Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Imbranata09    29/11/2014    8 recensioni
Che dirvi? Una Isabella ed un Edward lontani dal solito. Lei un peperino che la vita ha cercato di spezzare senza riuscirci. Lui un ragazzo arrogante che la vita ha fatto crescere troppo in fretta.
Si scontreranno, si ritroveranno, si prenderanno, si lasceranno, ....
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Salve Ragazze, ho letto le ultime recensioni
che avete lasciato. Non ho avuto il tempo di rispondere
ma lo farò adesso. Siete tutte incavolate per il comportamento
da immaturo di Edward. E lo siete anche con Bella che si è dimostrata
debole. La realtà non è così. Sono due persone che hanno sofferto
nella vita e mentre Bella riesce ad aprirsi con il prossimo,
Edward è spaventato. Ci vorranno ancora parecchi capitoli prima di vederli insieme!
Ne passeranno tante prima di dichiararsi.
Ma non perdete la speranza!
Vi vorrei inoltre dire che da oggi pubblicherò tutti i giorni perchè vorrei concludere
la storia prima di Natale e di capitoli ce ne sono ancora parecchi!
Buon sabato e a domani.
Baciiiii

Pov Bella
- Ho chiarito con Edward! – sono allegra e butto giù Kate dal letto raccontandole della mia colazione e chiarimento con Edward. Nel frattempo faccio squillare il telefonino di Vic e poco dopo ci raggiunge in camera di Kate.
- Quindi vuol dire che domattina non ci tocca la colazione! – rido. Sono felice dopo giorni. Mi fa stare bene stare in armonia con il piccolo principino.
- Wow! Certo che è bastato poco a rimetterti di buon umore dopo giorni – adesso Vic è seria.
- Bella, ma non è che ti sei innamorata di lui? – la guardo ed arrossisco. Forse innamorata è esagerato, ma ….
Il mio cuore batte per lui. E sto male quando dei malintesi ci allontanano.

- No, … non credo.  Oddio non lo so. Non mi sono mai innamorata. Che ne so che si prova? – le mie amiche mi osservano serie.
- Ti senti a tuo agio con lui? Hai voglia di stargli vicino? – Kate mi pone le prime domande. Siamo tutte e tre sedute sul suo letto e non posso sfuggire alle loro occhiate.
- Si e ho voglia di avere un contatto fisico con lui. Anche semplicemente tenergli la mano mi fa stare bene – e si guardano in faccia.
- Fisicamente è bellissimo. Quindi senza che ti chiedo se ti piace. Ma caratterialmente?  - sospiro:
- È fantastico. Sa trasmettermi sicurezza e forza di volontà. Mi fa ridere, tanto. Mi prende in giro, ma mai mi ha offesa. Mi piace passare il tempo con lui. È perfetto per me! –
- Ok amica mia. Sei innamorata !!!
- Cazzo sei innamorata di Edward Cullen, quanto è romantico! Potreste far rivivere la storia della novella Cenerentola!! Il miliardario che si innamora della studentessa universitaria! – e osservo le mie amiche con gli occhi a cuoricino.
- Noooo. Adesso non esageriamo. Non sono innamorata. Ed in ogni caso, dimenticate la cosa più importante: lui neanche mi vede! Le sue accompagnatrici sono anni luce da me –
- Certo, certo. Però è te che ha portato ad una cena ufficiale. C’è rimasto male perché un altro ti ha invitato un pomeriggio in pasticceria e gli ha dato fastidio che non facessi più colazione con lui. Bella, secondo me lui è cotto di te. Ma ancora se ne rende conto – rimango perplessa alla conclusione di Victoria.
Edward non è perso per me. È solo preoccupato per quello che sto facendo alla Volturi e si sente responsabile per me. Ma a loro non posso certo raccontarlo.
- Va bene. andiamo a lezione che è meglio. Domani ho un esame – e così facciamo!

Il pomeriggio alla Volturi è abbastanza pesante. Aro sta litigando con entrambi i figli. Non so cosa sia successo, ad un certo punto viene chiamata anche Abigail.  Le fa chiudere la porta e riprende ad alzare la voce.

