.
“  A quanto pare Rei-san non ha perso il suo allarmismo “ constatò Haruka.
“ Già, con lei non si può mai stare tranquille, a volte è peggio di Ami-chan quando ci obbliga a studiare “ affermò Usagi.
“ Ehi! “ esclamò piccata la mora.
“ Ho detto a volte “ si giustificò Usagi.
“ Non sarei pedante se quando decidiamo di studiare insieme voi interrompete lo studio ogni cinque minuti per qualsiasi motivo. “ spiegò Ami che era timida ma quando si parlava di studiare diventava una vera e propria maestrina.
“  Vedi allora che ti sai imporre quando vuoi? “ le sussurrò Michiru all’orecchio.
Le chiacchiere tra le ragazze furono interrotte da Hotaru che iniziò a tossire. In quel momento le presenti volsero la loro completa attenzione sulla bambina fino a quel momento rimasta in disparte accanto a Setsuna.
“ Merda, un altro attacco!! “ esclamò allarmata Haruka che si mosse verso di lei ma Usagi come un fulmine andò quasi addosso alla bambina, facendo cadere Chibi-Chibi dalle proprie braccia, fortunatamente recuperata in extremis dalla pilota.
“ Oh mio Dio, Oh mio Dio stai bene? “ strillò preoccupata la bionda coi codini facendole dei colpetti dietro la schiena.
“ Sì… “ la tranquillizzò Hotaru allontanandosi leggermente “ Non sono abituata a stare con tante persone  “
“ Allora sarà meglio che ti riporti in camera “ disse Setsuna piegandosi sulle ginocchia per poter avere una visuale migliore della bambina.
“ No! “ rispose prontamente e con veemenza Hotaru  tanto da stupire le ragazze “ Non…non voglio stare da sola di nuovo “
“ Beh, non vuol dire che non ci rivedrai “ disse Usagi “ Io sono qui ad ogni lezione di nuoto infantile, se vuoi puoi venire anche tu. O è troppo grande? “ chiese rivolta ad Ami.
“ Per le lezioni sì, ma non ci dovrebbe essere nessun problema se rimane a guardare da bordo vasca “ rispose la ragazza “ Il corso non è per degenti quindi penso che nessuno si lamenterà “
“ Bene, ed una volta finito puoi nuotare come me e Chibi-Chibi “ affermò la bionda.
“ Chibi-Chibi!! “ strillò la bambina tra le braccia di Haruka sentendosi nominare.
“ Ehi, Hotaru-chan è amica mia, non tua e di Chibi-Chibi !! “ esclamò Chibiusa frapponendosi tra la cugina e Hotaru.
“  E non può essere anche amica nostra ? “ domandò Usagi sorprendendosi dell’uscita di Chibiusa.
“ Tu ce le hai già le amiche “ sentenziò la cuginetta mettendo il muso ed incrociando le braccia al petto.
“ Non mi pare ci sia una legge che limiti il numero delle amiche “ replicò la più grande imitando l’atteggiamento dell’altra alla perfezione. Da un occhio esterno, salvo per l’evidente fatto che Usagi era fisicamente più grande, sarebbe stato difficile dire chi, tra le due, fosse la bambina.
“ Coraggio piccole, basta litigare “  le sgridò Makoto con la stessa flemma con cui si trattano gli infanti.
“ Mi sembra di essere al circo “ sospirò Haruka che ancora teneva in braccio una Chibi-Chibi divertita dalla situazione creatasi.
“ Già “ convenne Michiru non abituata a tutto quel rumore, lei che raramente stava in compagnia con altre ragazze.
“ Con Usagi-chan questo è il minimo “ si lasciò sfuggire Ami , anche lei prima di conoscere l’amica passava le giornate cullata dalla quiete, similmente a Rei e Makoto che, per carattere o storia personale, erano sempre state ai margini della vita sociale, fino a quando non conobbero la biondina che sconvolse loro la vita.  Minako invece pur avendo anch’essa un carattere esuberante e per niente restia a farsi degli amici, trovò in Usagi la prima amica giapponese dopo essersi trasferita dall’Inghilterra, la prima che non si sentì intimidita dal suo atteggiamento aperto.  L’amicizia con le altre fu una semplice conseguenza di quella con lei. Ora, era il turno di Hotaru sperimentare quel piacevole uragano.
