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Autore: Joseph J    28/11/2014    6 recensioni
Luke Hemmings, ragazzo più popolare della scuola, ha la strana abitudine di uscire con chiunque gli chieda un appuntamento all'inizio della settimana, con conseguente rottura del rapporto alla fine della stessa settimana.
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“Esce con me questa settimana.” risposi con poca convinzione alla ragazza.
Sia lei che Luke mi guardarono interrogativi.
“Usciamo insieme ogni sera, Cal.”
“Concedi una settimana di tempo a ogni persona che te lo chiede, quindi, esci con me…” ripetei più convinto.
“Ok” fu la sua semplice risposta.
ATTENZIONE
coppia Luke/Calum Se non gradite le slash non entrate
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Calum Hood, Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno 3

Pov. Luke

Rumore di vetri infranti. Sussurri. Passi spediti. Confusione. Urla. Spari. 

Apro velocemente gli occhi, capendo cosa sta succedendo. Guardo il letto di fronte al mio: vuoto. Panico. 

Scendo con cautela le scale. Uomini estranei vestiti di nero. Pistole fredde. Un proiettile conficcato nel muro. Mio fratello legato. Piange silenziosamente.

“Che ne facciamo di lui?” chiede uno ai suoi compari. 

“Lo uccidiamo”

“è solo un bambino”

“Che importa?” 

“Siamo venuti per rubare, non per uccidere”

“Se è necessario lo uccido”

“No!” urlo mentre mi scende una lacrima dal viso. Si girano verso di me. Mi hanno scoperto. Resto immobile. 

“E tu chi cazzo sei?” urla un altro. Non rispondo.

“Prendetelo.” cerco di scappare. Tutto inutile. 

“Come ti chiami?” chiede quello che sembra il capo a mio fratello.

“Ni-niall” risponde piano, guardandomi disperato. Chiede silenziosamente aiuto. E quello sguardo, piano piano, mi uccide dentro. 

“E tu?” chiede ancora rivolgendosi a me.

“Luke.” rispondo deciso. Devo mantenere il controllo per Niall. 

“Vi devo uccidere?” domanda e Niall rabbrividisce. Come può un bambino a dieci anni vivere una situazione del genere? 

“No.” rispondo ancora. “Prendete quello che volete, ma lasciate stare mio fratello!” 

“Che ragazzino coraggioso” ride, una risata malvagia, inumana.

“Pensi che basti il coraggio per risparmiare tuo fratello?” non rispondo.

“Non basta il coraggio, serve anche prontezza, forza, preparazione e tanti altri fattori. Ma tu, piccolo Luke, non hai queste capacità. Sei solo un ragazzino.” 

Ed è tutto vero. Sono debole, ho tanta paura. Vorrei solo che mio fratello non fosse presente.

“Quindi ti insegnerò una cosa: non puoi salvare tutti!” detto questo, alza la pistola e spara. 

Un solo colpo. Poi è tutto al rallentatore e senza nessun rumore. Il mio urlo è silenzioso. Niall cade dalla sedia. Liquido rosso gli bagna lentamente la maglietta del pigiama. E lui, il suo respiro si fa lentamente più pesante. 

Quello che mi spaventa di più è il suo sguardo. Un misto tra paura, disperazione, delusione. L’ho deluso. Non l’ho salvato. 

Mi precipito da lui. “Niall, resta con me, non chiudere gli occhi.”

“Che cazzo hai fatto? Stanotte nessuno doveva morire!” grida un compare al suo capo.

“Ti lascio vivere, ma ti porterai dietro per tutta la vita il ricordo che non sei forte, che non sei in grado di salvare tutti. In questo caso preferiresti morire pure tu.” ride ancora, riferendosi a me.

Poi se ne vanno, con qualche soldo in più, e la vita di mio fratello sulla coscienza.

Io resto immobile, con Niall tra le braccia. “Ti voglio troppo bene per lasciarti andare.” gli dico. I suoi occhi diventano stanchi, pian piano si chiudono. “Luke..” sussurra.