Ed è la prima volta che ho completo accesso al suo pc senza che sei sia presente. Mi posiziono e comincio ad aprire i vari files presenti sul computer. Ma è difficile quando non hai ben chiaro cosa devi cercare. Dall’altra parte continuano ad arrivare le urla. Mi collego con il sito dell’università ed accedo alla mia area. Così, se arriva qualcuno, posso sempre dire di dover stampare delle dispense per l’università.

C’è una cartella che mi incuriosisce. È collocata dentro un’altra chiamata extra.

Capisco di aver fatto bingo quando trovo un file con un nome che mi compisce R.C. e lo apro.

Dentro ci sono dei dati e sapendo che lo staff della sicurezza di Edward mi sta ascoltando comincio a leggere ad alta voce.

Dentro ci sono numerosi nomi e accanto ad ognuno delle cifre. Li leggo il più velocemente possibile. Ad alta voce spiego quello che sto facendo. Speriamo che si senta bene.

Su un altro file ci sono, invece, tutti gli spostamenti di Rachel nel periodo immediatamente precedente alla sua morte. Con un groppo in gola comincio a leggere anche quelli. Era seguita da parecchio. Capisco che era lei quella destinata, in ogni caso, ad essere rapita. Ho gli occhi velati dalle lacrima, ma continuo ad aprire e chiudere cartelle del pc.

Ed, infine, l’ultimo file è quello che mi lascia senza parole: è un data base con dei nomi di persone e la loro attuale sede di prigionia. Sono infatti tutti stati arrestati per altri reati. Accanto ad ognuno l’incarico che ha avuto nel sequestro.

Ci metto un attimo a riprendermi. Poi, comincio a leggere velocemente. Speriamo che abbiano inteso bene.

Appena finito riposiziono il pc così come l’ho trovato. Non mi sento bene.  Mi sento la testa pesante ed ho bisogno di vomitare. E corro in bagno dove vuoto il mio stomaco. Mi guardo allo specchio e sono veramente pallida.

Finora avevamo solo parlato di incastrare Aro per la morte di Rachel. Adesso ne abbiamo la certezza che sia stato lui. Le voci si sono abbassate, sintomo che Aro non stia più strillando.

Busso alla porta e comunico che sto andando via perché non mi sento bene. Aro mi fissa ma non obietta nulla.
- Bella stai bene? – Alec è preoccupato.
- Si, oggi ho mangiato giapponese. Mi avrà fatto male – ho un sorrido forzato. E lo capisce.

Appena varco il portone del palazzo, l’aria calda di metà giugno mi colpisce. Sto tremando e non mi sento bene. Svolto verso sinistra in direzione del punto in cui ogni giorno mi aspetta la macchina messami a disposizione da Edward. Ma fatico ad arrivarci. Le gambe quasi non mi reggono.

Appena svolto noto Sam venirmi incontro. E mi fermo. Barcollo. Ho quasi la sensazione di non riuscire a respirare. Poi comincio a vedere sfuocato e l’ultimo ricordo che ho è Sam che corre in mia direzione. Poi il buio.

Quando mi riprendo mi trovo nella mia camera in casa di Edward. C’è una luce soffusa, fuori è buio. Quindi deve essere tardi. Mi volto e vedo il viso di Elizabeth vicino.
- Ciao, Bella. – respiro profondamente. L’ultima sensazione che ricordo è la mancanza d’aria nei miei polmoni.
- Cosa è successo? – mi accarezza la fronte e i capelli delicatamente.
- Sei svenuta. Secondo il medico è stato un attacco di panico  – le nostre voci attirano qualcuno perché adesso bussano alla porta. E fa capolino la testa di Edward. Quando mi vede sveglia sorride.

Ma ha un viso così tirato. E pallido. Indossa un jeans ed una camicia bianca. Eppure mi sembra bellissimo. Viene ad abbracciarmi e sembra non volermi lasciare.
- Vado ad avvisare gli altri che ti sei ripresa e chiamo in Italia – ci lascia soli. Ho quasi l’impressione che l’abbia fatto a posta.

Edward continua ad abbracciarmi. E si allunga sul letto con me. Mi fa poggiare la testa sul suo petto.
- Mi hai fatto preoccupare.  Quando mi hanno chiamato per dirmi che eri svenuta non ci ho visto più. Ho pensato il peggio -

Rimango in silenzio a bearmi della sua vicinanza.
- Ricordi cosa è successo? – Edward me lo chiede cauto.
- Ricordo di essere svenuta. – poi comincio a riflettere.
- I nomi. Le date. Gli spostamenti. Ha cominciato a mancarmi l’aria quando ho visto quei files. Non riuscivo a crederci – e ricomincio a piangere.