“  Ami-chan, non mettere brutte voci su di me, ci pensa già Rei!! “ piagnucolò la ragazza rendendosi poi conto che, tra tutte le persone presenti, oltre a Hotaru non conosceva neanche la persona vicino ad Haruka.
“  Ah, il mio nome è Usagi Tsukino “ si presentò ad entrambe.
“ Hotaru Tomoe “
“ Michiru Kaiou “ fecero a loro volta le due.
“ Oh, dunque tu sei l’amica violinista di Rei-chan ed Ami-chan  che farà un mash-up con le three lights “ esclamò Makoto.
“ Come l’hai saputo? “ domandò Michiru cercando di non far trapelare il proprio turbamento. Non voleva che strane voci circolassero sul suo conto, soprattutto visto che non era certa di accettare l’offerta della Galaxia record.
“ Non è un mistero che tempo fa le three lights siano state qui e ti abbiano incontrata. Le voci fanno presto a girare “ spiegò per lei Setsuna. L’aveva fatto per togliere d’impiccio una tra Ami e Rei che alle parole dell’amica avevano palesemente iniziato a sudare freddo, ma la sua affermazione non era del tutto campata in aria il che la preoccupava per quanto riguarda Haruka. Anche lei era venuta in contatto con Seya ed inoltre faceva il recupero con Michiru. Forse era veramente ora di tornarsene a casa e tornare solo per il recupero, la possibilità di una fuga di informazioni era alta e non c’era solo da nascondere il sesso della sorella ma ora anche la sua infermità, questa almeno fino al ritorno in pista. Inutile dire che per fare ciò doveva sollecitarla ad andare il più presto possibile a parlare con lo psicologo.
Vedendo il volto di Setsuna accigliarsi Haruka capì che ora era meglio sloggiare. Riconsegnò Chibi-Chibi alla sorella e, insieme alla propria salutò le ragazze.  Con un po’ di persuasione le due riuscirono pure a convincere Hotaru a seguirle, grazie anche alla promessa fattele da Usagi di incontrarsi nuovamente in piscina tra due giorni, a cui si era prontamente aggiunta Chibiusa sotto accordo di lasciare Diana alle cure di Minako.
Il resto delle ragazze si dileguò poco a poco. Usagi, ricordandosi di essere ancora in costume, volò verso lo spogliatoio insieme alla sorellina, una poco accondiscendente Chibiusa e Makoto che come da programma avrebbe dovuto attendere il padre della bionda al di fuori della clinica per poter essere accompagnata a casa. Rei e Minako si accorsero all’ultimo minuto che sì, la madre di Minako aveva acconsentito ad accompagnarle alla clinica visto che doveva andarci a sua volta per iniziare il turno, ma ora non vi era nessuno per portarle indietro.
“ Ehi, la stangona che ha portato Chibiusa e la sua amica avrà la macchina no? “ chiese la bionda, anche se era più un’affermazione che una domanda.
“ Non la conosciamo neanche!! “ esclamò basita Rei rimanendo però inascoltata visto che Minako corse direttamente fuori dalla piscina alla ricerca di Setsuna.
“  Ricordati di nascondere i gatti!! “ le urlò dietro la miko seguendola.
“ Potevano chiedere se mia madre aveva dei posti in più “  sospirò Ami portandosi una mano al volto.
“ Hai delle amiche molto esuberanti “ scherzò Michiru. Era stanca. La litigata con Rei, i problemi irrisolti di Ami, i nuovi problemi sicuramente nati con Haruka. Ora voleva solo tornarsene a casa per farsi una bella dormita, anche perché l’indomani dopo le lezioni l’aspettava una pesante lezione con il maestro Kanzai, senza dimenticare le composizioni che doveva scrivere per la Galaxia record. Da quando la sua vita era diventata così caotica e complicata?