 

“Luke?” il sussurro divenne più deciso. “Luke svegliati!” aprii gli occhi trovandomi Calum davanti. “Stavi gridando…” cercai di capire dove mi trovassi. Lo scivolo, il Parco, Calum. L’avevo sognato di nuovo. “Mio fratello…” cercai di spiegare in un sussurro e lui sorrise comprensivo. Poi mi abbracciò. “Siamo un casino.” mi sussurrò vicino all’orecchio. Restammo abbracciati per molto tempo e lì, tra le sue braccia, mi sentii al sicuro. Io non avrei potuto salvare tutti ma in quel momento lui stava salvando me. La mia debolezza, la mia vera storia, la conosceva solo lui. 

Mi staccai da lui, guardandolo negli occhi. I nostri visi erano così vicini che potevo sentire il suo respiro. Potevo trovare la salvezza con lui? Potevo ricominciare ad amare? Volevo baciarlo, placare tutto quel dolore, sentirmi libero per qualche secondo. Calum aveva incominciato a respirare più velocemente, il viso arrossato. Avvicinai piano il viso al suo. Poi mi fermai improvvisamente. “Non posso.” mi scusai in qualche maniera prima di scendere dallo scivolo ed incamminarmi alla fine del parco ad osservare Sidney. Mi accesi una sigaretta, sperando che Calum non mi raggiungesse. Salvare me avrebbe significato, distruggere lui e solo in quel momento me ne resi conto. “Basta scappare.” non mi girai ma potevo intuire che si trovasse dietro di me. “Anche tu stai scappando.” risposi pentendomene subito dopo. Quelle parole lo ferirono. “Te l’ho detto: siamo un casino. Ma si sente meno dolore in due.” affermò per poi abbracciarmi. Non risposi, mi limitai ad ascoltare il silenzio, e ad osservare le sfumature dell’alba. Non potevo permettermi di provare tutto questo: gioia, felicità, libertà, amore. Perché l’amore rendeva le persone deboli, vulnerabili e io dovevo essere forte. Per Niall. Per Calum. “è tutta una cazzata, Cal. Questo dolore, lo sento ogni giorno, ogni fottuto momento. E non sarà questo abbraccio a portarlo via o una parola o l’amore.” le gambe cedettero e mi inginocchiai a terra, prendendomi il viso tra le mani, incominciando a piangere. Debolezza. “Come potrò salvarti in questo stato?” gli chiesi mostrandogli il mio viso rigato dalle lacrime, dalla disperazione. 

Lui si inginocchiò vicino a me, e con l’indice mi asciugò una lacrima. “Anche tu hai bisogno di essere salvato Luke, possiamo farlo insieme se me lo permetti.” restammo a osservarci per qualche istante poi lui si avvicinò e fece quello che io non avevo avuto il coraggio di fare: mi baciò. Un piccolo, dolce, salato bacio. Sapeva di lacrime, tristezza, supporto, solitudine. Ma sapeva anche di Calum, di amore. “Sarebbe meglio andare, ora.” osservai rompendo quel contatto, quel piccolo momento di libertà. Mi ero già permesso fin troppo.

Quattro anni a cercare di ritrovare l’amore e ora che l’avevo trovata aveva paura. Paura di distruggere tutto. Paura di non essere abbastanza forte per andare avanti. 

“Sai non capisco.” mi rispose fingendo un sorriso. “Prima accetti ad uscire con me, sei stato sveglio tutta la notte per vegliare su di me, ho trovato tutto il coraggio del mondo per baciarti e poi tu.. tu..” cercò le parole giuste per finire la frase ma lo intercettai. “Te l’ ho detto: sono un casino” usai le sue parole ma al singolare. “Guardami solo negli occhi e dimmi che non provi niente per me. Amare non è errato, Luke.” e allora lo guardai negli occhi, indossai la maschera dell’indifferenza, spensi le emozioni. “Non provo niente… Calum.” esitai sul suo nome. “Mi dispiace ma è meglio se mi odi.” risposi tenendo lo sguardo fisso sul suo. Poi lo sorpassai incamminandomi verso l’uscita del parco. “Io ti amo.” lo sentii urlare. Continuai ad avanzare. Una piccola lacrima rigò ancora una volta il mio volto.