Edward mi tiene stretta a sé. Mi stringe, mi accarezza i capelli e mi bacia la fronte. Malgrado il momento che stiamo vivendo mi sento … in pace con me stessa.
Ci metto un po’ a calmarmi.

- Chi c’è di la? – ha accennato qualcosa Elizabeth, ma non ho ben inteso.
- A parte i miei, Alec e James. Abbiamo avvisato i tuoi – ok. Mi alzo e mi metto seduta.
- Dove vai? – mi scruta attento.
- Cerco il telefono. Voglio chiamare i miei per tranquillizzarli – sorride e mi passa il suo. Compongo il numero ed è il mio papà a rispondere
- Edward, si è ripresa Bella? – sento l’ansia nella sua voce e decido di farmi forza per non preoccuparlo oltremodo.
- Papà sono io. E sto molto meglio -  mi riallungo ed Edward mi segue prendendomi di nuovo fra le braccia.
- Cosa è successo? – gli racconto la verità.
- Ho avuto una crisi di panico, penso. Quando ho cominciato a leggere quei nomi. Gli spostamenti di Rachel. I compensi pagati. Cioè ho capito che tutto quello che mi era stato raccontato era vero. Ho avuto la stessa reazione che ho avuto dopo la violenza. Prima il vomito, voi la testa. Bè i sintomi li conosci. Fortunatamente quando ho cominciato a non vederci più c’era Sam con me.  – Edward mi stringe forte a se. Sta ascoltando tutto.
- Hai capito che non era più un gioco ma la realtà
- Più o meno. Ho capito anche la tua preoccupazione quando hai scoperto cosa stavo facendo. Ho bisogno di parlare con Pierre. Ne sento la necessità. –
- Va bene piccola. Sono a Rimini in questi giorni. Appena rientrano glielo dico. Non sanno ancora niente – almeno loro sono stati tranquilli oggi.

Continuo a parlare con i miei genitori finchè non si sono rilassati. E quando chiudo, Edward rimane in silenzio. Finché …
- So che non è un bel momento per farti questa domanda. Ma posso chiederti che è successo dopo la violenza? Come ne sei uscita? – ci rifletto e decido di parlargliene.
 - Probabilmente non ne sono ancora uscita perchè certi giorni ho il terrore anche della mia ombra. Comunque non volevo vedere nessuno. Mi sono semplicemente chiusa in camera per settimane.  – rimane in silenzio. Mi abbraccia a se ancora più forte.
- Immagino ci sia voluto del tempo per riprenderti –
- C’è voluto quasi un anno. Sono stata settimane senza parlare con nessuno. E senza uscire dalla mia camera. Al massimo arrivavo al bagno o in cucina. Poi mio padre pensò di mandarmi qui a New York ma mi sono rifiutata categoricamente –
- Per questo i miei erano a conoscenza di quello che ti era accaduto? – sorrido.
- Edward penso che Thomas e Charlie si siano sempre raccontato tutto della loro vita! –
- Poi che è successo? –
- Sono andata a stare a Parma, da Matteo e Pierre. E con l’aiuto di Pierre sono riuscita a riprendermi. I problemi sono riemersi dopo un anno quando per strada ho incontrato il mio violentatore. Aveva preso l’abitudine di posizionarsi fuori dalla mia scuola. Tutti i giorni. E mi fissava. Finché non intervenne mio padre. Non so cosa gli disse o con chi parlò. So che da allora non l’ho più rivisto e Matteo e Pierre non hanno più avuto problemi -
- Eri vergine? –
- Era la mia prima volta! – e sospiro. Mi metto seduta sul letto e lo osservo. Sembra invecchiato di dieci anni in poche ore. Ma è sempre bellissimo!
- Bella non permetterò più a nessuno di farti del male. – e si alza dal letto. Si sta rimettendo le scarpe.
- L’ho capito! E stai già facendo tanto per me. Non riesco ad avvicinarmi facilmente alla gente. La morte di Rachel mi aveva già segnata. Da allora non ho voluto più nessuna persona così vicino a me. Ma anche nel contatto fisico ho problemi. La prima volta che ho incontrato James per strada, lui mi chiamava ma non lo sentivo. Allora mi ha affettato per un polso. Un gesto semplice eppure ho avuto una tale reazione che anche lui si è spaventato! Con te, invece, mi viene tutto naturale – mi sorride e mi sposta i capelli dal viso, sistemandomeli dietro le orecchie.
- Hai fame? – ci penso.
- Abbastanza. Ma che ore sono?  -
- Ora di cena, principessa. Vuoi alzarti e venire in cucina o preferisci rimanere a letto anche per cenare? – quanto è tenero.
- Edward non sono abituata a tanta gentilezza da parte tua. Per favore riprendi a trattarmi come al solito oppure mi sembrerà di essere una malata a cui bisogna permettere  tutto – mi sorride.
- Io sono gentile, in modo particolare con te. Comunque, miss perfettina, andiamo giù che è pronto – e mi prende la mano per portarmi in soggiorno.
- Ti posso solo chiedere un favore? –
- Dimmi – e si ferma vicino la porta per ascoltare la mia richiesta.
- Non mi lasciare sola – mi fissa e non capisco che intenzioni abbia. Poi si avvicina e mi fissa diritto negli occhi.
- Non ne ho proprio intenzione – e mi lascia un bacio delicato sulle labbra. Rimango impietrita e lo vedo sorridere.
- Andiamo, prima che vada a finire male –