Come al solito uscì per prima dalla clinica mentre Ami rimase all’interno per decidere il programma successivo del corso di nuoto infantile insieme a Fish eye.

Era grata del fatto che i giorni si stessero allungando. Mentre era seduta fuori, Michiru guardò il giardino della clinica, a come questo fosse poco illuminato e di certo non un buon posto per sostare una volta fatto buio. Non che in Giappone ci fossero chissà quali rischi visti i bassissimi indici di criminalità da strada. Diverso il discorso invece quando era in Europa con sua madre che si raccomandava ogni volta di non fare troppo tardi  a sole calato, anche se, ad onor del vero, Vienna non era  poi così pericolosa ma ben al di sotto degli standard giapponesi.  Era così sovrappensiero che quasi non si accorse dell’uomo che si sedette accanto a lei.
Dopo aver concluso il colloquio con Setsuna, prima di andarsene Zoisite decise di andare a parlare con Mamoru. Parlare con la sorella gli aveva fornito buoni spunti che voleva discutere con il medico praticante. Dopo aver finito, uscì dalla clinica trovando, a sua sorpresa, Michiru seduta sulla sua panchina. Non la conosceva di persona, però la descrizione di Mamoru era stata chiara, bella ragazza coi capelli acquamarina e profondi occhi blu, il fatto che oggi la sua futura paziente avesse la riabilitazione gli fece fare 2+2 in un baleno.  L’occasione era ghiotta. Mamoru non aveva scritto molto su di lei, era giusto appena menzionata ma questa mancanza di informazioni non fece altro che stimolare lo psicologo che vide nella scarsità un qualcosa da nascondere piuttosto che una poca importanza della ragazza nella vita della paziente.
“ Buon pomeriggio “ esordì.
Michiru si voltò di scatto, quasi infastidita dal venire disturbata. “ Buon pomeriggio “ fece a sua volta abbandonando all’instante la figura dell’interlocutore.
“ Sei tu Michiru Kaiou? “ chiese lui soprassedendo al fatto che la ragazza non lo avesse degnato di uno sguardo.  Non era certo un adone ma la sua bellezza androgina faceva molto colpo sul gentil sesso, nonostante questo non fosse il suo obbiettivo.
“ Sì “ confermò lei leggermente incuriosita dal fatto che conoscesse il suo nome. Che fosse un giornalista richiamato dalle voci inerenti al suo mash-up con le Three Lights? O peggio ancora qualcuno alla ricerca di Haruka?
Zoisite potè immediatamente dire che nello sguardo dell’altra leggeva una certa preoccupazione. Ovviamente dovuta al fatto che sapeva il suo nome. A scanso di equivoci decise di vuotare subito il sacco, aveva idea che quella ragazza al minimo sentore di pericolo sarebbe diventata sospettosa e poco restia a comunicare.
“ Sono il dottor Zoisite, psicologo “ si presentò “  Sto per occuparmi del caso di Tenou-san e sulla cartella clinica fornitami dal dottor Chiba è presente il suo nome, inerente ad alcune lezioni di recupero in acqua. “
A quelle parole la violinista si tranquillizzò notevolmente. Per poter constatare subito dopo che Haruka non le aveva neanche accennato ad uno psicologo, tra le tante altre cose che non le diceva.
“ Se non ti dispiace vorrei parlarti per un po’ “ disse Zoisite “ Sai, per sapere un po’ di più riguardo alla mia paziente “
“ Non penso potrò esserle di grande aiuto “ replicò calma lei “ Haruka non mi parla molto di sé “
“ Anche un qualcosa di piccolo può essere importante “ la tranquillizzò l’uomo che aveva già trovato nella mancanza di suffisso al nome della bionda qualcosa di interessante. “ Come vi siete conosciute? Mi pare di capire che non è stato qui il vostro primo incontro.  “
Prima di parlare Michiru guardò negli occhi l’uomo che le sorrise affabile.