 

Trattenni il controllo per tutto il tragitto verso a casa, ma appena varcata la soglia, tirai un urlo dalla frustrazione salii in camera e iniziai a distruggere ogni oggetto che mi capitò a tiro: buttai a terra tutto il materiale sulla scrivania, lanciai qualcos’altro contro il muro, spaccai una delle mie chitarre in due. Presi un portafoto in mano, pronto a lanciare anche quello. Mi bloccai guardando la foto: io, Calum e Niall. Crollai sul letto abbracciando la foto. “Aiutami, Ni. Che devo fare?” 

E in quella mattina di metà settembre, sdraiato su tutto quel casino, anch’io mi sentii un oggetto rotto e la cosa che faceva più male era che non potevo essere aggiustato.

 

Pov. Calum

Aprii la porta di casa lentamente, con paura e ancora la tristezza negli occhi. “Dove sei stato?” riconobbi subito quella voce, la voce del Bastardo. “Fuori.” risposi con tutto l’odio che potevo. “Non rispondere con quel tono a tuo padre, stupido ragazzino.” mi urlò contro. Era ubriaco, puzzava d’alcool e quasi non si reggeva in piedi. “Sai, mi chiedevo, quando avresti smesso di trattarmi come sacco da boxe.” osservai, volevo farlo incazzare, volevo farla finita. Che senso aveva continuare a lottare, a resistere. Non avrei mai risolto niente. Luke aveva rinunciato, io pure. “Sono stato in ospedale, ieri. Avrei potuto denunciarti, forse lo farò oggi, chi lo sa.” lo stuzzicai. “Non hai prove, non ti crederebbero.” rispose prontamente. Si versò ancora del wisky nel bicchiere e lo bevve tutto d’un sorso. “Tu, piccolo, stupido ragazzino, hai bisogno della tua dose perché sei un bambino cattivo. Lo faccio per te.” detto questo mi tirò un destro in pancia. Ottimo. “Forse non hai notato che sono cresciuto, coglione. Non sono un bambino.” sputai e ricevetti la reazione che aspettavo. Si scaraventò su di me con tutta la potenza che aveva, buttandomi a terra e cominciando a pestarmi. Non urlai, non mi ribellai, non sentii nemmeno dolore. Sperai che finisse tutto il prima possibile. 

Iniziai a sputare sangue, a fare fatica a respirare ma non mi importava. Sentii rumore di vetri infranti e capii che il bicchiere di whisky era caduto a terra. Sentii il Bastardo imprecare e alzarsi dal mio corpo sanguinante. 

Tirai un sospiro di sollievo, forse perchè il mio piano era fallito, forse perché ero ancora vivo. 

Sperai che Luke arrivasse, che insultasse il Bastardo e che mi portasse via al sicuro. Ma non sarebbe arrivato, non oggi. Era a distruggersi, piano piano. E non potevo odiarlo, perché quelle parole, dette con così fermezza, erano false. Lui provava qualcosa per me, e al Parco l’avevo capito, il suo sguardo parlava da solo. 

“Non finisce qui, stronzetto.” mi ricordò mio padre. “Non è mai finita, giusto?” gli sorrisi sprezzante. Un ultimo pugno sul viso, poi tutto diventò nero. 
 

SPAZIO AUTORE
Scusate per il ritardo di quasi due mesi, ma sono piena di compiti, verifiche, interrogazioni e tutte quelle cose lì.
Comunque questo è il nuovo capitolo, forse è più corto dell'altro ma è intenso. 
Secondo me mi è uscito abbastanza bene e spero di trasmettervi le stesse emozioni che ho provato io a scriverlo.
Non mi allungo più di tanto, lascio a voi la parola.
A presto, 
Franzy


 

  
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