Passando davanti all’ufficio di Edward, troviamo Thomas a discutere con gli uomini dell’FBI e Alec e James. Come mi vedono si bloccano.
- Buonasera – mi avvicino  a Thomas per salutarlo più affettuosamente.
- Come stai piccola? – lo vedo preoccupato. Il viso tirato e le occhiaie.
- Adesso bene, ho avuto un attacco di panico come due anni fa. Non sono riuscita a riconoscerlo in tempo. Non me lo aspettavo – sono sincera perché non voglio farli stare in ansia.
- Isabella con i dati che hai raccolto oggi abbiamo le prove del coinvolgimento di Volturi nell’attentato. I nostri agenti stanno già interrogando alcuni degli uomini di cui hai trovato i nomi sul pc. Se confessano possiamo quasi procedere all’arresto –

Poco dopo l’FBI ci lascia. Ed Elizabeth ci obbliga a metterci tutti a tavola. Thomas è impegnato in una discussione con Alec. L’osservo. Anche per lui ed Elizabeth oggi è stata una giornata difficile. Tutti i loro dubbi hanno avuto risposta. 
- Hai chiamato i tuoi genitori? – È Elisabeth a chiedermelo.
- Si, prima con Edward –
- Bella hai avuto un attacco di panico come quelli che avevi dopo l’aggressione. All’epoca ti aiutò Pierre ad uscirne. Perché non decidi di vedere uno psicologo? C’è un nostro amico specializzato nel tuo stesso caso. Prima abbiamo dato il suo nominativo a Pierre e lui stesso ci ha detto che è molto competente. – ci penso. Elisabeth e Thomas mi osservano preoccupati.
- Per adesso preferirei di no. Ma più tardi voglio parlare con Pierre. Voglio elaborare la giornata di oggi, capire se è stato un caso sporadico o il mio problema che torna a galla –
- Va bene. Ma per qualsiasi problema, ricordati che anche qui hai una famiglia e non sei sola – le sorrido dolcemente. E mi alzo per andare ad abbracciarla.
- Grazie zia – è una vita che non la chiamavo così.
- Di niente piccola mia – la sento piangere.

Gli ospiti vanno via presto. Probabilmente vogliono farmi riposare. Edward, come promesso, non mi ha lasciato un secondo sola. Ho sentito la sua presenza in ogni istante. Mano nella mano, la sua mano poggiata sulla mia schiena. La sua mano poggiata sulla mia gamba durante la cena. Oppure semplicemente mi ha abbracciata.

James è preoccupato. Lui lo è doppiamente: per me e per il suo Alec. Mi abbraccia e mi ricorda di chiamarlo in ogni momento se ho bisogno di parlare.  Alec mi raccomanda di non presentarmi domani in ufficio. Sorrido della sua apprensione.