“ Devo occuparmi di lei, lo so “ le disse, confermando il fatto di conoscere il sesso reale della pilota.
“ Quattro anni  fa, abbiamo frequentato il secondo anno delle medie insieme “ rispose Michiru “ Poi io mi trasferì all’estero e ci siamo riviste in clinica. “
“ Il motivo del suo espatrio? “ chiese Zoisite.
“ Affari personali che non hanno nulla a che vedere con Haruka “ sentenziò piuttosto dura la ragazza.
“ Perdonami, mi sono espresso male, volevo solo sapere se Tenou-san ha fatto qualcosa per rompere la vostra amicizia “ si giustificò lui “ Sulla cartella clinica c’è scritto che è una testa calda “ aggiunse. Mentiva. Haruka non centrava niente con la domanda precedente, voleva  invece saperne di più su di lei, su quella ragazza bellissima che da fuori sembrava il ritratto della tranquillità e compostezza,  quasi apatia, che però prima quando si era sentita in pericolo si stava ritirando mentre, con una domanda che l’aveva evidentemente toccata sul vivo,  aveva dimostrato un accenno di furia che l’uomo voleva decisamente far esplodere, doveva solo cercare il nervo giusto.
Intanto Michiru sembrava aver preso per buona la giustificazione di Zoisite ed era tornata alla calma di prima.
Un repentino cambio d’umore, constatò lo psicologo. Che la cosa fosse un insegnamento appreso per poter stare in società o vi è qualcos’altro sotto? Zoisite non l’aveva mai vista ma di certo non le era sconosciuto il nome Kaiou.  Quella ragazza doveva aver avuto sicuramente un’educazione rivolta al rapportarsi con gli altri molto rigida in virtù dei propri natali e dunque il medico non poteva ragionare come avrebbe fatto con una ragazza qualunque.
“  Il suo rapporto con Tenou-san comprendeva altre persone o facevate parte di un gruppo? “ chiese allora.
“  Eravamo solo noi due “ rispose la ragazza.
“  La causa di questo isolamento ? “ domandò lui.
“ Semplicemente entrambe non sentivamo il bisogno di un terza, o più persone “ affermò Michiru serafica.
“  Prima ti sei lamentata della mancanza di dialogo tra voi due “ ricordò lo psicologo adducendo alle parole dette poco prima “ Tu invece la rendevi partecipe della tua vita privata? “
“ Haruka non mi ha mai chiesto niente, né io l’ho mai resa partecipe di notizie eccessive su di me, ma se avesse voluto non mi sarei fatta alcun problema a dirle anche i miei fatti più personali “ rispose lei. “ Né gli avvenimenti più intimi “ aggiunse.
“  La considerava molto a quanto vedo “ disse Zoisite.  Aveva notato nelle ultime parole un’eccessiva risolutezza.  Sicuramente voleva rafforzare il concetto che il suo rapporto con Haruka era solido, forse a causa di una perdita di fiducia in proposito e volendo dunque trovarne conferma nelle proprie parole.  Tutto molto plausibile. Però che cos’erano quegli “ avvenimenti intimi “ che la ragazza avrebbe condiviso con l’altra? Era sicuro che Michiru non stava parlando per ipotesi, sarebbe stato controproducente al suo tentativo di auto-convincimento. Doveva indagare, e doveva farlo in fretta.
“ Tenou-san ha mai conosciuto i suoi genitori? “ le domandò.
“ No, mai “ rispose sbrigativa la violinista.
“ Loro sapevano che vi frequentavate? “ chiese “ Insomma, io sono consapevole del suo sesso ma ad un occhio ignorante è facilmente fraintendibile, immagino che si siano quanto meno incuriositi di sapere con chi passasse il tempo fuori dalla scuola “
Michiru impiegò qualche secondo prima di rispondere e la cosa non sfuggì a Zoisite.