Edward li accompagna alla porta.  Dopo aver salutato, lo sento congedare le guardie del corpo ed inserire l’allarme alle porte e alle finestre. E quando ritorna da me mi trova ancora allungata sul divano.
- Principessa è ora di andare a nanna – faccio per alzarmi ma mi precede portandomi in braccio.
- Guarda che ce la faccio a camminare –
- Non lo faccio per te, ma per me. Ho bisogno di sentirti vicina – e non ho da replicare nulla.

Siamo al piano delle nostre camere. Si ferma con me in braccio esattamente al centro. A destra c’è la sua camera, a sinistra la mia. E mi guarda, come se mi chiedesse il permesso.
- Dormiamo insieme? – non rispondo acconsento con la testa. Ed entriamo in camera sua. Mi poggia sul suo letto. Va in camera mia e prende la mia maglietta e il pantaloncino con cui dormo. Me li porta e vado in bagno a cambiarmi. Quando ritorno in camera lo trovo già cambiato. Maglietta e pantalone corto per dormire. È allungato con le braccia sotto la testa.

Mi allungo accanto a lui e poggio la testa sul suo petto. Non aspettava altro perché mi abbraccia subito. Proprio in quel momento arriva un sms sul mio telefonino. Lui è il più vicino al comodino e lo prende passandomelo. È Mark.

Sarà dura far passare questi mesi senza vederti. Già mi manchi. Un bacio.
- È tuo padre? –
- No, è Mark – lo sento irrigidirsi.
- Che vuole? – lo chiede duro. Forse hanno ragione le mie amiche: un pò è geloso!
- Dice che gli manco –
- Bella, cancella il suo numero. A noi non manca – poche parole che mi fanno sorridere.
- Vedremo – e lo sento sbuffare.
Intanto compongo il numero di Pierre che è veramente preoccupato. Metto il vivavoce. Edward fa per uscire, per lasciarmi privacy. Ma non glielo permetto. Ho bisogno di lui. Mi fa parlare tanto, raccontare le mie sensazioni momento per momento. Analizziamo il momento preciso che mi ha portato alla crisi. Insomma, elaboriamo la giornata.

- Oggi sei più tranquilla rispetto agli altri episodi – è una constatazione di Pierre che mi fa riflettere. È vero. Dopo le crisi di panico ho momenti di spossatezza completa. Ho paura anche della mia ombra e rimango ore a dormire.
- Qual è la differenza Bella? Perché se riesci a trovarla, riesci anche a trovare la chiave per superare le crisi – ci rifletto. Cosa è cambiato rispetto al passato? In questo momento cos’è che mi fa stare, in ogni caso, bene? ci penso e la risposta che ne viene fuori è una sola: Edward.

Edward che mi fa dormire con lui. Edward che mi tiene stretta tra le sue braccia. Edward che mi sfiora le labbra con le sue.
- Non lo so Pierre. Ma ci penserò – è una bugia la mia. E lui mi conosce. Ha capito che c’è qualcosa che non gli sto dicendo.
- Va bene, Bijou. Adesso dormi. Ci sentiamo domani – e adesso sono veramente sola con Edward.
In un letto con Edward.
- I miei genitori sapevano quello che ti era successo –
- Bé sai anche tu l’amicizia che lega i nostri genitori. È normale che papà ne parlasse con il tuo – mi accarezza la schiena.
- Bella c’è una cosa in questi mesi che non ho capito. Perché, dopo quello che è successo a gennaio, Charlie non mi ha mai chiamato per chiedermi spiegazioni? – sorrido alla sua domanda.
- Oh! Papà voleva venire. Non per chiederti spiegazioni ma per cantartene quattro. Mio piccolo principino. Ma non gliel’ho consentito. Mi avevi spaventato quel giorno. Mi avevi fatto paura e non volevo vederti più. –
- Non mi sono mai incavolato tanto in vita mia. Ma Alice mi ha provocato. – sembra giustificarsi.
- Cosa ha fatto per ridurti in quello stato? –
- Mi ha nominato Rachel. Mi ha detto che stavo facendo un torto a lei –
- Bé è stato un colpo basso. Mi dispiace. E comunque, se ci fosse ancora, Rachel sarebbe orgogliosa di te – mi guarda e sorride.
- Dormi adesso che è stata una giornata pesante -
E poco dopo entrambi dormiamo abbracciati l'uno all'altro.
 
 
 
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Imbranata09