“ Avevo semplicemente detto loro che avevo una nuova amica e si sono fidati “ rispose infine lei “ Del resto la mia scuola è esclusivamente femminile e sapere  che lei la frequentava  tolse loro ogni dubbio “
Quindi non ha mai dato occasione loro di incontrarsi eh? Lo psicologo fu in un certo senso rincuorato, almeno erano escluse tutte quelle banali e non interessanti situazioni legate ad un possibile coinvolgimento amoroso tra le due con conseguente scoperta da parte dei genitori.  Ma allora perché si era fermata a rispondergli? Mentre prima si era così affrettata a rispondere all’argomento genitori, forse per chiuderlo e passare ad altro? In quel momento l’uomo maledisse il fatto di aver così poche informazioni su di lei. La sua famiglia era in vista nel mondo dell’alta società non sarebbe stato difficile saperne di più su di loro, ma le informazioni gli servivano ora che aveva stabilito un contatto! Preso dalla smania di sapere Zoisite decise un azzardo che avrebbe potuto distruggergli la carriera. Non sapeva nulla di lei ma il fascicolo di Haruka era pieno di informazioni che probabilmente lei non era a conoscenza.
“ Ora le sembrerò un po’ invadente ma devi sapere che le persone  si avvicinano l’un l’altra in modo quasi esclusivo è perché sentono una certa affinità tra loro, principalmente per qualcosa inerente all’infanzia  “ esordì l’uomo “  Quella di Tenou-san  non è stata di certo facile, venire adottata dopo che i genitori sono morti. La tua invece? “
Anche questa volta Michiru non rispose subito ma per l’uomo fu facile comprendere come la cosa non fosse dovuta ad un qualche trauma ma al semplice apprendere una notizia così importante e personale sulla vita della pilota.
“ Dei miei parenti stretti solo mia nonna paterna è morta, quando avevo otto anni “ spiegò “ Ma non penso sia una cosa così traumatica, o almeno, è nella norma rimanere scossi dalla morte di un parente no?  “
“  Sicuramente “ convenne lui  “ Dunque hai sempre avuto una felice vita famigliare. “ lo psicologo rimarcò il sempre nonostante con la domanda di prima avesse fatto una domanda relativa unicamente all’infanzia. Se non era prima, il problema sarà necessariamente venuto dopo.  “  Visto che avevi una famiglia normalissima, come mai sei andata all’estero? “
“   Sono andata a Vienna per studiare in uno dei migliori conservatori d’Europa “ affermò lei, nuovamente in modo affrettato.  Zoisite era certo che stava ricordando e che voleva smettere, mentre lui invece voleva sapere.
Con un nuovo azzardo, questa volta di un tipo completamente differente, mise la propria mano sulla sua spalla, stringendola leggermente.
“ I tuoi genitori devono tenere molto a te “
Con celerità la violinista levo la mano dello psicologo da sé, in modo troppo violento tanto che, seppur lievi, rimasero dei graffi causati dalle sue unghie.
Cambio repentino d’umore  e reazioni violente improvvise, un allontanamento da casa. Zoisite gioì dentro di sé.  Avrebbe voluto sapere di più per essere più preciso e dare un’analisi definitiva, ma per questo c’era tempo. Si inumidì le labbra pronto ad annientare quella ragazza sotto il peso delle sue parole.
“ Chi in famiglia ha fatto degli abusi su di te?  “












Undicesimo capitolo!! Lo dedico al mio computer portatile ormai nel paradiso dei computer. Sono stati bellissimi questi anni con te <3 Da vero condottiero hai pure resistito fino a permettermi di trasferire la fic in un altro portatile prima di spegnerti per sempre. Addio <3 
Per quanto riguarda la storia, penso di aver fatto passi avanti per quanto riguarda la trama ( urrà!! ) anche se per la maggior parte del capitolo sono presenti le inner XD. A tal proposito ho fatto la prima rimpatriata ( se così si può dire ) tra tutte le guerriere, chissà se ne farò altre ( spero di no, sono troppe da gestire XD ). Alla prossima!! Ps: Mi sono accorta che è questo mese è un anno dal primo capitolo, auguri fic!!
   
 
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